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Visualizzazione dei post da maggio, 2016

IO NON SO

D'un tratto mia madre mi bacia, "caro il mio bambino". Credo mi voglia dire che qualcosa in me le ricorda la sua stagione migliore, quella di giovane mamma e moglie felice, che mi aiutava a fare i compiti. Ma quel qualcosa che lei rivede in me è precisamente quello che sento d'aver perso. Temporali nel mio cuore, da quanto tempo ormai? Ho visto tante cose, tanta morte, tanto squallore, ma non è questo ruolo da spettatore, da narratore della vita volentieri partecipe, ad avermi cambiato più di quanto possa cambiare un uomo; forse sono state le infami persone, tante o poche che fossero ad avere inciso nella mia anima. Sì, io ero un caro bambino, diverso dagli altri, più fragile, più disarmato ma più felice anche, di quella felicità che conosce solo chi prova i brividi nella schiena, chi ascolta un filo d'erba crescere. Privilegi di una vita sensibile, sensuale se vuoi, che ho sempre tentato di trasmettere agli altri: ne ho fatto un mestiere, e quel mestiere è

PERFETTO

Non voglio esser perfetto Non voglio fare tutto Voglio stare sul letto A leggere fumetti Con le vecchie canzoni Con lo specchio dei tuoni Appena dietro al vetro E' inutile lottare Disfarsi a guadagnare La morte in questa farsa Che nessuno diverte Dalle finestre aperte Aria di gioventù Dello smog ch'eri tu Cent'anni o forse più E tutto è fatto e detto Non voglio esser perfetto Non morirò così In gabbia come voi Nella lebbra d'eroi Consacrati al prodotto Non voglio esser perfetto Non voglio essere tutto Solo la libertà Che sono stato già Che schiavitù chiamavi Che adesso tu m'invidi Con gli occhiali sul letto E le zampe dei gatti E quattro sigarette Tra i libri, i miei fumetti E le vecchie canzoni Così sono perfetto Affanculo la lotta Apro un'altra lattina

I PERDENTI E GLI ULTRAS

Da un po' di tempo vedo gente anche ragionevole, che ricordavo mite e disposta a ragionare, scatenarsi come ultrà: tutto è sotto attacco, tutto è regime, la Costituzione che non si deve toccare, quelli dell'Anpi da sostenere anche se mettono becco dappertutto come i vescovi, le riforme che ci scaricano in fondo a una dittatura. Benissimo. Io da tempo ho accettato l'idea di non aver voce in capitolo e in fondo mi sta bene così. Però mi sorge il sospetto che tanta furia democratica sia in realtà per mantenere i propri diritti più che i diritti in senso lato, quanto a dire la fottuta paura di finire come gli ultimi, gli abbonati all'abbandono. Perché non ho mai sentito nessuno preoccuparsi per chi (come me) di diritti non ha mai avuto nemmeno l'ombra (e magari adesso passa per sfigato, perdente, nullità) in una vita di lavoro fatta solo di obblighi, per la semplice ragione che dovevamo funzionare come ammortizzatori, materassi di uno Stato sociale-cicala che tutto

LA FINE E' VICINA

Alla sede del Moma di San Francisco, per l'occasione ribattezzato Mona, un diciassettenne lascia un paio di occhiali per terra: i visitatori si precipitano a filmarlo e la provocazione grazie al web fa il giro del mondo, cioè si risolve a modo suo in un'opera d'arte. Qui in Italia hanno subito scomodato "Le vacanze intelligenti" di Alberto Sordi, ma più per riflesso pavloviano, senza collegare l'unica scena davvero pertinente, quella in cui la moglie buzzicona, Augusta, stremata si lascia cascare su una seggiola e la scambiano per una scultura vivente. Negli anni Sessanta si teorizzavano la (demenziale) democraticità del genio, l'opera d'arte in quanto tale, la "merda d'artista" e la pop art serializzata di Andy Warhol, che fingeva di criticare la civiltà dei consumi ma invece ci marciava alla grande. Negli anni Duemila e qualche cosa tira una ancor più delirante convinzione e cioè che se una cosa gira per la rete, "diventa vi

L'EUROPA COM'E'

Tre naufragi in cinque giorni e 70 morti: bella, la preoccupazione dell'Unione Europea, bella davvero: poi c'è ancora gente che ha il coraggio di definirsi "europeans", come in quel radiospot insopportabile del PD, che tuttavia, come ogni partito (inclusi i refrattari a parole), ha evidenti motivi di lucro per volerci restare, in UE; ma se i risultati sono una strage quotidiana, conviene farne a meno anche perché questa Europa non farà mai niente, questo si è capito, così come niente ha fatto e sta facendo su qualsiasi autentica emergenza continentale. Se invece si vuole apprezzare il ruolo di un mostro burocratico che ambisce a regolamentare il nostro pensiero, i nostri gusti privati, le nostre parole, allora è un altro discorso. Ma la manfrina per cui l'Europa va bene anzi è inevitabile però va riformata perché così serve a niente, tradisce un tale controsenso che non serve neppure commentarlo. Poi si spiegano, si fa per dire, certi editoriali come minimo d

BENZINA

Odor di legno di cartoleria. D'eternità che un sogno soffia via. Di benzina dolciastra ed assassina, budino di smog che scampo più non dà. Di zoo, per mano a papà che mi ci porterà se sarò buono... Di cinema, di metropolitana. Di giocattoli rotti nel mio cuore. Odor di casa d'una vecchia zia. Vaccini, municipio, infermeria. Odore dell'antica scuola mia, prima prigione gonfia d'allegria. E banchi e banchi e banchi e ancora banchi e cresco e non ho più un banco per me, nomade al guinzaglio della vita. Figlio d'un liceo che è casa mia. Odore d'una sera di settembre. In motorino passo e sono là, accovacciati tutti nel tramonto ad aspettare l'apertura già della galera magica matrigna dove odore di donne, delle canne regna nel mare amaro d'ansietà. Odor di fiori dritti nell'asfalto, come faranno solo Dio lo sa. Odor d'erba bagnata sulla strada, nell'aroma che c'è ma non so dire. Odore di calore di rugiada nell'odore di odore di città

IMPRINTING

Vecchi dischi, canzoni che mi abitano, che amabilmente mi perseguitano: le ascoltavo ragazzino, non smetto ancora adesso. Le ascoltavo in città, poi in vacanza e non era la stessa cosa, le sensazioni cambiavano, quei suoni perdevano le vibrazioni nervose del traffico e i suoi rumori per indossare quelle pigre della spiaggia, seducenti del mare, angosciose della campagna assolata, che mi ed io pensavo, Dio, non potrei mai vivere qui. Sono finito a vivere qui, ci sto da più di trent'anni e non mi lamento, non più, il mio posto è dappertutto e in nessun posto, la mia inquietudine la ho vissuta ovunque, è la camicia di forza dell'anima, è fatta anche di quelle canzoni, la loro forza è incredibile, è un imprinting. Il vecchio molo che oggi non c'è più, lo scorcio dal lungomare che dà l'impressione del mare aperto, la strada che si disperde in sentieri, campi coltivati e colline punteggiate da ville meravigliose ma fredde per me, così disperse nella natura, io che ero

CANCELLIAMO LE OLIMPIADI!

Leggo che in una illuminata scuola di Greve in Chianti hanno abolito la tradizionale partita di calcio tra studenti di fine anno scolastico perché gravemente lesiva delle donne: retrocesse al ruolo di tifose passive, in un inaccettabile spirito politicamente scorretto. La faccenda pare assai seria: è una rivoluzione copernicana che impone tutta una ridefinizione del mondo così come lo abbiamo abitato finora. Perché, anzitutto, limitarsi ad una irrilevante partitella tra scolari? Per il principio della relatività, vanno a questo punto aboliti tornei, campionati, coppe, europei e mondiali, roba pesante, di uno schifoso maschilismo planetario; la Storia s'incaricherà di giudicare regine, first ladies, prime ministre e cancelliere sedute impettite nel palco d'onore della finali; via dai giornali tutte quelle orrende tifose con addosso i colori, e spesso solamente quelli, della squadra; le mogli dei calciatori verranno liberate dal peso del sessismo con una elegante ma sobria t

QUELLA PESANTEZZA DI PIUMA

Mi guardo indietro e trovo un bambino solo, un ragazzo solo e poi un uomo solo. Sempre solo. Uno che coglie lo strazio della tenerezza in un oggetto umile, che vuole essere meglio di come è, che si sforza di imitare modelli troppo distanti, creato apposta per gente che non può sperare di più. Perché le cose, alla fine, sono come le persone o forse sono le persone ad essere un po' come le cose. Comunque uno che in vita sua ha praticato pochissima, quasi nessuna vita “mondana” e quella poca a disagio come quando ci si sente falsi, fuori posto, uno che non sa cosa siano gli impegni importanti, non ha idea di come comportarsi in società, uno che si sente solo dentro, anche quando è in mezzo alla gente, anche quando è lui il protagonista: e appena può scappa via, torna a rintanarsi, per ascoltare meglio quella pesantezza di piuma che non passa mai. Io il gravare della solitudine posso vederlo, lo percepisco con densità quasi fisica, la mia anima è fatta di solitudine come il mio

IL FARO 21/2016

Primavera quasi estate e il Faro cambia un po' pelle: più spazio a libri, album, serie tv. Senza dimenticare l'attualità. Questa settimana parliamo di: clima ed energia; televisione attuale cioè decrepita; il movimento sociale dei vippi sbalestrati; le censure di facebook e di Zuck; considerazioni attorno a "il cerchio" di Dave Eggers; l'arte perduta di fare le canzoni; depressione e suoi succedanei; Grandchester, una serie di libri che generano una serie tv (da non perdere); gli album di : Cate LeBon, Laney Jones, Lera Lynn, Shannon LaBrie... E' tutto? No, ma il resto scopritelo leggendolo. E abbonandovi...  

BENVENUTE, MAMME INFORMATE!

Leggo che una "mamma informata", perché dopo quelle coraggio mancavano le informate, parte mento in resta per la sua crociata contro i vaccini: "Perché i bambini gli anticorpi se li fanno giocando nello sporco in terra". Ha un bello spiegare, il biologo Burioni, che non è vero niente: lei è una mamma informata, e le cose le sa perché le sa. A questo punto, mamme informate di tutto il mondo unitevi: e organizzatevi per un corso di medicina mammifera informata all'Università. Suggerisco alcuni argomenti: "Quel che non strozza ingrassa", "Ma sì, che tutto passa", "Ma quale febbre, sei fresco come una rosa", "Un'altra volta così impari", e il fondamentale "Quello che serve a mio figlio lo so io", che potrebbe essere sviluppato nella tesi di laurea. Non serve studiare su noiosi libri batterici scritti da medici al soldo delle multinazionali, perché una mamma lo sa: lo sente dentro, e non si sbaglia mai. Una m

SE TU

Se tu mi raccogliessi Ancora io potrei Ridono forte i cani Livido ascolta il mare Se tu qui ti fermassi Forse potrei rinascere Nel sorriso di un uomo Che ha vinto il suo destino Se tu vorrai toccare (La dolcezza di un gatto) Le piaghe dei silenzi Tutta la commozione Il silenzio che intatto Abita laggiù in fondo Sempre, credi, da sempre Nei miei sabati d'ombre Ridono i fiori, i matti Se tu spezzi con me Questo vivere che E' un continuo morire E far finta di niente Se tu guardi con me I rami nudi al cielo Se ballerai con me I valzer nelle stanze Le ceneri di prati Bruciati di speranze Allora se mai resto M'illudo ancora un poco Sia vera la mia idea Sia vera l'allegria Tutti quei mari mossi Le tempeste di passi In miliardi di spighe Falciate, sai che ho fatto Il meglio che potevo Libri, arbitrarie storie Come lepri per fossi Lo sarebbero meno Se solo tu ci fossi

ANTIMAFIA SLOGAN

Nella solita orgia oscena di retorica che accompagna l'anniversario di Capaci, uno slogan irrita più di altri, naturalmente circondato dalle giovani risorse antimafia che ballano (ma che cazzo vi ballate commemorando una strage, razza di deficienti?). Dice lo slogan: "Palermo chiama Italia". Eh no, cazzo. Basta. Palermo è dall'Unità d'Italia che chiama, e l'Italia è da allora che risponde: con vagonate di soldi, mezzi, agevolazioni, la regione Sicilia è il distretto più dispendioso, più inutilmente dispendioso del mondo. Se ancora a questo segno siamo, se dopo alluvioni perenni di soldi ancora siamo a Palermo che chiama l'Italia, per dire che pretende di continuare a vivere sui sussidi e sulla connivenza, non ci siamo: si tenessero la Regione degli Sprechi, la loro antimafia mafiosa, la loro carissima mafia che evidentemente è un documento di coscienza generale, la loro convinzione di essere i più furbi e i più belli di tutti, i loro ragazzini che bal

LE MIGLIORI MERENDE DELLA NOSTRA VITA

Adesso uno non è che a tutti i costi vuole fare la lagna che si stava meglio quando si stava peggio, ma il fatto è che oggi a passeggio ho visto fuori da una panineria una foto sbiadita di un tenerissimo panino al salame, proprio la michetta con la fetta di salame sporgente bianca e rossa che pareva disegnata da Jacovitti, e così m'ha preso una legnata di malinconia; e m'è venuto pensato che, "ai miei tempi", la merenda pane e salame era l'unica alternativa a pane e miele o a un calcio in culo eppure crescevamo sani e forti lo stesso e nessuno lo considerava un alimento politicamente scorretto e nessuno di noi si faceva cogliere da una crisi convulsiva siccome si era scoperto celiaco "da quando mi ha lasciato la Graziella della terza B". Era gustoso già dal nome, ed era simpatico. I migliori anni della nostra vita si alimentavano di questo evergreen, che nei casi disperati si poteva reinterpretare con la mortadella. Mentre adesso la giovane risors

IL FARO 17,18,19,20 - 2016

Guarda che copertine. E poi entraci. Questa settimana, per esempio, si parla di: Energia (alternativa e non); Grecia e le sue cicale; Politica, italiana e non; Bizzarrie processuali e Procure; Stato, Burocrazia, Disservizi; Musica, Fuffa e Fuffoni; Rai e sue decrepite modernità... Il tutto, come sempre, senza filtro. Qui non si fanno sconti né economie. Ogni fine settimana in allegato pdf di posta elettronica. Solo per chi si abbona: è facile e comodo. Il Faro, tutto quello che su Babysnakes non ci va.

UN AMICO INSOSTITUIBILE

"Cent'anni fa, un vagito: nasceva la poesia. Lugano Bazzani s'affacciava al mondo il 16 maggio del 1916 e, dopo una infanzia ferita, dopo averne assaggiato qualche spicchio, di mondo, ramingo nell'adolescenza, avrebbe deciso che poteva bastare, che mai più si sarebbe distaccato dall'amata Porto San Giorgio, culla, rifugio, sfondo esistenziale. l'amata San Giorgio dei viali, delle sabbie, dei pini, dei "vezzosi villini liberty" che gli accendevano scintille. L'amata San Giorgio che lo conteneva e che tutta egli conteneva in sè, fino a cantarne gli angoli di meraviglia. Per sempre avrebbe custodito anche le ferite del sanatorio, propellente per liriche sempre più limpide e sincere: frequentatore assiduo del dolore, non rinunciava mai al sorriso; spaesato agganciato al suo paese, non s'illudeva circa la pesantezza del vivere, riscattata sempre con levità d'anima. La casa, tra piazza Torino e il mare. La famiglia, la devota Maria, i figli

AMO LE BESTIE E NON MI PENTO

Caro Papa Francesco, io ho capito cosa intendevi con la frase dei vicini di casa e non condivido gli attacchi che, probabilmente a tua completa insaputa o comunque noncuranza, ti arrivano adesso da ogni parte dagli animalisti, che quando ci si mettono sanno essere la più fanatica delle sette: nel mio piccolo, me la sono cavata con una battuta innocua. Però, non da animalista ma da amante degli animali, universo che ho scoperto tardi, vorrei osservare che quell'uscita in cui hai contrapposto vicini di casa e animali domestici, è suonata incongrua, a quanto pare non solo a me. Come se l'affetto per un Fido o una Minnie dovessero automaticamente escludere la solidarietà per il dirimpettaio (quando la merita). Non mi pare vada esattamente così. Mi pare anzi il contrario: di solito, chi è spietato verso le bestie lo è anche verso gli umani, e viceversa; l'amore, l'affetto se vuoi, non è escludente, è complementare e composto da tanti slanci, da infinite sfumature di emp

JADIS, PROFUMO D'INCANTO

Nella loro fissità i luoghi ci segnano. Ci attendono impassibili fino a che non li raggiungeremo ancora: allora lo specchio di ciò che siamo stati si confonderà nel nostro presente, disorientandoci. C'è un posto a Civitanova che per me ha significato tanto prima di evaporare: qui i primi tentativi di reading, gli incontri con il piccolo pubblico affezionato, qui le prove di volo e le complicità che non dovevano finire mai. Ma volere bene non è abbastanza, e le sue mutazioni non più mi sono appartenute. Ma passavo e ripassavo e l'ultima, giorni fa, mi chiamava e sono entrato e chi l'abitava, un po' stravolto, mi ha accolto a entrare. Il posto adesso è un piccolo reame farcito di confetture, vini, delizie infallibilmente fatte in casa. Aggirandomi così per le zone - una bottega può essere un deserto, o un mondo, assaporavo atmosfere, già dal soffitto a piovere, lungo le pareti, sul pavimento fragrante, nell'aria i rimpianti si mescolavano all'eccitazione di un

TUTTO IL MIO ASPETTARE

Fiocchi di neve coprono sorrisi. Occhi vecchi d'un bianco lungo mesi. Sere senza atmosfere vanno a fondo come i miei anni privi ormai di senso, non fanno testo, non contesto, non conto. Mancheranno sempre le stazioni famigerate di binari e assassini che lasciano scie ruvide fra i treni. Viali mortali se la nebbia li assale. Rabbia che sospiri mentre sale di mefitici vortici a spirale. Salici piangenti di catrame. Cavalcavia sotto un sole di rame. Vuote domeniche nella città infame. “Dove stai?” “No, tu come stai!”, ma che parole insane se c'è niente da dire, da ascoltare tranne il silenzio-assenzio che stordisce denso sulle vie lisce di dolore. Tossici in abissi del metrò. Mosche al muro che non toglierò. Gallerie ripiene d'arpie, banchettano aborti, girotondi storti, scompigliate voglie come scaglie di sbagli che vuoi serbare cari: ma spari assurdi, suoni sordi avverti se li perdi in rettilinee sorti a tangenziale piena di una totale disumana assenza di solida leal

Manuel Agnelli a X-Factor, la triste fine di un guru

Manuel Agnelli a X-Factor, la triste fine di un guru

Caso Moro, 38 anni dopo è un'infinita fiction di Stato

Caso Moro, 38 anni dopo è un'infinita fiction di Stato Il 9 maggio 1978 il Paese si fermava: Moro era stato ammazzato dalle Br. Oggi l'Italia non conosce ancora la verità. Tra Gladio, servizi e carte sparite...

UN GRAN TANFO

Dice il giudice Morosini, consigliere del CSM, al Foglio: questo Renzi va fermato, va eliminato perché insidia il nostro potere. Proprio così dice, fare fuori, rimuovere, fuor di metafora. Prevedibili le reazioni, meno le controreazioni: "Se si impedisce a un magistrato di esprimere un parere questo è regime" commentano impettiti alcuni colleghi del giustiziere in toga. Il regime non in un esponente del potere giudiziario che rilascia interviste eversive, ma se qualcuno di fronte a certi proclami eversivi si preoccupa. l'ex giudice antimafia fallito Ingroia difende un ex imbonitore divenuto voce dell'antimafia che con metodi mafiosi taglieggiava le sue vittime, roba da miserabili, poche centinaia di euro ma protratti chissà da quanto. Dice allora l'incredibile Ingroia: ah questi pm che abusano delle intercettazioni. Ed è proprio lui, non un imitatore del Bagaglino. Il suo compagno di merende e di vacanze al mare Travaglio che ne pensa? Sia che approvi, sia ch

QUESTA SPERANZA

Ti dico non finirà questa speranza Strozzata, rattoppata, inguardabile Impossibile eppure non redenta Non può finire, è il respiro dei folli Più la umiliano e più lei si ribella Vive all'arma bianca d'un sorriso Per inteso non se ne dà. Stanca Sconta la condanna a esser chi è Ti dico che fatta a pezzi come l'hanno Non è avvezza a arrendersi, non sa Che altro fare tranne che fiorire Nel deserto d'ogni circostanza Nell'imbuto di sogni di stanza E' speranza: immagina tu un mondo Che fa senza, che vinto si ferma Un giocattolo rotto nelle mani Dell'immenso senza più un domani Privo di colore, amore, senso Vuoto del dolore che risorge Margine di gioia la speranza Sbaglia sempre, non si compra mai Non si vende, è assurda come il vento Come un bimbo fa quel che non deve Non ascolta il tempo e se lo beve

UN PAESE DI MANIACI

Non trova spazio nel variopinto mondo dell'antimafia la prescrizione marxista secondo cui la storia si ripete passando da tragedia in farsa; lì al massimo la farsa scade in farsa più grottesca e poi nel trash puro, senza pretesa di credibilità. Ma vi pare possibile che uno in Sicilia possa venire minacciato a vita senza che gli succeda mai niente? Però non ditelo, non dubitate, non fate funzionare il sospetto della ragione e la ragione del sospetto, verrete azzannati dai farisei in carriera come il giudice antimafia fallito Ingroia, passato a difendere mafiosi e mitomani come Pino Maniaci, che infatti adesso si affanna a spiegare che è tutto un equivoco se non un attacco mafioso al suo assistito. La macchina del fango! C'è qualcuno, a proposito, in grado di recuperare gli articoli lirici, melodrammatici di Travaglio, del Fatto Quotidiano su questo baffuto eroe dei nostri giorni? Strano, gli amici degli amici dei giudici, quelli che sanno sempre tutto, quelli con la spocchi

PROPRIO ADESSO

L'ombra della notte sul vestito Su ogni macchia che scotta la pelle Tu, nemmeno tu hai mai capito Tu che ammucchi a palle i giorni miei Proprio adesso, che ora l'aria cambia Come manca sapere che ci sei Che posso ricevere il sollievo Di una tenue gravida scoscienza Orme nude, avanzi di gabbiani E mi scava il verme del silenzio Tra vie crucis di supermercati Sole a picco su commissariati Su meduse di sguardi scoscesi Adesso che tutto torna in me Non riesco a dipingerlo del tempo Che d'acerbità si disperdeva Ho paura se esco, se rimango Ho paura, mi credi?, della sera Dei ricordi, dell'uomo che sono Orfano di tutto, io ho paura

NASCONDINO

Giochi a nascondino e non ci sei Come estate su una cartolina Sai che avrò comunque voglia io D'ascoltare la bugiarda scia E' di un sogno ciò di cui ho bisogno Di cercarti l'ombra nello specchio Un prodigio sa di crudeltà Se rinnova un cuore acerbo e vecchio Senza mai il riscatto d'un sollievo Sera dopo sera cresce l'erba D'un cammino lastricato a chiodi E tu chiedi. Al vento, al treno chiedi Che ti passa a fianco, fra te e il mare Fa rumore e tu che sei già stanco Tu lo guardi ed i vagoni perdi Della gente dentro, dei magoni Prigionieri su binari amari Niente t'appartiene, tapparelle Muri torti, vicoli d'assenze Un miracolo, ora, adesso, qui Ma un miracolo c'è, sta nella foglia Che l'asfalto taglia ma non serve E se non ti serve mentre affondi E' l'affronto del tuo nascondino L'esistenza di chi non esiste La pazienza di chi ucciso resta E l'ottuso amore lo rovina