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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

DISILLUSIONE

Al di là di tutto, bandiere, schieramenti, faziosità, al di là delle militanze e del tifo interessato, io, debbo pur dirlo, da cronista riscontro per l'imminente omelia del capo dello Stato un sentimento diffuso di scetticismo, disinteresse, distacco, disillusione – ecco la parola giusta. Molti mi hanno detto: io non mi sogno nemmeno di ascoltarlo, io non lo sento vicino, tutt'altro. Attenzione, lo ribadisco: il fastidio non promana da chi segue più o meno maniacalmente le cose pubbliche, politiche, le faide di potere, sale su dai normali, dai mediamente distratti e mediamente informati, da quelli che un giornale lo sfogliano ma da equidistanti, che non vivono di queste schermaglie, che hanno ben altro di cui preoccuparsi. Mi par di cogliere un atteggiamento generale di sfiducia, di compatimento verso questo presidente, percepito come un vecchio guardiano di quel che resta dell'ancient regime – senza che quello sorgente, forse già segnato, ispiri gran che di meglio.

SETE

Scorrimi dentro, da ferita a ferita Come seta, come un travaso di vita Nel mio tempo di idoli di fango Io ho sete, voglio bere il tuo sangue Dovunque fosse uscito, fino in fondo Fino ad affogare, a colorarmi A riempirmi di rosse pozzanghere Negli occhi ancora feriti di luce Perché abitavo un abisso nel mare E ora cammino su un filo tra galassie Io voglio bere il tuo sangue Fino a ubriacarmi, a riconoscere Un sapore familiare e pazzo Fino a coprire tutto, anima, lingua Voglio bere ogni tuo morire Quando vai in pezzi davanti a uno specchio Quando risorgi, inaudito incanto Perché tutto di te è il mio pasto nudo Perché niente di meno mi sazia E se non sei, sei lo strazio d'assenza m'impiccherò a una stella, non lo voglio sapere Io non lo accetto un ballo d'attese Biciclette rapite, sentieri di siringhe Io voglio bere il tuo sangue Sino a farne il mio sangue nel cuore
Ecco io a questo punto vorrei chiedere alle anime rette, che ragionano a retto, ai restiamo umani, alla brava gente, a volte si fa per dire, dei centri sociali, delle ong, di Sel, di Leu, di Pap, della sinistra BR, della sinistra PD, quella per intenderci che si strappa le lunghe chiome bionde per il taglio ai servizi sociali nella manovra ma mollava 50mila euro l'anno a tale Spano, con cappotto carota, per organizzare strani traffici all'ombra delle dark room, senza dire dell'appoggio fanatico a tale sindaco Mimmo, che sulla pelle dell'accoglienza aveva messo in piedi il sistema più losco e truffaldino e pazzesco che distorta mente d'uomo possa concepire, e anche esaltare, ecco io vorrei chiedere a lor signori se trovano giusto che, per mero esempio, uno come me, che non ha avuto un cazzo di Natale, che vive la festa della lesina e non ha potuto dedicare un regalino a nessuno, e passa questi giorni sacri a Gesù Bambino provvedendo, diciamo così, alla necessità di

HAI FATTO BENE

La verità E' che siamo sconfitti Relitti senza denti, contenti del nulla Che abbiamo, cadenti Urla di vecchie case Piene di ombre, ricche Di mancanze E ricorrenze inutili La verità E' che ci annoiamo Coll'immenso vuoto stretto in mano Aride isole sterili di pianto Per l'eroismo d'un santo quotidiano Orfani di qualsiasi commozione Dello stupore d'un bacio, uno scudetto Il record dell'outsider contro tutto Il Pulcinella perfetto di Toto Il Geppetto struggente di Manfredi E ancora un altro concerto degli Stones Stiamo in piedi Senza saper che fare. Incerte Proiezioni senz'anima, cloni Di noi stessi, danze pornografiche In un mondo che è un albero di Natale Di luci stroboscopiche e truci, uno sbando Assurdo, incomprensibile. Inservibile Deprivati d'un  fato rinnegato Balliamo, ma che cazzo balliamo? Hai fatto bene a andartene Qui non c'è piu spazio per il sole Lo strazio dolce della te

IL NATALE DEI TERREMOTATI

IL NATALE DEI TERREMOTATI

VUOTO

Vuoto come un treno la vigilia di Natale Come una stazione, né partire né arrivare Come una pensione di località di mare Morta nel silenzio dei fantasmi dell'estate Vuota come un letto se l'amore se n'è andato Ed è tutto spento e ti lascia senza fiato Come il tuo passato, come l'anno che verrà Vuota come un altro calendario senza età Come un viale orfano di passi e di lampioni L'ombra senza corpo che imprigiona il tuo magone Dentro la visione di un Natale che non c'è La televisione, poca cena, poco te

A NATALE PUOI

A Natale puoi, dice la canzoncina. Ecco, a Natale puoi alzarti, buttar giù un caffè poi andare a badare ai gatti di tuo fratello, perché lui non c'è. Poi andare a badare ai gatti di tua madre, perché lei c'è ma è come non ci fosse. Poi badare a tua madre. Tornare indietro, distrarti lavorando, se ne hai la fortuna, mangiare. Al pomeriggio ricominciare. Alla sera ricominciare. Anche dopo Natale, a Capodanno, al tuo compleanno, a Ferragosto. Ecco cosa posso io e ormai non conosco altra vita da non so più quanto. Forse non l'ho mai conosciuta. Ora, io vorrei dire non mi consola quanto mi dice il solito prete alienato pederasta e ladro e cioè che Dio è contento così. Se Dio gode di un simile sfacelo, è un tipo da non averci a che fare. Non mi consola neanche la beatitudine del cazzo che dovrebbe conseguirne, cioè quando sono carogna per vermi risorgo e passo l'eternità a cantare le lodi del Signore in una perenne estasi ebete, da eroinomane: tutte cazzate e in ogni ca

NON NATALE

Per me a Natale non cambia niente, non ho amici da raggiungere, impegni da onorare, non smetto di fare quello che faccio tutto l'anno. Proprio per questo, mi sento più giù. Mi pare tutto spento, tutto vuoto e inutile. Mi sento addosso il peso di un anno, tutti i sacrifici, le risate per non morire, e non so adagiarmi nel momento di vacanza, preferisco rifiutare ogni relax, tanto poi c'è sempre qualche rugginosa incombenza che ti travolge. Sarò io, che non so organizzarmi la vita, ma penso che non si dovrebbe vivere così soli, isolati, anche se poi mi accorgo che più o meno per tutti è così. Forse in passato era diverso, non lo so, mi pare di ricordare viaggi omerici, tavolate furibonde di parenti e tombolate e carte fino all'alba, ma ero piccolo, giovane e invece ormai da anni, da decenni ho smesso di ricordarlo il Natale, per mancanza di presupposti, e non so più celebrarlo così come si disimpara a fare il nodo della cravatta. Al punto che neppure ritrovo la dolce sc

IL PAPA BIFRONTE

Su ItaliaOggi il mio pezzo sul doppio livello umanitario di Bergoglio

SANREMO GIOVANI 2

SANREMO GIOVANI 2

IL DIRE E NEGARE CHE SFASCIA IL CERVELLO

IL DIRE E NEGARE CHE SFASCIA IL CERVELLO

SANREMO GIOVANI PRIMA SERATA

SANREMO GIOVANI PRIMA SERATA

ADDIO ALLA SCHEDINA

ADDIO ALLA SCHEDINA

CHI SPEZZA LE ALI A UN ANASTASIO

Colpisci un Anastasio per rieducarne cento. Il mio pezzo su ItaliaOggi in edicola questa mattina

75MILA ANNI DI KEITH RICHARDS

75MILA ANNI DI KEITH RICHARDS

PAESE DEI BALOCCHI

Venerdì una radio di Roma mi ha intervistato a proposito di Corinaldo e Sfera Ebbasta e in chiusura lo speaker mi ha congedato nell'unico modo in cui si poteva chiudere un conversazione simile: “Speriamo venga fatta giustizia”. Scordatelo, ho risposto, tra una settimana nessuno ne parlerà più e continuerà tutto come prima. Io mi sbagliavo, non serviva una settimana, il circuito del divertimento tossico è senza tregua, non prevede ripensamenti o falsi cordogli. E la libera informazione è per lo più prezzolata allo scopo di schermarlo, di vittimizzarlo, di agitare polvere, in modo che niente possa disturbare questi tenutari di moderni paesi dei balocchi. Con qualche eccezione di facciata, come il telegiornale che stasera ha mostrato uno di quei servizi con cui i giornalisti fingono di fare il loro mestiere: si sono introdotti in un paio di discoteche importanti occultando le telecamere e hanno filmato la solita liturgia: i ragazzini che farciscono il locale al doppio della capi

CORINALDO A SFERA

CORINALDO A SFERA

STRASBURGO E L'EUROPA PAROLAIA

Il mio pezzo sulla strage di Strasburgo e l'Europa imbelle su ItaliaOggi in edicola questa mattina

X FACTOR, LA FINALE

X FACTOR, LA FINALE

QUALUNQUE COSA ACCADA

Portatemi via voi la mia paura Portatemi via voi da questo orrore Che non mi lascia qualunque cosa accada Portatelo via voi come nessuno Come la sigaretta che va in fumo E va in fumo come la vita mia Perché voi soli costruite il silenzio Fatto di enigmi nei vostri sguardi gialli Di quella gioia incosciente di vivere Che non conosco, che non avrò mai Portatemi via, solo voi, da me stesso Affondate le unghie nello spirito Ossesso che invano si consuma E insegnatemi la saggezza arcana Portatemi via da qui, che sia lontano Da ogni specchio, ogni assurdo richiamo

MATTARELLA ALLA SCALA

MATTARELLA ALLA SCALA

SANREMO, LE ANTICIPAZIONI

SANREMO, LE ANTICIPAZIONI

CESARE CREMONINI . POSSIBILI SCENARI PER PIANOFORTE E VOCE

CESARE CREMONINI - POSSIBILI SCENARI PER PIANOFORTE E VOCE

BOHEMIAN RAPSODY E GLI ALTRI BIOPIC

BOHEMIAN RAPSODY E GLI ALTRI BIOPIC

CORINALDO, TRE SEMPLICI DOMANDE

CORINALDO, TRE SEMPLICI DOMANDE

FEDERICO FIUMANI - L'ABISSO

Aveva ragione Federico Fiumani quando mi confidava che il nuovo “L'abisso” era in odore di classico Diaframma. Aveva ragione perché qui non ci sono sperimentalismi, bizzarrie inutili, lui non li prende quegli aerei lì. Qui c'è la sua gioventù che guarda da lontano ed è anche la mia ed è la nostra. Noi, che possiamo ricordare. Che possiamo rimpiangere e poi riderci sopra. Amaramente se vuoi, ma intanto lo facciamo. Ci sono quei ripiegamenti che poi esplodono in fremiti, perché l'età che hai non si rassegna mai, anche quando si constata. Ci sono gli scatti e gli scarti, le accelerazioni punk e le desolazioni del sentimento. C'è la paura di invecchiare, sì, e insieme il sollievo di invecchiare, se Dio vuole è arrivata, quello che dovevo l'ho fatto e da qui in avanti mi amministrerò, il meglio che posso ma senza dovermi più dare le spiegazioni che ho smesso di concedere agli altri. C'è una libertà libertina, di capolinea e di esperienza, che consente di fare,

X FACTOR, LA SEMIFINALE

X FACTOR, LA SEMIFINALE

'O SAVIANONE

'O SAVIANONE

PER SEMPRE ZAPPA

PER SEMPRE ZAPPA

UN PROVINCIALE PER LA TAV

NATALE AL TAR

In principio era il Tar: e anche alla fine. Il Tar, questo moderno, postmoderno Libro dei Libri, però anche juke-box: però con una sola canzone. Sei come un juke-box, juke-bix, devi bloccare, juke-box, juke-box, devi proibire, juke-box, juke-box, devi vietare, tutta la notte non ti fermare. Opere grandi, piccole, medie e irrisorie come una minuscola pista di ghiaccio: ed è subito strapaese, ieri mattina nel sabato del villaggio di Porto San Giorgio, credeteci, non si parlava d'altro: “Fatto vè. Beh? Che siamo in montagna qui? Fermo, sta in montagna: e allora la pista se la faccia Fermo”. Oddio, a voler essere pignoli il ghiaccio è fatto più di acqua e l'acqua, con un posto di mare, ci sta: ma non sottilizziamo, non cavilliamo, per quello c'è già il dio Tar e insomma l'agognata pista per pattinare lungo la costa è bloccata, dopo fatal ricorso. Hanno vinto i 38 ambulanti, ha perso il Comune che già non brilla per luminarie e installazioni natalizie e quest'anno

MINA - PARADISO - LUCIO BATTISTI SONGBOOK

MINA - PARADISO - LUCIO BATTISTI SONGBOOK

RAFFA, ETERNA RAFFA

RAFFA, ETERNA RAFFA