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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

NUVOLE

Cose che non servono a nessuno NUVOLE Io so fare solo cose inutili Come il filo di fumo dalla pipa Cose che già sanno fare tutti Cose che non servono a nessuno Come definirle non saprei Forse nuvole, disperate nuvole Improbi conati di realtà Dove affondo cullato dalle onde D'una lacrima che ti avrò strappato Io non sono un uomo equilibrato Non ho storia, solo le emozioni Le occasioni riscattate mai Mi sconvolgo a bordo d'un fuoco Che ho nel cuore da quando son nato Mi ci gioco tutto e già sospetto Che di certo ne uscirò distrutto Cosa faccio qui davanti a voi Voce mendicante un po' di luce Vecchio sogno di fantasmi pregno Incapace di non essere io Specchio rotto, schegge dappertutto Sentimenti troppo trasparenti Figlio dell'orgoglio, d'un coraggio Che non serve e che mi fotterà Sono qua. T'offro i miei fumetti Nuvole perfette d'impazienza Piene di parole che rovesci Scrosceranno sulla mente tua

RICEVIAMO E GRATI PUBBLICHIAMO

RICEVIAMO E GRATI PUBBLICHIAMO Non avevi promesso di sparire? Ma non lo farai, da quel buffone che sei. Sei stato cacciato da Libero, dal Mucchio (che è tornato un giornale rispettabile) e neanche quel poveraccio di Stefani ti ha più voluto. Peccato, Max e Max, le due merde, che risate ci saremmo fatti. Peccato solo che degli artisti veri accettino di squalificarsi per accompagnare le tue patetiche filastrocche. Sei un fallito, fattene una ragione: c'è chi ha successo, scrive libri veri e su giornali veri, va in televisione, e ci sei tu che spremi il tuo livore in un blog che nessuno legge. Dieci e lode, come diceva il conte Mascetti.

RENZI, AMBRA E I BUFFONI

Adesso? RENZI, AMBRA E I BUFFONI Sono stato, per lavoro, a sentire Renzi che passava da Porto San Giorgio. Non mi ha fatto cambiare idea, continuo a considerarlo più un Jovanotti che un giovanotto, anche se dal vivo, prendo e do atto, funziona meglio che in televisione, è (un po') meno evanescente, esce dallo sloganismo a tutti i costi; probabilmente ha capito che in televisione è impossibile far discorsi sensati, e oltretutto ha da difendersi dalle imboscate del suo stesso partito, dai guitti e dai presentatori a libro paga. Il cinismo del politico, ce l'ha già: le parole che usa di più sono “sogno” e “bellezza”, scomoda il solito Obama che a sua volta salta sulla bara di una ragazzina morta in un attentato, nata l'11 settembre delle Torri Gemelle. Va beh. L'argomento principe, la rottamazione dei politici di mestiere, è apparentemente monco: non conta, con tutta evidenza, l'anagrafe, ma la qualità, non il tempo speso in Parlamento, ma a far cosa; solo che

SENTO

Nella brezza che sfiora sgomenta SENTO Io vorrei, e non vorrei, ma sento Suono muto che s'agita dentro Disperato fiore che non cresce Urlo dell'amore che non riesce Ma non posso nominarlo invano Se non credo a quel racconto strano D'un Bambino, di un prodigio e Magi Senza meta dietro una cometa Sento un'onda ma non è speranza E' sbando sgomento di vacanza Quello che mi manca e che mi stanca Di cercare. È il sentir morire L'illusione della provvidenza E ogni tanto, quando la paura Prende il sopravvento e mi divora Non mi fa dormire, mi distrugge Pioggia di futuro che non c'è, Provo l'impossibile bisogno D'affidarmi, non so a chi, a che cosa A nessuno, neanche a un'illusione Solo un volo d'anima in tensione Che s'arrende e vinta si distende Io lo so che sono folle e vile Io lo so che non ha stelle il cielo Pure chiama e teso io la sento Nella brezza che sfiora sgomenta L'a

SIETE MARTIRI, MA ORA BASTA

Tutti i direttori, sepolcri infarinati SIETE MARTIRI, MA ORA BASTA Complice l'arroganza di certa magistratura vagamente ibrida, da ybris, prepotenza, l'abbiamo capito: Sallusti è come Dreyfus, anche se in galera non ci andrà – si è mosso il nonno il persona; Farina è Dreyfess, anche se in galera, figuriamoci, non ci andrà neanche lui (e comunque, per inciso, l'aborto non è sempre un crimine, a volte è pura ecologia); i direttori dei giornali, tutti con scorta, stipendi milionari, spostati come pupazzetti da una testata nucleare all'altra a capriccio dei loro padroni, industriali, finanzieri e politici, sono tutti santi, poeti, navigatori al servizio della verità; anche quando se la tirano da padreterni cioè sempre; anche quando invadono l'etere delle loro polemiche uterine, egolatriche, sempre e solo tra di loro; anche quando esortano a scendere in piazza il popolaccio precario e disoccupato a difesa dei loro personali programmi, superstipendi e privil

AVVICINANDOCI

AVVICINANDOCI La data di luglio ci serviva anche, se non soprattutto, a capire se aveva ancora un senso stare insieme su un palco, se c'era ancora la magia dopo quattro anni complicati per tutti e due. E la magia c'è ancora, a detta di tutti e anche nostra. Anche più di prima, perché siamo cresciuti. Così, ci siamo subito trovati d'accordo nel fare un giro in autunno, in modo spontaneo, senza complicarci troppo la vita. L'unica cosa che volevamo, dopo tanti reading-concerto slegati, era un concetto, un'idea complessiva che tenesse unite le proposte, un progetto organico. E il progetto l'abbiamo trovato. Adesso sappiamo, più o meno, quello che dobbiamo fare. Si tratta solo di definire i dettagli e nei prossimi giorni dovremmo trovarci di nuovo per lavorare sodo, confrontare il rispettivo nuovo materiale, che abbiamo in grande quantità per questo giro, e vedere come amalgamarlo. Ma questo non è un problema. Dopodiché saremo pronti per partire e succederà

IN QUESTO STATO estratto (5)

  E' uscito. Disponibile via Smashwords   "E meno male che non dovevamo fare la fine della Grecia, che il giorno prima di affondare aveva garantito altri settantamila nuovi assunti in un settore pubblico che già occupava la popolazione attiva nell'incredibile proporzione dell'80% (con garanzie e pensioni impensabili per qualsiasi stato sano di mente). E meno male che questo burocrate succube della Merkel, 50 sfumature di grigiore, doveva salvarci. Noi non faremo la fine della Grecia, ma quella dell'Italia. Un paese segnato dall'irreversibile crollo della qualità dei suoi governanti lungo l'intero dopoguerra, ridotto infine a passare dall'anomalia Berlusconi all'assurdità Monti. Con la non trascurabile differenza che lo spread che condannava il primo, è lo stesso che legittima il secondo. Ma gli altri stati sono messi meglio?"  (da "In questo stato") "La recessione in Italia e Spagna si sta «intensificando». Lo dic

GIUSTIZIA DI PIAZZA

Guarda che faccia che ha GIUSTIZIA DI PIAZZA Ne parlerò sul Faro, da una diversa prospettiva, ma due parole, dato anche quello che faccio, l'attualità le impone a ferro caldo. Sallusti, naturalmente, non andrà in galera anche se adesso si atteggia a martire - dal suo punto di vista, fa bene: ha subito una ingiustizia odiosa (e pericolosa), è comprensibile che tenti di volgerla a suo vantaggio, chi non lo farebbe? La casta dei giudici, da parte sua, ha commesso uno svarione formidabile, tipico di chi si crede molto intelligente e non si accorge che la sua presunzione la sta perdendo. Perché questa sentenza, che non vuol riconoscere neanche le attenuanti, sa di rappresaglia anche al più sprovveduto dei cittadini, e non basta cavarsela ironizzando sulla faccia di Sallusti (belle quelle di molti colleghi), sul suo berlusconismo, sul giornale che dirige, sulle Santanché che si scopa. È con tutta evidenza una sentenza contro uno dei pochi direttori che, a ragione o a torto, dici

NEL VENTRE

Hanno tutti croste e buchi in faccia NEL VENTRE Ogni città ha un'anima violenta Spenta di latrati e prati rotti Di segnali che urlano alla notte E sbandati pallidi, cavalcano Gli echi disturbati delle storie Dirottate, scavate nel sangue Ogni città ha un cuore violento Velato di vapori silenziosi Dai cavalcavia, le tangenziali Che trafiggono la periferia Coi lampioni umidi d'aloni Che illuminano chiazze di qualcosa Ogni città è una rosa di vetro Attraversata da lugubri tram Che trasportano morte affaccendata In transito verso un'altra vita Fatta di graffiti su detriti Abitati da ratti su due zampe Assuefatti a raffiche di piombo Una dieta di budino nero Nello slalom fino al cimitero Dove sfilano bambole senza occhi E gli specchi amputano menti Sempre più a spirali discendenti Sotterranei dedali d'angoscia Ogni città ha un'anima violenta Stanze di tortura nei quartieri Teschi di bambini in mezzo ai fio

IL CESTO

IL CESTO Voi lo vedete che non si salva più niente. Che dove peschi, trovi ladri. È un ladrocinio assoluto, non c'è oasi di normalità, solo pantano, fango, melma. Voi lo capite, che quanto affiora nel Lazio, in Lombardia, sono solo punte emerse di una malavita sotterranea come una falda criminale. Non dubitate, che così è in ogni singola regione, provincia, comune, circoscrizione, villaggio. Non è più possibile salvare niente, bonificare niente. È tutto andato troppo oltre, troppo incistato, troppo metastatizzato, troppo geneticamente modificato. È tutto irreversibile. Noi stiamo qui, a sperare neppure sappiamo più cosa, a constatare, a fingere di disperarci, ad accettare tutto, e tutto continua e tutto peggiora oltre l'incredibile. Oltre l'impossibile. Voi lo sapete, che non cambierà. Nessuna palingenesi, nessuna pulizia. Nessuno si farà da parte, e non avrebbe senso perché non è questione di pochi, o molti, ma di un cesto di sole mele marce. Quelle stesse che for

SULLA PELLE

M'importava solo dei sogni SULLA PELLE Mi lasciate fare un po' di similproust? Complice la mezza stagione, che incredibilmente quest'anno pare esserci, ho tirato fuori il mio vecchio giubbotto nero di pelle – non sto a farla tanto lunga, oggi non lo comprerei, ma è davvero vecchissimo e io non posso permettermi di sostituirlo con un politicamente corretto capo in ecopelle. Profumava, ma non di pelle. O meglio, quella pelle profumava della primavera del 1979, e chissà perchè proprio quella. Per essere precisi, più che di primavera profumava della Pasqua del 1979, eravamo scesi qui al mare, le diapositive, da qualche parte, le ho ancora, eccomi là, perplesso sul bagnasciuga, col mio primo giubbottino nero di pelle che mi cascava malissimo, improbabile Fonzie ginnasiale (se c'era un tipo improbabile, ero io, patetica fusione di Potsie e Richie). Quel profumo non è mai andato via dalla mia mente e sa ancora di sole, di acqua marina, di estate che già intravvedevo,

VOGLIAMO I COLONNELLI?

Feste di maiale VOGLIAMO I COLONNELLI ? M'informo in punta di piedi là dove nessuno vuole andare, per negligenza o per paura, per esempio nei vari documenti programmatori del governo, e ricevo conferma che quando vado sostenendo, non da economista ma da cronista che osserva la realtà, è fin troppo vero: quello che ci aspetta, anche l'anno prossimo, addirittura fino al 2016, sono sempre e solo tasse, tasse e ancora tasse. Questo ha programmato Monti, che peraltro giura di voler concludere la sua avventura a palazzo Chigi tra pochi mesi (ma adesso che la Germania gli “ordina” di restare, cosa farà?). Tasse vecchie e nuove, altro sangue da un corpo che non ne ha più, che non può più darne. D'altra parte, sgorgano e sgorgheranno le prodezze dei partiti: abbiamo imparato a conoscere i vari Fiorito, De Romanis, Minetti, Rosi Mauro, i loro incredibili e osceni privilegi, ma quanti altri stanno continuando, indisturbati e insospettati, a dare il peggio di sé nei gangli d

IL PROFUMO DEI SOGNI (E DELLA LUCE)

IL PROFUMO DEI SOGNI (E DELLA LUCE) ciao max. ti scrivo dopo aver letto e aver rimuginato su quel pezzo che hai scritto, da lio. ti scrivo perché è come se avessi scritto anche per me, con me, su di me. e sono sicuro anche per centomila altri. il sogno romantico adolescenziale, per te lio, per me le attrici ragazzine dei telefilm americani. le compagne di scuola rincorse per guardarle durante la ricreazione. amori mai nemmeno sfiorati. ce n'era una, mi piaceva tantissimo. mi giravo sempre a guardarla, mi infilavo nella sua classe facendo finta di andare a trovare gli amici maschi, e invece era per guardare lei, di nascosto. solo quando lasciai quella scuola, non so come, qualcuno mi riferì che io piacevo proprio a quella ragazza ! e anch'io sogno di tornare indietro, dire a quel bamboccio di non fare così, ma in quell'altro modo, di dire questo e quello, non quell'altro, cambiare le cose, magari sarebbero migliorate anche le altre . ma non funziona

LA MANO DEL DESTINO

Con le sue cento dita come rami LA MANO DEL DESTINO Ho sentito la mano del destino Con le sue cento dita come rami Nel vento della vita, l'ho sentita Ingombrante e nera, senza peso L'ombra su di me come un'accusa Che una mano immensa ha steso già Quella febbre che imperla il pensiero Sulle labbra l'urlo mio più vero E perciò impotente, senza senso Una cosa da niente, da bambino La libellula blu dell'illusione Da una bolla di futuro aperta Ma la mano del destino è esperta Sento addosso il vento della sorte Non cessa un istante, non si stanca Di soffiare contro i cento passi Che finiscono chiusi in ciò che ho dentro La stanza del mio tempo di vetro E alabastro che cattura un lampo Di speranza che si fa tormento Solo così io so spiccare il volo Dal recinto d'un intento vano Ma non ha più senso, a questo punto Se ci penso, non ho fatto altro Se non aspettare che domani Fosse lì la mano del destino Tesa

GRRR! E NON PIU' GRRR!

GRRR! E NON PIU' GRRR! Beato chi ci aveva creduto: ma i 4 concerti tra Londra e New York, quest'autunno, i Rolling Stones non li faranno mai e non era difficile sospettarlo, anche prima della smentita ufficiale, giunta via twitter. Allora cos'era quell'annuncio un po' fumoso di qualche settimana fa? Fumo negli occhi per lanciare l'ennesima raccoltona dei soliti successi? Sì, certo, fumo, nient'altro che fumo. Come le tanto sbandierate quanto misteriose session a più riprese nel 2012, che poi avrebbero partorito un paio di topolini da inserire quali inediti nella suddetta megaraccolta. I Rolling Stones, spiace scriverlo ma le cose stanno così, non sono più in grado di suonare. Non lo è Keith Richards, per le mani e per il cervello. E comprensibilmente Jagger non vuole concludere una storia così mitica nel modo peggiore, già gli ultimi concerti del 2007 erano farse, che solo una stampa pietosa e servile aveva recensito come positivi. Ancora insieme a

DA LIO

  Dimmi che mi ami DA LIO Le mie piccole nicchie di resistenza umana non le uso solo per sopravvivere: io le metto in contatto, le intreccio, le comprometto e così, questa volta, ad accompagnarci alla Tenuta del Conte, dove senza tirarcela alla “bio” gastronomia si mangia come a casa perché è tutto fresco di giornata, ci abbiamo portato la nostra amica Roberta che ha la libreria Arcobaleno dove ugualmente mi sento a casa e dove ho abbozzato i miei primi reading in anni che furono. Roberta, naturalmente, è entrata alla Tenuta da ospite ed è uscita da amica dopo lunghe chiacchierate e qualche lacrima con Alberto e Maria Grazia su vita, morte, gatti, cibo e umanità senza confini. Già che c'era, Maria Grazia mi ha incaricato di salutare Paolino Benvegnù, che qui aveva alloggiato un mese fa, e che ho fatto “conoscere” al telefono a Francesca, che aveva dormito nella stessa stanza prima di lui, e dopo Mauro e Antonella, che di Paolo son diventati amici . Tanto per dare l'ide

L'ATTESA

E nell'aria c'è un urlo più forte L'ATTESA Da quanto non conosco il successo Di cascare addosso a un prato fresco Io così malato di me stesso Io con la mia ombra sempre addosso Tu lo vedi, io non cerco guai Ragnatele di tempo allo specchio Ogni vela il vento l'ha spaccata La mia mente è piena di foschia Tu lo sai, non esco quasi mai Tanto si prepara un temporale Di ricordi, un tuono rompe il cielo E nell'aria c'è un urlo più forte Niente da aspettare o che mi aspetta Non c'è alcuna fretta di morire Nell'intrico ondivago d'orari Per i transeunti appuntamenti Senza traccia, gocce dentro un lago Mi divago e tutto in questa luce Tace privo di senso. D'immenso Provo ad aggrapparmi al mio destino Ma non trovo, del resto non voglio Un appiglio, foss'anche un pretesto Sarà forse vita solo questo Un postino che ha sbagliato strada E in ritardo giunge e non sospetta L'atroce dramma di car

IN QUESTO STATO lettere (4)

  E' uscito. Disponibile via Smashwords   "Dopo averlo scaricato e letto, ho pensato: ci va giù troppo duro. Poi ho sentito Monti dire che fino a fine 2013 non usciremo dal tunnel, e ho capito che questo libro è una delle poche cose sincere che ho letto nell'ultimo anno."  Giulio, Milano
Teste di maiale BBONI, STATE BBONI Ad apprendere le gesta dei cosiddetti politici romani, in testa la governatrice Polverini, la ragazza con la pistola, “cor cazzo che me dimetto”, c'è da stupirsi che i romani normali non li cerchino tutti, uno per uno, casa per casa, per farli fuori. Ma i romani stanno bboni e zitti, non si agitano, non si scompongono, al massimo ridacchiano, a riprova che l'indignazione è una faccenda molto elastica, molto umorale. Molto strumentale. Ci si indigna perché non ci intercettano abbastanza, per gli stipendi milionari delle star dell'informazione, per le smanie narcisistiche (e politiche) di certi giudici più verbosi che capaci (minuscolo), ma per cose che li riguardano più da vicino, per le feste e gli aperitivi osceni pagati dal contribuente, i romani, ma anche i milanesi, i napoletani eccetera, niente, neanche un vaffa. Tuttalpiù un applauso, se passa qualche testa di maiale, un autografo, una supplica albertosordiana per il figli

IL FARO n. 35 anteprima

In Afghanistan si decapitano bambini La beneficenza dei ricchi (la pagano i poveri) Se il maschilismo risorge Mark Knopfler e il suo disco migliore L'ultimo istante, quando ci si arrende  Sulle strade, pirati per sempre Pussy Riot, il passo più lungo della gambetta Le incredibili spese (e pretese) folli della Rai Ma quanti sono gli scrittori meschini? Tutti sputtanano tutti Si rubava (e si ruba) I consigli della nonna degli scienziati

INDIFESI E' LA PAROLA

INDIFESI E' LA PAROLA Ripenso a quell'esserino che mi si stringeva, facendo le fusa, e che non c'è più, e mi sento sgomento. Come Lilly anche io, anche noi, tutti, siamo quel che ci capita, che ci sfiora soltanto, quello che non possiamo evitare, estate dopo estate. Non quello che abbiamo realizzato, ma ciò che non ci è riuscito. La nostra impotenza. Crediamo d'esser forti, e siamo tanto fragili. Tanto stupidi. Indifesi, è la parola giusta. E la nostra gioia, a vederla da fuori, è straziante, inconsapevole, ricorda quella dei miei gatti che stanno giocando in questo momento. Forse solo mentre piangiamo siamo veri. Forse lo siamo solo oggi, ancora una volta, con un'altra estate alle spalle e sulle spalle, che vola via ma ci lascia una stanchezza, una fatica nell'anima. Peserà, tutta quell'attesa...

ALLA FACCIA

E' giusto ALLA FACCIA Mi par di capire che la cosa oscena delle feste romane non stia tanto nella coreografia, ma nell'ontologia; e anche nella scadenza: già in piena crisi, roba ancora di pochi mesi fa. Quegli scenari imperiali, nella loro cafonaggine, non possono essere un caso, odorano più di allusione, magari inconsapevole: siamo alla fine dell'impero, divertiamoci mentre tutto (e alla faccia di chi) sprofonda. Intellettuali e sociologi, che magari ieri partecipavano, oggi scoprono l'acqua calda: tale la politica, tali le sue feste. Ma c'è qualcosa di peggio, questo se mai pare il capolinea di un derapage avviato tanto tempo fa. Con le discoteche socialiste e poi l'avanspettacolo di Berlusconi, che ha portato non la politica in televisione ma il contrario. È lui che ha capovolto il rapporto tra potere e privilegio, quelle che per secoli erano state manifestazioni di onnipotenza anche volgari, anche sconce, ma pur sempre manifestazioni, sono diventat

GROTTESCO

Senza fondo GROTTESCO Il ritorno, ma quanti sono?, di Berlusconi sulla scena politica, a vederlo in chiave nazionale, non è drammatico: è tragico. E non prendiamoci in giro, lui è stato ben contento di mollare lo sfascio a Monti, aveva perso ogni credibilità residua, i suoi trattenimenti, strumentalizzati quanto si vuole, restavano comunque inaccettabili sulla scena internazionale, che è sì ipocrita ma quale politica non lo è? Poi, che lo spread a quota 500 condannasse lui mentre promuove il Mollusco carnivoro, è un'altra storia, fa parte delle stesse ipocrisie della politica e della finanza ma è un altro paio di maniche. Una volta sgravatosi di responsabilità troppo pesanti, Berlusconi, cinicamente come il resto dei partiti, ha atteso che Monti sfasciasse tutto il poco che restava, assecondandolo, per potersi ripresentare per l'ennesima volta come il salvatore della patria. E questo è tragico. Ma non solo, non tanto per il suo riemergere quanto per la compagine che

FRAGILE

Il loro sbando nel mondo, che ci fa paura FRAGILE La racconto o non la racconto? Ma sì, la racconto. Passiamo alla Tenuta del Conte, a vedere come sta la nostra gattina adottiva Lilly e Lilly non “sta” più, l'hanno seppellita domenica mattina, dopo averla trovata che dormiva sul ciglio della strada. Apparentemente indenne: dev'essere bastato che una macchina la sfiorasse. E di sicuro s'era avventurata alla ricerca della sua amica Milou, che nessuno ha più visto. Maria Grazia piangeva e noi ci chiedevamo se, strappandola alla strada per portarla in campagna, da chi sapeva amarla, non l'avessimo invece condannata. Discorsi senza senso, ma come fai a non farteli? E forse è senza senso anche restarci male per uno fra i milioni di gatti di questo mondo, oltretutto non tuo. Ma io capisco i singhiozzi di Maria Grazia, di mia moglie, e i miei stanno in queste parole che vado scrivendo nel caos di un supermercato. È come ti guardano. Come ti si affidano, senza nemmeno

IN QUESTO STATO estratto (3)

  E' uscito. Disponibile via Smashwords   "È il grande inganno dei virtuisti d'oggi, i censori che vogliono imporre la loro unica ortodossia spacciandola per democrazia, e si identificano in giudici, giornalisti, intellettuali, scrittori, burocrati e nelle compagnie di giro circensi organiche alle élite dominanti. La grande truffa autoritaria di tutte queste immacolate coscienze, è la pretesa di edificare un'etica partendo dalle regole: dove semmai è il contrario, sono le le regole che debbono discendere da un'etica. In un paese dove, dopo che un vaso di fiori volante ha ucciso un tredicenne, spariscono dai davanzali di Roma tutte le fioriere, naturalmente fuorilegge, in attesa che le acque si calmino, Monti che farà? Tasserà i gerani, i balconi?"

IL SILENZIO DEI DECEREBRATI

IL SILENZIO DEI DECEREBRATI A questo punto dovrebbe essere ufficiale: si voti come si voti, quando si voti, cambierà niente perché gli italiani sono ormai assuefatti a qualsiasi mostruosità. Escono notizie che ancora pochi anni fa avrebbero fatto scendere la gente in piazza con la bava alla bocca ma non succede niente, siamo tutti automi che hanno accettato il loro destino quale che sia. A Roma il consiglio regionale, della governatrice coatta Polverini, coatta e ipocrita, si dava alle spese più invereconde, roba incredibile non fosse per le facce e la stazza di chi mangiava. Milioni e milioni bruciati per sollazzi e corruzioni personali in tempi in cui la crisi fa due suicidi al giorno e i politici fingono compassione. Invece spendevano diecimila euro per cene di aragoste, ostriche, caviale, tutta la volgarità più conclamata, da cinepanettone più che Trimalcione. Silenzio generale, neanche un fremito di indignazione, si vede che a forza di sprecarla ce la siamo finita. Le don

IL FARO N. 34 anteprima

Le memorabili interviste della contessina Borromeo La rivolta libica con film a supporto (che nessuno ha mai visto) La Coldiretti, Bertoldo postmoderno Il costo della vita, bolletta per bolletta Un mucchio di dischi da rottamare Ma allora la cannabis fa male? Fiom e Grillo, cronaca di un matrimonio annunciato Il primo uomo sulla luna si congeda da questa terra Marcolino ed Eugenio, che epico litigio CL, i moderni mercanti nel tempio Calci in culo ai provocatori! (anche televisivi) Bob Mould, un gradito ritorno Attenti ai giudici onnipotenti (e a chi gli fa da megafono) ... e se non è roba da matti questa... Il Faro vi fa male ma vi fa bene perché vi fa godere