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Visualizzazione dei post da maggio, 2013

QUEST'ABBRACCIO

Quest'abbraccio nel silenzio di neve Nella danza della coda di un gatto E' una nave senza mare attorno La difesa arroccata, impotente Dalla resa d'una vita assente Imbevuta di realtà arrocchita D'una tenera inutilità Di facciata, un po' raccattato Accettato da entrambi sulle gambe Che non vedono già l'ora di sciogliersi Di sgusciare nei rispettivi imbuti Quest'abbraccio è un attimo piovuto Tra un prima e un dopo attesi, mai venuti Non è neanche amore, solo paura Ma nemmeno, la tenue scia del vento Un istinto sfuggito, un pesce all'amo Immemore di quelli che eravamo Una tregua all'agonia di sempre E' l'urlo distratto di due ombre L'orlo perfetto d'un fazzoletto blu E' una traccia d'affetto, quest'abbraccio

ZERUS

Per mesi, per anni ho sentito il cantante del cuore Renato Zero tuonare contro vizi e malaffare, benedicendo la lealtà, la libertà, la democrazia, l'amore eterno e da ultimo incoraggiando Grillo che con la sua esigenza di trasparenza aveva fomentato un rivoluzionario cambiamento. Che magica parola, cambiamento! Poi i giornali riportano l'ordinanza di un giudice che costringe il figlio adottivo a star lontano dalla famiglia, per pericolosità presunta, e lui, Zero, reagisce rabbiosamente, dal vivo, in concerto. Così: “Bisogna non dare mai adito a qualcun altro di venire a sindacare i cazzi tuoi, della tua vita, del tuo personale, hai capito giornalista del cazzo?”. La prima parte della frase è un incubo logico-grammaticale, ma transeat, ci siamo abituati. La seconda è pura ipocrisia. I giornalisti saranno anche, sono senza dubbio “del cazzo”. Ma qui nessuno ha fatto sciacallaggio. Nessuno ha fatto il Barbara d'Urso della situazione inzuppando il biscotto nel gossip, ta

E' ANDATA COSI'

Sono tornato nel posto dove ho bruciato sedici anni della mia vita, proprio davanti alla casa di 45 metriquadri dove ho imparato a dormire sul divano, abitudine che non ho più perduto. Un posto brutale, c'era solo disperazione e qui ho visto quanto profondo può diventare l'abisso per uomini ridotti come mai avrei immaginato. Brenda, il trans che coccolava Marrazzo e poi è finita ammazzata, era mia vicina di casa. Gente che se metteva gli occhi addosso a un ragazzino, quello era finito: in sei mesi gli venivano i buchi in faccia e l'Aids. Ho visto tanti modi di morire e qualcuno l'ho sfiorato. Ho conosciuto un sacco di carogne e tanta manovalanza criminale, piccoli boss però capaci di uccidere, mi mettevano la pistola in faccia e dietro c'erano due occhi da cocaina. Non una bella posizione per un tremante cronista di primo pelo. Noi veniamo da un trauma. Mio padre, che aveva un'aziendina di componenti elettronici, subì una rapina da gente brutta, davvero per

SILENZIO, PER FAVORE

La morte ha bisogno di silenzio Non di pazzi applausi da fiera O di assurdi soli di cartone Per scaldare una televisione Al massimo, del rumore d'un fiore Spezzato dal soffiare del vento Della pioggia che scende nel cuore Quando s'è disciolto chi t'abbraccia La morte ha bisogno di spirare In se stessa, com'è giusto che sia Di riposare nella rassegnazione Di chi ha colpito, ed è il solo ad avere Il diritto di portare le bare Di custodire il lutto sotto il cielo Di sentirsi distrutto come un velo Lacerato da un volere invano Non è uno spettacolo la morte Non è forte!, un divertimento. È Ricettacolo di dolore spento Un momento corto, irripetibile Fragile e tagliente come vetro Che manda in frantumi ogni riscossa E chiede di fare un passo indietro Dall'assurdo pasto che ne resta

BEGGARS BANQUET

“Come avete fatto a non capire, a non sapere?” chiedono i lettori, alcuni sinceramente dispiaciuti, altri col fondo di malignità che è tipico dei meschini. Abbiamo fatto che la vita non è una equazione, è fatta di fatica, di difficoltà, di necessità di sopravvivere come si può e questo chi se ne approfitta lo sa perfettamente. Abbiamo fatto che, specie per chi vive e lavora fisicamente distante, le priorità sono altre, sono appunto vivere e lavorare. Magari in mezzo a lutti e drammi che non mancano mai. Abbiamo fatto che in quel giornale sono passate decine, centinaia di collaboratori, diversi per età, formazione, convinzioni, ambiti professionali e nessuno si era mai accorto di farsi prendere in giro: possibile fossimo tutti dei perfetti imbecilli? Ammettiamolo pure, a beneficio dei lettori maligni i quali però dovrebbero considerare che, se lavori con qualcuno per dieci, quindici, vent'anni, un minimo di fiducia gliela devi dare, un beneficio d'inventario deve pur esserc

HO PERDUTO IL MIO CORAGGIO

Io non ho mai chiesto molto alla vita, e dalla vita non ho mai ricevuto molto. Occasione sprecata o nessuna occasione da sprecare, non lo so, non ci penso. So però che non sono mai stato competitivo, se non con me stesso: la mia corsa la faccio su di me, e non farei a cambio con nessuno. Mi basta riuscire a tradurmi, esprimendo i miei stati d'animo con una accettabile approssimazione. Sono felice quando mi scopro soddisfatto di una pagina, e conservo lettere che non sacrificherei su nessun altare di gloria: non credo di conoscere altri che possano vantarle, e il merito, al 99%, è di chi me le scrive, non di me che le ricevo. Ogni tanto, qualche cretino mi provoca scomodando inesistenti “nemici giurati”. Ma io sono troppo pigro e troppo orgoglioso per provare invidie di sorta, sapendo poi i fili invisibili, ma non a me, che muovono certi burattini, conoscendo i prezzi, per me intollerabili, di arrampicarsi fino a una notorietà che anche solo sfiorare mi mise a disagio, sentendo

CONTRO I GIOVANI

Se debbo essere sincero, a me fa schifo la giovane risorsa “fidanzatino” che ha tirato sette coltellate a una coetanea e poi l'ha bruciata viva perché non gli si concedeva e poi ha detto alla polizia: vabbè adesso fatemi andare a casa a dormire. Mi fa schifo suo padre, in canottiera, che dichiara alla stampa "E' mio figlio e io conosco mio figlio”, come se non fosse un'aggravante. Mi fa schifo quel vescovo che bela frasi oltraggiose di perdono e di recupero di un violento senza rimorso. Mi fa schifo il messaggio della presidente della Camera, perché mi suona strumentale e pretestuoso, sopra le righe, perfino narcisistico. Mi fa schifo l'uscita del ministro pagaiatrice, la Idem che “chiede perdono a tutte le donne trucidate”, ma senti tu le cazzate pur di dire qualcosa. Mi fa rabbia, portate pazienza, anche la testimone di Geova madre della ragazzina che "perdona" "fidanzatino" e arringa le giovani risorse da un balcone con una tiritera pi

PUTTANA SIRENA

Dico a mio fratello: in questi giorni non faccio che scrivere roba del passato remoto. E lui: lo so, ma pure io non faccio che comporre musica sul filo di quei ricordi là. Quei ricordi là: sarà la stagione (anche se non c'è), sarà il richiamo della foresta, il periodo di fine scuola, le vacanze che s'approssimavano. Sarà anche un presente che non c'è, fatto sta che tutto mi riporta indietro, la risacca del tempo sale e poi si ritira, mi riporta indietro in un mare fatto di cimeli: vecchi dischi, vecchi fumetti, libri consumati a forza di leggerli. Ieri ho sbattuto contro un bel volumone che racchiude i primi 10 numeri di Alan Ford, fumetto mai particolarmente amato (preferivo la limpida crudeltà di Kriminal, su tutti, e poi Diabolik, che associavo rigorosamente a certe canzoni, a comporre personalissime sinestesie pop). Eppure, la tentazione di farlo mio era forte. Per assaporare quel profumo di adolescenza, certo, ma non di meno per aiutare i miei neuroni a ritrovare

LA BUFFONATA

Analisi no, io la mia analisi l'ho fatta per tempo, anni fa e l'ho ribadita il giorno stesso delle elezioni politiche: il vero sconfitto è chi ha vinto, perché non sarà in grado di gestire una vittoria per la quale non è attrezzato. Il resto era solo conseguenza, bastava aspettare e fare in modo che questi grillini si sfasciassero da soli contro i muri di scontrini, si bruciassero al sole della loro presunzione. Forse qualcosa da dire resta anche, non contando ormai più niente pensieri, parole, opere e omissioni: Grillo e i suoi testa di cazzo si sono fatti velocemente antipatici, insopportabili e gli italiani in particolare votano i simpatici, quelli che li fanno ridere, che li divertono: quando non ci riescono più, la questione è chiusa. E Grillo, Casaleggio, Crimi, Lombardi e via via la manovalanza erano gente trista e cupa, incarognita, rancorosa. Comunicavano ansia e rabbia, e sì che erano marionette di un comico. Ma da ridere c'era poco e quel poco l'hanno c

UN BUCO NEL CUORE

Capitai un giugno di quattro o cinque anni fa a Pescara, dove facevano un corso di giornalismo diretto a laureati o laureandi, qualcosa di simile ad un master. Avevano coinvolto l'allora direttore del Mucchio, che a sua volta mi aveva invitato. La cosa piacque, e mi chiamarono l'anno dopo per un paio di giorni di lezioni tutte mie. Non furono lezioni, fu, e lo scrivo con tutta la gioia che posso, spettacolo: improvvisavo, divagavo, leggevo, m'incazzavo, inveivo, mi commuovevo, rivelavo, provocavo, così otto ore al giorno filate per due giorni: questo è fare lezione per quanto mi riguarda: non impartire direttive. Alla fine tiro su la rete e dentro ci sono tutti gli spunti sparpagliati apparentemente a casaccio. E il delirio trova un senso. Non facile, ma efficace. Fu uno spettacolo, tenuto tutti insieme, i corsisti con me. Li lasciavo un po' stravolti, ma poi tornando a casa, la sera, erano già lì, nel computer, a scrivermi. Buon segno. L'anno seguente andò anc

E BRAVI GLI AGENDATI

Quanti degli esaltati e gli imbecilli con la maglia “io sto coi magistrati” che sbandierano cartoni rossi in vece di agende, convivranno serenamente con la mafia? Quasi tutti se non tutti, in una regione dove la mafia, spiace dirlo, è sostanziale, è congenita. Non parlo per dire, parlo come uno che ha visto gente ammanicata coi mafiosi perfino e soprattutto nell'antimafia. Questi cretini che si scagliano contro “la trattativa”, sono gli stessi che esaltano oggi la trattativa coi talebani (da Gino Strada in su) e che ieri difendevano la trattativa con le Brigate Rosse. Oggi si stracciano le vesti come perfetti farisei, sapendo benisimo che questa trattativa serve a ricondurre al solito Berlusconi, via Dell'Utri (e se ci resta invischiato qualche Mancino, qualche Mori, qualche Ultimo, tanto meglio), e sapendo ancora meglio che nel 1992-93 la mafia antistato era più forte della mafia stato, e se quest'ultimo non avesse trattato, le via dei Georgofili non si sarebbero co

IL FARO 21

Il matrimonio di Valeria Marini: cui prodest? E, sì, la domanda da porsi è proprio questa. Il macello che continua in Siria, cui prodest? La geremiade di chi vede siccità dappertutto, cui prodest? (al manicomio). Il ritorno di Rod Stewart, cui prodest? A Rod Stewart, e a nessun altro. Il resistere dei Rolling Stones oltre la loro stessa vita, cui prodest? A molti, evidentemente. Anche se il brivido, spiacente, non c'è più, questa volta è proprio andato. Ancora: cui prodest l'imbecillità di Monti, che per trarre il Paese “dal baratro” l'ha affogato di tasse, e già eravamo sommersi, e adesso si sente quella contrifigura di Enzo Jannacci, lo Squinzi di Confindustria (un altro che non sa che lamentarsi) dire che siamo sull'orlo del baratro per colpa delle tasse? Cui prodest, a chi servono i coglioni che vanno in giro a “graffitare” Milano? E i concerti d'interessi di Vendola e gli altri, a chi servono, oltre che a loro stessi? E la tortura decennale di tre murate v

OCCHI LONTANI

Il negozio di dischi dove andavo a comperare i dischi e che aveva una insegna pleonastica: DISCHI. Quello di modellistica, stessa piazza Bottini della stazione dei treni, del metrò e dei tram, dove mi procuravo le mie dosi di squadre del Subbuteo e una volta ci arrivai nel pieno di una nebbia ghiacciata, densa come un budino di vapore e non lo vedevo, non riuscivo a distinguere la porta. La trafila di botteghe di via Porpora dove col mio buon amico Tony passavamo il pomeriggio a prendere in giro il lattaio, che assomigliava al jazzista Lino Patruno, l'ortolano che pareva Nanni Svampa, la di lui moglie che per me era Lucio Battisti, il cartolaio misogino con l'ictus che sbavava, il Carlino, e via via tutti gli altri, la tabaccaia che biascicava perennemente e sbagliava la marca di sigarette, “Lei ha detto... Muratti??”, il ferramenta che aveva un figlio fatto di chiodi, la rosticceria calda, piena di colori, dei due fratelli scapoli conosciuti come “le sorelle Bandiera” e

D'ALTRO, E D'OLTRE

Uno dice: se ci fosse un giornale così, vorrei parlare solo del dolore, dare voce a quello di chi voce non ha, imporlo ai lettori perché almeno quelle vite a perdere vivano, anche solo per un momento. Un giornale così non c'è e allora decidi di usare il tuo blog. Per una sorta di tributo, inutile, patetico, ma che senti doveroso. Poi ti arrendi, perché non ti basta lo spazio infinito di un blog, non ti basta il tempo, non ti bastano le parole, ogni giorno sei sommerso, due, tre, dieci casi abnormi, assurdi, allucinanti perché morire, ammazzare si è fatto davvero troppo facile. E non si riesce a raccontarli, tantomeno a spiegarli. E non è questione di statistiche, che sono sempre le bandiere criptate agitate dai cretini. E non è questione di rimedi, sbandierati come libri dai presuntuosi. È che è saltato tutto, proprio tutto. Ieri una quattordicenne suicidata dopo essere stata stuprata da otto coetanei che poi l'hanno ricattata fino a non poterne più. Oggi una quindicenne

GLICINE

L'ora d'aria ancora mi condanna L'innocenza a illudere perduta A perdita d'occhio sulla valle Di noia, di noia, ancora noia Torpida dalle gambe alle tempie La disabitudine di stare Bene o male, sia qualsiasi cosa Da strapparmi a uno schermo di carne Senza corpo, senza dimensione Spensierarmi da capo vorrei Non ricordo più il volo di gioia Forse le ali non le ho avute mai Pure ero innocente come un fiore O un demente, io col mio dolore Ma se d'aria un vuoto m'imprigiona Nel precipitar della ragione Se mi toglie lo scarto di sole Così nega l'ultimo rimpianto Ed io senza rimpianto sono morto Nel deserto d'invadenze annego Nelle dune morte delle assenze Nelle infinitesime distanze Che al massimo uniscono le stelle Non il mio futuro nel passato Unico rimbombo del mio tempo Su dal niente ch'è pieno di niente, Non esiste per quanto mi sforzi Ma s

CHI SEI

ebook via Smashwords, Amazon, iTunes, Kobo... "Mi piace come scrivi tu ma non particolarmente Zero: lo prendo o non lo prendo "Chi sei?". L'ho preso. Devo dire che il suo successo non è immeritato, è una continua, serrata riflessione su diversi piani, sia artistici che culturali che esistenziali, tanto che alla fine il personaggio Zero sembra quasi un pretesto o meglio il punto di parenza di un discorso che si sviluppa e si dilata..." Rita, Milano

OLTRE IL REALE

Riflettete, riflettiamo. Vola giù da un balcone una ragazzina quattordicenne, una notte di inizio gennaio. Le fanno i funerali, la chiamano, e come ti sbagli?, “angelo”, fanno, manco a dirlo, una fiaccolata di “solidarietà” e di “protesta”. Contro cosa? A scuola, in città, Novara, tutti mormorano di tutto. Quattro mesi dopo, finiscono indagati in otto. Tutti minorenni. Tutti con la stessa accusa abietta: “istigazione al suicidio”. Riflettiamo, riflettete. Un “angelo” di 14 anni spinta ad uccidersi, a gettarsi dal balcone. Come? Con un modo abietto, abiezione nell'abiezione: ricatti, pressioni, derisione e distruzione via social media: giorni prima, ad una festa erano successe cose che una quattordicenne non dovrebbe sperimentare, ma ormai così va il mondo. Solo che nel mondo hanno inventato gli aggeggi con le macchine fotografiche e le telecamere incorporate. E un “angelo” di 14 anni non regge alla vergogna e si lascia cadere giù. Riflettete, riflettiamo: quale malignità del

OCEANO

Io sento un oceano di pianto Che mi attende piano, senza fretta L'anima rimane inanimata Nel rigetto, mondo idiota hai vinto Ce l'hai fatta, non l'avrei creduto Ce n'è voluta, ma ora eccomi qui Disilluso un po' più di così Gli angoli del sorriso all'ingiù L'amarezza una paralisi Poi basta una brezza ed è tempesta Più la sfogo e più sale, è una droga Senza via di fuga e me la tengo Se m'infrango tu non capirai Io non spero mai nessuno accanto Ma ci provo e se mi vuoi ti trovo Stendere l'oceano basterà Non pretendo più nessuno sconto Ho rischiato troppo e sono stanco Già mi arrendo e di parole piango Nuoto nell'oceano senza fondo Il mio mite oceano furibondo E un affresco del color dell'acqua E' la sola compagnia che t'offro Una tresca in cerca d'empatia Ma le basta una bugia un po' stanca Nell'oc

SE UN'AGENDA E' UN PARASOLE

Ciao Max, siamo oltre il comico, questo è teatro dell'assurdo! A noi Ionesco ce fa 'na pippa: in altri tempi la storia del parasole scambiata per agenda rossa sarebbe costata la carriera a redattori e caporedattori; ma ormai chi paga più? Regna la cialtroneria e Repubblica è peggio di Libero... Invece di ammettere l'enorme cappellata, scribacchini mediocri passano per grandi giornalisti investigativi, politici ottusi per paladini antimafia, orecchianti da strapazzo per grandi intellettuali. Nessuno che chieda mai scusa. p.s Sul Corriere di oggi c'è un bell'articolo sul caso Preiti (ma su quello nessuno indaga) proponendo gli stessi nostri dubbi. Firmata Io, lungi dalle dietrologie alla Travaglio ho un sospetto molto più imbarazzante: "Ma sì, diciamo che è un'agenda, intanto per oggi si bucano tutti gli altri, poi domani si vedrà". Ciao Max, a Genova e dintorni oggi non si parla che di don gallo. a quanto pare, oltre ai centri so

VIETATO SOFFRIRE

Bisogna sempre essere così consolatori. Orientati al lieto fine, immancabile, trionfante, qualcosa che io non sopporto. Ho scoperto che la Rai ha mandato, credo ieri sera, una trasmissione dedicata a Renato Zero. L'ho recuperata sul sito della televisione, ho scorso vari passaggi. Non è costruita male, del resto sbagliare era difficile attingendo totalmente alle immagini di repertorio della cineteca Rai, in un caleidoscopio sorprendente come è quello del personaggio. Insomma sono andati sul sicuro: la trasmissione è stata affidata ad un service esterno e i curatori, che ho anche indirettamente sfiorato, un paio di mesi fa, non sapevano assolutamente niente del soggetto, delle sue canzoni, della sua complicata vicenda esistenziale. Il ritratto che ne viene fuori, affidato a tanti colleghi artisti, è inevitabilmente agiografico, una beatificazione in vita. E va benissimo, è la storia di un perdente di successo che poi diventa un dio, una vicenda in cui il genio, ostinato, iras

MINESTRA ACIDA

Succedono cose talmente assurde da costringerti a ridere. La sottosegretaria ai beni culturali Ilaria Borletti Buitoni dichiara a Panorama che«In Italia si è smesso da tempo di mangiare bene, purtroppo. Siamo corsi dietro alle mode, ai francesi, allontanandoci dalla nostra idea di cucina». Parole che si sono subito trasformate in un caso politico-gastronomico”. Apriti pentola: anziché mandarla a scalpellarsi la permanente, scattano come tarantolati gli chef a 3 stelle, e per fortuna non a 5, della guida Michelin. Sentite Massimiliano Alajmo delle Calandre di Rubano, cognome da libro di Fantozzi, in provincia di Padova: “Leggo incredulo la dichiarazione fatta dal Sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua in Buitoni – scrivono gli Alajmo, perché c'è a dar man forte pure il fratello, in una sorta di lettera aperta -. Tale dichiarazione fatta da chi ci dovrebbe rappresentare è la dimostrazione che sia la persona sbagliata nel posto sbagliato. La cultu