Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da agosto, 2015

Mondiali Atletica, la patetica Italia dei record negativi

Mondiali Atletica, la patetica Italia dei record negativi

OGNI MALEDETTO GIORNO

Me lo chiedo spesso: perché le foto di animali maltrattati o abbandonati mi coinvolgono, mi muovono a pietà e su quelle di esseri umani, molti bambini tra loro, deportati (sul serio, non come i nostri sedicenti ineffabili professori), uccisi a ondate, in mare o nel cassone piombato di un camion, glisso, lascio perdere? Forse la risposta è che c'è un limite all'orrore, le torture sugli animali per quanto inaccettabili le spiego, le colloco nella propensione allo stupido male degli uomini, i massacri vanno oltre e non riesco a capacitarmene. Usare quelle foto, quelle riprese no, è fuori discussione, non apparteniamo alla razza degli sciacalli; è sufficiente sapere, per stare male, per guardare un tramonto e trovarlo privo di senso, come il resto della nostra esistenza. C'è un abisso di disperazione nell'abisso della sofferenza causata dall'abisso dell'umanità, che non riesco a raccontare, travolge un po' anche me, uccide un po' anche me. A maggior rag

HO DENTRO

Ho dentro impermeabili che non si usano più, macchie di ghiaccio sporco addosso a facce sghembe, affilate, mal rasate, le facce di chi sta sempre in fuga o all'inseguimento. Potevo sentire vibrazioni malsane attraversare quei mantelli dai baveri assurdi, stretti da cintole colossali, buone per strozzare qualcuno o per impiccarlo. E ho dentro le corse degli autobus arancio, allegri mentre sbuffano il loro fumo dal comignolo, pieni di umanità frettolosa o annoiata, che mi facevano sentire in un grande villaggio, fatto di villaggi più piccoli ma tutti uniti da uno stemma che indicava qualcosa di comune, non saprei dire cosa, come ma anche io ne facevo parte, insieme ad altri milioni, e senza di me era un po' meno completo, era un po' meno villaggio. E ho dentro gli autunni che portano dischi e rimpianti d'estate, le docce di foglie di ruggine e l'aria che punge improvvisa e ti dice che hai un anno di meno e un anno di più. E ho dentro gli sforzi, i sorris

IL FARO 31/2015

Il Faro l'elettrorivista di MDP solo per chi si abbona in allegato pdf di posta elettronica ogni sabato il Faro tutto dentro

Motorhead, le sette vite di Lemmy il dannato

Motorhead, le sette vite di Lemmy il dannato

LE COSETTINE

Stamattina, la più banale delle incombenze, un bollo auto, anzi moto, perché era la Vespa che scadeva. Tutto fatidicamente normale, perfino rilassante, niente coda, impiegata gentile (la conosco da anni), un attimo e ne ero fuori. Un attimo, ma sufficiente a riportarmi in vita mio padre, che adorava quelle faccenduole noiose, “le cosettine” le chiamava ed io lo consideravo rincoglionito a 40 anni. Invece erano parentesi di normalità in una vita convulsa. In mezzo a quei piccoli traffici lui si ossigenava, erano il suo rehab ruspante, tornava a casa con un sorriso stampato che non capivo e un po' mi preoccupava. Ma adesso, anche io lì a sbrigare una cosettina e s'innescavano le suggestioni, il settembre dei ritorni, l'età che forse non ho mai avuto, e mio padre che invece c'era di sicuro con la sua esuberanza invadente. Io adesso ho più anni di lui allora e una vita molto meno ansimante, eppure riscopro la stessa attitudine e capisco che è l'altra parte di me, q

MI RITORNA IN MENTE

Settembre era il tempo del ritorno ed io amavo quelle prime piogge, cariche di ritorno. Inservibile il mare, ampiamente abusato, andavamo, prima di ripartire, a comperare le scarpe, che qui costano meno e ci si faceva l'inverno. Uscivo dallo spaccio coi miei camperos troppo grandi, poi tornava il sole ed era un sole duro ancora, ma non li toglievo. E sapevo che a scuola mi avrebbero preso in giro per quegli stivali troppo da cow boy, troppo clamorosi, troppo di provincia ma io ci viaggiavo dentro come il Gatto della favola. Non è che mi dispiacesse stare in vacanza: ma, visto che ormai stava morendo, non la sopportavo più quell'agonia e mi dicevo facciamola finita, che la città ci aspetta. Ero sempre il primo tra gli amici a rientrare, del resto ero pure il primo a sparire a fine giugno, e un'altra cosa amavo: quella sensazione di straniamento che via via s'impadroniva di me, ancora lungo la strada, ritrovando le vie che portavano a casa, per poi esplodere davanti

E NON CERCARE

Il segreto è forse spogliarsi di tutto. Senza esserne felici, perché la ricetta di tutte le sette, religioni, credenze, non funziona: rinunciare alle passioni non si può, senza ambizione un uomo è morto, persino una pianta si protende al sole. Bella scoperta, accontentarsi del nulla. Non è accontentarsi, è adeguarsi: ogni pretesa in più è autoinganno. Pure, non resta che questo a volte. Lasciarsi cadere di dosso, come foglie gialle, come tappezzerie sfinite, ogni tensione, ogni possibile domani. Accettare di subire la rinuncia, qualsiasi essa sia, e quindi un'altra e un'altra ancora. Abituarsi al dolore, la cosa più sbagliata e necessaria. Alzare le braccia e sorridere arrivando al punto di non chiedere più niente, neppure una ragione, una spiegazione, niente. Questo è spogliarsi di tutto. Questo è il segreto. Non la noluntas, il nirvana, lo zen, l'atarassia e tutti gli altri modi per fingere. È andare oltre la rassegnazione, che di per sé implica una sconfitta. Non c&

CHE SPETTACOLO, CASAMONICA

Cerchiamo di metterla sul ridere, tanto è l'unica cosa che ci resta. Dunque, i Casamonica. Un Clan da 2000 persone e cento milioni di impero, naturalmente criminale. Si definiscono zingari, e fortuna che nessun altro si è permesso: qualcuno avverta la Boldrini, casomai le suonasse irriguardoso, e avverta pure le bellanime allo spritz che difendono i nomadi col repertorio della emarginazione, la miseria, la cultura. Emarginazione? Non pare, sono una comunità che si fa gli affari propri e soprattutto quelli degli altri, arrivano ovunque, fanno cosa vogliono. La miseria? Non val la pena neppure discuterne. La discriminazione? Come no, infatti abbiamo visto un funerale proprio da emarginati, da diseredati. Di sicuro non da tassati, perché è noto che loro, i nomadi, i gitani, non scendono a queste volgari incombenze burocratiche, avete mai sentito di verifiche fiscali a sedicenti clan zingari? Questi (come i preti parassiti del vippismo sociale) sono esenti oltre la Costituzione, i

FOTTUTO è... come nessuno

AMAZON SMASHWORDS Babysnakes. Come ti vorrei ?   Come sei. E sarai. Nessuno ha vissuto la tua stessa vita. E' tutto troppo personale.   Alcuni passaggi magari. Io ad esempio mi ritrovo nei momenti in cui descrivi la malattia e la perdita di un padre (lontana ma sempre vicina). Mi ritrovo in certi momenti di noia mortale vissuti in gioventù. Il parco o il cortile condominiale che non sono gli stessi tuoi ma me li hai fatti ricordare. I giochi più banali come la raccolta degli anelli delle lattine trovati per strada per poi riempirci barattoli di vetro: lo scopo ? boh.   Gli articoli che scrivi sul Faro per me sono molto interessanti e importanti.  La prospettiva, la spiegazione della tua visione dei fatti chiarisce i concetti che vuoi esprimere in maniera profonda. Onestamente non mi interessa e non cerco paragoni con altri giornalisti (o come vuoi chiamarli) perché ho trovato nelle tue pagine tutto quello che mi serve. Come si fa a non con

Vladimir Luxuria, incoerente per natura

Vladimir Luxuria, incoerente per natura

IL FARO 29-30/2015

      A Ferragosto ci vuole sempre un Faro. Solo per chi si abbona. 

Ballata di Ferragosto per anime dimenticate

Ballata di Ferragosto per anime dimenticate

L'invasione dei festival inutili

L'invasione dei festival inutili

QUALUNQUE COSA

Sono inchiodato da una febbre che non passa, come mi capita intorno ad ogni ferragosto, al culmine dello stress di un anno che mi fa esaurire le riserve. Sempre la solita storia, anche da bambino, mattinate reiette a guardare il soffitto mentre tutti erano al mare. Sono qui che mi trascino senza uscire e un pensiero mi martella teneramente la mente: vorrei avere abbastanza soldi da potere adottare un bambino; e pure un cane. I gatti li ho, altri cerco di smistarli, di fare il meglio per loro. Un cane forse riuscirò. Un bambino lo vorrei, prima di morire. Ho sempre aspettato questa grazia, convinto com'ero, fin da piccolo, che chi adotta è genitore due volte. Mia moglie è d'accordo con me: non sono i vincoli di sangue a contare – io non li ho mai avvertiti, io che dormo dove capita, in un disordine da zingaro, e sono allergico ad ogni istituzione, e non riesco a tener dietro a qualsiasi obbligo e la burocrazia mi avvilisce, ecco, io ho un'idea diversa della famiglia. De

Dal caso Mika al Cocoricò: se i solidali sono pelosi

Dal caso Mika al Cocoricò: se i solidali sono pelosi

LA DITTATURA DELLA COMPASSIONE

Abbiamo letto che Martina Levato, la “bocconiana”, sfregiatrice paranoica insieme al “fidanzatino” Alexander Boettcher, è stata per così dire condannata dal gip di Milano a detenzione attenuata che sarebbe a dire tre anni in una struttura protetta per puerpere; dopo tre anni, del tutto libera e bella. E mamma. Si capisce, il figlio l'ha fatto apposta, in previsione di cosa le sarebbe successo. E probabilmente glielo lasceranno, magari scaricandolo sui nonni, come fanno quasi tutte le neomamme anche normali, che non vanno in giro a schizzare acido su chi incontrano per delirio d'onnipotenza. Insomma, chi ha avuto ha avuto (la faccia rovinata) e chi ha dato ha dato (l'acido). Funziona così? Secondo il gip di Milano e le belle menti comprensive, sì; anche secondo il don Mazzi di turno, in quando entrambi, ma chi l'avrebbe detto, “si sono pentiti, hanno compreso il male compiuto e vorrebbero sinceramente aiutare le loro vittime”. Lei, poi, è preda di un tormento interi

C'E' UN'ARTE NELL'ARTE (OPPURE NON C'E')

Un intervento  via Facebook sull'arte popolare di Mino Reitano raffrontata alla spocchietta indie degli attuali sedicenti artisti, accende gli animi: chi si dichiara d'accordo senza riserve, chi eccepisce rifugiandosi nel corner del de gustibus. Io non credo sia sempre questione di gusti: ci sono canoni, lineamenti critici dai quali non si scappa: la fuffa è fuffa e la nostra musica che scimmiotta regolarmente gli stilemi angloamericani è fuffa e non serve difendere un ascolto prolungato di dischi per nobilitarla: ascoltare è una cosa, capire in profondità un'altra. Tanto vero, che anche chi esalta, chi dice di ascoltare, poi non compra e i capolavori di fuffa ritornano subito alla dimensione che loro compete. Quella dell'oblio.  D'altra parte, hanno le loro ragioni anche quanti si affidano alle impressioni personali se è vero che la tecnica non è tutto, che un certo Keith Richards può permettersi di dire che lui ha il terrore di dare interviste a riviste seg

COME MI VORRESTI

Certi omaggi dei lettori sono affettuosi, commoventi, inducono a sorriso però fanno anche riflettere: come mi vorresti? Io mi porto addosso, certo è colpa mia, la fama del rompiscatole, del mai contento, sempre pronto a polemizzare; più semplicemente, non mi sono ancora abituato – ci sto provando – ai fraintendimenti di massa, quelle deliziose situazioni in cui uno comincia a dire che il cielo è verde e il sole sta sottoterra, e tutti gli van dietro. Per dire, se chiedere di spiegarmi il diritto all'impunità, in un Paese dove si moltiplicano le leggi, le fattispecie penali, dove l'omicidio non basta più, ci vuole il femminicidio, il piraticidio, e poi si disinnesca tutto con una bella campagna delirante e quattro cavilli in croce, ecco, se tanto basta a passare per eccessivo, terrorista, impossibile, cane rabbioso più che sciolto, ne prendo atto e più non cerco più rogne (anche perché sono stanco di chiudermi tutte le porte). Poi però mi sale il sospetto: se insisto nella

IL FARO 29/2015

Il numero attuale, ancora per poche ore: è in arrivo il numerone di Ferragosto... Il Faro, tutto dentro. Solo per chi si abbona. 

NOI

Sempre più ci incontriamo, per non farcela, per disperderci. Siamo noi, siamo i cattivi pensieri, quelli nati male per vivere male, quelli che si cercano a vicenda, si trovano, si affidano. E poi si perdono. Siamo noi, ci disperiamo l'un l'altro senza guarirci, abbiamo paura di quelli che siamo e che non siamo stati, siamo quelli che guardano gli altri passare e non capiscono come possano reggere al gioco della vita, come possano godersela e per un attimo li invidiano ma dopo inorridiscono perché ad essere come loro non saremmo noi, con tutti i nostri scompensi che ci tengono insieme: vedere le vibrazioni del dolore, ascoltare un filo d'erba crescere. Siamo noi, alcuni stanno male davvero, altri si sentono in dovere di ferirsi, ma nessuna terapia, nessuna psicanalisi, nessuna medicina può fare granché perché noi siamo avvolti da una camicia di forza che ci avvolge, quella dei nostri sensi, i nostri sensi di bambini sbagliati, ce la portiamo addosso, ci soffoca, ci stri

UNO STRACCIO DI VITA

Una telefonata mattutina racconta una storia lontana. Un remoto parente mai conosciuto, acquisito, insospettato, suppergiù la mia età. Cugino di mia moglie, che lo ricorda, da piccoli, lunghi pomeriggi a leggere i fumetti, amava Tex e sapeva scaldare il tempo col suo sorriso mite. Condannato a diventare un uomo buono, sempre solo, di quelli che aiutano tutti ma incapaci di trovare fortuna. Si sente male, si ammala, ma non smette mai di faticare, ogni giorno, da solo, in una città estranea. Un lavoro umile, il più umile del mondo. Dopo, sfinito, si cura. Da solo. I genitori neppure lo chiamano, per la sorella non è un fratello, amici veri non ne ha, un amore non ce l'ha. Chi si prenda cura di lui non esiste. Fuori dal mondo, escluso da ogni futuro, continua a lavorare e non sa che potrebbe fermarsi, aiutarsi, che gli spetta il riposo per malattia. Forse, chissà, neppure vuole, meglio la non vita di ogni giorno che un letto in un ospedale dove nessuno viene a trovarti. Da solo f

NEL VORTICE, ANCORA

Performer. Ho sempre esitato a cucirmi addosso questa definizione, ritenendomi coraggiosamente inadeguato come può esserlo un naif, uno che a un certo punto si è buttato senza avere letteralmente idea di come nuotare, soltanto deciso ferocemente ad esserci, da solo o al fianco di chiunque. Mai avuto paura, neanche la primissima volta. L'eccitazione sì, quella scarica elettrica nelle gambe che precede il tuffo nel vuoto sì, era troppo importante fondersi con chi c'era, fosse uno solo o migliaia. È ancora così dopo centinaia di occasioni, importanti, improbabili, auliche o disordinate, in un teatro, una sala d'aspetto di una stazione dismessa (il trenino che ogni tanto scorre sulle mie parole), un centro sociale, uno scantinato, una villa sontuosa incastonata dentro a un parco. È ancora così e adesso io non ho più timore di definirmi performer. Perché ho raccolto la mia sfida centinaia di volte. Perchè ho strappato stupore a chi mi ascoltava, gli ho sequestrato l'ani

QUANTI GALLETTI NEL COCORICO'

Il Cocoricò di Riccione, falansterio discotecaro dove si muore allegramente, ha un potente ufficio stampa ma è da escludere che possa corrompere gente di specchiata indipendenza e raziocinio come Oscar Giannino, Chicco Testa ed altri e allora non resta che concludere che anche a chi ragiona ogni tanto possa saltare la brocca: cosa c'entra lo spirito liberale e libertario con un locale che non sa garantire ai suoi avventori di uscire sulle loro gambe, possibilmente in posizione eretta? Il mitico Cocoricò ogni tanto per quanto lo chiudono perché ci è morto qualcuno, poi parte la campagna vittimistica e delirante e sotto la pressione vippaiola e popolare lo riaprono e ci si continua a morire. Vediamoli allora questi Chicchirichì del Cocoricò. Cosa c'entra, per cominciare, lo spirito liberale e libertario con un tempio dello spaccio che non sa e non vuole vigilare, se ne fotte di rispettare uno standard minimo di legalità e di tutela degli avventori? Gli spiriti liberali hanno

TUTTA 'NA FAMIGLIA

Giubila popolo e rallegrati a una notizia fondamentale: c'è chi vigorosamente lotta contro la tua estinzione. Forse ricorderete gli ottimi e soprattutto ottimisti genitori che, proprio da queste mie parti, alcuni anni fa fabbricarono 5 gemelli avviando nel contempo una impressionante campagna pubblicitaria che, tra sorrisi, canzoni & appelli, fruttò un tour televisivo e un contratto da una nota marca di detersivi, con tutto quel ben di Dio sempre da lavare. Bene, i carissimi hanno messo in cantiere una sesta unità, credo stiano puntando alla squadra di calcio, riserve comprese – sponsorizzata, ça va sans dire, e anche ça ira. Un esempio da seguire, indubbiamente, se vogliamo trasformare l'Italia nell'India. Siccome l'illuminato papa Francesco dice che siamo tutta 'na famiglia, così siete tenuti tutti a farvene carico, nessuno si senta escluso: verrete ripagati dal più grande spettacolo del mondo dopo Jovanotti, cioè lo sbarco sulla spiaggia di Porto San Gio

ASSENTE E' IL TUO COMPENDIO in memoria di Lugano Bazzani