E' giusto |
ALLA
FACCIA
Mi
par di capire che la cosa oscena delle feste romane non stia tanto
nella coreografia, ma nell'ontologia; e anche nella scadenza: già in
piena crisi, roba ancora di pochi mesi fa. Quegli scenari imperiali,
nella loro cafonaggine, non possono essere un caso, odorano più di
allusione, magari inconsapevole: siamo alla fine dell'impero,
divertiamoci mentre tutto (e alla faccia di chi) sprofonda.
Intellettuali e sociologi, che magari ieri partecipavano, oggi
scoprono l'acqua calda: tale la politica, tali le sue feste. Ma c'è
qualcosa di peggio, questo se mai pare il capolinea di un derapage
avviato tanto tempo fa. Con le discoteche socialiste e poi
l'avanspettacolo di Berlusconi, che ha portato non la politica in
televisione ma il contrario. È lui che ha capovolto il rapporto tra
potere e privilegio, quelle che per secoli erano state manifestazioni
di onnipotenza anche volgari, anche sconce, ma pur sempre
manifestazioni, sono diventate la sostanza stessa del potere, della
politica. E siccome questo potere, che coincide con la politica, è
un elemento di distinzione, serve a far capire che non si è della
schiera dei dannati ma della casta di salvati, fare feste laide e
parteciparvi assume un imprescindibile dovere d'urgenza. Esserci
voleva dire, vuol dire mandare un messaggio: occhio, io faccio parte
del giro, magari da imbucato, magari da parassita, ma ci sono, domani
potresti fare i conti con me, domani potrei essere io il prossimo
Fiorito. E di nuovi Fioriti, anche in Lombardia, anche a Milano, per
dire dappertutto fra quelli che possono, non ne mancheranno, ormai la
politica macina i suoi eroi come i suoi scandali. Certo, sembra
difficile immaginare qualcosa di più squallido, di più decadente di
certi consessi in costume, ma niente paura, abbiamo ormai abbastanza
esperienza da sapere che niente è impossibile a questo paese.
Neppure la rassegnazione totale davanti all'incredibile. Perché alla
fine Roma è un paesone del potere dove si sa tutto e non si immagina
niente. Già i romani assistevano divertiti allo spettacolo del
governatore Marrazzo che bloccava intere strade con la scorta per
andare a trovare i trans (con soldi pubblici). E, quando venne
silurato, si stupirono, se mai, che se ne fosse fatto uno scandalo.
Adesso, davanti a certi capolavori da basso impero, e sempre, rigorosamente, con soldi cosiddetti pubblici, in apparenza non
si capisce come la gente non si metta a correre dietro col forcone
quando incontra qualche “legionario” o “imperatore”. Ma a
privilegiare un approccio in un certo senso razionale, o meglio
cinicamente razionale, è più probabile che chi li incontra gli
chieda un autografo, una raccomandazione. Il già leggendario
Fiorito, del resto, non è finito ieri sulla prima rete televisiva
nazionale, celebrato a suo modo come una star e arrogante allo stesso
modo? Comportamenti oltre la vergogna vengono difesi senza nessun
imbarazzo, disonestà addirittura impensabili per quantità e qualità
sono sbandierate come prove di democrazia, dopodiché scatta la
chiamata di correo: tutti festaioli, nessun colpevole. Ed
è già cominciata l'opera di normalizzazione, anzi di nobilitazione, affidata alla solita
informazione che, vedi caso, a quelle feste non manca mai. Il popolino
assiste e prende nota, capisce che, una volta che sei entrato, le
feste non finiscono mai. Al fondo, ma proprio al fondo di tutto, il
miserando balletto della Polverini, il governatore giusto, che non si
dimetterà mai, perché è una nullità che senza una poltrona sotto
il sedere torna spettatrice di un mondo irreale, che l'ha vista
protagonista. Feste comprese.
Alla faccia proprio...e la Polverini ha deciso di rimanere al suo posto e vedrai che ne uscirà santificata...che schifo....e magari futuro premier.
RispondiElimina