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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

DIVANO

DIVANO La mia stagione migliore E' quella che non ha futuro Che dipano su un divano scuro In un mare di visioni vane Avvertendo le energie perdute Così troppo lontane da me Mi sfiorano con linguaggio arcano Il tempo di un attimo che reca La disperazione della gioia Le traduco, provo a avvicinarmi Al fremito che m'ha appena trafitto Provo a rivestirlo di parole Inchiodato alla mia sola mente Sputato dal mondo, io alimento Di follia la stagione migliore

CE L'HANNO PER VIZIO

CE L'HANNO PER VIZIO Sono vivo, o almeno intero, per miracolo. Sto pass(eggi)ando con la Vespa lungo il viale don Minzoni di Porto San Giorgio, che in realtà è un delizioso vialetto con le piante già in prima fioritura, quando mi punta addosso un maggiolone guidato da una stronza che sta facendo manovra ovviamente mentre fuma con una mano e telefona con l'altra. Mi salvo con una schiavata mirabile, “un olè da torero”, avrebbe detto Lucio Dalla, ma che strana automobile però, tutta gialla e azzurra con delle onde disegnate sulla carrozzeria. Guardo meglio e c'è scritto “Costa Crociere”. Ma allora lo fate apposta, delinquenti che non siete altro. Ce l'avete per mission, quella di accoppare chi incrociate, per mare e per terra. M'immagino i colloqui, “Lei cosa sa fare?”, “Io so dirottare una nave contro gli scogli”, “E lei?”, “Io so travolgere uno scooterista al volo”. “Perfetto, assunti tutti e due”. Alla scena ha assistito un vecchio che rideva sdentato e fel

CAZZATE!

CAZZATE! E così anche marzo è andato. Portandosi con sé che cosa? Che domanda, l'ennesima stangata, che i giornali definiscono tale con una specie di sconcia euforia. Evviva, su le bollette, l'elettricità in particolare del 5% adesso e un altro 5% tra un mese. Ma ha ancora senso parlare di stangate come di botte improvvise, estemporanee? La verità è che l'energia scoppia ogni mese e se una stangata cala tutti i mesi non è più una stangata, è una progressione geometrica. Sarebbe questo, quello che “ci chiede l'Europa”? Sarebbe per questo che gl'ineffabili mercati apprezzano Monti (come no: più o meno come Obama)? Sarebbe questa la ragione del calo di spread, questa bolla di vapore che sale e scende per logiche che non hanno niente a che vedere con l'andamento dei conti e l'economia reale, se è vero che la nuova bottarella in su (non sarebbe meglio “stangata”?) è arrivata per punire i partiti che si erano già messi a far la forca a Monti, tanto per dir

LA FUGA

LA FUGA Sono stato del diavolo e di dio Sono stato dell'inferno e del cielo Ma nessuno m'ha risposto e da solo Ho salvato l'infermo che ero io Perché conosco l'incavo del tempo Che si rompe e silenzio ne sgorga E una nube fosca avvolge il cuore L'impacchetta e il gelo avanza ancora Ruba l'aria e senti te che muori Io mi persi tanto da capire Che non c'era più niente da avere Tranne una gran voglia di dormire Sopra i tagli, sopra le rovine D'un amare ingenuo, da bambino Un cercare disperato e immenso Nel passare d'anni come treni Carichi di droga e sacchi d'ossa Un ossesso in fuga dal suo specchio Giunto in fondo ad un binario morto E da lì ho scontato la mia sorte Messo insieme tutte le sconfitte E più giù, dove l'eternità finisce Io strisciai dalla coscienza uscito Per rinascere a stento da vinto Di me stesso orfano e nemico Io capisco adesso, riconosco Da un lampo negli occhi o di

IL GIUBILATO

IL GIUBILATO Tutti ridono per come Emilio Fede è stato liquidato, con una pedata nel sedere dall'ingrata Mediaset che ha colto la storia, vera o verosimile, del direttore-spallone che cerca di passare il confine con una valigiata di euro. Tutti ridono, compatiscono e già rimpiangono: Fede è il Tg4 (sai che merito), non si fa così, non c'è rispetto neppure per i cani più fedeli, eccetera. Ma possiamo ragionare in modo asettico, prescindendo dal personaggio e dai suoi tratti spesso imbarazzanti? Fede ha passato gli ottanta, era ancora lì a biascicare le sue notizie e notiziole, Mediaset gli ha offerto una seconda e anche una terza età dopo che lui si era bruciato la prima in Rai per faccende di gioco e di malaffare lealmente riconosciute. L'uomo è stato riconoscente fino all'eccesso, e allo sfinimento, verso chi lo aveva recuperato, ma anche chi lo aveva recuperato, Berlusconi, la Fininvest, non è stato ingrato verso i suoi servigi: lo ha ricoperto di soldi, gli h

FORSE SONO MATTO

FORSE SONO MATTO Due giorni che sono nervoso come un gatto, più dei miei gatti e non capivo perché e non lo capivo perché era troppo semplice: da due giorni c'è una ventana o, come dicono qui, una venteria che urla – siamo in campagna – e sbatte contro la casa e i vetri e mi agita, scompiglia i miei pensieri, mi riporta ricordi che non vorrei ritrovare, non vorrei mi trovassero e invece mi chiamano con la voce del vento, “Cercavi noi?... Cercavi noi?...”. Io invece in primavera voglio prendermela comoda e infatti se posso non rincaso mai fino a che il cielo non si è vestito per la notte. Voglio pensare che c'è più tempo, perché il giorno dura di più e puoi fare più cose o almeno farle lasciandole anche un po' andare, va bene, usciremo più tardi, tanto c'è ancora luce. Questo è ciò che mi piace di più della stagione “bella”, rivoluzionare le abitudini, sapendo che c'è ancora un margine di vita. Mi piace perdere tempo per guadagnarlo. Da ragazzo adoravo stordi

METTETECI UNA PEZZA

METTETECI UNA PEZZA Allora, l'ultima, per il momento, è che, dopo Travaglio alle prese con qualche insospettata talpa mafiosa, e in qualche inaspettato albergo mafioso (pagato, pagato, per carità...), un altro giornalista ottimista e di sinistra, di quelli che la sanno lunga e la insegnano, Baffone Ruotolo, se la spassava in vacanza a Panarea, pesce, sole e libertà con Massimino Ciancimino, il figlio di Vito, il sindaco mafioso, ma appena appena, del sacco di Palermo. Massimimo, ipse dixit alla Zanzara, ha qualche piccolo guaio con la giustizia attualmente, qualche esplosivo interrato in giardino, qualche riciclaggio, qualche patacca da Servizi maldestri, qualche carta compromettente, che vuoi che sia? Gli amichetti vanno al mare e si ricreano. E il piccolo Ciancimino è diventato una star, figuratevi, dell'onestà, della legalità ad Annozero grazie ai giornalisti con cui piglia il sole, quelli che poi fanno i legalitari antimafia in tivù e sui giornali. Ma da questa gent

PUNTO DI VISTA

PUNTO DI VISTA Sintesi dello storico incontro tra Fidel Castro e Benedetto XVI da mia madre: “Vogliono risolvere i problemi del mondo... ma se sembrano due impiccati! Parevano due appena tolti dalla fossa. Uhdio che sfacelo, tutti e due che respiravano a bocca aperta (fa un verso da dinosauro asmatico, ndr)! Di sicuro avranno avuto anche il pannolone... Si guardavano l'un l'altro con gli occhi fissi, di vetro, come i vecchi che si preparano a morire... Magari stavano facendo una pisciatina. Nel pannolone! Avevano dieci persone per uno intorno, ma no per scorta, li puntellavano se no cascavano. Uhdio, che roba, avevano 200 anni per uno! Si sono incontrati per l'ultima volta... Comunque Fidel Castro è messo male ma il papa poveretto è messo peggio, secondo me dura un po' di più quell'altro".

4 ANNI

Civitanova Marche, Libreria Arcobaleno, 22/10/2007 4 ANNI Stento a crederlo io stesso mentre lo scrivo, ma a quanto pare è vero, anzi ufficiale: il 14 luglio Paolo Benvegnù e il sottoscritto fanno la rivoluzione. La presa della Bastiglia avverrà a Civitanova Marche alta, nell'ambito della rassegna “Popsound” nell'ambito del festival Popsophia, che proprio col nostro reading-concerto si inaugura. La formula è quella nostra: alternanza di canzoni (Paolo) e poesie (Massimo), queste ultime comunque e sempre accompagnate dalle improvvisazioni di Benvegnù. Naturalmente non riusciremo mai a provare niente e ci troveremo dieci minuti prima di partire, senza avere idea di quello che succederà, e che sorprenderà noi per primi. In oltre venti serate ce la siamo sempre giocata così – nella più totale incoscienza, e direi che non ce la siamo cavata male: certe serate furono davvero magiche, certi momenti di intensità incredibile e misteriosa. Forse questa volta possiamo fare megli

ANTAGONISTI ALL'ITALIANA

ANTAGONISTI ALL'ITALIANA Ha suscitato scalpore la foto dei presunti nemici Monti e Camusso a pranzo insieme davanti ad alcuni bicchieri di vino che ne incrementavano un'euforia conviviale, affettuosamente complice. Ma scalpore perché? Solo gli ingenui e i lettori del Fatto quotidiano possono credere davvero a certi antagonismi fra privilegiati, gente che a livello pensionistico avrà il solo problema di contare le previdenze. È già stabilito che Camusso dovrà entrare nel prossimo Parlamento nello schieramento che fa capo a Monti e forse prenderà anche la presidenza di una Camera, da buona boss del sindacato. La cosa che fa davvero specie, di questo momento storico, non è tanto la politica predatoria dell'attuale governo tecnico ma l'atteggiamento connivente della politica dei partiti che, dopo avere organizzato insieme la grande spoliazione, hanno lasciato di comune accordo il cerino a un burocrate incaricato di prendere tutte le decisioni che loro non potevano p
Letta su un bancone di frutta e verdura: “Per motivi di igiene la gentile clientela è caldamente invitata a SERVIRSI DEL GUANTO”.

INVECCHIARE DA ARTISTA

INVECCHIARE DA ARTISTA Considerazioni leggere, fatue se volete, su come gestire un lascito d'artista. C'è chi si accartoccia sempre più, ma con stile e densità di contenuti, come Tom Waits. Chi con fatica tiene botta oltre il lecito, è il caso di Iggy Pop. Chi implode nei suoi soliloqui, ma con truce dignità alla Lou Reed. Chi scoppia credendosi infrangibile e così pregiudica (e anticipa) una splendida uscita di scena, vero Keith Richards? Chi sembra avere fermato davvero il tempo, e ci riesce solo Mick Jagger. Chi semplicemente si lascia essere se stesso, ma bisogna chiamarsi Bob Dylan. Chi si nega, non sentendosi più in grado, ed è l'immenso sacrificio di un istrione di nome David Bowie. E chi si lascia andare e pare schizoide nell'annegare in un passato al tempo stesso rinnegato, e questo si chiama Renato Zero. Confesso di non capire più un personaggio che era riuscito a scuotere l'Italia bacchettona e vaticana in tempi non sospetti e non facili. Uno che pagava

CALLISTO ALL'INFERNO

CALLISTO ALL'INFERNO (COL SONDINO) Era stata definita la madre di tutti i crack. Più di Citygroup, più di Enron. Oltre 100 miliardi di buco per la Parmalat, migliaia di famiglie rovinate, lui il bancarottiere Calisto Tanzi, che gli speaker chiamano “Callisto”, sprezzante, con la squadra di calcio Parma per ingraziarsi i tifosi-clienti, con la pinacoteca rubata in casa, quadri per oltre 100 milioni di euro, fino al giorno di farsi vedere scheletrito, il sondino sul naso nell'evidente intento di fare pena, la giaculatoria recitata, “sono pentito”, ma pentito di cosa, pentito da quando? Questa di Callisto è l'ultima, si spera, sceneggiata di un farabutto pericoloso che non rinuncia alla mascherata, al narcisismo grottesco neppure in finale di partita. Ricorda Sindona, hanno tutti qualcosa di simile questi grandi ladri, bancarottieri, truffatori in odor di mafia e di politica, ce ne fu un altro, il ministro della Sanità De Lorenzo, fra i piranha di Tangentopoli, poi comparso

THE EQUALIZER

THE EQUALIZER   Questa volta voglio parlarvi di una serie del passato, quando non esistevano ancora (per noi spettatori) le paytv, i telefonini e internet. Una serie lontana, che probabilmente pochi hanno visto all'epoca, ma talmente bella – bella, senz'altri aggettivi – da meritare un posto nelle vostre serate. Sì, forse qualcuno ricorderà il mantra sprigionato da un annuncio sul giornale: “Hai bisogno di aiuto? Chiama il Giustiziere”. The Equalizer è un ex agente operativo della Cia, riuscito a sganciarsi dalla bolla dell'agenzia ma non da quella della sua vita. Tormentato dai rimorsi e da ricordi che spesso tornano a braccarlo con terribile consistenza, non meno che dalle propaggini dei Servizi che naturalmente non vogliono lasciarlo andare (se non in una bara), drogato malgrado tutto di morte e di vita, il Giustiziere ha scelto di spendere il tempo che gli resta dedicandosi ai deboli, gli autentici disperati che gli telefonano urlando. Quelli che non hanno più una possi
Il mattino ha l'oro in bocca. Mario Monti: "Sento il peso delle scelte che ho fatto". Speriamo ti stritolino.
IL FARO N. 12 - ANTEPRIMA SIAMO TUTTI AGNELLINI Siccome ogni giorno ha la sua pena, tocca occuparci anche della miniaturizzazione di quanto ci è più caro. Eh, sì: il dipartimento di patologia riproduttiva dell'Università di Padova, e mai patologia fu più patente...   BELEN ONORARIA C'è un sindaco, vicino a Rovigo, che ha dato la cittadinanza onoraria a Belen perché si è tatuata una farfalla sulla fica... QUELLI COME ME Quando ero giovane e stupido, o magari più saggio di adesso, credevo che tutto fosse importante e che non scriverne equivalesse a un atto di viltà. E allora giù con corrotti e corruttori, magistrature violentate, paese da salvare, etica civile, libertà e democrazia, antimafia e legalità, regimi e controregimi...   FUKUSHIMA, UN ANNO DOPO Grande enfasi ha addobbato l'anniversario di Fukushima, un anno fa. Enfasi maliziosa, giacché, manco a dirlo, è stata tutta concentrata sulla distorsione della catastrofe, in modo da rilanciare il terrore nucleare, l'a

UN GIORNO COSI'

UN GIORNO COSI' Chissà per quale oscuro motivo aspetto la primavera tutto l'anno se poi, quando arriva, rinuncio ad abbeverarmene, evito di uscire. Forse perchè non ho più dove andare. Forse perché sono come i miei gatti, irrimediabilmente abbandonato alla clausura. Ma la ragione vera, sospetto, è il lacerante piacere di restarmene in una casa rivestita dalla primavera. I muri accesi, i mobili illuminati, un'altra luce, che ricordavo e non ricordavo, che avevo perduto e finalmente mi scalda. Allora ricordo che anche da ragazzo era così, ero così. Mi piaceva più immaginarmi fuori che andarci davvero. Sapere di potermi infilare per i meandri di una città trasfigurata, e infine lasciar perdere. Bastava il pensiero. Bastava la possibilità della libertà. E libertà è anche scegliere di perdere tempo per guadagnarlo. Non mettermi fretta, intontirmi nell'ozio domestico fatto di continuo daffare. Oggi è il primo giorno del nuovo anno, quello in cui cambia l'ora; smanio di v

LA MIA DEMOCRAZIA

LA MIA DEMOCRAZIA La democrazia di internet consiste nel lasciarsi insultare e diffamare da impuni che si tengono a debita distanza, spesso anche nominale; si risolve in un fascismo pseudodemocratico per cui la voce oscena di una minoranza volgare e cialtrona dovrebbe avere l'ultima parola. Mi spiace, qualcosa in materia ho studiato e questa impostazione non esiste e comunque non sarà mai la mia. Negli spicchi di rete che gestisco personalmente, accetto critiche, anche qualche sarcasmo, ma mai oltre limiti che ho tracciato con definizione chiarissima e irrevocabile, e che non lascio oltrepassare. Nei confronti di terzi, poi, questi limiti si fanno ancora più stretti: io non permetto a nessuno di offendere neppure chi sento come mio nemico (figuriamoci un amico). Ci si perde tempo? Forse, ma la distrazione non può essere un alibi, dal momento che sappiamo cosa scriviamo noi stessi e, grossomodo, cosa scrive chi ci segue. Conosciamo gli effetti delle nostre parole, dei nostri collegh

IL CANTO DELLA PIOGGIA

IL CANTO DELLA PIOGGIA Scroscia, adesso scroscia proprio E non è male, credi. Anzi mi piace Restarmene qua sotto con la faccia Picchiettata di gocce di pioggia Scioglie tutto, ogni malumore L'orribile stanchezza del dolore Cancella, fino all'ultima traccia E non fa niente se ti bagni, niente, E' un ricamo, nulla che un arpeggio Ineffabile di pioggia nel vento Lo senti schiaffeggiarti ed assapori Quello che non fa male, che t'innaffia Lascia che venga giù finché ne ha voglia Pioggia, è il cielo quando piange Le sue lacrime alle tue confonde Voce allo sgomento più profondo Cade piano, monta, poi rallenta Ancora, e quasi non la senti Se resti sotto, immoto, come roccia Non voglio più nessuno, adesso Pioggia Di città nera, gelida la sera A primavera, sopra il mare pura Scalpicciata con la testa nuda Punto da mille aghi andando in Vespa Sempre quella, non ti puoi salvare Non la fermi, non l'afferri e straccia Tormento d'incanto questa pioggia Tanta ne ho ricevuta

MI SCOPRIVO

Diventare pozzanghera io stesso MI SCOPRIVO In questa primavera che non c'è ancora debbo andare a cercare un regalo e ne approfitto per perdermi un po' con mia moglie. Arriviamo a San Benedetto del Tronto, che è un paese già grande, con alcuni viali centrali adornati dalle celebri palme e da negozi di tutto rispetto. Ma i negozi sono vuoti, che tristezza guardarli. Le commesse, dentro, che si annoiano, inutilmente sexy. I proprietari che escono fumando rabbiosamente il sigaro. Anche le librerie sono semideserte o proprio disertate, non parliamo di boutiques e gioiellerie. Sarà l'orario non proprio da shopping, ma la sensazione è che il giro delle spese sia morto da un pezzo, che anche il commercio di fascia alta sia in prognosi riservata. Osservo la gente, quelli della mia età ancora imprigionati nei piumini, nei cappotti pesanti, nelle sciarpe che li strangolano. Le ragazzine invece più sono giovani e più si spogliano, le tettine che occhieggiano da magliette sottiliss
Idilliaci scorci d'armonia domestica tra me e mia moglie. Io: “Hai rotto i coglioni, sei peggio della Fornero”. Lei (con dito medio alzato): “Fottiti, Polillo!”.

GIA' CHE CI SIAMO

GIA' CHE CI SIAMO Vi fareste tassare il cane, il gatto, il canarino o il pesce rosso da uno così? Quando si dice una faccia che parla, che dice tutto. Solo in un Paese non normale ma di pazzi, dove l'insania mentale si è ormai affermata, può capitare di sentire un sottosegretario all'economia, da tutti invitato per le sue gaffes efferate, dire “già che ci siamo tassiamo anche gli animali domestici” con un ghigno compiaciuto, ribaldo. E nella deferenza assoluta del conduttore di schiena dritta ma testa oscillante a molla come i cagnetti da lunotto. Tassare un animale per mantenere un Polillo e quelli come lui? Ma davvero siamo tutti andati di mente? Ma dove sta in questo caso la sacra indignazione che nutre i giornali populisti e anche i cosiddetti terzisti? Berlusconi ha portato nelle istituzioni una classe infima, ora imbarazzante ora malsana, in odore di criminalità oppure semplicemente incomprensibile come per i vari leghisti, veline o gli attuali presidenti delle due

ICARO

Laura Fortin, Out of the Cage ICARO Io volevo volare senza pace Su un mare d'acqua o di dune ambrate Come un giorno avevo visto fare Da qualcuno che sembrava felice Dopo aver seminato un altro se' Regalando il suo polline alla gente Io volevo volar via dal rifugio Nella luce a raggiungere il cielo Più profondo, ce l'avevo dentro Mi ci specchio, finalmente grande Moltiplicato in fondo a mille occhi Disperso, diverso per ciascuno Umile e superbo, disperato Fragile come erba nel mattino Forte come il tuono, onnipotente Volare dove morte non mi prende Non arriva al tuffo del mio cuore Sopra il soffio del vento scivolando Su lenzuola candide di lacrime E nuvole di creme dove mangiano Gli angeli dalle ali colossali Pure le sfido con le mie di cera Sulle stelle che furono già lutti Sopra i tetti che forano lo spazio Del destino che guardi con strazio Sopra la preghiera nel silenzio Della luna, pallida e divina Come la fitta che sinuosa sale E non sai perchè fa così male Il ben

UN PESCE CHIAMATO EUROPA

UN PESCE CHIAMATO EUROPA Sentito a cosa serve l'Unione Europea? A mandare un monito al commissario Montalbano perché mangia novellame, pescetto fresco “inaccettabile nel Mediterraneo” gli manda a dire la commissaria della Pesca Maria Damanaki che sembra una triglia. Avete capito, non le tragiche manfrine bancarie che innescano o cronicizzano le crisi ma il pescetto, è quello da vietare, che l'Europa unita non può proprio ammettere. Neanche per un personaggio immaginario. Potrebbe ben dire la madama Damanaki: se non hanno novellame sfamateli con lo spread. A questo punto è fin troppo spontaneo farsi una domanda: ma questo pesce secco chiamato Europa che ci lascia in balia delle turbolenze ma vorrebbe imporci o proibirci come mangiare o vestire, ha davvero un senso? Ce l'ha, ad oltre un decennio dalla sua inaugurazione che non ha ancora sostanziato un continente unito, uno Stato sovranazionale condiviso e come tale percepito ma solo una economia di banche, di presìdi finanz