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Visualizzazione dei post da giugno, 2018

IL MUCCHIO, I LETTORI E NOI

Noia. Indifferenza. Un pizzico di disprezzo. Non c'è tensione, non c'è emozione, nessun dolore. Del resto, come dice la moglie del Perozzi: “Si piange quando muore qualcuno, ma oggi non è morto nessuno”. Il Mucchio non era nessuno. Da un pezzo, e a me la sua dipartita lascia così freddo, come un dannato ghiacciolo; mi accorgo che succede lo stesso ad altri che ne hanno scritto in queste ore: Eddy, Federico: quante volte ci abbiamo scherzato su, in questi anni, anche in questi ultimi giorni, aspettando pazienti il nostro giorno. Adesso che è successo, non proviamo niente. Proprio niente. Come fossimo saturi di ricordi, di delusioni, di squallore. Un'altro sentimento, mi accorgo, ci accomuna: la sensazione che quel giornale, al quale demmo tanto, che ci prese tanto, era finito nel momento stesso in cui ne eravamo usciti. A me successe prima di tutti, addirittura sette anni fa: le cicatrici sono qui, posso vederle, mi hanno reso un uomo diverso. Allora perché ne sto parl

SCOMMESSE, CON I GIOCATORI SI MOLTIPLICANO I TESTIMONIAL

SCOMMESSE, CON I GIOCATORI SI MOLTIPLICANO I TESTIMONIAL

VIA DI QUA

Pioggia danza allegra sul balcone La palla rimbalza tra persone Un ragazzo la riscatta e vola Io non voglio più restare qui Nel mio tempo a vela senza sole Io non voglio più dipendere Rispettare più che libertà La mia vita porterei al mercato Venderei quell'ultima bontà La baratterei con un incanto Una eredità senza le dita Che mi faccia andare via di qua La mia dignità l'ho già strappata Il mio orgoglio l'ho tagliato via Ma che cosa resta senza orgoglio? Senza orgoglio a un uomo cosa basta? Se ci sei, sai che m'hai giocato Se ci sei, sono in credito io Io che ho sempre dato senza appello Ora fallo il tuo dovere, porta Fuori di sé un uomo via da sè E se poi ce la dovessi fare Quanti da non conoscere non sai Tu mi dici d'avere fiducia Tu mi dici di credere in Te Fino a quando, dimmi, fino all'ossa? E dopo le ossa, cosa c'è?

CHI VI HA DATO LA PATENTE

In tempi esasperati è fisiologico registrare opinioni differenti su temi di spessore umanitario e così accade che, specie in estate, le città s'arricchiscano di rassegne letterarie, più esattamente commerciali del settore librario, partecipate da gendarmi della coscienza che danno e tolgono, ad esclusivo arbitrio, patenti di umanità. A Fermo s'è avuta la visita del maturo intellettuale Erri de Luca, per alcuni degno del Nobel per letteratura, secondo altri “un Lialo della rivoluzione”, del quale si son letti commenti esaltati da partecipanti sdilinquiti, abbeverati all'Erri pensiero. Padronissimi, si capisce: a patto che, di quel pensiero, si colga il pacchetto completo, senza sorvolare, come fanno i “restiamo umani”, in servizio effettivo permanente, ancorché a senso unico, su alcune articolazioni. I restiamo umani potrebbero per esempio ricordare che questo loro paladino dell'umanità e della carità sociale non ha mai speso una parola per le vittime del terrorism

RACCONTO DI ROMA

RACCONTO DI ROMA

MACCHIE

Da lontano vedo la tristezza L'orgoglio arrugginito, la tinozza Di stagioni che chiesero vita Cos'è stato a buttarle via Il verme che raggiunge senza fretta L'anima mia e se la stringe stretta E adesso è tutto vecchio. Non lo reggo Il tuo sguardo di specchio, non lo voglio Nei miei occhi quel groviglio di vetro Credimi, ora è tutto finito Non più sfide, non una scommessa Né promesse, neanche un'emozione Sempre solo la bontà del servo Dimmi se qualcosa da salvare Nella rotta di nave in bottiglia Resta o è stato solo un lungo sonno Questa vita che ormai s'assottiglia Dietro di me il vuoto. Avanti il vuoto La costellazione delle macchie Sulla pelle, non è più il mio mondo Il mio tempo mentre con malizia Mi sorridi ed è solo tristezza

SE CI PENSO

Oggi doppia razione, che ci volete fare, sarà l'estate che accende pensieri ma d'altronde un blog che ci sta a fare altrimenti? E così, verso tardo pomeriggio, ci siamo dati al solito gironzolare preserale in Vespa e, toh, eccoci a Torre di Palme. La bella roccaforte dai mille scorci che rendono un po' tristi. Difatti, rientrando m'ha aggredito la malinconia d'un pensiero vittimistico: quanta gente ho incontrato, ho aiutato, e poi è sparita. Gente che mi cercava, mi lisciava perché potevo tornare utile, un articolo, una recensione, un'intervista, e poi prometteva, incitava, invitava, lusingava. Sembrava coinvolgerti, pareva comprometterti nelle sue avventure. “Dài, che quella cosa la facciamo insieme”. E invece via, dissolta. E non avevo voglia di ricordarglielo, e di ricordarmelo. Se ci penso, ho sempre dato io. Ed era, è tutta gente piena di ottimi pensieri, di sentimenti ineccepibili. Gronda altruismo e civiltà. Oh, sempre così curiosa dell'umanità

COSA NON FA DORMIRE

Potrei dire che Salvini è un esagerato che a lungo andare trasformerà il consenso in impiccagione. Potrei anche dire che, strappando strappando, ha scoperto tutti i fianchi della sinistra in malafede. Potrei dire un sacco di cose, ma non mi importa dirle perché c'è troppo rumore di fondo e se quella di “farsi capire da una massa di analfabeti” era un'utopia straziante già ai tempi di Goethe, figuriamoci oggi con la rete. Però su un cosa non mi va di tacere, è quando leggo il sarcasmo del rettopensante, sì, ma col culo, che indirettamente mi provoca: che cosa non vi fa dormire, le catastrofi umanitarie, lo spread (e continua a piacere), oppure i rom? Rispondo senza esitazioni: non mi fanno dormire molti assilli, ma questa gente è senz'altro la prima. E lo dico perché ci sono passato, per esperienza direttissima. Un paio d'anni fa mi è capitata muro a muro una cosca di malaffare con dentro gente di ogni provenienza, anche italica, ma questi signori stavano in cima.

CANZONI SIRENE

Se c'è una cosa che ci salva la vita è andare incontro all'estate con la Vespa. Adesso è il tempo giusto, tra poco sarà tardi ed io comincerò a disperarmi piano perché le sere già vengono prima. Non sai che fare, è tardi per il mare, per immaginare una soluzione, così non resta che salire senza meta e partire infilandosi nell'universo per spiarlo meglio, come faceva Nanni Moretti. I viali che conosco a occhi chiusi. Il gran traffico del mare. Guardiamo su i balconi, cercando di rubare i segreti delle stanze. Quel vecchietto, sempre seduto sulla soglia, conta le stesse macchine. È solo, ecco come si finisce poi, io voglio morire prima di così. Quel posto ha chiuso, ma un altro nasce al suo posto. Un'altra vita, tutta diversa. Su e giù per strade automatiche, i soliti paesi, ma c'è quella luce, quell'aria che annuncia estate, quella luce del pomeriggio estenuato, non cede ancora alla tenebra, splende di pura gioia, rimbalza sui balconi, sui marciapiedi, cont

QUANTO MANCHERA' L'ITALIETTA EPICA E IMPROBABILE AI MONDIALI 2018...

Quanto mancherà l'Italietta epica e improbabile ai Mondiali 2018 ...

CHIUSO

Solo per oggi, il Faro è in chiaro: lo riproduco su Babysnakes, aperto a tutti anche se il post si chiama "Chiuso": senza coloranti né conservanti. Non avevo mai sentito tanta violenza come dagli apostoli del “restiamo umani”. Non avevo mai sentito tanto livore come dai professionisti della solidarietà. Non avevo mai sentito insulti tanto volgari, tanto rozzi come dai sepensanti colti e raffinati. Non avevo mai sentito tanto conformismo come dagli anticonformisti. Non avevo mai sentito tanta rappresaglia come dai pluralisti. Non avevo mai sentito tanto razzismo come dagli antirazzisti. Non avevo mai sentito tanta falsità, ipocrisia, perfino meschinità come da quelli col cuore in mano. Non avevo mai sentito tanta irrazionalità come dai  nuovi illuministi. Non avevo mai sentito tanti moniti come da chi “darebbe la vita per difendere la tua opinione”. Non avevo mai sentito dare tante patenti di umanità come dai terroristi o i loro sodali. Non avevo

CI VORREBBE UN AMICO

C'era una volta che avevo un amico. Siamo cresciuti insieme sui banchi di scuola, poi anche dopo e lui si metteva sempre in qualche pasticcio e poi chiamava me: “Devi aiutarmi, sei mio amico”. Io, le prime volte, lo aiutavo sempre, poi ho cominciato a scocciarmi un po': “Perché sempre a me? Non ce l'hai altri amici?”. “No, tu sei il mio migliore amico e spetta a te aiutarmi”. E io lo aiutavo. Siamo cresciuti, ci siamo separati fisicamente, abbiamo preso strade diverse, ma sempre in contatto e ogni tanto ci si ritrovava e comunque, prima o dopo, ecco l'inesorabile pretesa: “Devi aiutarmi, sei mio amico”. Siamo arrivati all'età della ragione, l'abbiamo oltrepassata, ma il mio amico, invece di ragionare, dava sempre più i numeri, infilava una cazzata via l'altra e ogni volta: “Giuro che è l'ultima, ho imparato la lezione, ma adesso, come vedi, tengo famiglia e tu devi aiutarmi, sei mio amico”. Io un giorno, dopo una vita che andava avanti questa solfa

QUANDO PERDI UN AMICO

Quando perdi un amico non è mai una festa. Ci hai fatto lunga strada, l'hai più volte ripreso, sei andato a raggiungerlo negli abissi più lugubri, nel traffico che non lo vede, nel suo mondo che lo rigetta. Ma la vita ci cambia, in meglio quasi mai: la cosa peggiore che ti può accadere, è di avere fortuna. Allora impari a sprecarla, e, siccome ti va bene, ti convinci che è un tuo diritto, che la farai sempre franca. Diventi uno che non sai, che non so, non ti conosco più. Io non ti seguo più in quei vizi tuoi, in quelle abitudini così assurde, evitabili. Così non da te. E alla fine, l'unica cosa da fare è reciderti, come un ramo, un braccio. Un tratto di vita. Ma poi esce fuori una canzoncina, di quelle che ascoltavamo in gita, a scuola con le cuffiette, a casa di uno e dell'altro, su uno stereo decrepito, su un'autoradio, salta fuori la tua espressione, il tuo balcone, quella luce, quella voglia di futuro e di scemenze, e le feste alcooliche e le confidenze, perd

TERMINAL

C'è un tramonto romano che m'incanta e mi schiaccia, eterno e sporco, fatale e fatalista, non me lo ricordavo così. Sto incapsulato in un pullman che mi riporta a casa, al mio mare, la maglia dei Rolling Stones gloriosamente conquistata dalla mia amica Ollie è madida di un'umidità monsonica, sono stanco. Guardo fuori la vita e sento che non smette di giocare con me. Ho passato la giornata con Daniela, la mia piccola amica vegana di fatto ma non più di nome, l'hanno crocifissa per una fetta di torta, 'sti dementi; l'ho conosciuta a Sanremo (dopo esserci probabilmente sfanculati a suo tempo via Facebook) e adesso andiamo tramando comuni imprese – maggiori dettagli seguiranno. Essendo la mia piccola amica, come detto, vegana, giustamente mi porta al ristorante vegano del suo amico ed io la seguo docile ma non convinto: beh, ammetterò d'aver mangiato benissimo antipasti che non so cosa fossero ma tutti molto saporiti e poi un'amatriciana vegana che sar

FONDAZIONE PICCOLOMINI, L'OCCUPAZIONE...

FONDAZIONE PICCOLOMINI, L'OCCUPAZIONE...

UN GIORNO DOPO L'ALTRO

La mia giornata tipo, ormai da un'eternità. Mi alzo. Butto giù un caffè e un pezzo per il Faro. Un altro caffè e un pezzo in cantiere per Lettera o per il Carlino o quello che arriva. Vado da mia madre, per occuparmi di lei e dei gatti. Un altro caffè. Torno. Scrivo. Mangio. Un caffè. Scrivo ancora. Leggo, studio, seguo la cronaca. E intanto scrivo, accumulo, metto via. Se non c'è mio fratello torno da mia madre. Gatti, medicine. Se non vado dal medico rientro. Mangio. Un caffè. Leggo scrivo seguo. Organizzo. Tampono. Sopravvivo a stento e senza motivo. Crollo, sempre se non arriva una telefonata d'urgenza. “Mi diverto solamente a dormire”, come nella Canzone della terra di Battisti. Ma dormire per modo di dire, ormai è un coma vigile e anche in quello io immagino, io scrivo con la mente. Apro gli occhi a fatica. Ricomincio. Niente feste, niente estate, Natale, fine settimana, vacanza, gite, viaggi. Se mi allontano per lavoro, torno prima di subito. Tutto così, un r