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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

LE PREFICHE

Conoscevo la moglie, Pina Maisano, vedova di Libero Grassi. Insieme incontrammo gli studenti di un istituto a Fermo, il Montani e mi colpì non solo la forza d'animo quanto la certezza di un carisma in questa donna piccola e dura che parlava con voce di granito. Una che nella Sicilia scriteriata, senza coscienza aveva fatto una battaglia di civiltà a fianco del marito e lo sapeva, conosceva la forza di un retaggio, noi ci abbiamo provato, noi non siamo morti invano perché, come mi disse anche il giudice Caponnetto, le battaglie in cui si crede non sono mai morte. Ma ricordo anche il solito trasporto che a me finì per sembrare fanatico, la convinzione di avere un messaggio, di potere, dovere salvare quei giovani che ascoltavano, battevano le mani e poi se ne fottevano altamente, a Fermo come a Bolzano come a Palermo e forse è anche giusto così, non li puoi caricare di troppi significati, di troppi valori i giovani, non puoi fare scontare loro una tragedia personale e politica,

L'Italia terremotata, storia di un Paese troppo fragile

L'Italia terremotata, storia di un Paese troppo fragile

I base jumper, novelli Icaro dalle illusioni di cera

I base jumper, novelli Icaro dalle illusioni di cera

NON CI RESTA CHE PIANGERE

Perché dopo la furia del terremoto, vedendo la gente che vaga ferita e scioccata urlando e chiamando chi non trova più, viene solo da mettersi a piangere senza ritegno? Forse perché non c'è nessuno con cui prendersela, forse perché ci si sente fragili tra i fragili senza una ragione e senza una salvezza. Sì, d'accordo, le polemiche sui soccorsi, sulla ricostruzione, sulla prevedibilità pretesa dai matti e da Sabina Guzzanti, ma davanti a un posto raso al suolo, senza preavviso, senza presupposto, non resta che piangere. Piangere e constatare il vuoto di fronte alle coincidenze crudeli e allucinanti, all'enigma di chi per un attimo si salva e chi per un attimo è condannato, alla fondamentale, totale ingiustizia della vita, che è aleatoria, che è cieca. C'è chi prega, perché sperare resta un bisogno innato nell'uomo, e chi maledice, ma alla fine constati questi tuoi simili scagliati nell'abisso e davvero li senti fratelli, anche se non li conosci, anche se

IL FARO 31/2016

Il prof. Muscolo di Gianburrasca ha rinnovato il contratto, siamo contenti ma non per come ci è arrivato. Gli internauti leggono, ma solo i titoli. Le contesse muoiono, ma non erano contesse. I giovani fedeli pregano, ma sono fedeli a cosa? I giudici giudicano, ma non sono giusti. Le sindache sindacano, ma non amministrano. Il Cocco è sempre pieno, ma non di roba buona. La gente si tatuano, però piangono miseria. Jeff Beck è tornato, però insomma così. Chi ruba ruba, e non è detto solo soldi... Numero ponte, e intanto agosto è agli sgoccioli e questo fine settimana il Faro torna, tutto nuovo e ancora più agguerrito. Abbonatevi non ve ne pentirete.

Terremoto, le tre facce spietate degli sciacalli

Terremoto, le tre facce spietate degli sciacalli

TRE STATISTI SUL COMO'

Mah. Ho visto tre leader europei sfruttare la retorica della location (Ventotene) per parlar d'altro: i ggiovani, il supercampus, l'Erasmus, la cultura, la solidarietà, Altiero Spinelli (quanta fatica integralista per metterci dentro una figlia sventata) e il resto del ferrovecchiume socialista da rottamare nel quale è cascato anche il nostro ex rottamatore. Mancava solo lo straziante richiamo a "Giochi senza frontiere", col fischietto europeo di Gennaro Oliveri e Guido Pancaldi, e il fil rouge. Ma, al di là del nostalgismo ludico-populista, non li ho sentiti, i tre statisti, spremere una sola idea, una sola direzione per le emergenze attuali, distanti anni luce dal manifestino di Ventotene. E così i tre leader mi sono sembrati soprattutto spaventati, terrorizzati anzitutto, ma non solo, dalla crisi della sicurezza, dagli integralisti islamici che colpiscono dove e quando vogliono. E anche di un'altra cosa mi sono parsi preccupati: dell'effetto-domino c

L'INTEGRAZIONE ASSURDA

Il costumino è una cosa, il velo totale un'altra e la lettura della sinistra più o meno radicale, che lo difende in nome di una grottesca tolleranza, è insostenibile come lo sono le cose prive di logica: non ha nessuna connessione dire che il velo non è il principale problema e che bisogna lavorare per l'integrazione. Sono cose del tutto distinte, l'integrazione si ha quando chi entra accetta le leggi di chi accoglie e la storia della integrazione a tout prix ha stancato alla prova dei fatti. Se integrazione significa alzare costantemente l'asticella delle pretese, questo è tutto il contrario di una convivenza nel segno della legge e della tolleranza reciproca. E l'integrazione fondata sulla pretesa e sulla tracotanza ha stufato: non si era mai dato un precedente di tale arroganza da parte di chi chiede e lo fa con l'aria del padrone; non basta mai niente, gli ospiti considerati infami, infedeli da sterminare appena possibile e gli "infedeli" che

UNA VOLTA DI PIU'

Quante pagine la mia vita. Scritti come fogli di calendario, come canzoni che ogni tanto mi fa bene riascoltare. Vita di carta, senza via d'uscita, senza allegria, senza compagnia. Eppure questo ritmo che rimbomba dentro non si placa, eppure avrò ancora qualcosa da dirti, da consegnarti. Sono le mie sensazioni, che mi feriscono e mi curano, mi avvelenano e mi purificano, sono le cose che non saprei dire altrimenti, che scrivo prima che fuggano via, che inchiodo per sempre ad un foglio di luce, così da poterle guardare quando non ce la farò più. E il momento di altro sgomento verrà, questo lo so, verrà implacabile e sarà come rimettere un disco sotto la puntina del giradischi. Questo sono io, parole che il vento scompiglia e non servono a niente, ma ci sono, arrivano dove non so, forse in nessun posto ma le faccio volare, perché a tenermele dentro fa troppo male, perché a non scrivere una volta di più mi sento troppo disperato, troppo solo e inutile. Troppo me stesso. E allor

CICCIOTTELLAH

L'embargo televisivo alle conduttrici egiziane sovrappeso ha messo in crisi anzitutto le femmine occidentali, le leonesse tutte spritz e palestra. Perché se sponsorizzi tutto e il suo contrario alla fine devi fare i conti con le contraddizioni del reale, non puoi fare la paladina della cultura altra, dell'Islam che è religione di pace, del burka e del burkini che sarebbe il costume monopezzo islamico, e poi criticare come sessista e maschilista una misura tutta egiziana, adottata oltretutto da una donna. Devi rispettarla come cultura diversa nella quale non intrometterti, anzi dalla quale imparare quel che c'è da imparare. E aggrapparsi al sessismo passepartout che risolve tutte le impasse stavolta serve a poco, qui il sessismo non c'entra, si tratta di una misura di banale estetismo televisivo perché puoi fare tranquillamente mille professioni se sei appesantita ma presentarti a un pubblico no, ci sono ruoli dove la cosiddetta bella presenza, che spesso è solo v

Olimpiadi, Tamberi e la tuttologia degli sportivi in tivù

Olimpiadi, Tamberi e la tuttologia degli sportivi in tivù

Ferragosto, come cambiano i rituali di un'Italia stanca

Ferragosto, come cambiano i rituali di un'Italia stanca

Milan e Inter, la tigre cinese contro la nostalgia

Milan e Inter, la tigre cinese contro la nostalgia

JAMIE, IL NON-BAMBINO

Una notizia agghiacciante, che Dagospia rileva da Libero, riducendola, secondo costume, ad ironia trucida. Un vaso di Pandora, in realtà, di fatti orripilanti: in Inghilterra una donna che vive facendo il distributore automatico di bambini è stata bellamente truffata da una coppia che, constatato l'ultimo prodotto, lo ha considerato al di sotto degli standard attesi, lo ha rifiutato e non l'ha pagata. Pare un incubo della follia, ma è proprio la distributrice a lamentarsi: si fa fecondare di mestiere, è già il terzo, a quarantamila euro l'ordinazione, perché "dopo una volta che l'hai fatto è difficile dire di no". L'ultima le è andata male: che robaccia ci hai scodellato, ha detto la coppia divorata dal desiderio di paternità e maternità: e gliel'hanno lasciato lì, il "un mostriciattolo" che non era "quello che ci aspettavamo". "Invece era riuscito bene", polemizza la distributrice Brianne. La novità, peraltro di du

Pellegrini e quello smarrito senso delle proporzioni

Pellegrini e quello smarrito senso delle proporzioni

LE VESTALI DELLA DIETA

Confesso che non l'ho tanto capita la levata di scudi contro il titolo del Carlino sulle arciere cicciottelle. Titolo cretinetto, certo, ma le nefandezze del giornalismo sono altre, anche se l'editore, per placare le vestali del politicamente corretto su internet, ha voluto una testa su un piatto d'argento. Ora le vestali festeggiano, ma sono le stesse che non si fanno problemi nel definire qualcuno che considerano avversario politico come un nano, un deforme, uno storpio, uno spastico eccetera, le stesse che a Giuliano Ferrara scrivono: taci, grassone di merda. Ma sì, sono quelle che considerano geniali certi titoli del Manifesto, ricordate il pastore tedesco, che giocava non solo sul fatto di dare del cane a Ratzinger, ma, ed è quello che più deliziò le vestali, sul gioco di parole tra il vicario di dio e l'animale, insomma, tradotto: dio cane e papa pure. La satira, che non ha padroni, che non ha limiti! Però sulle atlete non si può scherzare, neppure in modo ma

Animali maltrattati e snobbati, è una umanità bestiale

Animali maltrattati e snobbati, è una umanità bestiale

CONTRO I FEMMINICIDI NON PERIZIE MA PUGNO DURO

Ormai più che un riflesso condizionato è una strategia automatica: ammazzano una donna, un bambino e subito l'avvocato chiede la perizia psichiatrica per il bruto. Ma non c'è nessuna malattia mentale, sono balordi, violenti perfettamente consapevoli, gente che ha deciso in tutta lucidità di fare lo scempio che ha fatto e che fino al giorno prima viveva una vita normale, fatta di lavori, di relazioni, di amicizie, tant'è vero che tutti, invariabilmente, interpellati rispondono: un bravo ragazzo, un pezzo di pane. No, non basta la considerazione da massaie, "uno che fa una roba così deve avere qualche rotella fuori posto", così è scambiare l'effetto con la causa, così è troppo facile. Sono mostri? Sì, mostri che fino al giorno prima tutti consideravano normali, dalla qual cosa si dovrebbe concludere che allora è l'intero contesto o, come si dice, la società ad essere mostruosa e squilibrata, con il che si arriva fatalmente al tutti colpevoli nessun colp

FARO 30/2016

C'è un'altra libertà, ed è quella di essere liberi. Decenti. Dignitosi. Oppure anche di ferirsi, di uccidersi come si vuole: ma senza alibi, però. Ci sono poi quelli che sono liberi di imbrogliare, di mentire e di ignorare: basta loro infilarsi in un doppiopetto, un sorriso finto, ed eccoli salire... C'è chi si pente per dire, e chi non si pente affatto: chi ha sbagliato tutto, ma gli hanno dato un Nobel (per la Pace, che ironia...); c'è una sentenza che ci restituisce un canto libero, e una serie di libri ambientati in Africa da leggere nell'estate, e c'è un bambino che... Che non c'è più. Tutto questo nel penultimo Faro prima della pausa di ferragosto. Caldo, se vuoi, ma noi teniamo botta. Solo se ti abboni, però.

FATTI DUE CONTI

Quelli che si lamentano dell'invadenza di Carlo Conti nuovo direttore di Radio 2 hanno una coda di paglia che non finisce più: sono gli stessi che si lamentano che non cambia mai niente, che c'è spazio solo per i raccomandati. Ma siccome in Rai non entra nessuno che non sia raccomandato, se ne dovrebbe dedurre che il bue dice cornuto all'asino: raccomandati sono sempre gli altri, quelli sotto le bandiere degli altri. Hanno perfino coniato un termine ipocrita, "spoil system", per dire che la politica detta le condizioni e nel servizio pubblico tutti sanno che non sono eterni dovendo sottostare alle regole della lottizzazione che cambia coi tempi elettorali. Regola che sta bene a tutti fino a che entrano, camminando sulle spoglie dei silurati, salvo gridare al regime quando tocca a loro. Ma la regola della raccomandazione vale anche per i conduttori finto indipendenti, del conformismo alternativo che arrivano dal contesto di nicchia, cioè quattro gatti che li s

VALICHI

È morta una preghiera Riposa in fondo al cuore Portale tu una rosa Da stendere sul mare Sono porto d'assenze Parto di gravidanze Orfano di partenze Che mi negò settembre Sulla strada delle ombre D'impassibile velo Figlio di foglie al gelo Dove il mondo si rompe Ed il canto del tempo E' campana nel vento Un distratto carillon Che aggiustare non so Quello che conta è questo Deserto di pensieri Per i valichi aperti Di tutto il mio dolore

ESTATE DI BUGIE

Due funerali assurdi, pieni di bugie più grottesche che pietose. Uno è della contessa dei poveri, Marta Marzotto, cortigiana divenuta "regina dei salotti" cioè una che metteva insieme i potenti per fargli intrecciare i loro poteri: sono andati a piangerla i miserabili che questo personaggio da vipperia fantozziana disprezzava, ma che i giornali dei potenti e di famiglia hanno spacciato, incredibilmente, per loro paladina. Tra gli inconsolabili, molti di fede comunista, a conferma che l'unico ad aver capito il comunismo, questa fede rivoluzionaria fondata sull'ammirazione classista, è stato Bertinotti. Le altre esequie assurde sono quella della comica Anna Marchesini, una che aveva svenduto il probabile talento alle ragioni della notorietà televisiva, della comicità da domenica pomeriggio, la bella figheira, la bella sgnacchera, robetta così, che andava bene per le casalinghe disperate e i loro derivati. Anche lei omaggiata come una regina, una che Buster Keat

IL VOLO

Se tu non sai Cosa scende dal cielo Un pallore sordo come un velo Il volo Di una macchia come un corvo nero E non c'è Proprio niente da dire, davvero Non è cosa che si può spiegare Perché il volo finisce nel cuore Va a morigli dentro piano piano Capolinea dell'ultima corsa Della metropolitana rossa che Ora si svuota, eccola deserta E tu che hai paura dei tuoi passi Non la sai tu questa malattia Questa avaria Che al vento del mondo ti abbandona Non ci sei Mentre tutto intorno a te ti sfiora Non ci sei Non importa dove ti trascini Dove giaci fermo di stupore Se tu non sai Che è finito l'amore, che sei solo Con il volo che dal cielo piove Che si schianta dentro senza senso Come pesa quello che non c'è Come è piena di male l'assenza L'impazienza mentre viene sera Se tu non sai A che serve un altro silenzio Che lo senti rotolare immenso Per il vicolo di lampioni accesi Se tu non sai Che è una

SICUREZZA ALL'ITALIANA

Può capitare a Milano che uno rimasto chiuso nel cesso del Duomo sia costretto a dormire tra le guglie fino a mattina; e può capitare a Roma che qualche ragazzotto scali indisturbato il Colosseo per poi mettersi su youtube, nella costernazione dei giornali mondiali che un po' ironizzano e un po' si preoccupano. La giustificazione è servita calda: "Non abbiamo personale adeguato" ha ammesso, o forse rivendicato, il direttore del Duomo e tanta soavità fa il paio con quello che ripete sempre il ministro dell'Interno Alfano, "il rischio zero non esiste". Infatti esiste il rischio mille, diecimila. Duomo e Colosseo sono tra i bersagli espressi dell'Islam violento, anche se al papa cattolico non piace sentirlo definire così, e come tali perfettamente inquadrabili. All'ombra del Battistero fiorentino ho visto ragazzini in mimetica che guardavano le ragazze, le fermavano, come anche quelli alle fermate del metrò di Roma o Milano, le chiamavano &qu