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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

A MILANO SI SBROCCA

Una sera d'estate a Castelfranco ho un incontro ravvicinato con un amico di vecchia data, lasciato a Milano subito dopo il liceo (compagni di banco) quando rotolai nelle Marche. Ma siamo sempre rimasti in contatto e stasera eccoci qua. Lui parla, io rabbrividisco. Le faccende che mi racconta, personali e di conoscenze comuni, sono allucinanti. Lui, per esempio. La famiglia gli si sfascia davanti, è scontento del suo lavoro, incerto sul da farsi ma intanto è venuto a trattare lo spiderino di seconda mano. E dove ci andrà, penso, davanti alle scuole? Parla solo di soldi, di rogiti, di macchine, un vortice di affari spiccioli nel quale mi perdo ma sento che tratta male la cameriera, un atteggiamento che ho sempre odiato e che non ricordavo in lui. Gli dico di smetterla e allora passa ad altro. La compagna di classe del banco davanti al nostro, vista la sera prima, la predestinata che all'alba dei 50 anni si fa riconoscere l'asma quale malattia professionale, manco fosse u

IL FARO 24/14

Questo numero contiene un pezzo che non avrei voluto scrivere, per molte ragioni, ma nel quale molti si ritroveranno. per molte ragioni. Sono, siamo, gli umiliati e offesi da uno Stato che infierisce proprio quando si è più esposti al dolore. Più diverse altre cose, tra le quali i dischi di Kelis, Sharon Van Etten, Swans. E la consueta attualità, più o meno aberrante. Il Faro, l'elettrorivista di MDP ogni sabato con voi.

Massive Attack, tour in Italia - CULTURA

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RIDATECI UIBEUI' - Intoccabili (dodicesima puntata)

Saremo pure maliziosi, ma il “rinnovamento” che vediamo in queste ore ci sembra più che altro uno scendere precipitosamente dal carrozzone dei perdenti con la garanzia di più proficue sistemazioni, come accade di regola in Italia dove le dimissioni sono in realtà promozioni mascherate. Apprendiamo che lo spogliatoio era diviso, che nessuno sopportava l'arroganza e il menefreghismo di Balotelli. Certo, è normale scoprirlo solo adesso, ma a questo punto vien da chiedersi che tecnico fosse uno incapace di ottenere rispetto e disciplina dalla squadra, al di là degli errori tattici. Balotelli, mormorano adesso tutti gli altri a denti stretti, faceva quel che voleva. Ma un nazionale non può fare il cazzo che vuole, se ci riesce è colpa di chi non gli impone una regola, anzi una regolata. Viene dunque da sospettare che certe scelte “tecniche” fossero in realtà suggerite da altri padreterni pallonari, dagli sponsor ai manager a chissà quali altri protettori. Di quanti intoccabili era fa

RIDATECI UIBEUI' - L'Italia non c'è (undicesima puntata)

La partita l'ho vista poco e male, perché intento a difendermi dalle escandescenze di aspiratutto – musica, fotografia, talent della De Filippi – che col pretesto dell'irrinunciabile John Mayer non la finivano di scaricarmi addosso le loro frustrazioni (ah, la civiltà di internet!). Però non mi ero illuso: vero che il calcio non è una scienza esatta, ma insomma quando una squadra è brocca, tanta strada non la può fare. Inoltre, l'Uruguay era troppo più solida, meglio disposta in campo, insomma più forte. Non potevano bastare le esaltazioni un po' ridicole (seguite da una Cayenna delirante), gli incitamenti accorati, gli scongiuri: lo sport è fatto di confronti, di rapporti di forza, quasi sempre il più bravo vince (se non c'è combine) e l'Italia tra i più bravi non c'è più da anni: e questo tracollo, è appena il caso di ricordarsene, bissa splendidamente il fallimento gemello di 4 anni fa. Vuol dire che un intero sistema è crollato, ed è da cambiare. A co

John Mayer, il chitarrista che ha suonato coi Rolling Stones - CULTURA

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Rolling Stones a Roma: il concerto della vera Satisfaction - CULTURA

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Rolling Stones a Roma, Jagger e Richards e l'amore per l'Italia - CRONACA

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RIDATECI UIBEUI' - Costaconcordia contro Costarica (decima puntata)

E' una settimana che sento resoconti da sbarco in Normandia. Bene, ecco i risultati. Non bastava un po' di tifo naturale, in dosi fisiologiche, magari con il buon senso della misura e la dignità dello stile, no, bisognava sbracare nel servilismo alla trippa. E mi riferisco praticamente a tutti i commentatori sportivi a cominciare dall'Invincibile Raccomandata di RaiSport. Altro che Omero, questi facevano venire il latte alle ginocchia, bastava sentirli al fischio d'inizio che preparava il disastro col Costarica i due deprimenti telecronisti, l'esagitato Bizzotto e il Dossena vecchio eroe di Calciopoli: non facevano che ripetere come pappagalli strampalati, l'Italia c'è, l'Italia ha classe, l'Italia è una meraviglia, supermario, superpirlo, supercazzo. Avevamo vinto una partita con una squadra materasso, non una sfida con una selezione tra il Brasile di Pelè, il Portogallo di Eusebio e un'Argentina fatta di undici Maradona, santa Madonna. E chi

Meshell Ndegeocello, Comet come to me il nuovo disco - CULTURA

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RIDATECI UIBEUI' - Uno-due-tre... (nona puntata)

L'avventura dell'Italia ai Mondiali è scandita da teleracconti epici al cubo, tipo l'Odissea, l'Eneide e l'Anabasi tutte insieme, poi, ogni tanto, lo spot: Antò, fa caldo. Un caldo terribile, micidiale, assassino, insuperabile. E giù microprevisioni del tempo e percentuali di umidità. Come se quegli altri non giocassero alla stessa ora, nello stesso campo. Che c'entra, gli altri “ci sono abituati”. Noi italiani invece, come noto, siamo posizionati a un tiro di schioppo dal circolo polare artico. Una inviata di RaiSport deve aver preso un colpo di sole, perché ha annuniato: oggi gli azzurri si sono allenati col fresco, c'era nuvolo, però contro “la” Costa Rica farà caldo. Antò, inteso come Cassano, salvali tu. Intanto, era un po' che mi scervellavo ascoltando la modesta sigletta di Mina: io questa roba l'ho già sentita. Alla fine, eureka: non un plagio, ma certo generosa ispirazione da un'altra sigla, quella del film “Gambe d'oro (1958), di

IL FARO 23/14

In questo numero si va a zonzo, ma ci si ferma particolarmente nel mondo specialissimo e poetico che la copertina annuncia. Scopritelo inoltrandovi nel Faro, ogni sabato con voi. Il Faro vi fa male ma vi fa bene perché vi fa godere. Il Faro, ogni sabato nella casella di posta di chi si abbona. Mai senza!

RIDATECI UIBEUI' - Ma lasciateli giocare (ottava puntata)

Poco da dire: il Brasile, quando gioca appena in undici, si conferma squadra da serie cadetta. In compenso, che Messico all'italiana: e che portiere, soprattutto. Ecco di cosa è fatto, dovrebbe essere fatto il calcio: di parate, di giocate strepitose, altro che quei titic e titoc demenziali o l'alienazione tecnica degli allenatori. Ricordo il Mondiale del 1994, Sacchi con negli occhi la follia da bunker che accoppava i giocatori con allenamenti impossibili e poi li mandava in campo in gabbie tattiche allucinanti: riuscivano a giocare davvero solo quando lo mandavano a quel paese, palla avanti e Dio ci aiuti. Arrivammo secondi, ma quello non era calcio, così come non lo era quello del Milan, una squadra fatta di venti fuoriclasse che bastava scendessero in campo per atterrire qualsiasi avversario. Fu Sacchi a distruggere Van Basten, e fu Sacchi a perdere un Mondiale. Gli allenatori si sono montati la testa, si sentono tutti Nelson a Trafalgar, prima facevano le strategie con

RIDATECI UIBEUI' - Clap clap (settima puntata)

Non bisogna portare i malati di mente ai Mondiali. Perché non è vero che l'uomo è buono e migliorabile, l'uomo, come diceva Bracardi, è una bestia e Pepe è due volte bestia. A proposito. Si è chiarito chi è il vero orango: non certo Balotelli ma la Merkel naturalmente anche se l'orango batte le mani con molta più grazia ed eleganza. Noi siamo nelle mani di questo ibrido qui, clap clap, tocca farcene una ragione. Dalle mani ai piedi: che spettacolo la Germania, la solita solida vecchia Germania che non tradisce mai: parte come la cavalcata delle Walkirie, poi ai quarti (vedrete) s'affloscia come uno strudel andato a male. E la Merkel non farà più clap clap, si esprimerà in altre forme. Tutto il resto è noia, Iran e Nigeria non si fanno niente, i negoziatori iraniani sul nucleare si pigliano una pausa-partita pure loro, Messi oltre al fisco evade un difensore e fa un gol ai Mondiali. Le agiografie per l'Italia dopo l'Inghilterra ridicolizzano ogni altra cosa fi

Maturità, il primo esame da superare - CRONACA

Maturità, il primo esame da superare - CRONACA

RIDATECI UIBEUI' - Abolite Dossena (sesta puntata)

Impressioni televisive. L'Europa unita ci ha allontanato, reso più reattivi ai nazionalismi, però ci sono dati di fatto che vanno oltre qualsiasi sciovinismo: i francesci hanno sempre un broncio da stronzi. L'esordio della rivoluzionaria “gol tecnology” si risolve in una figuraccia che eccita il pubblico, perché queste tecnologie infallibili, applicate a una scienza inesatta come il calcio, regolarmente sbagliano: un gol non è questione di millimetri, o è evidente e allora basta l'arbirtro (possibilmente non giapponese), oppure è discutibile e in questo caso non si dà e allora basta il buon senso. La “gol tecnology” invece se ne lava le mani e poi le asciuga al cospetto di cinquanta o centomila spettatori divisi da tifo, nazionalismo, magari questioni geopolitiche: questo non è più sport. Veniamo alle cose serie. Marino Bartoletti, l'eterno aspirante (alla poltrona di RaiSport) col baffo insinuante, ricorda sempre più un personaggio di Gian Burrasca. Tipo lo spasim

RIDATECI UIBEUI' - Cretino ufficiale (quinta puntata)

Non è per fare i maicontenti, ma alla fine di una partita come quella dell'Italia con l'Inghilterra si casca in dubbi esistenziali: ha giocato meglio la meno forte, ha giocato peggio la più forte, chi siamo, da dove veniamo, dove andremo a finire? A me, non-tifoso che non segue da un pezzo il pallone, che non conosce i giocatori, che guarda i Mondiali mondato da ogni sciovinismo, la Nazionale continua a sembrare modesta. Intendiamoci, si è comportata bene, cioè ha fatto quello che poteva: ed è bastato. D'altra parte l'Inghilterra è per blasone considerata uno squadrone, mentre negli ultimi 12 campionati del Mondo, questo incluso, è sempre risultata un materasso: beato chi l'affronta, perché questi è dal 1967 che ruggiscono, ruggiscono ma mordono niente. Allora basta trafiggerli e poi chiudersi, ed escono a orecchie basse. Insomma, stringi stringi la solita Italia. Non mi è sembrata una gran partita e Prandelli mi par sempre il solito fortunello: fuori Buffon, da

SERRAGLIO

Quello che è stato è stato ma il futuro Qui dentro è il riverbero del fato Che ha fatto di me un racconto sbagliato Dal ventre mi sale un'amarezza Che ammazza, dirotta lo sguardo Oltre quel reticolo di sbarre Di ferro: impagabile riscatto Che non sai ed io proprio non so Se è giusto scontare tutto senza sconti O farla franca, proprio io che ho lasciato Dietro di me chi non è stato più Non c'è niente da fare eppure qui Ti senti stanco in questo orrore bianco Anche lo sguardo arranca e non riposa Gli occhi addosso ad ali di farfalla Che si posano sopra laghi secchi Inutili di là da quel reticolo Dice che tanto fuori non è meglio Che è uno sbaraglio. Io so che mi squaglio Ogni ora che passa e non la voglio Ma non posso librarmi dal serraglio Di troppa disumana umanità Anche noi siamo esseri, viviamo Nello sbaglio perenne come un taglio Che non puoi darci. Ricordassero almeno Le promesse sulla pelle nostra Ripulissero 's

RIDATECI UIBEUI' - I soliti aiutini (quarta puntata)

La Spagna è un toro che stramazza trafitto da cinque banderillas. Poi magari si tira su, ma quello che si è visto ieri sera ha fatto spavento: l'Olanda poteva metterne dentro tranquillamente altre quattro o cinque, e non ci vuole un esperto di calcio per capire che i campioni del mondo, ancora per meno di un mese, s'erano di colpo tramutati in un gruppo di decrepiti nonnetti che vagavano per il campo, vivendo il loro incubo peggiore. Detto dei tifosi olandesi, che si fanno un curioso dovere di conciarsi come malati di mente in gita, resta ancora da dire dello splendido gol di questo Van Persie: è arrivato troppo presto, sarà il più bello dei Mondiali e faremo in tempo a stufarci di vederlo affiorare da ogni sigla, filmato, chiacchiera da telebar. Pare che il successo degli arancioni, per l'occasione in blu, si debba allo stravagante modulo 5-3-2 dell'allenatore Van Gaal: si vede che Oronzo Canà ha fatto scuola, ma a me pareva soltanto che gli olandesi, più giovani, p

RIDATECI UIBEUI' - Il ritorno dei notti viventi (terza puntata)

Il Brasile è la peggior squadra di pippe dai tempi del Calcio fiorentino (1400). Sono dei debosciati, non stanno in piedi. Nondimeno il Brasile deve vincere e vincerà, questo si è capito subito anche dall'atteggiamento degli arbitri che non si faranno il benché minimo scrupolo di coprire le proprie corruttele sotto un velo di decenza. Il teschio giallo della prima partita aveva un'espressione che diceva, chiaro e tondo: per il bonifico preferisco i dollari agli yen, e allora? Pazienza, qui non siamo tifosi e non crediamo allo sport come leale competizione tra rappresentative dei popoli nel mondo bla bla bla. Quel che ci preme è ben altro. Mamma mia le Notti Mondiali. Mai visto niente di più deprimente, è la sagra della mestizia. Comincia con cinque minuti di atroce cabaret, sembra i Pacchi. Tardelli che ridacchia, i capelli prodigiosamente più scuri di quando urlava contro la Germania. Poi di botto si sprofonda in una mestizia allucinante, sovietica, facce patibolari, baff

RIDATECI UIBEUI' Diario scemiserio del Mondiale brasileiro

Ci siamo, finalmente si comincia, così poi non ci si pensa più, era dalla magra in Sudafrica che aspettavamo. Il Mondiale brasileiro ha reso la nazione ospitante molto simile all'Italia: mazzette, scandali, sprechi, ritardi, politica arraffona. Con l'aggravante della polizia che fa pulizia etnica non solo nelle favelas, ma in ogni focolaio di scontento per l'immenso Paese. Allora, compagna Dilma, compagno Lula, quando la facciamo la rivoluzione? Presumibilmente dopo i Mondiali, che la squadra padrona di casa deve vincere e vincerà, altrimenti la rivoluzione la fa el pueblo imbestialito. Quanto all'Italietta, siamo già in tragifarsa: Prandelli non sa che pesci, cioè che calciatori, pigliare: e quello ha il mal di pancia, e quell'altro è indisposto, e Balotelli invece è disposto a impalmare l'attuale fiamma, almeno fin che non torna a casa. Questo sì è uno scoop, miracolosamente elargito all'intero villaggio globale. Ma chi l'avrebbe detto però: un temp

RIDATECI UIBEUI' - Diario del Mondiale brasileiro

E' la vigilia di quest'altro mondiale e io inauguro un diario scemiserio a partire dalla rubrica: un colpo al cuore, apprendere che lo sfregiato francese non sarà della partita, non per lui ma per i commenti di Fulvio Collovati, dei cui “Uibeuì” avverto già una lacerante mancanza. Non sarà un diario pallonaro ma di costume o meglio di sciocchezze che nel giro un torneo pioveranno inevitabilmente, molto più copiose dei gol. A proposito, e giusto per andare a incominciare, la delegazione italiana è manco a dirlo quella che si tratta meglio: ha preteso il resort più lussuoso e per la delegazione più polposa, una carovana di un centinaio di michelazzi che costeranno un milioncino di euro, salvo addebiti a piè di lista. La prestigiosa sistemazione è stata prenotata per l'intero mese, il che suggerisce una fiducia, tutto considerato, al limite dell'utopismo. Ma niente paura, hanno appena “laureato” ad honorem commissario tecnico Lino Banfi, “allenatore nel pallone” all'

A MOMENTI

Sinestesia: vuol dire pensare per immagini: e non sapevo da bambino di andare più in là pensando per sinestesie, sensazioni di sensazioni. Mi hanno sempre aiutato le canzoni a questo gioco, ogni musica uno scenario dell'anima. Ma la musica ha bisogno di una quinta per liberare la sua potenza evocativa e la quinta può essere vera o immaginata o suggerita o evocata; voglio giocare con chi mi legge, proporgli una stralunata raccolta fatta di ricordi, di impressioni, di compromissioni per poi capire se è contagiosa, se quelle sinestesie alienate possono insinuarsi, venire comprese, provocare lo stesso abbandono. Secondo disco dei Three Mile Pilot, The Chief Assassin to the Sinister , tutto l'album ma in particolare la prima traccia, Shang Vs. Hanger : mettetela su scorrendo il primo albo di Diabolik, quello dei disegni precari, stilizzati di Zarcone, il misterioso “Tedesco” che dopo aver consegnato le tavole scomparve, neanche ritirò il compenso e nessuno lo vide più, giallo n

IL FARO 22/2014

Qualcosa sul Carrozzone più impunito e intoccabile che ci sia. Oltre a diverse altre cose, naturalmente, dentro e fuori i confini. E al nuovo disco di Bob Mould. Il Faro, da sabato 7 giugno in casella di posta elettronica degli abbonati.

QUELLI ERANO TEMPI Il trailer

CONFESSIONI DI UN CATTIVO (quella volta con gli scout)

Com'è arcinoto, il mondo è pieno di lunatici e l'Italia tanto per cambiare eccelle, vi trovano posto centocinquantamila “maghi” che vivono felici (anche perchè imbrogliano in nero) e un numero imprecisato di squilibrati che si fanno allegramente truffare. Li riconosci subito: occhio fisso, nessuna prudenza, nessun senso dell'umorismo, traballante considerazione di se stessi, aggressività represso-repressiva, attitudine onirica, abitudine a pensare e agire in gregge. Ciò che in ogni società è fisiologico, cioè una quota di spostati, da noi assume volentieri i contorni di un movimento, un collettivo, un partito, vedi i grillini. Tra scout, papaboys, animalisti, ambientalisti, stradaioli, saviani rinati, neocomunisti, neofascisti, berlusconiani del settimo giorno, noglobal, fannulloni, antinuclearisti, popoli viola, giallo, arcobaleno, delle carriole, grillini, sorcini, “cristini”, che sarebbero i fans di suor Cristina, ci sarebbe da abolire la Basaglia che ha abolito i

Suor Cristina a The Voice: la vittoria del trash in tonaca - CULTURA

Suor Cristina a The Voice: la vittoria del trash in tonaca - CULTURA

LE FARFALLE MALATE

E questo bisogno, nonostante tutto, di far andare il cuore, e le parole, e le dita che le disegnano sulla tastiera. Una ginnastica dell'anima. Anche se non ho niente da dire, e se non voglio dire niente. Questo bisogno mi ha salvato quando volevo uccidermi. Mi salva sempre quando voglio sparirmi. Scrivevo per me, allora non sospettavo sarebbe arrivato un incantesimo per “condividermi” col mondo o con un solo lettore. Ancora scrivo per me, malgrado queste farfalle malate che sono i miei pensieri voleranno chissà fin dove. Io pensavo che questo bisogno durasse un giorno, un anno, il tempo di maturare, invece resta, invece cresce in me; è diventato malattia e questo male contiene in sé la cura, che pure mi avvelena. Quante volte ho maledetto il momento in cui sono cascato in questa trappola: mi succede sempre più spesso, e più mi dispero all'idea e più non posso uscirne, non ci provo, non voglio. È quello che ho sempre fatto, è un istinto ormai, chissà se significa essere scr

IL FARO 21/2014

Chi è che stiamo aspettando con tanta ansia?  Dietro la finestra, l'analisi di un fenomeno da baraccone con le ruote ormai sfasciate. Le molestie di chi vorrebbe preoccuparsi per noi e finisce solo per far danni (perché in realtà si preoccupa per se stesso). Mostri e mostrine, una storia commovente, un'altra allucinante ed altro ancora, si capisce, Il Faro, ogni sabato nel tuo computer, telefono o tablet, pioggia, sole o tempo variabile. 

QUELLI ERANO TEMPI

Italia Brasile 3-2, 5 luglio 1982. La mia vita allora si schiudeva, mi avevano appena regalato un braccialetto in cuoio, la targhetta dorata col mio nome, per i diciotto anni. Passai la sera a festeggiare con gli amici del mare, la notte a rivedere tutto, da solo, nella piccola casa che non sapevo sarebbe diventata presto ultimo rifugio e prigione, per sedici anni infiniti. La vita si schiudeva, ma era una pianta carnivora pronta a divorarmi. Sarebbe successo di tutto e avrei conosciuto ogni male, ogni crudeltà. Ogni squallore. Il mio coraggio vacillava, e spesso non poteva bastare. Adesso sono qui, sull'orlo di un'altra estate, i capelli sempre più bianchi e non ho ancora capito tutto quello che è successo. Scrivo di quelle partite, di quei diciott'anni, di quella vita che pareva schiudersi, scrivo e torno a rivedere Italia Brasile, 3-2 e tutte le lacrime sono fiumi che scorrono per cascate diverse, si mescolano, si confondono. Solo io so distinguerle. Conosco ogni ra