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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

ALLA FACCIA DI CHI CI VUOLE MALE

A maracas ferme (così le agitiamo un altro po'), qualche considerazione dopo il mio pezzo sui Rolling Stones a Lucca che ha scatenato presumibili furori, perché il vaccino contro il tifo, inteso come fanatismo, non è ancora stato trovato e mai si troverà. Non mi ha stupito il livello, mi ha colpito la conferma del medesimo (a margine, direi che qualche amico animato dalle migliori intenzioni dovrebbe farsi un paio di conti e capire se gli conviene tenersi dietro la feccia: io, quella che avevo addosso me la sono scrollata tutta e da me nessuno si permette commenti meno che educati, all'indirizzo di chiunque: vivo meglio di prima, i numeri non sono niente se sono negativi). Quei furori scomposti sono la prova provata che il ragionamento medio, anzi mediocre, si regge sulla contraddizione; io ne ho individuate diverse, piuttosto interessanti. Primo controsenso, l'analfabetismo di andata e ritorno: al di là dei sapidi strafalcioni che non mancano praticamente mai in chi m

AUDIZIONI X FACTOR, LE PAGELLE DELLA TERZA SERATA

AUDIZIONI X FACTOR, LE PAGELLE DELLA TERZA SERATA

IL MIO SETTEMBRE NON E' PIU'

Ecco cosa mi piaceva di settembre. Le mattine frizzanti, le sere gentili. Quella luce che c'è solo in questi giorni, uscita dalla furia del sole, protesa già verso le brume infinite. La meraviglia quando il giorno si rompe e non è ancora notte, tutto continua imperterrito ma l'aria pare fermarsi d'incanto, restare sospesa, pare rifiatare, prepararsi come se i profili delle case dentro al cielo, delle cose sulla terra dovessero indossare il vestito da sera: è un attimo d'impercettibile consapevolezza sconvolta, i rumori arrivano in forma di evocazioni, tutto è dilatato per quel solo istante; poi i lampioni brillano, ed è un altro mondo, ti ci dovrai abituare. L'impressione che il limbo benedetto durerà per sempre, ogni volta che intraprendi una nuova giornata e poi i ritorni, dentro la città, nella città, i viaggi attraverso i quartieri e di ciascuno potevo assorbire la tensione, l'atmosfera, diretto verso casa, dove c'erano le vibrazioni che conoscevo m

GIUSTIZIA, IL BRACCIALETTO ELETTRONICO SINONIMO DI FARLA FRANCA

GIUSTIZIA, IL BRACCIALETTO ELETTRONICO SINONIMO DI FARLA FRANCA

AIUTI PER I TERREMOTATI RIVENDUTI SUL WEB: TRUFFA...

AIUTI PER I TERREMOTATI RIVENDUTI SUL WEB: TRUFFA SMASCHERATA NELL'ASCOLANO

FAZIO E QUELL'INAMIDATO ESORDIO SU RAI 1 CHE NON DECOLLA

FAZIO E QUELL'INAMIDATO ESORDIO SU RAI UNO CHE NON DECOLLA

ROLLING STONES A LUCCA: IL CONCERTO INDIMENTICABILE DI UNA BAND FINITA

ROLLING STONES A LUCCA: IL CONCERTO INDIMENTICABILE DI UNA BAND FINITA

AUDIZIONI X FACTOR, LE PAGELLE DELLA SECONDA SERATA

AUDIZIONI X FACTOR, LE PAGELLE DELLA SECONDA SERATA

INDIGNATI DI CHE

Tra i danni della rivoluzione informatica, l'inconsistenza narcisistica dei molesti. Sei in ospedale che imbocchi tua madre in un oceano di dolore e, plin plin, arriva la tempesta patetica che passa dal telefono. Stavolta sono di due specie comunicanti, i grillini democratici, estasiati dal santone che irride i barboni da 10 euro a pezzo, e quelli del paese più bello del mondo, così bello che ci hanno appena scannato una ragazzina. Plin plin, tutti furibondi a difendere il buon nome del paese, che poi coincide col proprio, laici ed ecclesiastici tutti contagiati da questa droga immaginaria, dell'immagine, in un profluvio di anatemi e di minacce a volte demenziali, da cui l'involontaria comicità degli inviti vescovili a non odiare. Perfettamente autografi, c'è pure la fotina della comunione o il matrimonio, perché, insegna Grillo, i giornalisti non meritano scrupoli, sono “leoni da tastiera” e da safari. Il buon nome del paese lo avrei compromesso io, non chi fa fuo

MORTO JAKE LA MOTTA, TORO SCATENATO E ARCHETIPO DEL COMBATTENTE

MORTO JAKE LA MOTTA, TORO SCATENATO E ARCHETIPO DEL COMBATTENTE

CARO GRILLO, A VERGOGNARSI NON DEVONO ESSERE I CRONISTI DA 10 EURO

CARO GRILLO, A VERGOGNARSI NON DEVONO ESSERE I CRONISTI DA 10 EURO A PEZZO

FARO 33-34/2017

Fermo restando che in ospedale la malattia più micidiale si chiama Barbara d'Urso; che delle mille puttanate climatiche non una si è verificata; che il razzismo è una cosa, la xenofobia un'altra e il buon senso un'altra ancora; che in tema di energia e riscaldamento la Cina ha avuto un'idea proprio atomica; che il giustificazionismo settantasettino antisbirri ha ampiamente rotto; che se tutto è stalking, niente è stalking (e invece lo stalking c'è ed è urgente riconoscerlo quando c'è e neutralizzarlo: non inflazionarlo); che in certi posti c'è il deserto turistico anche se i giornali non lo vedono (ma sono matti o pagati?); che il grassone maniaco della Corea del Nord ai nostri compagni salottieri piace, e come; che l'invasione, magari non c'è, ma le molestie sì e crescono; ecco, fermo restando tutto questo, il Faro è un appuntamento irrinunciabile. Per abbonarsi (via paypal, postepay o come vi pare) basta una mail a: maxdelpapa@gmail.com (chi r

PIETRAIE D'ITALIA

PIETRAIE D'ITALIA

C'ERO UNA VOLTA

Queste pagine, che sono le più intime e, forse per questo, le più apprezzate da chi mi legge, rappresentano una confessione di sentimenti. Le ho messe insieme, sorta di antologia minima, dopo tante richieste: non c'è un ordine cronologico o tematico, stanno qui, racchiuse in un libro, così come si sono scritte, cronache di me stesso, di ciò che ho lasciato indietro e non ho perso mai, anche quando sono esistite solo nelle mie sensazioni. Questo è l'unico modo che ho per tenermi, e tenere, compagnia. Spero che questi racconti di momenti possano trasmettere ancora una emozione e, se mai, funzionare da specchio per chi li farà vivere ancora una volta. AMAZON SMASHWORDS

MI VIDE

Adesso che stai male prigioniera d'un letto d'ospedale c'è una bell'aria fuori, fresca di cascata di speranza, di nostalgia e biscotti in una stanza e mi sovviene la chiesa di san Luca, la Madonna ove mi battezzasti, e mi sovviene quel quartiere immenso, e i tram e i prestinai e il bianco e nero di un'età a colori, e mi sovviene che tutto era buono e delle sere che s'illampionavano e tenebre minacciose mai, che devo aver settembre dentro il sangue e adesso che ci sei ma sei sfinita risento la tua mano e per la vita ho paura di perderla di colpo come non mi era successo e non è tutto, è che l'aria nuova, senza colpa, innocente l'aria bella che me la respiro non mi serve a niente, non è carburante, non più mi riposa se la faccio entrare e langue si sbiadisce questa festa che non c'è, riposo stanco, domenica vana e sei rinchiusa nella malattia e lontana, com'è distante tutto, ogni quartiere, ogni Madonna, ogni istante, ogni pianta e profumo e m

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È tornata a galla una vicenda lontana che fa ancora male, almeno a me, perché la polvere del tempo, delle ossa, quasi mai è indolore. L'aveva raccontata Giampaolo Pansa nel “Sangue dei vinti”, è una vicenda politica, di criminalità politica, di follia politica ma io, qui, mi astengo, e voglio che sia chiaro, da qualsiasi allusione o strumentalizzazione. È il caso di una ragazzina, Giuseppina Ghersi, che il 25 aprile 1945, mentre tutti festeggiavano il ritorno alla vita con la fine della guerra, vedeva concludersi la sua esistenza, a 13 anni, e nel modo più atroce: stuprata, torturata, infine liquidata da una banda di partigiani. Oggi. settantadue anni dopo, a Noli vicino Savona, volevano dedicarle una targa, un cippo, non si è capito bene ma l'Anpi, l'associazione dei reduci partigiani, ha detto no, considerando la piccola martire in fama di fascista. Una bambina tredicenne. L'avevano rasata a zero, coperta di vernice rossa, condotta in ceppi come un Cristo, poi st

MISS ITALIA, IL TRIONFO DELL'INCAROGNIMENTO

MISS ITALIA, IL TRIONFO DELL'INCAROGNIMENTO

IL SENSO DEI DEMOCRATICI PER LA DEMOCRAZIA

L'ho scritto e lo ripeto, non mi danno nessun fastidio, anzi, l'afflusso e la mescolanza di etnie, il mio problema è il come, sono le conseguenze, c'è arrivato, deo gratias, anche il papa, deve fargli bene l'alta quota oppure picchiare la testa di tanto in tanto. Il tempo, inoltre, rende fatalisti e induce ad accettare anche le sciocchezze della maggioranza (o della minoranza). Non così i sinceri democratici, le sentinelle della Costituzione, i gendarmi della legalità, dai quali non ho mai sentito (si fa per dire: il copione è sempre lo stesso) tanto disprezzo, odio, ferocia come dopo l'aborto dello ius soli; sfugge a costoro che, se in Parlamento non si è trovato il numero, forse è perché i parlamentari hanno realizzato che, di questi tempi, la faccenda non è esattamente prioritaria, anzi è percepita negativamente, piaccia o non piaccia, dal grosso di chi vota (ne informa oggi Ilvo Diamanti su Repubblica ); e, dal momento che la politica, come insegna Sartori, si

ROMA, MALATA CRONICA

ROMA, MALATA CRONICA

QUESTI MOMENTI

Si può essere felici seduti su una panchina, come un vecchio, al tramonto, con vecchie canzoni nelle orecchie, sulla punta d'una commozione, indifferenti all'indifferenza, sprofondati in righe che non hanno senso se non quello d'esserci? Forse no, ma ci provo. Perché non ho altro, non posso fare altro. Sono stanco: di sentirmi stanco e di riposo, dell'inverno che ho addosso e dell'estate proditoria, che mi strappa via i panni, mi sorride e si spoglia, si riveste e va via, si riveste d'inverno. Mi saltano addosso le stagioni ma non ho nessuno da cercare, nessuno da raggiungere e mi rifugio in me; queste righe che non dovevano essere ma sono. Sono loro, come sono io. E scopro una volta di più che non c'è modo più bello di perdersi, di ritrovarsi, di sentirsi solo, di sentirsi alieno, di sentirsi strano: una donna, la panchina più in là, mi sbircia quasi allarmata: che spettacolo è un uomo in calzoni corti e capelli grigi che si scrive assorto su un taccui

GLI SCONFITTI

Perché era così bello correre fuori incontro al sole di settembre a bordo di un motorino o un paio di scarpe da tennis e inebriarsi di quella luce, di quella musica, di quell'aria e illudersi che sarebbe durato per sempre? Perché ci si sentiva così leggeri, leggiadri, anche i pensieri cupi erano lievi, anche le nostre sconfitte, in fondo, che si potevano sempre aggiustare domani, ci si poteva provare, ci si poteva illudere? Perché c'era meno tempo dentro di noi, sulle nostre spalle? Perché non dipendeva da noi il nostro destino? Perché eravamo immortali? Ma la luce era lì, era quella di adesso, solo che non entra più nelle feritoie dell'anima, non penetra più, non asciuga il dolore. E tutto è più noioso, così noioso: quello che sappiamo, quello che leggiamo, quello che subiamo. Quello che siamo. C'era polvere che si alzava al nostro passaggio ed era pulviscolo tiepido, sapeva di un buon sapore di smog, che non ci avrebbe ucciso; non come questi atomi di memoria imm

SCRIVERE IL BLUES

Non conosco altra gente abituata a ricevere pensieri come quelli che mi arrivano, non credo ce ne sia. Questi messaggi non nascono dal niente, sono sfoghi che fanno male anzitutto a chi li scrive. Ce ne vuole per mettersi lì, lasciarli uscire, metterli insieme, mandarli. Affidarli. Nascono da altri scritti che a loro volta non vengono da soli, non sono figli di nessuno: la loro paternità sta nel dolore, nella solitudine. Nella sincerità. No, non mi pare di conoscere altri che abbiano con chi li legge un rapporto così viscerale. Che consuma. Che uccide e tiene in vita. Che è come una droga. Che mette un senso là dove un senso non c'è, dove stanno soltanto sconfitte. Che toglie un senso là dove lo avevi trovato. Ci sono tanti che si credono grandi giornalisti, grandi scrittori e invece sono solo robot. Fotocopiatrici. Dattilografe, o megafoni. Hanno successo, stanno dappertutto, ma sono inconsistenti. Prede delle loro stesse proiezioni, in cui si perdono. Dei loro troppi padroni

FARO 32-2017

Allo sbaraglio siamo di cattivi maestri e buone intenzioni, di pessimi informatori e di odiosi demagoghi. Di chi ti dice che il mondo finirà domani, scoppiando di calore o di guerra, che i buoni stanno tutti da una parte e hanno tutti la stessa faccia, che i cattivi sono sempre quelli che non pensano come i buoni; che i cattivi sono quelli che hanno paura e non quelli che la mettono; che i buoni sono quelli che parlano, e mai quelli che agiscono. E il Faro, in tutto questo sbaraglio, prova ad orientarsi. Solo per abbonamento. E' facile, spedito ed economico: basta una mail a  maxdelpapa@gmail.com  per tutti i dettagli. p.s. chi avesse provveduto, è pregato di darne notizia, in modo da favorire una organizzazione più precisa, senza interruzioni o intoppi. 

A PERDITA DI NOI

Adesso che la mia vita è un pendolo tra la routine e l'ospedale, sento più forte il richiamo di ore inaccessibili, da sprecare soavemente. Adesso che di tempo non ne ho, come ho sete di quella normalità che rilassa, che conforta. Mi piacerebbe perdere tempo seduto a un tavolino, profumo di caffè che esce dal bar e macchine che mi sfiorano, separato dalla loro fretta appena da una fragile siepe. Una bar come una volta, antico come un biciclo, non i caraibi di plastica che usano oggi. Mi piacerebbe avere la compagnia di un amico in mezzo al frastuono, e raccontarci cose che il mondo ignora, come fossimo i padroni della città che ruota intorno. E ridere e fumare e ordinare un altro caffè e poi, visto che ora s'è fatta, passare all'aperitivo. Consumandoci ancora di pettegolezzi meschini. Guardando le ragazze che neanche ci vedono, che ci compatiscono tra il divertito e l'infastidito. Mi piacerebbe passarci una domenica, in questo limbo, e sentire d'essermela merita

VENTURA, SPECCHIO DI UN'ITALIA SODDISFATTA DELLA PROPRIA INCONSISTENZA

VENTURA, SPECCHIO DI UN'ITALIA SODDISFATTA DELLA PROPRIA INCONSISTENZA
WALTER BECKER, RITRATTO DI UN CHITARRISTA RIVOLUZIONARIO

IL COME, NON IL CHI

Dei miei viaggi esotici, pochi ma buoni, conservo soprattutto una suggestione che sa di nostalgia: il gran casino, il mescolarsi delle genti, il trafficare tossico e vitale, come ad Hong Kong che è una Napoli elevata a New York e che avevo imparato a girare anche dove non si doveva, anche nella città sotterranea che ricordava una immensa Casbah. Là, nel termitaio torrido di malsana umidità, mi sentivo respirare, qui in provincia dove sto adesso mi manca l'aria fra gente ristretta che, per non sentirsi da meno, urla a un'invasione che non c'è. Questo per dire che mi trovo male, compresso tra i due fuochi del razzismo gretto, che c'è, e dell'antirazzismo militante, che non è meno sciocco e meschino. Non trovo, voglio dire, una via di mezzo in cui riconoscermi, una landa della ragione cui riparare: o da questa parte o dall'altra, ed entrambe sono palesemente assurde, ed entrambe non lasciano intersezioni, nella società civile, nei giornali, in politica. Quando

LUNGO LA STRADA

Ti ricordi maestra quant'ero vulnerabile in classe, anche da un fiocco di neve? Non sono mai cambiato, è quel che mi ha perduto ma mi ha anche salvato. Posso sempre rifugiarmi nei miei mondi inaccessibili, fatti di sensazioni che mi stordiscono come il più dolce dei narcotici. La fine dell'estate, fine percepita, non reale, è un momento straziante che consola, riporta chiaroscuri, confonde di squarci d'estate serotina, ma non posso più distillarlo come al solito: salendo in Vespa all'ospedale, per constatare ciò ch'è rimasto di una madre dopo due ictus, la strada si trasforma nel tragitto per andare a scuola: di colpo sono sotto il ponte mefitico che portava via Porpora in via Rombon, lo facevo tutto in apnea, sulle mia gambette magre, per non guastarmi i polmoni; un bagliore di sole e sono in direzione opposta, sul motorino orrendo “Chiù”, due blocchi di acciaio malsaldati per una testata da biciclo, che dopo un po' non ce la fa, diretto al liceo Carducci,

BATTISTI E L'AVVILENTE BATTAGLIA LEGALE SUI DIRITTI

BATTISTI E L'AVVILENTE BATTAGLIA LEGALE SUI DIRITTI

IL FARO 31/2017

Torna il Faro dopo la pausa ferragostana, e riprende discorsi che tutti sembrano avere già archiviato. Per esempio: se gli sbarchi calano, allora qualcosa si poteva fare. Il problema, in soldoni, erano le ong. Cafonissimo: mode sconce di italiani luridi, a culo scoperto en plen air, perché della decenza non importa più niente a nessuno (e qualcosa vorrà pur dire). A proposito di sconcezze: la solita moda di cercare, trovare un colpevole nella collettività se a sedici anni si divertono a farsi fuori di droga (i Cocoricò, però, non si toccano). Al PD vogliono far fuori Minniti, ma hanno bisogno di lui. Curiosa storia di un paese sul mare dove le quote rosa sono un pretesto per rientrare dalla finestra dopo essere state (giustamente) sbattute fuori dalla porta. Quei migranti stanziali fuori dai supermercati, che ridono, telefonano, ma indispongono, almeno me. Ma è proprio così necessario, obbligare i bambini di 5 anni a diventare gay? Perché l'Italia europeista farà la fine della