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Teste di maiale

BBONI, STATE BBONI
Ad apprendere le gesta dei cosiddetti politici romani, in testa la governatrice Polverini, la ragazza con la pistola, “cor cazzo che me dimetto”, c'è da stupirsi che i romani normali non li cerchino tutti, uno per uno, casa per casa, per farli fuori. Ma i romani stanno bboni e zitti, non si agitano, non si scompongono, al massimo ridacchiano, a riprova che l'indignazione è una faccenda molto elastica, molto umorale. Molto strumentale. Ci si indigna perché non ci intercettano abbastanza, per gli stipendi milionari delle star dell'informazione, per le smanie narcisistiche (e politiche) di certi giudici più verbosi che capaci (minuscolo), ma per cose che li riguardano più da vicino, per le feste e gli aperitivi osceni pagati dal contribuente, i romani, ma anche i milanesi, i napoletani eccetera, niente, neanche un vaffa. Tuttalpiù un applauso, se passa qualche testa di maiale, un autografo, una supplica albertosordiana per il figlio disoccupato. Anche i noglobal, sempre pronti a mettere a ferro e fuoco la città per le cause più lunari, questa volta nessuno li ha visti né sentiti. Come fosse qualcosa di distante, di estraneo. Sarà che nella Roma ministeriale di "politica" ci campano e ci magnano tutti, ad anelli concentrici. Ma cosa c'è di più sconcio e di più urgente delle ruberie e gli sgodazzi, osceni, deliranti, di gente messa lì con l'espresso proposito di moralizzare la cosa pubblica, di farla finita una buona volta con la bella vita disonesta del potere?

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