La partita
l'ho vista poco e male, perché intento a difendermi dalle
escandescenze di aspiratutto – musica, fotografia, talent della De
Filippi – che col pretesto dell'irrinunciabile John Mayer non la
finivano di scaricarmi addosso le loro frustrazioni (ah, la civiltà
di internet!). Però non mi ero illuso: vero che il calcio non è una
scienza esatta, ma insomma quando una squadra è brocca, tanta strada
non la può fare. Inoltre, l'Uruguay era troppo più solida, meglio
disposta in campo, insomma più forte. Non potevano bastare le
esaltazioni un po' ridicole (seguite da una Cayenna delirante), gli
incitamenti accorati, gli scongiuri: lo sport è fatto di confronti,
di rapporti di forza, quasi sempre il più bravo vince (se non c'è
combine) e l'Italia tra i più bravi non c'è più da anni: e questo
tracollo, è appena il caso di ricordarsene, bissa splendidamente il
fallimento gemello di 4 anni fa. Vuol dire che un intero sistema è
crollato, ed è da cambiare. A cominciare da quella Federazione che,
in virtù di chissà quali convenienze politiche (in Italia ogni
nomina e decisione passa per la lottizzazione), ha assurdamente
rinnovato il contratto per i prossimi due anni a Prandelli proprio il
giorno prima di partire per il Brasile. Vuol dire che per un altro
biennio gli italiani dovranno rassegnarsi al vuoto pneumatico.
Prandelli non è un grande allenatore, non ha carisma, e tra l'altro
sta difendendo malissimo la disfatta, tra il patetico e il
vittimistico, nel più verace costume nazionale; con lui, anche i giocatori. Non è una tragedia,
abbiamo molti più motivi per dolerci attualmente. Però è uno
specchio, una conferma: l'Italia non c'è, in campo e fuori. Ci sono
solo uomini sbagliati messi al posto sbagliato dalla gente sbagliata.
Hai voglia a rottamare, e infatti non ne parla già più nessuno. Ma
le rivoluzioni nel segno della continuità non hanno senso, sono un
ossimoro, anche nel calcio, sono un perdere tempo fingendo di
prenderlo. Non è ovviamente il caso di tirare pomodori virtuali a
calciatori che hanno fatto il loro tempo, o che comunque dispongono
di un talento limitato. La colpa non è loro, ma di chi non ha saputo
costruire una nuova leva di atleti forti, competitivi. L'inaspettato
trionfo del 2006 ha soffocato troppe magagne, creato troppe
illusioni. Gli scandali sono continuati a correre, i soldi pure, e
adesso non ce n'è più. Adesso di illusioni non ce ne sono più, e
non ci sono più scuse. In tanta desolazione, la follia di un ultrà che sta morendo per mano, anzi per la pistola, di altri ultras. E li difendono pure. Ecco, questa è proprio la più tragica conferma di un sistema definitivamente allo sfascio, in tutti i sensi. Bene, anzi male: è ora di finirla, di
cambiare. Sul serio.
Partita noiosa, sconfitta meritata, cronisti sempre i soliti idioti! W L'ITALIA! :-(
RispondiEliminaP.S: Perdona l'ignoranza, ma chi sarebbe sto John Mayer?
Si,partita pallosissima. Speravo diversamente,ma da subito hanno puntato al minimo ,cioè al pareggio, e l han preso in quel posto. Dimissioni di Prandelli e Abete,più semplice che licenziare l'intera squadra.
RispondiEliminaDispiace più che altro per la fine di
Uibeui.
Comunque dai,Mayer è un grande musicista,indispensabile. Lo si capisce dal bel faccino.