Adesso? |
RENZI,
AMBRA E I BUFFONI
Sono
stato, per lavoro, a sentire Renzi che passava da Porto San Giorgio.
Non mi ha fatto cambiare idea, continuo a considerarlo più un
Jovanotti che un giovanotto, anche se dal vivo, prendo e do atto,
funziona meglio che in televisione, è (un po') meno evanescente,
esce dallo sloganismo a tutti i costi; probabilmente ha capito che in
televisione è impossibile far discorsi sensati, e oltretutto ha da
difendersi dalle imboscate del suo stesso partito, dai guitti e dai
presentatori a libro paga. Il cinismo del politico, ce l'ha già: le
parole che usa di più sono “sogno” e “bellezza”, scomoda il
solito Obama che a sua volta salta sulla bara di una ragazzina morta
in un attentato, nata l'11 settembre delle Torri Gemelle. Va beh.
L'argomento principe, la rottamazione dei politici di mestiere, è
apparentemente monco: non conta, con tutta evidenza, l'anagrafe, ma
la qualità, non il tempo speso in Parlamento, ma a far cosa; solo
che, a rinfacciare l'inettitudine di chiunque, si viene sommersi da
una frana di chiacchiere per cui perfino la Minetti può venirti a
vantarsi di avere varato il capitolato della riforma regolamentare
della lingerie, in un momento di drammatica crisi internazionale.
Così, alla fine l'argomento senile premia Renzi, che lo usa come il
rasoio di Occam: inutile discutere con chi è in malafede, e questi
fossili lo sono senz'altro. Renzi spande attorno a se una sorta di
ottimismo amerikano, questo è innegabile. Appena sceso dal pullman
elettorale, si è fatto su le maniche di camicia. Però, se si parla
di outsider, tra lui e Grillo non c'è paragone, il sindaco ha
tutt'altra impostazione, almeno un rigore di fondo, c'è (bella
forza, Grillo è un matto). La cosa che mi ha irritato di più del
suo concionare, su un piano teorico, si capisce, perché in soldoni
non me ne importa più niente, è il solito richiamo al protagonismo
della politica, se mi defilo, se non ci credo più, sono colpevole.
Tante grazie, ma l'ho già sentito da tutti, mancano solo la suddetta
Minetti e Fiorito: e vuol dire continuare a fare il fantaccino
democratico, partecipare alla liturgia elettorale per avallare faide
interne in vista di un potere già deciso in anticipo da altri
(Merkel, col benestare del santo abbronzato). Non è così facile, la
partecipazione democratica, non è vero che basta volerlo per
impegnarsi: rivendico la saturazione di coglioni del realismo, dopo
30 anni di prese per il culo.
Dove
invece solidarizzo con Renzi, è sulle caricature meschine che gli
fanno. Qualche sera fa, in televisione, è sbottato con un presunto
comico di regime, tale Zoro dalla
solita aria fastidiosamente poco scrupolosa, obbligatoria nel salotto
della Dandini, che muore dalla voglia di entrare in
Parlamento e scondinzola dietro al Politburo PD. Aveva ragione Renzi,
fargli fare la parte dell'Ambra Angiolini della situazione è una
bassezza; io ne avrei anche pieni i coglioni di questi sciacalletti
da talk show, che millantano indipendenza e sono, notoriamente,
marionette legate con tutti i fili possibili alla nomenklatura,
andiamo, che gli garantisce immeritati transiti in televisione,
colonnine da opinionisti, e siamo alla frutta, sui giornali, libri,
citofoni, in cambio di una sana e consapevole militanza che non
prescinde dalle miserie propagandistiche. Tutta gente che quando dà
un colpo alla botte del nemico, lo fa con tutta la malignità
possibile, e se poi rimedia con una carezza di piumino al cerchio, lo
fa solo perché gl'imputa di non essere abbastanza sinistra,
rivoluzionaria, neobrigatista, neolotta armata. Razza di imbecilli,
che fanno i buffoni per mestiere e vanno a rosicchiare là dove li
manda il Partito (maiuscolo, per la Madonna!). Poi questa
obbligatorietà del buffonesco, per cui non esiste programmino che ne
faccia a meno, andrebbe anche discussa una volta per tutte. Pare che
se non si butta tutto in cialtroneria, gl'italiani non sono contenti.
Io mi vergognerei di fare il pagliaccio a vita, un conto era
Noschese, l'unico capace di stravolgere un carattere ricalcandolo, un
altro i cretini che fanno l'opposto, pensano che essere artisti sia
ripetere, male, una voce a pappagallo e farle dire le cose più
improbabili e talvolta vergognose. Tutta gente che sta nella foresta
clientelare del partito, e che, altro che moralizzare, ha un fottuto
terrore che i suoi azionisti di riferimento spariscano.
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