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Visualizzazione dei post da dicembre, 2015

FOTTUTO è... il riassunto (anche) di un anno

"Ciao Massimo, ho appena finito di leggere il tuo "Fottuto" e non posso non dirti nulla...anche se non so bene cosa. Ovviamente è bellissimo, non c'è bisogno che sia io a dirtelo. In queste notti mi ha tolto il sonno, mi ha fatto pensare a cose che tutto il giorno mi sforzo di non sentire, anche solo ai malanni fisici che come ho visto condividiamo. Però più di tutto mi ha fatto provare un forte senso di colpa, specialmente la parte in cui hai riportato i vari messaggi che ti sono arrivati dai lettori, da noi. Perché, è vero, tante persone stanno meglio grazie alle tue parole, io per prima. Ma pensare a quale costo...io non mi sento di dirti "continua", se sapessi che potrebbe farti stare meglio ti direi di smettere subito. Di tornare indietro e fare altro. Se solo si potesse. Vorrei poterti aiutare, perché non sopporto le ingiustizie, non riesco a darmi pace. In realtà posso solo dirti che ci sono e che capisco. Penso sia importante, per me lo sare

Cosa ci lascia Lemmy, il diavolo dei Motorhead

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Fiorella Mannoia, dietrologia fuori controllo

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Il Natale degli Aylan dimenticati

Il Natale degli Aylan dimenticati

Spettacolo, la guerra fredda non passa mai di moda

Spettacolo, la guerra fredda non passa mai di moda

GIU' IN CUCINA

Uno di noi due ha sempre torto L'altro, sai, avrà sempre ragione Uno di noi due ha il fiato corto E forse non arriva alla pensione Uno di noi tira, l'altro spinge Uno si ritira, l'altro punge Uno di noi due ha un bel coraggio L'altro invece piange dentro un maggio E non c'è poi molto che puoi fare No, non c'è granché qui da salvare Uno di noi due si lascia andare L'altro lo riprende, vuol parlare Uno si dispera poi bestemmia L'altro di timori è una vendemmia Corpo a corpo si spiccia miseria Senza scarpe su sentieri d'aria E la sera, soli con il blues Dalla vita schiacciamo via il pus Mano nella mano senza sconti Tra maledizioni, schiaffi, pianti Simulacri di Natale, estati Di lavacri di sudore acre Che di notte inzuppa le lenzuola Rattoppate d'amor che non vola Uno di noi due se ne andrà prima E lascerà l'altro giù in cucina E non c'è poi molto che puoi fare No, non c'è più niente da salvare

FARO 45/2015

Però non come dicono loro. Numero dedicato allo stato del pianeta, con confutazione di allarmismi, mezze verità e panzane intere. Dentro, naturalmente, anche altro. Il Faro, ogni fine settimana, solo per chi si abbona. 

FARSA INDIFFERENZIATA

Vorrei comunque precisare che, a proposito di totem del politicamente corretto, io sono totalmente contro anche quella solenne stronzata della cultura del recupero, della raccolta differenziata, delle isole ecologiche, dei comuni ricicloni: puttanate che servono assolutamente a niente, centomila tonnellate di merda per farci cosa?, uno scatolino, una casettina per i bambini dell'asilo che ci giocano. Nella casettina di merda. È una farsa, una volta sono lì con i miei duecento sacchettini tutti diversi e arriva l'omino della nettezza urbana: “Signò, lassa perde che tanto poi finisce tutto a mucchio”. I rosso-verdi, che sarebbero gli stronzi che vogliono fare la rivoluzione passando per la spazzatura, di energia sanno niente, in questi giorni si sentono cose folli sull'impiego di energia “pulita”, “verde” e altre stronzate, per la quale saremmo i primi in Europa, tralasciando però accuratamente di fornire uno straccio di informazione quanto a ricavi, costi, comparazioni

ODIO IL MIO SCRIVERE

Scrivere è inutile, farsi sentire è inutile, è diventato pretestuoso. Non ci trovo più neppure l'illusione di farlo per altri, di liberare i pensieri e i sentimenti di chi mi legge. Per la prima volta in vita mia non mi interessa più. Non mi importa di scrivere per qualcuno, o per me, non mi importa di chi mi legge. Vorrei fare a meno di tutto questo. Non voglio neppure essere personaggio, darmi un carisma, inventarmi altre cose. Che senso ha? Io ho sempre vissuto di parole, e adesso ne ho nausea: altro non mi importa, altro non cerco. Ma le parole alla fine andavano sempre a scatenare reazioni e anche di questo ne ho piene le scatole, se un cantante opportunista cambia quattro o cinque schieramenti, cioè si prostituisce, in pochi mesi, e io faccio un articolo, va a finire che si carica di significati, di allusioni che non ci sono, di risposte degli esaltati; io invece vorrei semplicemente recuperare una neutralità per cui posso pure sentirmi un disco, e farmelo piacere, nel c

TU LO SAI

Tu lo sai quando ti prende la stanchezza che non si spiega, sa di vuoto, spaventoso vuoto che riempie la vita, sa di voglia di sparire, di dormire, non combattere più, non sentirsi più inutile, vuoto, perduto. Tu lo sai? Quando chiudi gli occhi e ti arrendi e capisci che niente serve a salvarti, che la vita è un lungo inverno a perdere le sue stagioni, a bruciare i tuoi impulsi, e resta solo inutilità. Tu lo sai la sconfitta che tatuaggio lascia, non potrai mai strappartelo e solo saperlo ti sfianca, solo il ricordo ti ammala. E tutto è sconfitta, specie gli apparenti successi. Tu lo sai, che non ha senso questo restare per nessuno, questo odiare ciò che amavi, sentirtene saturo, offeso, e di tutto non poterne più, di te stesso non poterne più. Al punto da non avere più parole, non più pretesti, compassioni, alibi. Tutto è vuoto, senza dolcezza di lampioni nel fumo della notte, senza dispersione di te per i vicoli, tutto è vuoto nell'universo di te, come un frullo d'ali ch

STREGONI

Nell'ultimo film che girò, con Federico Fellini, Marcello Mastroianni a un certo punto dice “Non lo so, mi pare come se le cose una dopo l'altra mi salutassero per l'ultima volta”. Interpretava se stesso, stava morendo e lo sapeva. Io non lo so quanto presto morirò, ma da un po' provo la stessa impressione; di sicuro, realizzo di non avere abbastanza tempo per fare o riprovare tante cose, assaporare ancora scorci remoti. Allora mi soccorrono i libri. È notte, rileggo un Maigret, c'è un irresistibile passaggio su un viale d'autunno ed ecco, lo sto percorrendo in macchina, come ho già fatto tante volte, riconosco quella sensazione, riconosco il canto di quelle foglie, il sapore della pioggia che danza sul vetro, la tristezza calda della strada oltre il finestrino. Sono a casa. Sono dalla mia solitudine implacabile. Dura un attimo ma è abbastanza, non debbo immaginarmi niente, mi basta rievocare qualcosa che ho lasciato dentro, non potrei riviverlo più di così

IL FARO 44/2015

Eppure succedono in questo. Il Faro, ogni fine settimana in allegato di posta elettronica. Solo per chi si abbona. Il Faro, dove Babysnakes non arriva. 

Bataclan, se gli artisti lucrano sulla strage

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Femminicidio, non abituiamoci all'orrore

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CONTAGIO

A me sembra difficile che milioni di francesi, a maggioranza socialisti, si siano riscoperti in una notte fascisti, figli di Petain, collaborazionisti, nostalgici del peggio. Mi pare improbabile anche considerare la Le Pen una nuova fautrice delle camere a gas e tutto il resto del corredo: tra l'altro la Francia ha una tradizione, e una appartenenza a certi blocchi occidentali, che non lo permetterebbero. Per come la vedo io, la faccenda è assai più semplice e ha poco di politico e più di sociologico, anzi di psicologico, anzi di personale: molta gente si è stufata di sentirsi dire che, se le ammazzano un parente, è colpa sua e deve solo vergognarsi; non ne può più di farsi fare la predica da gente da attico cardinalizio, progressisti che hanno sempre la stessa faccia insopportabile dappertutto – in Italia sono quelle che vanno da Fabio Fazio a Renato Curcio passando per la Boldrini, Vauro, Gino Strada, Saviano, Dario Fo, Travaglio e una pletora di belle coscienze che rendono

Generazione grunge, i nichilisti del rock

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faro 43/2015

Ma come si può essere contemporaneamente dalla parte delle vittime e da quella dei carnefici, dello sviluppo e della decrescita, della morale e dei mascalzoni, del rosso e del nero? Il Faro, ogni sabato in allegato di posta elettronica