Senza fondo |
GROTTESCO
Il
ritorno, ma quanti sono?, di Berlusconi sulla scena politica, a
vederlo in chiave nazionale, non è drammatico: è tragico. E non
prendiamoci in giro, lui è stato ben contento di mollare lo sfascio
a Monti, aveva perso ogni credibilità residua, i suoi trattenimenti,
strumentalizzati quanto si vuole, restavano comunque inaccettabili
sulla scena internazionale, che è sì ipocrita ma quale politica non
lo è? Poi, che lo spread a quota 500 condannasse lui mentre promuove
il Mollusco carnivoro, è un'altra storia, fa parte delle stesse
ipocrisie della politica e della finanza ma è un altro paio di
maniche. Una volta sgravatosi di responsabilità troppo pesanti,
Berlusconi, cinicamente come il resto dei partiti, ha atteso che
Monti sfasciasse tutto il poco che restava, assecondandolo, per
potersi ripresentare per l'ennesima volta come il salvatore della
patria. E questo è tragico. Ma non solo, non tanto per il suo
riemergere quanto per la compagine che minaccia di portarsi appresso.
Perché se c'è una responsabilità maggiore di tutte le altre, in
Berlusconi, sta proprio nel non avere allevato, in 20 anni di potere,
alcuna classe dirigente in grado di succedergli. O meglio, ha
allevato una classe degna in tutto del suo basso impero: si
considerava immortale e onniscente, ed ha imbarcato solo i lacché e
le troie che gli allietavano le serate. I tripudi di volgarità delle
feste romane sono un suo riverbero, una sua diramazione e del resto
lui non ci ha messo un attimo, dall'alto della sua esperienza, a
blindare una indecente, insostenibile Polverini. Ma, dato e non
concesso che pure volesse qualcosa di meglio, dove li trova a questo
punto dei soggetti almeno decenti? Ma non li vuole, possono dire
quello che vogliono, che i poteri e i giornali di sinistra gli hanno
apparecchiato una gogna devastante, e c'è del vero, ma resta che la
sua visione del mondo, e della politica, è quella, un impasto di
volgarità imbarazzante. Prepariamoci dunque a ritrovare l'eterno
gerontocomio dei Cicchitto, il parassitismo dei Gasparri e degli
Alfano con una generosa spruzzata di vacchismo siliconato e qualche
“nuova promessa” raccattata nelle suburre dei reality. A
pensarci, siamo oltre il tragico. Siamo al grottesco, trentatrè
volte grottesco.
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