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Visualizzazione dei post da dicembre, 2011

GESSO

GESSO Per chi è inchiodato a un marciapiede Per chi è spalmato sulle strade In un monolocale a ruote O in fondo a un centro commerciale Per chi marcisce in ospedale Senza una visita a Natale Per chi è all'ultimo banco a scuola Per chi nel buco ci ha una suola Per chi non ha scopato mai Per chi fa un'orgia, ma di guai Per chi ha un'inutile ricchezza D'incomprensione e tenerezza E non risplende mai alla festa Non è mai grande, ma gli basta Tenersi compagnia da solo Un sogno, un film, la luna in cielo E dopo a letto senza un volo Cullato dal ronzio del gatto In un silenzio ch'è un ricatto Per chi non l'ascolta nessuno Per chi svanisce come fumo Quando si perde tra la gente E guarda in alto, fra le piante Conta le foglie, poi sorride Vede ciò che nessuno vede Per chi non confessa a se stesso Che non gli piace esser di gesso, Che la disperazione è frutta Amara e dà l'indigestione Per chi si alza la mattina E sa già che cosa l'aspetta Ed è già stanco appena

FERMATELO!

FERMATELO! Duemiladodici, punto e di seguito: su benzina, bollette, canoni e tariffe. Se non lo ferma qualcuno, questo avvoltoio ci mangia tutti partendo dagli occhi. Io non so come farò a trovare, secondo stime prudenti, altri duemila euro in più per tirare la vita: e così non spero di voi. Ma finché avrò una connessione, e un blog, non mi stancherò di denunciare che questo sciacallo dalle zanne gialle ci sta cancellando come un cancro. Fermatelo. Fermatelo. Tutto era già fermo, adesso è immobile, è morto, non risorgerà. Niente ripartirà. Nessuno può investire più su niente, niente può cambiare, scrollarsi di dosso questa paura narcolettica. Fermatelo: non sta restando niente per leggere, andare a teatro, a un concerto. Fermatelo. Lui e quell'altro irresponsabile del presidente della Repubblica. Siamo ad un passo dall'esplosione della disperazione. Vogliono tar-tassare anche gli alcoolici, i cibi che non gli piacciono. Solo bio, e del più caro. Quello che possono permettersi g

IL PREMIO

Remo Brindisi, Vincitori e vinti IL PREMIO Ci hanno detto che erediteremo la terra Perché ce l'hanno sottratta quando eravamo Intenti ad esistere a dispetto Di chi ci sotterrava giorno a giorno Contando le nostre cicatrici Ma a cosa può servire la terra A chi non è più, non le appartiene Chi è divenuto terra nella terra? Ci hanno detto che conquisteremo il cielo Quale premio delle nostre cicatrici Ingiuste, accettate con amore Irredento sino alla follia Ma a cosa può servire un cielo Dove saremo condannati a cantare La gloria di chi ci ha messo in terra? Io davvero non so immaginare Un premio più crudele, più volgare Una pietà più spietata di così Un trionfo che non ci appartiene Così come non siamo appartenuti A noi stessi, lapidati d'attesa Vivendo, se vuoi chiamarlo vivere Quelle cicatrici le ho contate Niente potrà chiuderle mai Niente potrà mai fare in modo Che non fossero, perché sono state Cancellarle, premiarle, non ha senso E' impossibile, non voglio restare Ne

MONTY PYTON

MONTY PYTON Cronaca di una conferenza illuminante   Sono stato ieri ad una conferenza, alla libreria Rinascita di Ascoli, dove il mio caro amico Emidio Giovannozzi, tramite un altro comune amico, Dino Pulcini, aveva invitato un giovane economista, originario dell'Ascolano, attualmente impegnato a Londra, dove lavora nel settore finanziario. L'ho ascoltato con piacere e con sollievo: è un liberale, un einaudiano, come me, e quelli come noi ormai non sono neanche più roba da museo: ma da serraglio, o, meglio, da riformatorio: le ricette oscillano tra lo statalismo privato di Berlusconi e lo statalismo onirico di un Vendola. Quindi abbiamo torto noi. Eppure Fabio Agostini ha sviluppato una disamina, semplice nella forma quanto approfondita nella sostanza, che ha confermato tutto il mio pessimismo: Monti le sta sbagliando tutte, non fa che ripetere la mazzata di Amato una ventina d'anni fa, a maggior gloria di un sistema corroso, corrotto, marcio, ma che va mantenuto tal quale.

NEL FIUME

NEL FIUME Non rispondi più Sposa in veli che trasporta il fiume Vita mia Scivolata via senza ragione Arresa dopo tutto il lottare Non mi levo più Dalla notte che contiene il sole Dal mio letto d'umide parole Sconfitto con i piedi nel fiume Bambino t'attendo sotto un ponte Obbediente, già senza speranza E poi vecchio, nella stessa ombra Del ponte, con gli stessi piedi Nell'acqua deprivato d'attesa Attesa di cosa, quale vento Quale domanda zoppicante accesa Dalla prospettiva d'un rimando? Sposa in veli, trascinata dal fiume Ti sei presa tutto il mio silenzio E coi piedi eterni nel fiume Ti vedo passare, trasparente, immota Orfano del tempo e dello strazio Senza un posto da lasciare intanto Che lo scorrere non mi dice niente Lo scorrere dell'acqua non mi dice Niente e la sua voce m'inchioda A una pace minacciosa e stanca Una luce limacciosa, bianca Come candido sa essere il sangue Che riverbera da ferite negli occhi Questa è la mia casa, questa volta Di piet
Non fidatevi mai quando vi dicono che siamo tutti nella stessa barca, tutti con l'acqua alla gola: di solito, chi ve lo dice ha il panfilo ormeggiato altrove.

UN PICCOLO FUOCO

UN PICCOLO FUOCO Ti vendo le mie parole Per niente te le regalo Mi darai quello che hai Un momento... Se mai ti canto le stelle Quelle che ho preso e che ho perso Sera per sera in un posto Diverso... Tu lo potresti pensare Che le portavo nel cuore Fiaccole per non morire La sera?... Vieni ti spiego cos'era Che da quel mare d'amore Tremule luci pescava Di voci... Ora ce n'è un cimitero Croci leggere fra le onde Io non le conto se scende La sera... Fermati, non andar via Ho acceso un piccolo fuoco Fermati ancora per poco Ti prego... Ora sei tu la mia stella La sentinella che sventa Stille invadenti sul volto La sera

IL BRULICARE DELLE FORMICHE

IL BRULICARE DELLE FORMICHE Io non lo so se davvero 80 cattedratici, vale a dire più o meno la totalità del settore, diano a Monti del criminale con la sua manovra recessiva (ben lungi dal concludersi, peraltro: insisterà fino alla morte. La nostra). Non lo so perché di due cose ho imparato a dubitare fortissimamente: l'informazione e l'economia. Non si sa chi delle due sia la più bugiarda, ma forse è inutile chiederselo visto che sono due aspetti della medesima entità. Menzognera. In compenso, so per certo, anche senza essere un cattedratico, che Monti è stato designato da quell'altro prodigio di Napolitano, a sua volta investito di precise direttive: e sono due uomini sbagliati nel momento sbagliato. Che poi piacciano ad una certa sinistra, non fa specie: sono gente che mangia bio, viaggia ecologico, può permettersi di essere socialmente corretta e ogni tanto le scappa qualche tassa non pagata, ma sempre in modo solidale. Insomma, hanno i soldini per indignarsi. Chi invec

MANI NELLE MANI

MANI NELLE MANI Ma una mano che leggera ti tocca Ti fa piangere, ti fa sentire vivo Anche se sei in guerra, solo al mondo Anche se stai morendo lentamente Di compromettersi non c'è modo più bello Perché una mano non ti tocca a caso E' una stella che si posa piano Quasi titubante sul tuo male Su una spalla, sull'anima infranta Quale messaggio ti può medicare Quale temporale di parole Può valere una mano nella mano Un cazzotto, una carezza, un gesto Che ti plana addosso e un po' t'ammazza E un po' ti salva, ti sarà rimasto Per l'eternità che ti rimane Camminerei intere settimane Senza gambe, su milioni di strade Per un solo abbraccio da portarti Con le mani, tutto ciò che ho Per rompere il ghiaccio nel tuo cuore Ed estrarne lo strano coraggio Che spaventa chi non sa d'averlo E se questa mano si consuma Per le perle nere lucidate Se è caduta in tutte le ferite Che la vita puntuale ha ricamato Su m
"Monti torna a Roma per la fase 2". Questo l'ho capito. Quello che mi sfugge, è se i denti d'oro li cava prima ai cadaveri, oppure ai vivi.

IN RAI I SOLDI NON FINISCONO MAI

 IN RAI I SOLDI NON FINISCONO MAI Il governo tecnobancario di Monti preleva sangue anche ai cadaveri perché non c'è più tempo, bisogna fare in fretta oppure l'Europa, diciamo meglio le banche d'Europa, i mercati se ne adontano. Allora: sacrifici per (quasi) tutti, lacrimucce e qualche risolino. Risultato dell'ondata di sobrietà: la Rai regala un milione di euro a un ex calciatore scoppiato, Vieri (630mila euro) e a un ex grande campione, Rivera (370mila euro), che forse sta tradendo alcuni suoi valori. Per cosa? Per partecipare a Ballando sotto le stelle, il mediocrissimo programma di Milly Carlucci, anche lei coperta da una pioggia d'oro. Non sono eccezioni, sono la regola aurea: la Rai spende e spande come e più di prima. Gli artistucoli, i comici, gli imbrattacarte organici li dirotta altrove, di preferenza su La7, che è un modo come un altro da parte dei partiti di mantenere le posizioni. Ma il servizio pubblico, di per sé, scialacqua come non mai, in assai poca

RIFLESSIONI (BRUTTE) SU UNA SCOMPARSA

RIFLESSIONI (BRUTTE) SU UNA SCOMPARSA Fermo restando che il povero ragazzo sparito a Pescara – è una opinione personale – ormai è bell'e andato, e lo ritroveranno, se e quando lo ritroveranno, sul fondo del mare o di qualche fiume, mi corre l'impulso di aggiungere un paio di pensieri sgradevoli su quello che si vede in questi giorni. Anzitutto, i cari paesani di Moresco, di Petritoli – i centri del Fermano ai quali lo scomparso era legato – fanno schifo nella loro smania esibizionistica. Cartelli, appelli, interviste del tutto gratuite, gli ex compagni di scuola che sbracciano per una comparsata e poi si aggiungono alle ricerche degli investigatori, e per far che? Puro teatro, sono degli insopportabili rompicoglioni in fregola che finiscono per creare problemi e intralci a chi è incaricato delle indagini. Ammesso che qualcuno non finisca addirittura per depistare o rimestare nel torbido. La sensazione collegata è appunto che ci sia sotto qualcosa, e che più di qualcuno tacci

TROVATEMENE UN ALTRO

TROVATEMENE UN ALTRO Che stava andandosene, io l'avevo capito: non compariva più sul V enerdì e quello era il segno, si sa come funziona sui giornali: muori prima lì che a casa tua. Ma che si togliesse dai coglioni il giorno di Natale, era difficile da immaginare. Ruvido come sempre. Non ho mai mancato un libro suo, anche se da qualche anno lo seguivo con meno passione: quel continuo riandare alla guerra partigiana, quell'ossessione di Berlusconi, anche lui, come un Travaglietto qualunque. Ma quando usciva un nuovo Bocca in libreria, come resistere? Aspettavo anche il prossimo, “Grazie, no”, che arriverà postumo all'inizio dell'anno. Un rifiuto come ultima parola, una ribellione come atto definitivo. Epitaffio di se stesso. E poi, che modo inimitabile di salutare, con un documentario nel quale sputa addosso a tutti, ai mediocri, ai bluff come Saviano, agli pseudogiornalisti di oggi. Il giornalismo era quella roba lì, taccuino e cattiveria, era i Bocca, i Montanelli, i

AUGURI?

AUGURI? E sento tutti dire: speriamo bene. Ed è la conferma di una paura che affoga nella rassegnazione, perché non si aggiunge mai che quello sperar bene si ripone in un miracolo, e i miracoli sono improbabili, nessuno ci crede davvero. Speriamo bene, vuol dire speriamo di resistere, finché un meteorite o un cortocircuito verrà. Qualcosa. Qualsiasi cosa pur di non continuare questa vita, che non ha senso, che è ruzzolata oltre l'ingratitudine, al di là della condanna di subirla. Niente di quanto respiriamo trova cagione. Le passioni sono archiviate, le speranze offensive, ogni appagamento prosciuga mentre lo provi. La più umile, mortificante stilla di piacere, ti pare di rubarla casomai, mentre altri restano inchiodati allo sperare bene. Ma speriamo bene vuol dire mal sperare, disperare, vuol dire ammettere. Arrendersi, fingendo il contrario. È una formula per chiudere una telefonata, una giaculatoria con gli occhi al cielo. Certo non per tutti. Ma chi osa sperare bene davvero, s

L'INSULTO

L'INSULTO I sorrisi sui volti della gente Sono finti quest'anno, sono spenti Testimonianze nude dell'assenza D'un ricordo dalle ali raggrinzite I più leali non dicono niente Non mentono, non augurano niente Piante storte, ammalate di vento Riconoscono docili l'insulto D'un Natale tolto alla morta vita Nell'assurda eternità del tempo, Il profilo dei monti nel tramonto

LA NEVE

LA NEVE Natale è quando non c'è più niente. Quando smettiamo di farci frustare dalla nostra fretta pretestuosa, e tutto di colpo è fermo e le vetrine sono cristallizzate nell'immobilità, i viali sono inutili, il rumore dei tuoi passi ti rimbomba dentro e tu avverti il precipitare sommesso di un altro anno trascorso invano. In giro pochi spettri, come te. Tutti si muovono al rallentatore, senza fare rumore, come se temessero di rompere l'illusione della festa. Non sai dove andare, la recita del pranzo ti induce una leggera nausea, come di chi mente a se stesso. Ma cammini, perché ti senti braccato dalle ombre. Avverti i vuoti delle tue presenze. Ti scopri più solo di prima, e capisci che presto lo sarai di più ancora. Manchi a te stesso. Sei sconfitto, e ti fa paura l'immensità di un altro calendario da naufrago. Vorresti fossero già archiviate, queste feste che non ci sono, questa condanna a sottovivere come al solito ma con in più un obbligo di letizia addosso. Vorres

UNA MINISTRA DA PIANGERE

UNA MINISTRA DA PIANGERE Le lacrime, incredibili, preoccupanti, del neoministro Elsa Fornero furono salutate con divertita indulgenza, finalmente un cuore sensibile in quel giardino di crudeltà che è la politica, finalmente un moto del cuore che solo una donna poteva tradire. La realtà era diversa. Quelle lacrime furono la spia di una pessima scelta dal premier Monti, quella di una abituata ad autogratificarsi come prima della classe, improvvisamente scaraventata alla ribalta del potere. Sono pericolose quelle così, le troppo rigide che si credono le più belle del ballo, anche se nessuno se ne accorge, finché un giorno scoprono le delizie del baccanale. Da quel momento, eccitata dalla sua mortificante figura, la Fornero non ha smesso più di impazzare. È corsa subito da Fabio Fazio (e, quella volta, ha ridacchiato come una liceale ai primi turbamenti), e quindi s'è lanciata in una raffica di dichiarazioni avventate, che purtroppo non accennano a placarsi (anzi). Senza alcuna prepar

SAVIANO E' 'NU CIUCCIO

SAVIANO E' 'NU CIUCCIO “Qual'è (sic!) il peso specifico della libertà di parola?”. Chi lo sa, quello di Saviano comunque è nullo. Sgamato su uno strafalcione che poteva anche essergli sfuggito, il coraggioso eroe ha reagito come una stizzita ragazzina: “E io continuerò a scrivere qual'è”. Bravo ciuccio. Non contento, ha citato Pirandello a suo sostegno. Che miseria, che infantilismo da saccente stupidello. E un chiachiello così dovrebbe far paura alla camorra? Ma figuriamoci, si esprime perfino peggio di loro, è ridicolo, i malamente manco se lo filano, tant'è vero che a menarla con le minacce ricevute c'è rimasto solo lui medesimo. Bisogna credere alle millanterie di un ragazzo dalla traballante ortografia. A meno che l'apostrofo non sia un'altra proditoria manovra della grammatica camorrista. La sintassi è la vera macchina del fango, l'analisi logica il regime. Ma che apostolo delle regole può essere uno che non osserva neanche le regole dell'

L'ULTIMA CORSA

L'ULTIMA CORSA Proprio quando ci sarebbe bisogno di domande, ecco le risposte. Il presente che diventa passato, il passato che ritorna presente. L'unico presente. Proprio quando ci vorrebbe forza, l'impotenza. Subire invece di reagire. E una gran voglia di non avere voglia, più di lottare, più di compleanni, o Natali, o estati. Più di niente. Perfino neppure di scrivere. L'assurdo in luogo di qualsiasi ragione. E una domanda nel cervello, un punto interrogativo come l'amo in gola a un pesce. Un perché che non trova direzioni, non trova presupposti, non ne cerca più. Perché tutto. Perché niente. Perché io, con i miei errori, con il mio sperare che mi ha portato fino a qui, a questo capolinea dell'ultima corsa. Credevo di trasportare passeggeri: era vuoto il mio correre. E adesso mi sento come un autobus tutto bianco, deserto, con le gomme a terra. Arranco fino a quando mi fermerò, schiantato, deciso a conquistare per sempre l'ultimo lembo di sterpaglia. La m

FARO NEL BUIO

FARO NEL BUIO Ciao Max, in questi giorni leggo il Faro di Natale. Questo è un numero incazzato e disperato e che fa incazzare e disperare chi lo legge. E' molto bello, si sente la passione con cui l'hai scritto. E' un concentrato di mostri di questo anno orrendo, che fanno impallidire i mostri di Dino Risi. Monti e la sua cricca (il ministro che piange è la peggiore) e giornalisti leccaculo al seguito, Mentana che non sa se si nota di più se ne va o se resta (per cosa? Boh, mica l'ho capito), Jovanotti e compagnia che fanno a gara a chi è più triste, quei porci schifosi di Corona, la De Nardo e ex fidanzato. Sono carogne che fanno ribrezzo. Ma sai la cosa peggiore qual è? Che la gente dà loro corda! Credono alle loro parole, li seguono, li giustificano! Ma come è possibile? E' così evidente il marcio di cui sono fatti! Come fai a crederci a quello che dicono? Idem per i redenti Brosio e Koll. Sembrano usciti da uno scadente telefilm americano, dove a tutti i costi
“Mentana dimesso. Spero La7 non rinunci a un fuoriclasse come lui, del suo tg c'è bisogno”. Roberto Saviano, sotto la scorta niente.

IL BENE ALLA RIBALTA

Paul Coek, I piaceri del figliol prodigo IL BENE ALLA RIBALTA Erika De Nardo a far la maestrina in Madagascar, Fabrizio Corona alla Croce Rossa (ne parleremo sul primo Faro del 2012), Nicole Minetti dai bambini ammalati, Wanna Marchi si vedrà. Che succede ai vip del malaffare? Tutti folgorati sulla via di Damasco? Ma no, tranquilli, solo folgorati sulla via di Cologno, inteso come Monzese, cioè televisione. Per dire anche via Teulada e dintorni basta che una ribalta ci sia. Sono talmente malfamati, questi tetri eroi dei nostri tempi, che apparire non gli basta più, debbono riuscire nella missione impossibile di rifarsi una verginità. È la nuova frontiera della notorietà sconcia, che scomoda “il Bene” come categoria dello spirito. E quando uno tira in ballo il bene, vagli a dire qualcosa. È la solita storia delle conversioni, di chi ha negli occhi la Madonna: la sua parola contro la tua, e la sua vale più della tua perché tu sei un cinico, un miscredente mentre lui è un redento, un

IL FARO N. 39 – ANTEPRIMA

IL FARO N. 39 – ANTEPRIMA CAMUS, CIORAN E ME Leggi Camus, col suo senso del sacro senza il divino, leggi Cioran, col suo pessimismo insonne e il senso del vuoto, e non puoi non proporre a te stesso una tua visione, privata fin che vuoi, della vertigine. Per me, a queso punto, il senso di Dio sta nell'assenza; nel cercarlo, sapendo di non poterlo trovare, ma anche di non poter fare a meno di protrarre questa ricerca, segnata dal fallimento, lungo l'intera mia esistenza... QUEL DRAGONE COL FIATO CORTO Distratti dalle nostre giornate tutte nere, non ci siamo accorti di una giornata nerissima anche per qualche altro. Quella del 30 novembre, quando la Borsa cinese è sprofondata del 3,27% con perdite diffuse su tutti i settori. Particolarmente colpiti sono stati i titoli finanziari, industriali e legati alle materie prime, che hanno registrato cali intorno al 4%... LA BAMBOLA BRUTTA Da noi non si festeggiava il Natale ma santa Lucia, che s'era cavata i begli occhi donandol

LA POSIZIONE DELLA MISSIONARIA

LA POSIZIONE DELLA MISSIONARIA Ciao Max, ti volevo ringraziare per l'articolo su Erika. E per avermi insegnato il senso critico in tutte le cose. Avevo già pensato a ogni singola cosa che hai scritto, non perché sei scontato, ma perché ho capito quali sono i meccanismi dietro queste vicende, che il peggio non ha mai fine e che più fai del male e più ti acclamano. Ho imparato a fare analisi più approfondite di ogni questione e questo lo devo principalmente a te. Una volta di più, grazie. Non voglio parlare della tragica situazione in cui versiamo, ho troppa cattiveria dentro e non riesco a incanalarla bene. Questo lo devo ancora imparare. Nel frattempo mi tengo le mie incazzature. Tu non mollare, Sara Purtroppo no, cara Sara. Con quell'articolo io ho fatto tutto il contrario. Mio malgrado ti ho fuorviato, ti ho suggerito una chiave di lettura clamorosamente superata (e quindi, tutto sommato, rassicurante), da osservatore vecchio, che non ha capito come la realtà gli stesse sf

NON TASSATE QUEL CONVENTO

NON TASSATE QUEL CONVENTO “La Chiesa l'Ici la paga già”. Così parlò Bagnasco, notoriamente ateo, perché uno timorato d'Iddio non scassa, con una sola frase, mezzo Decalogo. Ora, io non ho nessuna voglia d'infliggervi l'ennesima inchiesta sulla madre di tutte le rapine, quella del clero cattolico allo Stato. Sarebbe, oltretutto, troppo facile. Vi rimando ad uno qualsiasi dei tanti libri che scavano nei forzieri di questi criminali, per esempio uno degli ultimi, l'ottimo “I senza Dio” di Stefano Liviadotti (Bompiani), che quantifica il furtarello di Bagnasco & c. in circa 700 milioni (ma poi, considerando che succhiano 10 miliardi l'anno allo Stato, perché dovrebbero “pagarla” solo per gli immobili commerciali e non anche per le migliaia di conventi e simili, che oltretutto, quasi sempre, mascherano attività lucrative o criminali? Qual è la logica per cui un convento non deve essere tassato, alla fine?). Ma il prode Cazzullo dalla schiena dritta, fustigatore

PROGRAMMA POLITICO (NON PREOCCUPATEVI)

Il governo Monti in tour PROGRAMMA POLITICO (NON PREOCCUPATEVI) In un Paese messo come il mio, persa ogni speranza nei politici, che sono masnadieri senza redenzione, da un ottuso governo tecnico mi sarei contentato delle cose più semplici, bastava conoscere un minimo di storia contemporanea. Quando Deng dovette risollevare la Cina, che era un continente lasciato stremato da Mao, fece appunto le cose più immediatamente semplici: liberò energie creative, agevolò l'imprenditoria diffusa, alleggerì i relativi costi e prelievi. Certo, non si limitò a questo. Ma il succo, anzi la linfa vitale, fu questo. Pareva impossibile, ma i risultati arrivarono subito perché quella era una moltitudine di gente compressa da una dittatura comunista e l'uomo, se lo lasci libero di vivere anziché considerarlo una tessera di partito, sa ritrovare risorse vitali straordinarie. Dopodiché il comunismo come stretta politica rimase, ma si avviò anche un circolo di dinamismo economico che (sia pure a

DISPERAZIONE

DISPERAZIONE Quando vedo le foto dei due ammazzati dal maiale rognoso a Firenze, mi piglia una disperazione cattiva, una disperazione senza speranza e non perché le due vittime, che poi potevano essere cinque, fossero di qualche colore. Perché erano, semplicemente. Ed erano estranee a tutto. Vittime di un delirio rabbioso. Pure, non me la sento di scomodare il razzismo, è troppo facile, troppo ideologico ovvero consolatorio, il razzismo lì è stato l'innesco ma magari, paradossalmente, si limitasse a uno scoppio di follia criminale. Un certo sentimento razzista in Italia alligna, non a livelli austriaci ma più strisciante e, ogni tanto, preoccupante come nella palestra neonazista a Roma. Non va sottovalutato ma resta ancora in dosi fisiologiche, perchè nessun Paese ne è immune e gli africani stessi meno di tutti. Bestialità come quella di Firenze invece vanno ricondotte alla paranoia di un disadattato, che tutti evitava e che tutti evitavano. A meno che non fosse esaltato, e agitat

THE END

THE END A volte uno rimpiange di non avere un blog planetario. Perché gli scapperebbe quasi di mandare un allarme atomico. Poi ci ripensa e dice: ma si, chi se ne fotte, nella merda già ci sto, che ci finiscano pure gli altri, così vedono di nascosto l'effetto che fa. Eppure io sono certissimo che è in corso la nostra autodistruzione, affidata a Monti non ho ben capito per conto di chi, se di Obama, delle banche americane che stanno protraendo una crisi a domino che ormai investe anche la Cina, della Germania travestita da Europa, delle banche europee, della Banca Centrale, della Massoneria, della Trilateral, di Goldman Sasch, della Scorreggiona Merkel, di Gambadilegno. Questo non l'ho capito, però sono sicuro che Monti è manovrato, prende ordini ben precisi per spegnere completamente il Paese. Adesso pure i 40 euro di tasse sui conti correnti. La benzina già a 2 euro, altro che storie. E a marzo altri 25 miliardi di prelievi. E dove cazzo li trova?? Dicevano che Berlusconi er