Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da luglio, 2019

VORREI SAPESSI

D'estate mi piace rendere più stretto questo legame con chi mi legge: so che sono tanti quelli che l'estate non ce l'hanno, la spendono in casa, la sera, la radio, qualche replica, la compagnia dei gatti. Vorrei sapeste che la vostra solitudine io la conosco fin troppo bene. Vorrei dirti, una volta di più, che non mi sono mai interessato di militanze politiche, di manovre, di autopromozioni e invece ho difeso, fin dalla prima manciata di parole, la mia utopia, unica e sola: esserci, tenere compagnia. Perché la solitudine è la madre di tutte le malattie, è quella che le racchiude tutte. La solitudine consuma, umilia, è ingrata, è ingiusta. Fa sentire diversi. Sbagliati. Destinati. È un mostro dagli occhi bugiardi: ad imporla sono sempre quelli pieni di valori, di indignazioni. Gli animali sono sacri per me, ma ho conosciuto gente che tratta gli animali come persone e le persone peggio che come animali; che si sconvolge per una cicca di sigaretta gettata in terra, ma no

BIBBIANO E LA SINISTRA DEGLI ESTINTORI

BIBBIANO E LA SINISTRA DEGLI ESTINTORI

RESTARE UMANI CON L'ODIO NEL CUORE

RESTARE UMANI CON L'ODIO NEL CUORE

ZAPATA, FIGLIO DI STAN LEE

ZAPATA, FIGLIO DI STAN LEE

LE RIPARTENZE DELLA PSICOSINISTRA

LE RIPARTENZE DELLA PSICOSINISTRA

LE DONNE SONO ROCK

LE DONNE SONO ROCK

CANTANDO LA LUNA

CANTANDO LA LUNA

LA VOCE DI PAOLO BORSELLINO

LA VOCE DI PAOLO BORSELLINO

INVECCHIARE PER APP

INVECCHIARE PER APP

I SEPOLCRI IMBIANCATI

I SEPOLCRI IMBIANCATI

LO SPAPPOLAMENTO DI UN PAESE

LO SPAPPOLAMENTO DI UN PAESE

CAMILLERI E L'ULTIMO VIAGGIO DI MONTALBANO

CAMILLERI E L'ULTIMO VIAGGIO DI MONTALBANO

QUELLO CHE FACCIO

Ieri sera, Moda e Motori, la sfilata di auto storiche e di alta moda lungo l'intero Novecento. Ho condotto, illustrando una trentina abbondante di modelli pregiati – e di modelle meravigliose. Quest'anno, dopo tanto organizzare, abbiamo preferito una versione più minimalista, lasciando spazio alle vetture e agli abiti. Di conseguenza, ho scelto un approccio più essenziale, parlando meno, intervistando di più e offrendo al pubblico più musica, con le canzoni contemporanee ai vestiti ed ai veicoli: dal 1918 al 1995, a volo sulla corrente della nostalgia. Quest'anno faceva fresco, si stava bene, io ero in forma come mai nelle precedenti 11 edizioni, eppure sono arrivato sfinito. Certo, è durato di più, circa 150 minuti, perché ho riservato uno spazio adeguato ad ogni vettura e a ciascuna indossatrice è stato concesso tutto il tempo per il suo piccolo défile. Insomma ero cotto. Fortuna che il pubblico ha gradito, come e più di sempre. Non so quanti fossero, qualche miglia

LASSU'

M'incontra un'amica, “che fai di bello?”, “sto diventando matto per lo spettacolo di auto storiche di domani, lo conduco tutto da solo e come sempre c'è ancora tutto in alto mare”. Lei sorride, “ti ho visto da Cristicchi la settimana scorsa, li hai stesi tutti”. Poi mi dice: ce l'hai fatta, scrivi su diverse testate nazionali, conduci, ti esibisci; quando parlo di te riscontro sempre rispetto, anche da chi non è d'accordo, nessuno nega il tuo coraggio, la tua lealtà; sei nel giro di quelli che fanno opinione, lo sai. Lo so? La guardo con sospetto, ipercritico come sono verso me stesso, ma capisco che lei è sincera: mi vuole bene, lo so, mi stima, lo so. Allora perché fatico a crederle, perché, più precisamente, provo uno strano, malinconico fastidio? Forse perché il prezzo da pagare per essere arrivato fin qui, per “essere (più o meno) famoso”, è troppo salato. Troppo in tutti i sensi. E non c'è più tempo per rimediare. Sì, io volevo disperatamente scriv

ROVAZZI (DAVVERO) SENZA PENSIERI

ROVAZZI (DAVVERO) SENZA PENSIERI

POVERI MA OVERSIZE

POVERI MA OVERSIZE

PIAZZA LORETO PER LA SINISTRA

PIAZZA LORETO PER LA SINISTRA

QUEL CHE MOGOL NON DICE (E NON PUO' DIRE)

QUEL CHE MOGOL NON DICE (E NON PUO' DIRE)

UN MAGGIOLONE E' PER SEMPRE

UN MAGGIOLONE E' PER SEMPRE

ELEGIA

Tutte le parole del dolore Sono già state scritte come piogge Rovesciate da un cielo senza scampo E tu potrai dirmi che ciascuno ha le sue Così come ciascuno ha il suo dolore Ma io ti dico invece che il dolore Il mio dolore è assoluto, infinito Non conosce tregua, si rigenera Si droga di se stesso, e scava, e vive A folate soffoca, stringe all'angolo E picchia, picchia ma io non cado Io resto in piedi, voglio altro dolore Perché lo merito, perché non so perché Ma qualcosa devo aver fatto, qualcosa di terribile Non rimediabile, destinato in eterno E tutte le parole del dolore Sono fiume che scorre, agonia d'un blues E non ne cerco di nuove, non mi servono Non bastano. Non esistono. Il dolore Il mio dolore ha i tuoi occhi andati via Che sconto da condannato a morte In un giorno che non viene mai La sensazione atroce d'aver perso Tutto per niente, così com'era scritto E te lo dedico, perché più

QUEI CENTRI SOCIALI GALLEGGIANTI

QUEI CENTRI SOCIALI GALLEGGIANTI

CHET

Chet Baker, patrimonio dell'umanità. È fuori da tutto, tranne che dalla musica: siamo noi a dover entrare in lui. E allora lasciatevi entrare dentro la mosca bianca del jazz. Chet, che è volato via da una finestra d'albergo ad Amsterdam nel 1988, probabilmente sotto effetto, ma con lui non si sa mai: una volta, si ritrovò un cadavere nell'armadio. Che oggi avrebbe quei 90 anni impossibili da raggiungere: andava oltre ogni abbrutimento, oltre ogni meraviglia. Un genio ferito, senza limiti. Lo capisci subito che è condannato ad essere come nessun altro, irresponsabile a se stesso come un bambino, malato d'irrealtà come un bambino. Sentite come parla italiano, da autodidatta, in modo inappuntabile e personalissimo. Sentite la sincerità brutale e noncurante, la spontaneità assoluta con cui si dichiara un senzatetto. La libertà di essere pessimo e sublime, senza neppure accorgersi. Eroinomane steso insanguinato nel più squallido bar del più infame locale, ma non l&#

UNA SERA DA CRISTICCHI

Sono stato coinvolto nel concerto di Simone Cristicchi qui a Fermo e il concerto di Cristicchi non è un concerto, è riduttivo chiamarlo concerto: è uno spettacolo, fatto di tante stagioni – quelle del protagonista, che non lascia fuori niente della sua vita, fatto di atmosfere altalenanti, cangianti, ora rarefatte, ora violente, mentre la musica oscilla sempre, è imprendibile, un momento è autoriale, un altro folk, stornello, vaudeville, ma attenti può scoppiarvi tra le mani una sfuriata punk. Con un suono strepitoso, emesso da una band da levarsi il cappello, pieno, pulito, cristallino in un luogo, la Villa Vitali, che scenograficamente è bello assai, ma enorme, dispersivo e complicato nella resa sonica. Ma Simone, ormai lo conosco, è una garanzia, è una figura poco prendibile di artista, uno che concede molto, moltissimo all'emozione ma non rinuncia a ragionare, a costruire secondo logica; così, nello spettacolo affiorano collegamenti deliziosi (che il pubblico, per lo più,

IL RICHIAMO DELLA FORESTA

IL RICHIAMO DELLA FORESTA

IL SOPRUSO PER L'UMANITA'

IL SOPRUSO PER L'UMANITA'

CHI CONTROLLA I BUONI?

CHI CONTROLLA I BUONI? Il pezzo è mio, per un errore è uscito con un'altra firma