Feste di maiale |
VOGLIAMO I COLONNELLI?
M'informo in punta di piedi là dove
nessuno vuole andare, per negligenza o per paura, per esempio nei
vari documenti programmatori del governo, e ricevo conferma che
quando vado sostenendo, non da economista ma da cronista che osserva
la realtà, è fin troppo vero: quello che ci aspetta, anche l'anno
prossimo, addirittura fino al 2016, sono sempre e solo tasse, tasse e
ancora tasse. Questo ha programmato Monti, che peraltro giura di
voler concludere la sua avventura a palazzo Chigi tra pochi mesi (ma
adesso che la Germania gli “ordina” di restare, cosa farà?).
Tasse vecchie e nuove, altro sangue da un corpo che non ne ha più,
che non può più darne. D'altra parte, sgorgano e sgorgheranno le
prodezze dei partiti: abbiamo imparato a conoscere i vari Fiorito,
De Romanis, Minetti, Rosi Mauro, i loro incredibili e osceni privilegi, ma quanti
altri stanno continuando, indisturbati e insospettati, a dare il
peggio di sé nei gangli del potere, nazionale e periferico? E la
gente – anche se suona qualunquista dirlo – davvero è stanca.
Nauseata dalle teste di porco (o di troia). Rassegnata, ma stanca. Non è un ossimoro, si può non avere più voglia e forza di reagire e lo stesso averne pieni i coglioni. Quando io, via facebook, pubblico qualcosa
a proposito dei politici, e magari mi diverto a dialogare coi lettori
per mezzo dei commenti, non lo faccio mai per uno sfogo fine a se
stesso: al contrario, le reazioni che ricevo mi servono per tastare
la pancia del paese, sia pure da un osservatorio circoscritto qual è
il mio. Ebbene, non mi era mai capitato di registrare tanta furia,
tanta violenza all'indirizzo di lor signori. Sento molti invocare un
potere forte, quale che sia, che ponga fine a questa anarchia
debosciata, e non è gente nostalgica del fascismo, anzi molti li
conosco per persone miti, ragionevoli, possibiliste. Ma la tolleranza
è finita, e forse è perfino durata troppo a lungo. Anche perché le
reazioni all'antipolitica della politica, quella dei partiti, delle
loro cariatidi, si sostanziano in bellimbusti come Matteo Renzi o
arruffapopolo forse anche pericolosi come Grillo.
Il paese non si orienta, non trova
alternative credibili, pare cieco; sembra davvero pronto per sbocchi
autoritari, e questo mette un brivido. Di sicuro, qualcuno che coglie
questi umori, e ci ragiona sopra, non manca. E forse ha terribilmente
ragione questa volta Giampaolo Pansa quando paventa l'avvento di
qualche divisa. Fino a ieri, non ci avremmo creduto: ci salverà
l'Europa, ci ripetevamo. Ma l'Europa ormai ci è avversa, come
istituzione non esiste, coincide col potere germanico che per le
divise ha sempre avuto un debole e per i paesi confinanti un
disprezzo patologico. L'America ha altro da fare, e con la caduta dei
muri ha perso interesse a difendere, orientandola e stravolgendola
quando occorreva, la nostra democrazia malata. La sensazione, ed è
una sensazione davvero inquietante, è che questa volta un golpe
potrebbe benissimo riuscire, e senza neppure trovare forti
resistenze. Nemmeno tra la società cosiddetta civile, che oramai ha
talmente sciupato la propria indignazione per le cause più strambe
(o strumentali), da non trovarne più di nuova. Il paese è
rassegnato, alla mercè di se stesso, dei suoi spasmi, delle sue
criminalità. Mi chiama un amico, più di un amico, un fratello,
artista, musicista, si trova a Capua, mi racconta: “Sapessi
Massimo, qui c'è una violenza che fa paura, la respiri, non ti senti
mai al sicuro”. Conosco quell'aria, e conosco quella sensazione. Ma
la violenza meridionale sta salendo velocemente, la “linea delle
palme”, come la chiamava Leonardo Sciascia per dire la presenza
mafiosa, viene su come una cascata alla rovescia. Una cascata di
lava. E non c'è solo quella, ogni città, ogni villaggio a qualsiasi
latitudine ribolle di furia, ci si scanna a qualunque età e tra
tutte le etnie, a Lignano, profondo nord, due balordi cubani,
fratello e sorella, come in un film di Tarantino torturano due poveri
coniugi per rapinarli, li macellano, gli tagliano la gola e poi vanno
al mare. C'è una demenza che è andata oltre se stessa, nessuno si
sente più sicuro, tutelato, compreso. Di lavoro non ce n'è e sempre
meno se ne troverà. I giovani o si arrendono o impazziscono. E
questi maledetti irresponsabili continuano con le loro feste e teste
di maiale, e poi vanno in televisione a gloriarsene. Non mollano una
poltrona neanche sotto tortura, la decenza non li sfiora, non la
conoscono. E la gente s'incazza sempre più, si suicida, si mangia
viva, e nuove tasse l'attendono. Brutto, bruttissimo momento, sospeso
nel vuoto.
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