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Visualizzazione dei post da giugno, 2016

ANCORA CANTO

Mi sono accontentato anche del vuoto Quante volte ho pregato, quanto ho pianto Mi son fatto bastare pure il vento Che mi portava via le foglie del tuo volto E di chi m'ha fregato anche il tramonto Io serbo la memoria come un morbo E ancora canto, forse sono morto E non me ne sono neanche accorto Sono come l'onde in questo mare Che non è lo stesso però è uguale Che un tempo era tremendo e adesso è sale Sulle ferite che non so guarire E se ritorno, ci sarà un motivo A questa gabbia che m'aspetta aperta Forse perché nel fondo del mio volo Io lo sapevo che di nulla importa Mi sono accontentato del dolore E se non l'ho capito è colpa mia Che m'affacciavo invano sulla via Del mio destino di periferia

Bud Spencer, perenne Bambino del western-fagioli

Bud Spencer, perenne Bambino del western-fagioli

5 CONTRO 1, E PAGA LA VITTIMA

In questo momento tutti festeggiano, giustamente, l'impresa dell'Italia contro la Spagna. Ma io voglio scrivere un pensiero per una tragedia che ormai non fa più notizia, tanto si ripete sempre uguale e sempre più spesso: nel Salernitano, in cinque minorenni violentano per tutta una notte una coetanea, rapita e trascinata in una squallida autorimessa deserta. Ecco, a me non interessano i discorsi, le statistiche, le considerazioni, le denunce teoriche, grandi come il mondo e inconsistenti come il fumo, e altrettanto tossiche; quello che so, è che quella ragazzina non sarà mai più la stessa. Tutta la sua vita ne uscirà segnata, e ha solo sedici anni. E non ha fatto niente per indurre quello strazio, non le si può neppure addebitare una condotta in qualche misura superficiale o spericolata: camminava per strada, per conto suo, ed è stata portata via. I suoi carnefici, perché tali sono, abietti carnefici, sono stati subito spediti nella solita comunità di recupero, coccolat

FARO 25-26 / 2016

Riassunto delle puntate precedenti: n. 25 della strage di Orlando e di chi sbaglia cordoglio; di cosa costano sole e vento; di un conduttore insonne con la faccia da Saxa Rubra; vi racconto il mio inferno, e non se ne parli più (una inchiesta, ahimè, sul campo, uno speciale d'altri tempi); di un disco fantastico, che difatti è opera di Fantastic Negrito; di un farabutto omeopatico contro i vaccini (forse grillino, chissà); di catatrofismo ambientale che non torna, anzi torna ma alla rovescia, ma va bene così (qui ci sono i dati, non le chiacchiere); di un mondo porco allo sbaraglio che crede basti cambiare parole per salvarsi; n. 26 dell'energia in Svezia e pure in Germania; di bufalotte per salvare il pianeta; dell'assurdo caso De Magistris, uno che se lo rivotano ci sarà un perché; del perché delle due grilline ci si chiede se saranno capaci (e la conformazione genetica c'entra poco); della storia minima di un cagnolino che ha salvato una signora anziana (non

UN GROPPO IN GOLA

Quest'estate, rassegnatevi, vi toccano i ricordi. I miei. Potete leggerli o passare oltre, ma io a straparlare tutto il tempo di Brexit non ce la faccio e così spero di voi. Oggi, pertanto, vi racconto della volta che mi tagliarono la gola. Avevo tre anni. Più esattamente, me la ricucirono, ma dopo avermela ricamata, e fu una faccenda lunga. Successe che ero nato difettoso, palato-schisi, dal greco "skizo", ma che maniera aulica per dire che non potevo parlare: difatti me la cavavo mugolando e gemendo, mia madre mi assicura che lo spettacolo era patetico. Di quel lungo limbo preverbale mi sono rimasti due superpoteri: poter penetrare le parole come quardi, odori, suggestioni, sfumature infinite, e saper risolvere a istinto le parole crociate crittografate, quelle coi numeri al posto delle definizioni. Ero un paradosso in calzoncini corti: riuscivo a leggere il Corriere della Sera a 36 mesi, ma non ero in grado di sillabarlo, la prima parola di ogni bimbo bello, "

TEMA: IL CONSUMISMO, VERGOGNA SOCIALE. IL CANDIDATO ESPONGA LE SUE RIFLESSIONI

Aspettami un attimo dice mia moglie, prendo due cose e torno. E io, rimasto fuori come il povero cane del cartello antico, "noi non possiamo entrare", mi disperdo ad osservare il cartellone di un detersivo. Rifletto. Sono cresciuto col mito maledetto del consumismo, croce e delizia, sollievo e senso di colpa, ma più la seconda che ho detto: il consumismo, questo lavacro collettivo, questo peccato dei tempi moderni, questa colpa di cui vergognarsi, questa debolezza inconfessabile, anzi, inammissibile. Davvero? Il consumismo che ricordo io, era fatto di passeggiate per mano a mia madre fino al supermercato "Unes" di via Vallazze, una cosa piccola, affettuosa, mica i megacentri di oggi. Entravamo e mia madre faceva incetta di detersivi, di saponi, era, ed è rimasta tutta la vita, una maniaca della pulizia e la casa sapeva di detersivi, di bucato, di luce, lei sempre pulita nei suoi vestitini freschi come fiori, io e mio fratello sempre puliti a dispetto della viva

Marco Baldini, l'inopportuno Lucignolo moderno

Marco Baldini, l'inopportuno Lucignolo moderno

DIRE "ALT" E ANDARE AVANTI

AMAZON SMASHWORDS e tutte le piattaforme digitali Leggo che l'ultimo disco di Renato Zero, "ALT", sta vendendo pochino: a costo di scrivere "l'avevo previsto", dirò che un po' mi spiace, ma non mi stupisce: sconta gli album precedenti, una persistente sclerotizzazione della formula e del personaggio; questo nuovo lavoro magari non lo merita, ma tant'è. L'analisi approfondita la faccio nell'ebook uscito da poco, "Giocare Agli Indiani", qui propongo solo un paio di riflessioni a margine. Parto dal suono, perchè non è vero che la prima impressione non è quella che conta: conta e come, e nella musica conta forse più di tutto. Bene, qui il suono è un po' più arioso che in passato, ma manca di incisività in particolare nelle chitarre elettriche, che sono puramente funzionali quando non decorative. Urge recuperare un manico di personalità, perché un bell'assolo, al momento giusto, trasforma la routine in scintill

PORCATE AL POLO NORD

Il Maestro Ludovico Einaudi che suona in mezzo a un Polo Nord che si scioglie, è complice di una porcata mediatica senza precedenti. Il Polo Nord non si sta sciogliendo, è una trovata di quella anonima terroristi ambientali di Greenpeace, smentita da tutti i dati scientifici seri . Chi sarebbe questo oracolo dell'ambiente? Una setta specializzata in operazioni al limite del codice penale quali assalti a piattaforme petrolifere, scalate di ciminiere e impianti, distruzione criminale di campi OGM, in un esibizionismo pernicioso ma senza scampo. Non ha una sede, non ci si può iscrivere, si possono solo donare soldi; non tiene riunioni, congressi, assemblee, le campagne di volta in volta adottate piovono dall'alto, i contenuti non sono mai scientifici ma emotivi, eclatanti, le denunce menzognere; chi comanda resta coperto, i funzionari entrano per cooptazione, ci sono uffici nazionali che concedono il marchio in una sorta di franchising alle diverse organizzazioni in loco; più

STORIA DI UN BALZELLO

Da oggi si pagano meno tasse, dice il premier Renzi. Lo dice, e sarà anche la sua realtà percepita, peccato che la sensazione comune sia affatto diversa. Ci sono tanti modi per abbassare le tasse alzandole, per eliminarle moltiplicandole, per cavar fuori balzelli dalla malafede: uno sta nella storiella che vi racconto adesso. Ha a che fare con il meraviglioso mondo delle auto storiche, settore di nicchia che dall'esterno viene colto come un lussuoso passatempo per ricchi e nostalgici signori. Qualche volta è anche vero, ma nella stragrande maggioranza le auto storiche coincidono con le auto semplicemente vecchie, al volante delle quali scatenacciano persone comuni che alle sirene dei nuovi modelli, dei generosi finanziamenti non possono arrivarci. Queste auto comuni, rassegnate ad invecchiare banalmente come chi le possiede, potevano fino a un paio d'anni fa contare sulla esenzione del bollo ordinario dopo 20 anni. Misura di normale civiltà, visto che chi mantiene un cator

EPITAFFIO PER UN'ITALIA UCCISA

Non potendone più di tigì indigesti, mi rifugio in una provvidenziale retrospettiva di Sergio Endrigo. Fanno vedere gli stabilimenti della RCA, città della musica dove si fabbricavano carriere e capolavori. Poi arriva inevitabile "Io che amo solo te", quel salto di sesta incredibile e raffinato, quel dipanarsi del filo melodico, arabesco di nebbia, di smog, di dolore, quelle infinite sfumature di grigio del 1962. Hai voglia a dire, era un altro mondo, ed era bello. Era più bello. Me lo ricordo anche se sarei nato solo due anni dopo. Tutto sarebbe cambiato, ed io c'ero. Respiravo quell'entusiasmo, a volte triste, a volte feroce, fatto di gran derby, di canzoni e di benessere che saliva da un'Italia provinciale, crudele se vuoi, ma migliore di questa. Non ancora corrotta dentro, non ancora marcia. Perso nella folla di un mercato domenicale guardo i miei connazionali: sono passati dal provinciale al coatto, sono trucidi e truci, nessuno ha una faccia simpati

HO IL BLUES

Sono notti difficili, non me l'alba ma io sorprendo lei, sul balcone la aspetto arrivare e lei si annuncia, un chiarore impercettibile, i primi canti d'invisibili uccelli; mi accorgo d'aver dentro altre aurore, e una di queste voglio raccontarmela qua. Vigile nel letto d'isterica attesa non mi muovo: suonerà mai la sveglia, o s'è spaccata? Quando Dio vuole trilla, mio padre si scuote, si rianima casa. Per l'ultima volta. Luci accese prima della luce, le stanze, gli stessi mobili hanno un sapore diverso; sembrano salutarci mentre accatastiamo le ultime robe: non fuggiamo dalla città, ce la portiamo appresso, come nella vignetta della Settimana Enigmistica . Ieri sera, con gli amici del cortile, ci siamo salutati per l'ultima volta: ci vedremo tra due mesi, una vita, e non so come farò. Ma il richiamo del mare è forte però. Solo un caffè per tutti, anche mio fratello che è piccolo e si diverte un mondo: si scende, mio padre oppresso dai valigioni. La 1

Red Hot Chili Peppers, il disco della maturità

Red Hot Chili Peppers, il disco della maturità

Musica, quando il cantante le suona al giornalista

Musica, quando il cantante le suona al giornalista

Ali, confessioni immaginarie di una leggenda

Ali, confessioni immaginarie di una leggenda

Muhammad Ali è morto, ritratto di un mito

Muhammad Ali è morto, ritratto di un mito

"ALLEI"

Pesco fior da fiore dalla pagina di una giornalista da battaglia che vuol convertire il mondo a colpi di luoghi comuni del politicamente corretto: i tossici migliori dei "borghesi", i più sensibili e fragili, le periferie dense di umanità sconfitta, i popoli del mondo migliori di noi, privilegiati del sistema occidentale, sterili e appagati. Piano un momento: noi chi? "Allèi", come diceva il conte Mascetti. Lei, che parla di scarpe in vetrina e politiche sociali, di diritti e soprattutto di ometti cattivi che la fanno soffrire. Mi sbatto da quando avevo 18 anni (14 in realtà, considerando un liceo durissimo e assorbito con dignità), mi sono preso una laurea sudando come un matto su libri prestati o fotocopiati, e se non mi avessero fatto perdere un anno nei soliti accidenti burocratici, mi trasferivo da Milano a Macerata, ci sarei arrivato perfino in corso. Tre mesi dopo stavo già a correr dietro a fatti e misfatti per il Carlino, lavorando in un bilocale da

L'IRRESPONSABILITA' DEMOCRATICA

Oggi ho avuto l'ennesima conferma che segnalare qualcosa di pericoloso non serve: prima, bisogna aspettare la tragedia, poi se ne può parlare. Se informo chi di dovere che una situazione di abuso e illegalità origina una condizione di rischio, come spesso accade, mi sento rispondere col seguente sillogismo: io dell'illegalità non so niente, non voglio sapere niente, non è affar mio, quindi il pericolo non c'è. Ecco perché poi sentiamo al tigì che due ragazzi o una coppia di vecchi saltano per aria insieme a una palazzina, o una famiglia scompare sotto le macerie o una casa viene inghiottita dall'alluvione e così via. C'è sempre qualcuno che non sa, non vuole sapere, problema risolto. Tanto, quando poi la magistratura, pateticamente, "apre un fascicolo", ci sarà tempo, a suon di perizie, controperizie e superperizie, per buttare tutto in vacca: la colpa sta a monte, signora mia, ci vogliono più risorse. Ogni strage, ogni delitto, ogni vergogna nazion

L'UNICA ESTATE ADULTA

Quando finiva la scuola io mi sentivo intorpidito come un pugile alla fine di un incontro. Mi ci voleva qualche giorno per riprendermi, non mi pareva vera tutta quella libertà, tutta insieme, improbabile come quando arriva una cosa troppo sognata. Quei primi giorni che mi separavano dal mare li bruciavo in casa, in convalescenza, uscivo il minimo. Recuperavo forze, volevo stordirmi in ogni minuto passato a ciondolare tra una radio e una merenda, sentivo di meritarmi quei trastulli e mi bastava affacciarmi in finestra per dominare il tempo. Era la sera, a chiamare. Passata la cena, i citofoni impazzivano e noi ci si trovava giù in strada a raccontarci il nulla spedendo un tramonto lunghissimo, indolente. Non ricordo d'essermi mai allontanato dal mio quartiere, ma era lì che tutti dovevamo stare, era quella la nostra aria. A ripensarci, vedo un branco di sfigati sui motorini, ma allora ogni istante di noia era benedetto e noi eravamo gatti che trovavamo eccitante ogni rumo

IL DISPIACERE

Qui in una nicchia di quieto dolore Nel dispiacere che non sai capire Che ti guarda coi suoi occhi di spine E sai già che non rinuncerai Alle continue rapine del mare Al suo gelido, scuro tepore Che qui giace, teso all'orizzonte Risoluto contro muri di pioggia Sbatte, rimbalza sulle ore Sull'anacoluto di un'estate Bella quando, se mai arriverà Qui in attesa, lurido di pianto Per l'eroe che cade, che non è Più quello di prima e il suo coraggio E' ruggine, non lo salva la brina Dell'orgoglio. Ogni giglio spezza Il profumo nella sera che viene Giunge da campane, sale i ponti Chiude i conti, punge nelle vene.

QUELL'INFANTILE, RASSICURANTE, ROMANTICO CATASTROFISMO

Il cantante degli Eagles of death metal è considerato persona non gradita in Francia da quando ha professato la sua fede nelle armi: un esaltato, senza dubbio, ma resta il fatto che a parlare era uno scampato per miracolo a una strage allucinante, in un teatro, il Bataclan, mentre suonava: anche ai terroristi islamici gli fai la predica sulle armi che portano morte, che portano guerra? Scomodare il sillogismo "più armi più guerre" suona bene ma non regge, le guerre, le armi essendo conseguenza, non causa diretta, di un fondamentalismo radicale da cui ci si deve pur difendere (in Africa anche di tirannie feudali di insensata crudeltà che scatenano moltitudini in fuga). Con le conseguenze collaterali che sappiamo, orrende, atroci, ma non evitabili. E' il radicalismo nell'odio, sottovalutato dalla premiata amministrazione Obama-Clinton, che pensa al riscaldamento globale, ad avere innescato una escalation da cui non è chiaro come difendersi. A Orlando la dissonanza

ORLANDO, 12/6/2016

Io non vedo Quale segreto debba celare un cuore Nudo, abbandonato nella sabbia Un gabbiano stremato su uno scoglio Incapace di volare via. Io non cado Anche se il mio letto resta intonso Un marzo senza voglia e senza forza Di fiorire nei colori, una voce Che trema mentre aspetta il responso. Io non credo Che nessun cuore sia diverso quando ama E muore. E le tracce disperse Dei suoi palpiti sono gocce di sangue Che cento lingue non potranno asciugare. Io non sudo Se in un caffè ci vedranno dirci Arrivederci mentre allacciamo anime In forse come a volte sono quelle Riemerse da un tuffo di libertà Io non cedo All'angoscia della stupidità Alla viltà, se spietata è la gente Che disperata si nasconde e spia Il mio dolore e lo pretende follia

IL FARO 23/2016

Un Faro va, l'altro viene. Nella settimana che si chiude si parla di: Satira, più o meno; Ricchi, poveri e jet privati per i ricchi che si curano dei poveri; santi peronisti dei nostri tempi; Mostri, quelli che siamo; questioni e diatribe teologiche (un po' imbarazzanti); carta, elettronica e sconoscenze varie ed orgogliose; un libro da leggere sulle serie tv, "La fabbrica dei sogni"; dischi da sentire, come gli UK Subs, e magari da sentire meno, come i The Kills; Europa, come è, come non è, come dovrebbe essere... C'è altro? Sì, ma lo scoprirete solo leggendo, abbonandovi eccetera. Il Faro. Ogni fine settimana, non manca mai. A minuti, il prossimo numero, solo per i fortunati abbonati...

ALI PER VOLARE è... "Come nell'angolo"

Su Amazon, iTunes e tutte le piattaforme di ebook "Libri di sport ne ho letti, e quello di Ali su Ali medesimo, "Il più grande", tra i primi. Mi pareva di essere lì, a bordo ring. Mi è successo di nuovo leggendo "Ali per volare", il che è notevole perché tu, come me, non hai potuto vedere di persona nessuno di quegli incontri. Eppure li racconti, senza trascurare lo scenario, come fossi nell'angolo. Avvincente". Lucio, Milano

PER FUGGIRE

La sera sul tramonto io prendo la Vespa, e viaggio, e giro ed ogni luogo mi parla della mia solitudine, una solitudine tanto crudele che mi riporta una tenerezza lacerante. Lì c'ero io, in quegli angoli, tentando disperatamente di vivere. Qualcosa è rimasto di me, di noi, i nostri fantasmi che si sorridono spaventati. Lì c'ero io, ombra in tramonti di latte, avvolto in camicie di forza di silenzio. Lì sono tornato ad ascoltare il canto degli uccelli, i fili d'erba crescere, il mio talento bambino, ed ho imparato a trasformarli in sensazioni pronte per essere raccontate. Trasmesse come un virus. Lì sono ancora io, in tutte le mie estati buttate, nei Natali mai avuti, foglia soffiata via con tutta la sua voglia di vivere. Io viaggio sulla Vespa e ad ogni luogo chiedo a Dio "perché", ma Dio non mi risponde e il suo silenzio è lo stesso di allora, è una sentenza, una condanna che non so capire, che non posso accettare. La sera sul tramonto io prendo la Vespa e

ALI PER VOLARE

Il mio omaggio al Campione Gli incontri che hanno fatto epoca, gli scontri, la storia, la figura di importanza cruciale nel XX secolo, la politica, la musica, l'iconografia Aggiornato a ieri, 4 giugno 2016 In tutte le piattaforme di ebook

Muhammad Ali è morto, ritratto di un mito

Muhammad Ali è morto, ritratto di un mito

NOI, UOMINI BESTIONI

Non ho mai creduto che questo fosse un Paese "fobico": becero sì, fobico o razzista no perché è troppo svaccato il popolaccio italiano per impegnarsi veramente. E poi, come argomentava Montanelli, come fa una nazione di profughi ad essere xenofoba? Non mi bastano i cori imbecilli allo stadio o le battute, più o meno divertenti, sul sesso, il razzismo è una condizione diversa, pervasiva, alberga nella genetica sociale, non nell'aneddotica. Specie se ogni minimo sintomo viene reso oggetto di fatwa da isteriche vestali della parità di idiozia. Detto questo, una generalizzazione me la concedo: a me pare che gli uomini siano (o siamo, se preferite) sempre più mostri: c'è una casistica che non lascia scampo. Donne bruciate vive, massacrate, avvelenate, torturate in tutti i modi, tampinate, stalkerate e il balordo di turno che alla fine mormora, non so che mi ha preso, come se fosse una giustificazione. Sulle cause ci si può confrontare - io vedo un mix di malinteso mal

IL FARO 22/2016

Menu di questo numero dietetico: Diete politicizzate (nuntereggaepiù...); Stato dietologo; Trattative e assoluzioni (sottaciute, sottaceto); la incredibile storia di Irene Pivetti, l'eterna ritorna; la involuzione, ma forse anche no, di Person of Interest, serie tv da vedere comunque; "Riparare i viventi", libro da leggere comunque; dischi da ascoltare comunque: Jayhawks, Kal Marks, The Fire Harvest... C'è altro? Sì, ma lo scoprirete solo leggendo. E abbonandovi. O rinnovando. Clima caldo, freddo o temperato, il Faro fiorisce sempre (intanto, è quasi pronto il prossimo...).

Dov'è Mario?, una sit-com apprezzata dalle sue vittime

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Zucchero deejay e gli altri riciclati della musica

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