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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

L'ATTENTATO DI LIEGI E IL SILENZIO RASSEGNATO DEI MEDIA

L'ATTENTATO DI LIEGI E IL SILENZIO RASSEGNATO DEI MEDIA

DENTRO ME

Basta scrivere, leggere, friggere. Verso sera ogni sera prendo la Vespa, ma dopo un poco di zigzag, come ogni sera, viene a piovere. Niente di che, le solite quattro gocciole sulla visiera, ma bastano a spegnermi un po'. Mestamente ritorno ai box e penso che non mi entra l'estate, non mi contagia più. Dico quell'impressione d'indolenza, quel relax compiaciuto, pigro, che mi trasporta un poco ai tropici, che mi riporta profumi di fumetti e di canzoni (l'ho già detto, lo so, porta pazienza mio lettore). Sono troppo vecchio? Questo non lo so, quello che percepisco, che non discuto son quelle sensazioni inchiodate a chissà quante vite fa eppure tanto forti; più forti ogni anno che passa, che guadagno, che perdo, ogni estate che viene e non ritrovo. Tutto è cambiato attorno a me. Dentro me. Nella vita mia, più di quanto sia lecito chiedere ad un uomo, ma quella gabbia d'emozioni è ancora qui con me. Dentro me. Non passa. E non passa l'estate, non mi arriva

MATTARELLA E LA CRISI SUI SOCIAL...

MATTARELLA E LA CRISI SUI SOCIAL...

E ADESSO (IO SONO QUI)

Cosa mi suscita una canzone come questa, una piccola, dimenticata canzone pop come questa? Mondi. Eoni. Visioni. Ci sono io sul motorino, un pomeriggio di mare, ma il mare non lo trovo, ha inghiottito la mia solitudine mentre lo guardo, mi confondo, mi fondo al sole che mi schiaccia e ci sento addosso il peso della vita. Guardo lontano, a un orizzonte che non vedo e penso, sospetto che la vita sarà tutta così, solo questo aspettare senza meta. È l'indolenza del posto nuovo, dove scendi per le vacanze, ti stordisce quel ritmo dilatato, quello spazio di campagna anche se è mare, le valli da raggiungere in motorino se voglio fuggire dalla desolazione di una spiaggia dove non ho nessuno, mai nessuno e così mi rifugio nella radio, chiudo gli occhi e il sole disegna arabeschi sotto le palpebre, fuggo sul motorino fino a quei vicoli, quelle piazzette inutilmente belle, quei muri di gatti, quelle ombre squagliate, quei silenzi distillati che un'imposta li rompe, fantastico di pot

IL MIO FARO

"Sono contento di essere abbonato al Faro perché ci trovo punti di vista che mi spiazzano su notizie inedite o comunque che trovo date in modo diverso e uniforme. Avere almeno una volta al giorno, a volte anche di più, un input di questo genere è diventato molto importante per me, e mi accorgo che mi è cresciuta sia la voglia di informarmi che di discutere prima accettavo tutto più o meno in modo rassegnato. E' come se trovassi incoraggiata la mia voglia di essere critico, anche scontento, senza più vincolarmi ad un pensiero comune o collettivo che mi rendo conto schiaccia, impone tutto con una arroganza che a scorrere i grandi giornali non mi accorgevo.  Poi mi piace l'impostazione, mi piacciono le immagini e le figure che a volte sono inaspettate, che funzionano come elemento satirico anche divergente e obbligano a uno sforzo di interpretazione. Insomma per me è ormai un appuntamento fisso irrinunciabile". Giulio, Milano

PHILIP ROTH, ROCKSTAR STRIDENTE DELLA LETTERATURA

PHILIP ROTH, ROCKSTAR STRIDENTE DELLA LETTERATURA

NEL TUO VOLTO

Quando, un domani vicino, non sarai più Io pure non sarò. S'asciuga il mare Come il dolore che ti ho dato, che mi hai dato E sarò orfano Un organo con le canne spezzate Quando questa tua esile fame di vita Irredenta, quasi inconsapevole Sarà spenta, altra cenere da arredo Allora capirò che tutto è perso Senza poter parlare con me stesso Nel tuo volto, nel nome che porti Il tuo volto, che già non riconosco Si deforma nei profili antichi Che non ricordavo e che ritrovo Quando l'ultimo richiamo del mare Ti avrà desolato, sarò solo Solo con la mia solitudine di bimbo Dal tempo di piombo senza più un pretesto Un piccione su un sagrato di chiesa Con la zampa spezzata, senza attesa Non farò più le scale, il mondo addosso Non andrò via incolpandoti vile Per essere ciò che non sono stato Per la mia voglia sempre di non vivere Per il mio volto, che già ti somiglia Capolinea di un viaggio di famiglia

RENATO ZERO, IL RITORNO DEL VECCHIO RE DELLE PROVOCAZIONI

RENATO ZERO, IL RITORNO DEL VECCHIO RE DELLE PROVOCAZIONI

IN RICORDO DI ENZO TORTORA

IN RICORDO DI ENZO TORTORA

VENTO

Vento suona foglie appese ai rami Io vorrei poterti dare altro che questo Le notti insonni, i vestiti sporchi Schegge d'amore da specchi di lacrime Vento esce dal niente un pomeriggio Nel sole di maggio accende foglie Le soffia, loro ondeggiano insieme Coreografie incatenate al cielo Forse dovrei credere, pregare Ringraziare; tutto mi fa orrore Mi spaventa. Mi ferisce. Io non Posso darti niente altro che questo Questa eterna guerra con me stesso Che perdiamo insieme e che non posso Disertare finché sono vivo Vento non ti compro, non ti vendo Hai la voce di mille rimpianti La pelle carezzi, gli occhi tagli Fai ballare foglie, poi le ammazzi

DISEGNI DI UNA VITA

La mostra del mio amico Bruno Della Pietra alle Cisterne Romane di Fermo racchiude la sua vita; e un poco anche la mia (dal Resto del Carlino di domenica 13 maggio).

UN CONFLITTO D'INTERESSI CI SEPPELLIRA'

UN CONFLITTO D'INTERESSI CI SEPPELLIRA'

COSI' E' LA VITA

Notte da tregenda, la cervicale che fa gli straordinari, i gatti che fanno i diavoli, e, alle 5,45, con l'albachiara già splendida, suona il citofono: mi affaccio, c'è una coppia, lei vestita strana, da festa, da discoteca, ma non proprio, assurda per le sei di mattina. Due tossici. Farfugliano una bugia e li mando via, non riescono a farmi compassione i drogati, mi rompono i coglioni, ci ho sempre visto il vittimismo della dannazione, non capisco che bisogno ci sia di peggiorarsi la vita con tutto quello che c'è già di brutto al mondo. Dopo due anni che 'sto posto di merda l'ho ripulito, ancora vengono. Pensare che gli sbirri mi mentivano senza vergogna, ma no, ma quale spaccio, a noi non ci risulta, tutto a posto, e certo, davamo i numeri, qui c'era un supermercato della merda e i visionari eravamo noi. Insomma li mando via ma non dormo più. Quando è ora mi levo, un caffè ed esco, lungo il vialetto c'è un sole già estivo, abbagliante, mi fa sudare e

IL ROMANZO CRIMINALE DELLE MARCHE

IL ROMANZO CRIMINALE DELLE MARCHE

IL SANGUE DI MORO SUL DESTINO DELL'ITALIA

IL SANGUE DI MORO SUL DESTINO DELL'ITALIA

NON M'IMPORTA

Come un cane sotto la pioggia Così m'hai lasciato al mio mondo Come un cane sotto la pioggia Così m'hai tolto dal tuo mondo Come un cane sotto la pioggia E' questo tutto il tuo coraggio Amore m'avevi giurato Fra i tuoi baci pazzi, ricordi? Appena la stagione è morta Due volte m'hai spezzato il cuore Eccomi qui, sotto la pioggia E il cielo non promette niente Che il ritorno all'incubo per me Io ricordo l'odore di pioggia Ora so che non se n'è mai andato Dal mio corpo, anche il fiato è bagnato Così sporco e non m'importa più Se infetta la ferita al fianco, La pioggia ci scava un pantano Di sangue bianco all'alluvione D'ogni traccia di te che manca Stanco di camminare invano Più stanco d'aspettarti invano Il fiume nella città scorre Indifferente alla mia agonia Forse qualcuno mi travolge Non mi toglierò, non farò niente Sputato fuori dal tuo mondo Senza una domanda, una risposta

QUANDO

Quando qui ho sonno c'è solo la notte Quando cammino ho le scarpe rotte Ho in mano i pugni ma non i guantoni Ho troppi sogni ma non i cuscini E c'è una trottola e non c'è il bambino Ed è una frottola il tuo destino Piangi e l'angina ti mangia il petto E una panchina è l'unico letto E quando tutta l'estate è già andata E il posto in fondo è quello che resta E avrai la frusta se non hai il biglietto La crosta sai non cancella il taglietto Quando qui piove c'è solo la pioggia Quando qui aspetto c'è solo l'attesa C'è la preghiera ma non c'è la chiesa C'è la brughiera ma non ci vai a caccia Non c'è mai amore quando viene sera E non c'è il mare ma una macchia scura Quando mi sanguina un poco l'orecchio E so già che non andrò in ospedale E quando assisto al mio funerale In coda a un triste corteo di parole Quando fatico a salire le scale Ed entro in casa e il buio m'attende Qu

PIERROT

Se questi pochi attimi fuori dall'inferno Durassero in eterno, non sarebbe divino? Se questi rari istanti quando sorridiamo E non ci pare un crimine fossero cristallo Di lacrime di tempo che non si rompe e splende Alla pioggia di raggi d'un complice sole Non sarebbe bello, dimmi, non sarebbe bello Se quando dico ti amo mi capissi davvero Se i momenti d'incontaminato amore Fossero avventure di cartoni animati Dall'ovvio lieto fine, infrangibili e puri Se fosse l'impossibile vero solo a volerlo E la morte soltanto un mostro d'alabastro E ogni giorno un inizio, ogni sogno un indizio Di quello che ci aspetta, aiuole di gioia Colmando abissi vuoti dove siamo arenati Calmando idee trovate sopra spiagge di sassi E la rinuncia che scende sopra al niente che siamo Colle mani sapessimo prenderla e asciugarla Invece di tappare voragini nell'acqua Riflesse in un cielo troppo orfano di aquile E non dover urlare crocifisso a

CASTELSANTANGELO, SUICIDIO DI UNO SFOLLATO CHE CREDEVA NELLO STATO

CASTELSANTANGELO, SUICIDIO DI UNO SFOLLATO CHE CREDEVA NELLO STATO

LA CRISI D'IDENTITA' DEL CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO

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