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Visualizzazione dei post da aprile, 2014

UNA SPIETATA OPPORTUNITA'

Dunque, Berlusconi va, dal 9 maggio, ad assistere i malati di Alzheimer. La notizia si presta ad infinite ironie da twitter, io invece voglio restare serio. Questa è una malattia spietata, è la morte consapevole e progressiva, è sapere che il buio ti sta inghiottendo fino a che un giorno non saprai di restartene rannicchiato in posizione fetale, vecchio grinzoso bambino. Uno come Berlusconi, del quale tutto si è detto e tutto si può dire, ma non che sia uno sprovveduto o un demente, ha davanti a sé, nell'età in cui di Alzheimer ci si ammala, una umiliazione che è anche una opportunità spietata: misurarsi col dolore vero e senza scampo, il più umile, il più dimenticato. È una esperienza che può cambiare un uomo, anche ricco sfondato, anche spregiudicato come lui. È tornare su questo pianeta, fatto di ingiustizia, di sconfitta, di lacrime. Nel mio piccolo, so di cosa parlo. Uscito, giovane viziato, dall'università, rifiutai di infilarmi in una divisa e non per antimilitarism

Concerto del primo maggio, i soliti artisti oscurano il bello della musica - CULTURA

Concerto del primo maggio, i soliti artisti oscurano il bello della musica - CULTURA

IL FARO 16-2014

Per tutti quelli che portano croci invisibili, ma non meno pesanti. In spedizione via email agli abbonati da sabato 26 aprile.

UNA SCALA NELL'ARIA

L'idea io non avevo Del timbro d'impotenza Ed ora io non trovo Più ombra di sostanza In un grido d'aiuto In un grado salito Sulla scala nell'aria L'idea io non avevo Della complicità Col peggio sempre franco Col peggio che mai stanco Si rimira di sè Qui la colpa è la mia Non si vive del pane Di rosari e preghiere D'aspettare anch'io il bene Nel calare di sere Dalle scale nell'aria Io non avevo idea Che un dipinto è una macchia Che si muore di fame Che è una vecchia il dolore Col sangue sulle mani Il mio sangue dagli occhi Che non hanno domani E non hanno più ieri Mentre guardano in alto Ad un cielo deserto Di una stella per me Ad un morto “perché” Quando oscilla beffarda Una scala nell'aria

NELL'ANNO DEL SIGNORE

Nessuno contesta il diritto di chiunque di credere in quello che vuole, ma quello che si è visto oggi, 27 aprile, Anno Domini 2014, è uno sconcertante ritorno agli anni '50, ad un passato preindustriale e superstizioso, da bigottismo di Stato imposto dalla televisione di Stato. Per l'intera domenica non si è parlato d'altro, non si è visto altro che papi benedicenti, danzanti, svolazzanti, non si è potuto prescindere dalla condizione di emergenza della capitale nazionale e per cosa? Per la santificazione di due pontefici, uno dei quali morto mezzo secolo fa, quanto a dire la faccenda più nuvolare, più opinabile, più impalpabile che si possa immaginare. Per questo gigantesco nulla l'apparato è stato necessariamente imponente, da metropoli militarizzata. E quasi non bastava, coi pellegrini che a migliaia sciamavano lasciandosi andare a comportamenti irrazionali, medievali, dal dormire all'addiaccio al forzare come greggi allo stato brado le zone di sicurezza, fin

ELUCUBRAZIONI DI UN PERDENTE

In termini freddamente analitici, si registra un ribaltamento di prospettive e di propagande elettorali rispetto a vent'anni fa: quando Berlusconi scese nell'Arengo, metteva giustificate preoccupazioni: il suo strapotere pareva invincibile, la spregiudicatezza spaventava, la sinistra, allo sbando, chiamava tutti a raccolta per arginarne l'avanzata. Oggi, un Berlusconi malridotto ma non domo compie l'operazione uguale e contraria, chiama a raccolta lui i moderati agitando lo spettro di una arroganza a sinistra. In Italia i liberali non esistono, e Berlusconi lo è meno di tutti: eppure perfino lui conserva una possibilità definendosi tale: proprio perché di liberali non c'è traccia. Così perfino lui ha tuttora buon gioco nel presentarsi come forza di rappresentanza e di rassicurazione di chi non è statalista e assistenzialista, persistendo nello sbando che ormai ha perduto il Paese. Io, per dire, di sinistra non sono e una forza liberale la voterei; certo, esiste

RESTO DEL CARLINO, 13-04-14

ANCHE IO SONO L'ITALIA

Anche io sono un autonomo. Un freelance, ma qui non conta il mio ruolo professionale, conta il modo in cui vengo considerato, anzi sconsiderato, dallo Stato. Anche io sono una partita Iva. Detta così, viene in mente la poesia di Langston Hughes: "Anche io sono l'America". Bene, anche io sono l'Italia. Quel frammento d'Italia che gli altri considerano malfattore a prescindere. Sono una partita iva, nessuno tifa per me: i manager da “toglietemi tutto ma non i miei superbonus” vivono fuori dal mondo, gli industriali mi considerano carne da cannone, per i sindacati esistono solo statali e operai. Sto nella terra dei nessuno, il vero ammortizzatore sociale, il materasso su cui lo Stato da sempre scarica i costi delle garanzie altrui, giuste o esagerate che siano. Nessuno si occupa di noi, ma anche noi siamo l'Italia, senza la polvere della nostra fatica la nave allo sbando naufraga. Siamo l'alibi che ha permesso in tutto il dopoguerra di passare dalle aspe

Terrorismo e stragismo: incubi senza cura della Repubblica italiana - POLITICA

Terrorismo e stragismo: incubi senza cura della Repubblica italiana - POLITICA

PERDONAMI

E di colpo non ti sento più Io non sono più io, tu non sei tu Capolinea sia della poesia Quasi quasi non lo escluderei Pure, una ragione ti farai (credimi: lo so e tu lo sai) Se davvero non lo sento più Quel sorriso che mi vola in bocca Paradiso solo che mi tocca Il pensiero del pensiero tuo Che mi pensa. Noi dispersi ormai Sì che ci bastava per trovarci Uno sguardo nel buio degli altri Oltre il vetro anime di cuoio Dai sogni segnate non si sanno Non si scannano più vive a vicenda Rassegnate al dare ed all'avere Che indecenti chiamavamo amore Sarà stata quella passeggiata Nella pioggia senza ombrello ed io Lo trovavo bello e tu lo odiavi O la mareggiata della noia Di parole sbocciate in vetrina Gravi aiuole che avrei calpestato Tutto è tardi adesso come orti Desolatamente morti incolti Quando i volti, fontane di storie Sono voli d'ali solitarie Io sul serio non ti posso più E lo stesso, mi accorgo, è per te E non

"HO LETTO ANNI DI VITA..."

AMAZON SMASHWORDS Ho terminato la lettura di "Anni di Vita". Il libro è bello, bellissimo. Non potendo permettermi il lusso di redigere una recensione "tecnica",  mi limiterò a riferirti da quali sensazioni sono stato avvolto. Se le sole dieci righe (e mezza) di "Babysnakes" erano state sufficienti  a scuotere nel profondo la mia anima, puoi bene immaginare l'effetto che  ha potuto produrre la lettura completa del libro. Troppe le similitudini tra Panty e Nerino per non rimanere in tensione  durante tutto il tempo della lettura. A cominciare dalla medesima provenienza  randagia e dall'identico colore del manto, fino ai tratti che accomunano la  maggior parte dei gatti: l'infinita tenerezza, i prodigiosi equilibrismi,  le impensate traiettorie, i momenti di calma assoluta alternati al danno più rocambolesco. E quante volte anche tu hai definito Nerino piccola pantera o semplicemente pantera,  lì dove nasce - ovvio e spontane

IL FARO 15/2014

In spedizione agli abbonati via email da sabato 19 aprile. Il Faro, l'elettrorivista di MDP

I LINEAMENTI ANTICHI

Deliravo in queste notti e non era semplice influenza, era il fisico che s'arrendeva rigettando tutto, per non uccidersi si disfava perdendo i veleni di anni. Meno mangiavo più la diarrea mi sfiniva, ma capivo la fortuna, quel depurarmi fino al limite, svuotandomi di tutte le tossine. Deliravo rotolandomi in mente visioni, anche quella del masso che mi viene addosso come nelle lunghe sfebbrate da bambino, il che conferma che non si guarisce mai dai vecchi traumi, cronicizzati nei cromosomi, nei luminosi e oscuri percorsi cerebrali. Una sinetesia, a un certo punto. L'odore di carta da fumetto, acre dolciastra, eccitante, malsana, usciva da quelle inchiostrature violente, quei mostri e crimini efferati, usciva dalle notti dove entrava la fantasia del ragazzino. Finalmente un mattino la mente lucida, le gambe non reggono ma il corpo non brucia più. Sono andato a prenderlo uno di quei fumetti. Il più amato, il più dentro. Ho aspirato a fondo la carta, l'odore asprigno di a

SOLO SE TU CI SEI

Solo se tu ci sei, anche in silenzio Avrà un senso l'esperienza di seta Strangolata da nodi di vento Questo lungo errare di ferro Allo sbando per boschi di funghi Parafanghi da schivare impotenti Nel ritorno al lume di casa Solo se ci sei da questo male Quotidiano, bruciato dal sole Potrà nascere una coltre di viole Un altrove di colori in volo Vita che avanzando lenta colma Incommensurabili distanze Continenti uniti da ponti Di parole mute ma invadenti Tu lo chiami compagnia l'incanto Quando il sogno d'improvviso esiste Quando impregna il viso e la tua veste Del profumo che evapora al dolore Di un istante liscio come vetro Non credere quasi mai a ciò che è vero Io non chiesi mai miracoli al cielo Ma respiro per la vela rotta Che di notte salpava dal cuore Verso l'ineluttabile del nulla Una stella s'accende ma è sconfitta E vorrei tutto fosse finito Come vuole chi non è mai nato Un oblio m'attende disp

Gabriel Garcia Marquez morto, non ci resta che la solitudine - CULTURA

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The Who, nuovo disco e tour mondiale - CULTURA

The Who, nuovo disco e tour mondiale - CULTURA

IL FARO 14/2014

Dedicato ai furbi, agli imbecilli e a chi pretende tutto così. All'interno, attualità, polemiche, serie tv, musica, e le riflessioni che altrove non vanno di moda. Curioso, irriverente sempre, il Faro vi fa male ma vi fa bene perché vi fa godere. Spedito via email agli abbonati da sabato 12 aprile. Il Faro, l'elettrorivista di MDP.

PANTY

Ti ho scritto solo un paio di volte, anche se la lettura quotidiana di "Babysnakes" mi spinge a farlo più spesso.  Poi leggo queste parole: " Se mi stendo a correre per le mie strade disperse, possono scendere due minuscoli fiumi lungo le tracce del volto. Allora Nerino se ne accorge, si fa più vicino, protende la zampa e mi accarezza su quegli stessi solchi. Senza artigli mi accarezza, con una dolcezza impossibile agli umani. A volte mi fa la barba, senza segnarmi mai. Non ha più l'ombra della finta ferocia di quando m'aggredisce se vuole giocare. Mi culla di fusa, piccola fiera, amorevole guardia contro i miei incubi. Mi riempie di baci che regala col muso. Lecca le mie lacrime; se non reagisco, comincia a stuzzicarmi, complice gioca col mio corpo pesante per strapparlo all'inerzia. Nerino sente, capisce, sa cosa sprofonda in me. Intercetta le mie rese. Quando ho paura abbraccio il mio gatto, m'aggrappo a lui e chiudo gli occhi. E' stat

QUANDO HO PAURA

Se mi stendo a correre per le mie strade disperse, possono scendere due minuscoli fiumi lungo le tracce del volto. Allora Nerino se ne accorge, si fa più vicino, protende la zampa e mi accarezza su quegli stessi solchi. Senza artigli mi accarezza, con una dolcezza impossibile agli umani. A volte mi fa la barba, senza segnarmi mai. Non ha più l'ombra della finta ferocia di quando m'aggredisce se vuole giocare. Mi culla di fusa, piccola fiera, amorevole guardia contro i miei incubi. Mi riempie di baci che regala col muso. Lecca le mie lacrime; se non reagisco, comincia a stuzzicarmi, complice gioca col mio corpo pesante per strapparlo all'inerzia. Nerino sente, capisce, sa cosa sprofonda in me. Intercetta le mie rese. Quando ho paura abbraccio il mio gatto, m'aggrappo a lui e chiudo gli occhi.

IL FARO 13/2014

Primavera, si accendono i colori. Numero psichedelico e... stupefacente. Il Faro, e nessun altro.

LORD, IS IT MINE

Una canzone vecchia, ma possono mai invecchiare le canzoni?, mi riscaglia al suo tempo. Al mio tempo. Ed io non amavo quel tempo, perché non vincevo mai. Non ero fatto per la competizione, mi consumavano quei dubbi che si volgevano in depressione, quel sentire di più senza poterlo dire, e quella enorme timidezza che cercavo di superare sradicandomi, come ho sempre fatto nella vita. Non amavo essere brutto, mai scelto dalle femmine, e la paura delle interrogazioni e quello che ero allora. Ma la canzone scorre ed io ci affogo. Perché era il tempo, ed io non rimpiango quel tempo, ma che il tempo doveva cominciare; la magia di vedermi domani, di riscrivermi, che oramai non ho più, e la fantasia di rivivere tutto, che mi fa addormentare nelle mie notti mature: non sarò più quella paura, non quella insicurezza, imparerò davvero lo judo e nessuno potrà aggredirmi, imparerò a suonare ma solo quello che voglio, saprò lasciarmi andare e piacere alle femmine, saprò dare del tu ai professori

Ultimate Warrior, addio all'eroe del ring - FIRME

Ultimate Warrior, addio all'eroe del ring - FIRME

SPUTARE SANGUE

Oggi, dopo la lezione al liceo Stella Maris di Civitanova, ho subìto un intervento chirurgico. Lo chiamo così perché, anche se formalmente si trattava solo di cavare un dente, è durato tre ore, ha richiesto tre lastre e un numero imprecisato di siringate anestetizzanti. Ero ridotto proprio male. Il dentista è stato bravo, mi era stato segnalato e non ci conoscevamo, ma siamo diventati subito amici. “Hai battuto tutti i record”, mi ha detto. Gli ho riempito di sangue due sale intere, non sapevano più come pulire. Zampillava dappertutto ed è solo colpa mia. Avrei dovuto capirlo già due estati fa, quando mi beccai certi ascessi che mi fecero svenire a ripetizione, uccidendomi quasi, che non era il caso di perdere tempo. Invece non ho fatto che rimandare, il dente si è sbriciolato, si è completamente guastato, ha attaccato le radici che si sono saldate all'osso, corrodendolo. Rischiavo brutto, rischiavo di diventare sordo e peggio, così pulire tutto è stato come spazzare via un ar

VERDE

Ma io non voglio andare nei templi del sale, io voglio mettermi sotto una pianta e assaporare la cascata di verde. Da un anno aspettavo la fioritura e adesso è tutto un tetto di foglie e scende freschezza, io sto sotto, il sole s'immagina oltre la barriera che respira e mi sento albero io stesso e mi sento foglia io stesso. La meraviglia di questo perdersi, non si può raccontare. Da un anno l'aspettavo questo spettacolo del viale tanto verde da sembrare acceso, illuminato, scintillante: sono infinite le sfumature del verde, sono tante quante sono le foglie, ciascuna con la sua personalità, ciascuna la sua forma, il suo linguaggio, il suo mondo. Finalmente è primavera davvero: per un mese sarà il tempo più bello, quando la sera è indulgente, il tramonto si distende, il pomeriggio indugia e dalle edicole si spande profumo di carta che si mesce a quello della luce, dell'aria comprensiva, della sera complice. A perdita d'occhio la trama delle foglie nel cielo, l'in

COSI' DEV'ESSERE

Ma quando sei allo stremo, sotto ogni difesa, vulnerabile come un passerotto. Quando tutto ti aggredisce, ti ammala, ti sfinisce. E tu non senti più la fatica, il dolore, la disperazione, non senti più niente, ti raggomitoli come un gatto e non ti difendi più, ti lasci grandinare addosso, ti lasci pisciare addosso dalla vita. Quando un altro sarebbe in ospedale a dormire tutto il tempo e tu invece continui ogni giorno a non esistere, ti alzi, ti trascini, metti in fila i tuoi squallidi miracoli, torni a raggomitolarti. E ogni giorno ti spezza di più e tu non ti difendi e non speri più e non disperi più. Quando la musica esce da te, le parole non arrivano, quando chi ti aveva promesso lealtà ti ha tradito una volta di più, quando un'altra presenza sparisce portandosi via tutte le notti spese a medicarla. Quando sei incredibile a te stesso, ti stupisci di respirare ancora e non ti importa e non hai più voglia di gridare “aiuto”, di chiarirti, di spiegare a una sola persona in

Kurt Cobain, rockstar e filosofo - CULTURA

Kurt Cobain, rockstar e filosofo - CULTURA

IL BLUES DELLA PIOGGIA

Io la pioggia ce l'ho dentro E' uno scroscio di coscienza mentre Tracce del mio tempo Fanno un suono che si rompe Canne d'organo mozzate Io la pioggia ce l'ho in cuore La pozzanghera perenne D'un destino d'angherie Umida anima che ignuda E' una spugna di sconfitte E le gocce sono fitte Di segreti che mi dai Come a un prete che non vuole Che non vola fino a Dio Fino a nuvole d'amore Del colore dell'oblio Io ho soltanto questa pioggia Che riveste ogni mio passo Una spiaggia un posto un sasso Un amore che non c'è Un atroce mal di denti Una luce senza santi Una voce di rimpianti Un'assenza qui con me E' la pioggia, pianto ignoto Che precipita più in fondo D'ogni mare di dolore E risale e la respiri E' la pioggia fatta d'aria Di tragedia e gioia implosa Un po' esplode, un po' riposa E un po' cade in gocce rosa

NEVER STOP - COMMENTI

#1 su Amazon! AMAZON SMASHWORDS Libro bellissimo! Michele, Cosenza ciao max, letto il tuo nuovo libro sugli Stones. devo dire che è sempre un piacere leggere i tuoi lavori. inoltre scrivere qualcosa di nuovo su questa band non è mai facile, almeno credo. ma finchè andranno "oltre i confini del tempo", ci sarà sempre qualcosa da dire e raccontare su di loro. Dany, Milano Comincia proprio dove Happy finiva, e così riempie quel vuoto. Ottimo! Sergio, Roma

IL FARO 12/2014

Non c'è dubbio che vi piacerà!  Il Faro, l'elettrorivista di MDP Il Faro, ogni sabato nella vostra email Il Faro, vi fa male ma vi fa bene perché vi fa godere Il Faro

OGGI NIENTE PESCE

Oggi con un'amica che sta a Milano ci divertivamo a punzecchiarci via Facebook, “io sto ascoltando questo, “perché sei vecchio, io invece ascolto quest'altro”, “sei più vecchia di me”. Siamo coetanei, siamo vecchi e ascoltiamo roba di trentacinque quarant'anni fa ossia la nostra gioventù. Patetici, d'accordo, ma cos'altro ci resta da sentire? Rocco Hunt, che è la caricatura di una caricatura cioè Saviano? Quell'ebete di Jovanotti, peraltro vecchio come noi a dispetto del nomignolo peterpanesco che gli è rimasto appiccicato? Non so, trovatemene uno. Gli sfigati dell'indie? C'è un gruppo di idioti che sbraitano “la crisi economicaaa”, Dio o l'Enel li fulmini. Certo, di autori bravi ne sopravvivono, io stesso cerco di scriverne quando posso. Ma la questione è di confronto fra epoche, non tra artisti. Non è, voglio dire, solo una faccenda che c'inchioda alle nostre madeleines sonore; se io ascolto i dischi di Lucio Dalla dal 1978 al 1983, e già