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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

IL FARO 39/2015

Quasi sopravvissuto a un trasloco, Il Faro vi aspetta. Già da domenica scorsa. E continuerà. Il Faro, tutto quello che su Babysnakes non ci va. Il Faro solo per chi si abbona, per avere un punto di vista senza spese e senza sconti. Il Faro, ogni fine settimana in formato pdf nella vostra casella di posta elettronica. Il Faro vi fa male ma vi fa bene perché vi fa godere. Il Faro, tutto dentro. 

CHEAP WINE - MARY AND THE FAIRY

Succede nella vita di cambiare vita all'improvviso partendo da dove vivi e che il primo disco che metti nel lettore appena ricominci a vivere nella tua nuova vita sia Mary And The Fairy dei Cheap Wine. Ti metti lì un pomeriggio e ascolti e mentre ascolti scrivi e pensi che ti piace questo momento qui, con questa musica qui, sorprendentemente soffusa, vibrante come un gatto all'erta eppure sorniona, elegante, notturna. I Cheap Wine avevano incantato in trio per così dire acustico ma non troppo a San Ginesio, nel marzo di quest'anno, in combinata coi Gang; il disco che dopo la consueta battaglia coi mulini a vento hanno sfornato, va da sé autoprodotto, è di un mese dopo, poco più; qui in formazione tipo, in casa propria, Pesaro, Teatro Sperimentale, 30 aprile 2015, erano come treni nel colmo di un tour che non è mai finito perché loro son di quelli che suonano sempre e più suonano e più diventano bravi e se non suonano comunque provano e provano e provano, per non arrug

IMPUNITI PER UN IMPUNITO

Sì, lo so, sono presuntuoso, ma non mi importa o meglio ci sono costretto. Fatto è che le cose o non le dici o le dici come vanno dette e in questo caso non puoi evitare di ricordare che avevi ragione. (Anche) su Corona avevo ragione. Condanna definitiva a tredici anni per plurimi reati, scontati due, una estate dal sodale don Mazzi e quindi definitivamente libero a casa sua. Nella sua estate “sociale” il farabutto preferito dai vippi non ha mai smesso di trafficare da par suo: ha prodotto un paio di puttane per servizi porno, ha venduto merchandising, ha ripreso le fila della sua attività, già sprofondata in un vortice fallimentare truffaldino con tanto di evasione milionaria. Cosa che non turba i manettari alla Travaglio o i contromoralisti alla Facci, per una volta uniti nel perorare la causa del mascalzone. In estate una giudice di sorveglianza ha provveduto, infine il Tribunale di Milano ha di fatto cancellato gli undici, dico undici, anni residui. A riprova non tanto che la

OGNI FAVOLA E' UN GIOCO

La favola sempre bella degli onesti che vogliono ripulire il mondo dalle kaste coi loro intrighi s'infrange sulla realtà. Edoardo Bennato, cantante retorico bisognoso di rilancio, va da un “caro amico” in fama di giornalista grillino, uno di quelli che sanno poco di tutto ma molto di come ci si arrampica, e qui se la cantano e se la suonano. Poche ore dopo, il Bennato presenta in conferenza stampa il suo nuovo, non memorabile disco e i giornalisti veri trovano in cartella la preventiva recensione, ma meglio agiografia, a firma del caro amico ospitante. Non chiamatela marketta perché è peggio, spira il fiato pesante della politica, l'Edoardo che a 70 anni ancora la mena con il ruolo da outsider, da grande incompreso figlio del sud penalizzato, è passato dal dubitare al consacrarsi al credo grillesco e le gratificazioni sono arrivate come per magia. Quanto alla controparte, dovrebbe pensarci l'Ordine, ma un Ordine politicizzato che si sveglia chiurgicamente per pochi rei

Bowie, il ritorno: ritratto di un mito che non si spezza

Bowie, il ritorno: ritratto di un mito che non si spezza

AL MERCATO DELL'USATO

Non mi interessa delle logiche interne, non mi importa se dentro Mediaset c'è chi vuole far fuori la Barbara d'Urso, quello che conta è che Barbara d'Urso, o Carmelita, o come cazzo la chiamano, fa un lavoro schifoso, la jena che specula sugli sciacalli. E non sono insinuazioni ma dati di fatto usciti dalle intercettazioni – non mi curo neppure se fatte trapelare ad arte dalla solita magistratura machiavellica. Barbara d'Urso è una che sa fare solo quella roba lì, quella fetida televisione lì, fuori dalla sua bolla gonfia di miasmi la vorrei vedere a premere un bottone o fare una “O” con un bicchiere. E allora è inutile, non dico deleteria, ché non me ne frega niente di fare il trombone, dico inutile, superflua, ornamentale, prescindibile, cancellabile, removibile. Con buona pace degli antagonisti del mercato che lo totemizzano appena fa comodo, e sono gli stessi convinti che “Ascanio Celestini fa bene a prendere trentamila euro se gleli danno”. Cazzate monumentali

SALVATEMI DA QUESTO IMMONDO

Due pensieri buttati là tanto per rilassarsi tra una fatica e l'altra di questi giorni convulsi; ma sono pensieri peggio che rabbiosi, pensieri delusi, rassegnati. Pensieri, se volete, di un vecchio, che non ne può più dell'orgia di squallore a buon mercato, di osceno nell'accezione-intuizione di Carmelo Bene, fuoruscita dalla sua scena per invadere ogni contesto, aggiungerei anche il più distante, inadeguato, imbarazzante. Uso proprio questo termine, imbarazzante, perché sempre più io superato, io vecchio precoce mi trovo imbarazzato. Non vergognoso, proprio in imbarazzo come al cospetto di qualcosa di incongruo e di mediocre che arriva ovunque, invade tutto con il ricatto ipocrita, se non lo accetti, se non stai al gioco, allora sei un baciapile, una beghina schiava delle sue repressioni. Un vecchio no, perché oramai i vecchi sono più debosciati degli adolescenti in fregola. Sarà. Di cose in vita mia ne ho viste, e debbo anche confessare di avere fatto la parte mia,

INTERVISTA SU KEEF via Spreaker

INTERVISTA SU KEEF

CARO SALVINI, SENTI UN PO' QUESTA

Piccole storie di muri e leccornie. Debbo affrontare un trasloco e i soldi sono quelli di una lepre in viaggio, per cui debbo affidarmi al sentito dire e alla buona stella. Così mi ricordo del biglietto lasciatomi nella cassetta della posta da un tuttofare chissà quando, dev'esserci ancora da qualche parte maledizione, ringhio a mia moglie. Voilà, stava sepolto sotto strati di cianfrusaglie, lo rileggo, fa tenerezza: devi fare questo e quest'altro, non sai come fare, cerchi serietà e qualità? Segue telefono. Lo chiamo, combiniamo, eccolo, un tipo mingherlino, giovanissimo, del luogo, fa tenerezza più del bigliettino, specie quando avanza una sola richiesta: poter essere pagato a giornata, non ne può più di quelli che alla fine gli dicono chi ti conosce, non sganciano e minacciano pure. Ci mancherebbe, anzi gli anticipo subito due giorni e poi altri due, senza discutere sul compenso. Lavora insieme a un coetaneo, mi combina un gran casino ma le cose da fare sono diverse e i

VAUDEVILLE

Il volto di un gabbiano. Dico il volto Qualcosa, una brezza che entra piano Nell'ebbrezza di odii tutti uguali Voli rasoterra da maiali Di gente senz'ali, con il piombo Nelle ali. Il piombo del tempo Senza tempo, un attimo di gioia Quasi evasa da albe di risaia Fingere ogni rosa nelle torve Disperanze che all'altro vada peggio Ma che c'è di peggio che morire Come me tu dentro il videogioco Della vita che più non t'ascolta Del rosario di “c'era una volta...” Che riempie ogni vuoto di vuoto E di attesa e di vile impazienza Sulla inerme bambola di pezza Amarezza inerte che accarezza Quel tuo vaudeville che chiami orgoglio E così ogni sera altre due stelle Togli dal tuo cielo di petrolio Mentre cerchi il volto di un gabbiano Dico il volto. Un barbaglio lontano La sua scia che scivola sull'aria Di corrente correre in corrente Gli occhi sopra il mare senza cuore Senza pace eppure essere felice Nella vanità di scomparire

Neri Marcorè: «Sì, rimpiango Berlusconi»

Neri Marcorè: «Sì, rimpiango Berlusconi»

IL FARO 35-36-37/2015

Implacabilmente vostro, ogni fine settimana. Per chi si abbona

PERLA NERA

Mi ha regalato un dolore e non sapevo Come ricambiare, cosa dire Mi ha regalato un dolore e non avevo Proprio niente da offrire, neanche un fiore Una meraviglia di dolore Tenero, indifeso come un figlio E adesso io lo porto con me Mi tiene compagnia, giochiamo insieme Dà un senso ai miei pensieri, ad una vita E' la malattia che mi ha guarito Il burattino che sorride complice Piano mi rincuora ed io mi sento Nobile. Sì, io mi sento un altro Col mio dolore nuovo, immeritato Non avevo mai avuto che paura Mai avuto un'avventura così E' un privilegio e non mi sento degno Chissà perché è toccato proprio a me Insignificante come sono Come i sogni che non ho mai osato   Manovale d'umile realtà Che non vola, rassegnato a se stesso Se vuoi sapere cosa provo adesso Sono ricco e ho voglia di volare Incontro all'universo, ho un mare dentro Grigio contro un cielo color pioggia E' una perla nera, un dio che piange Una benedizione da scontare C

PRIMA CHE IL GALLO CANTI

A rimanere più impresse dopo l'ennesima strage in un college americano sono le facce, le storie delle vittime. Facce di gente umile, che frequentava una università di ultima scelta, sfigato pure il nome, per diventare pediatra, appassionati di softball, “figli perfetti”, sconfitti dalla vita che si erano rimessi a studiare a 60 anni. Facce, storie, sogni da ultimi, di quelle che ci vorrebbe Tom Waits a cantarle. Se l'è portate via un narcisista rabbioso. Nove nessuno, ma hanno difeso la loro fede fino alla fine, sapendo che sarebbe volata via con loro. Di storie così ne succedono tante, come ha detto il politico Jeb Bush, della nota famiglia di presidenti, e se ne vedono praticamente in tutte le serie televisive, l'America i suoi panni sporchi li lava in pubblico o perlomeno pubblicamente li esorcizza. Tutti puntano il dito contro le armi, che sono sì una assurdità americana, ma stanno diventando anche l'alibi perfetto, il dito da guardare anziché la luna. Non si d

UN PICCOLO FUOCO

Ti vendo le mie parole Per niente te le regalo Mi darai quello che hai Un momento... Se mai ti canto le stelle Quelle che ho preso e che ho perso Sera per sera in un posto Diverso... Tu lo potresti pensare Che le portavo nel cuore Fiaccole per non morire La sera?... Vieni ti spiego cos'era Che da quel mare d'amore Tremule luci pescava Di voci... Ora ce n'è un cimitero Croci leggere fra le onde Io non le conto se scende La sera... Fermati, non andar via Ho acceso un piccolo fuoco Fermati ancora per poco Ti prego... Ora sei tu la mia stella La sentinella che sventa Stille invadenti sul volto La sera

PELLICCIA DA VOLPEDO

Che certe facce da museo, qualche volta anche poco raccomandabili, tirino gli schiaffi, non ci piove. Che latrando di giustizia sociale si arricchiscano a spese della giustizia sociale, è sotto gli occhi di tutti. Che odiando il capitalismo si ritrovino capitalisti come pochi, è un fatto. Però non è vero che i vari Negri, Piperno, Capanna, Bertinotti, Vendola e tanti altri (Ingrao...) non siano coerenti, che abbiano tradito la loro idea: al contrario, se c'è una coerenza nelle loro vite è proprio questa, il comunismo essendo precisamente questo: fare carriera nella burocrazia e nelle istituzioni di partito e sindacato. Con il che si spiega l'avversione di questi individui per il merito, la responsabilità individuale, la libera intrapresa: mica è da tutti, mettere insieme babypensioni milionarie da inetti dopo una intera vita inutile, di cialtronaggine: i poveri, gli ultimi, la giustizia sociale, infatti, sono pretesto, mezzo, viatico. Anche tappeto, se occorre, e nella sto

LIQUIDARE

Ospitate, programmi televisivi pronti, sponsor: la riabilitazione di Corona è la cronaca di una buffonata annunciata, dovrebbe risponderne anche la disinvolta giudice che gli ha concesso di evadere in quella finta comunità di recupero che è il resort di don Mazzi, finto prete con predilezione per il liquame vip, che si trasforma pur sempre in pioggia dorata. Tre condanne, una settantina di imputazioni, testimonial eccellenti nella stampa da destra a sinistra, da manettara a lassista: cosa nasconde questo tizio, che con tredici anni definitivi esce dopo due e subito produce uno spettacolo porno con due sorelline che si sleccazzano? Sì, dovrebbero rispondere in tanti di questa curiosa riabilitazione, sarebbe bello capire, conoscere le mosse successive di tutti, giudice comprensiva, prete vippaiolo, giornalisti amici, sapere se e in che precisi rapporti sono rimasti col Corona, se persiste qualche interesse a lasciarlo impune, più che libero. Ci sono le querele e c'è il garantism