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Visualizzazione dei post da giugno, 2015

NELL'IMMOBILITA' DEI CALENDARI

Nell'immobilità dei calendari è cambiato il mio rapporto con voi, che non so mai se ci siete ma mi piace crederlo, pensarlo. Giorno dopo giorno, anno dopo anno il mio egoismo si è dilatato, sempre più nella bottiglia che lancio sto io stesso con le ammissioni, le disperazioni e mi accorgo che è questo che aspettate per sentirvi meno soli. Io non sono un vincente e non ho un pubblico di vincenti; se ce l'ho, la mia piccola platea è fatta di sconfitti che si ammettono, gente che ogni giorno ricomincia da capo e va a dormire senza essersi conquistata. La vita è così, la vita è anche questo, a certi perdona tutto, ad altri non fa sconti. Voi sapete che capisco, io so bene che capite. Nell'immobilità dei calendari abbiamo imparato a mettere da parte le questioni secondarie, la politica, perché il mondo non è politica, non è lo spettacolo dei potenti ma un mare che abbiamo dentro, è il brivido del freddo della solitudine, è l'ammissione di un'altra estate inutile. No

FOTTUTO... è bellissimo

AMAZON SMASHWORDS ... iTunes, Kobo e su ogni piattaforma on line "Libro bellissimo. Penso proprio fosse quasi un obbligo scriverlo da parte tua ed acquistarlo e leggerlo in quanti più possibile noi". Alessandro

IL FARO 25/2015

Così va il mondo; e il Faro cerca di capire. Ogni sabato nel tuo pc tablet o smarthpone o kindle... Il Faro, quello che su Babysnakes non ci va. Il Faro. Tutto dentro

COS'E' LA VITA

C'è un gatto sotto casa mia. Un gatto bianco e grigio che sembra una lince. Lo ricordo da almeno quattro anni, e infatti la veterinaria mi ha confermato che suppergiù quella è l'età, lo ricordo nel buio d'estate, su un muretto, un cornicione, che ascoltava la notte. Si vede che poi gli è successo qualcosa perché d'improvviso me lo ritrovo sotto casa ridotto un ecce gatto, pieno di ferite, di segni dappertutto. All'inizio soffiava, ma stava lì. Aspettava qualcosa. Abbiamo cominciato a dargli da mangiare e lui, il gatto coraggioso e sfortunato, tutte le volte una sfiga: oggi arriva il nubifragio e lo diamo per disperso, ma lui invece ritorna, più conciato di prima, domani il solleone precoce, e poi altre piogge e allora lui si stabilisce davanti al portone a vetri, perché nel giardino di terra, sotto la pianta, non ci può più stare. Ma ecco, una mattina arrivano gli operai e demoliscono tutto e lui non sa dove andare. Eppure spunta, ogni volta che ci sente, perch

CONDIVISIONE

Al di là delle analisi, le vuote parole che nessuno rinuncia a spremere (ci proverò anche io, sul Faro), per spiegare l'incomprensibile restano i dettagli, gli aspetti insignificanti in apparenza, decisivi nella sostanza di cui è fatta la follia. Sulla spiaggia di Sousse, nel golfo di Hammamet ancora umida del sangue caldo delle vittime, i vacanzieri senz'anima mitragliano selfie “col bastone”, che sarebbe la prolunga dei visionari spietati: ecco mondo, siamo qui, dove è calda la strage. Dalla Francia, spunta un selfie dell'ingegnere fanatico che ha decapitato il suo principale, anzi i selfie sono due: il primo è appunto con la testa mozzata (e subito qualcuno delle forze di sicurezza lo ritrasmette via whatsapp); l'altro non è coi suoi tre figli, ma in mezzo ai suoi due mitra: sorridente, felice, la luce pazza, cattiva ed estatica negli occhi di chi ha ucciso l'anima. La follia dello scontro di civiltà, di religioni ricomposta nella follia dei selfie che hanno

I FIGLI DEGLI ALTRI

Io non lo so cos'abbia dentro uno che ha tre figli e decapita quello che gli permetteva di mantenerli e vuole fare una strage, annientare i padri e i figli degli altri, e per cosa? Per l'Allah onnipotente che non ha mai visto, che non vedrà mai. E non lo so cosa abbia dentro uno che tiene il mitra nella borsa del mare e lo tira fuori e lo scarica addosso a gente che è lì a prendere il sole e chiazza la sabbia di sangue e al cameriere che gli dice, spara a me ma lascia stare loro, sorride e risponde no, io voglio stranieri, cerco stranieri da offrire al grande Allah, che non ha mai visto e non vedrà mai. Non lo so io se siamo uguali, se è la religione tribale, se è il fanatismo o cos'altro che intossica, so che non mi sento come questi e non voglio capirli, perché capirli è spiegarsi un abominio. Neanche a me piace la loro cultura teocratica, che rende le donne animali domestici, ma non mi sogno di infiltrarla per distruggerli. E non mi piace neanche la mia di cultura,

LA GOGNA VIRTUOSA

Il critico Aldo Grasso fa il suo mestiere, critica un programma televisivo e a sentire alcune attempate intellettuali dei nostri tempi, che nei programmi attempati portano se stesse come bandiere, si pone una domanda: ma come mai queste amiche del popolo non sposano mai uno del popolo? E passi per la risposta delle interessate, che è roba da scuola media, “allora se sorreggo i diritti dei gay debbo sposare un gay?”. Ma che a dar man forte arrivi il giustiziere Travaglio, con la sua prosa azzimata che sembra l'onorevole dalla “u” stretta di Raimondo Vianello, la dice lunga anche perché la diuretica sinfonia non si discosta da quella delle attempate: il solito elenco ludico di figure, di cose che sarebbe lecito sponsorizzare pur senza esperienza diretta. Un po' come Travaglio che vuol (quasi) tutti in galera senza esserci mai finito. Ora Grasso sa difendersi da solo, se crede, ma il problema ci pare diverso, ci pare squisitamente democratico: certi bulletti fidano nell'o

MALEDUCAZIONE, GENDER UNIVERSALE

Ieri abbiamo parlato dei deliri mistici di Kiko al family day, oggi diciamo di quelli delle cosiddette minoranze omo, trans o gender come preferite. Dicono che non c'è una lobby sessuale, di certo ce n'è una del fanatismo aggressivo e maleducato che ti bracca, che non ti fa parlare. La soubrette Lorella Cuccarini manda un tweet possibilista sulle coppie di fatto, ma non abbastanza per la canea internettiana che la aggredisce con messaggi demenziali: troia, stronza, cagna, è meglio la Carrà, se non era per noi froci eri a fare la sguattera, muori, ammazzati. E non si accorgono di far torto a loro stessi, di suonare puerili se fanno passare la Cuccarini da icona gay a innominabile. Dall'America sta girando la scena della trans che provoca Obama, lo accusa cervelloticamente di deportazioni di immigrati omosessuali al che il presidente dopo aver subito, sopportato a lungo, sbotta: tu sei in casa mia. Ed è chiaro che intende rispetto per il luogo, per l'istituzione che

Femminicidio, Kiko il farneticante mistico spagnolo

Femminicidio, Kiko il farneticante mistico spagnolo

IL FARO 24/2015

Da Marino a Fedez, dalla Grecia a Domenico Mastrantonio, dalle intercettazioni che non si potrebbero diffondere ma si diffondono ai tabù che non si possono affrontare e infatti si lasciano tali. Questo ed altro, tutto dentro. Il Faro, solo per chi si abbona, ogni sabato in allegato pdf di posta elettronica. Il Faro, quello che su Babysnakes non ci va.

IN SOCCORSO DI SARA TOMMASI

Gli italiani non rinunciano al lieto fine, alla voglia di riscatto. Dopo Corona, vittima delle circostanze, è il turno di Sara Tommasi che si percepisce e viene definita allo stesso modo: “Ho sbagliato tutto, uomini, scelte, situazioni, ma cosa potevo fare?”. La colpa sempre altrove, delle congiunzioni astrali, del destino cinico e baro, delle cattive compagnie, della bipolarità. Cosa poteva fare una come Sara? Ragionare è escluso, lei è una che discutendo la tesi alla Bocconi ha detto alla commissione: “Sapete, io voglio diventare famosa”. E il presidente: “Vada, vada, lei ha tutte le carte in regola”. Sara se le è giocate le sue carte, come poteva, da scriteriata disposta a tutto. Un po' entra e un po' esce dal manicomio e i giornali sempre lì, pronti a giurare sull'ennesimo riscatto perché gli italiani, ma anche gli altri, non ne hanno mai abbastanza di lieto fine, del Pinocchio lagnoso che infine si redime. “Me l'aveva detto la nonna, non fidarti di quelli là,

Laura Antonelli, morte di una dea sfortunata

Laura Antonelli, morte di una dea sfortunata

PERCHE' INSISTO SU CORONA

Mi hanno fatto sapere, con una certa discrezione, che avrei “rotto il cazzo con la storia di Corona”, che ne ho fatto una mania. Avrò fatto una mania, avrò rotto il cazzo ma il senso civico di chi ride e tira via non lo capisco perché come dice Goethe “Vivere a proprio comodo è plebeo”, concetto ribadito con altra forza dal mafioso Abate: “Ma quale democrazia, quale libertà, libertà è fare il cazzo che uno vuole e avere i soldi per farlo”. Ora, fosse per l'ennesimo balordo con claque vip e mamma plastificata farneticante, si potrebbe lasciar perdere ma il fatto è che quella della democrazia garantista è una partita doppia di dare e avere, per lo Stato che la amministra, per la sua giustizia malata i conti in un modo o nell'altro debbono tornare e tornano come segue: che per un Corona spedito a ricrearsi da un riciclatore di vip criminali, altri cento, altri mille debbono pagare il conto, anche il suo conto e lo pagano in soprusi, in abusi, in follia di una giustizia infett

SI PUEDE E COSI' SIA

Sarò io, ma certe parabole del Vangelo non le ho mai capite neanche da bambino quando ce le spiegava don Domenico, il prete del catechismo che passava con disinvoltura dalle parabole a certi altri discorsi che ugualmente non capivo e una volta che uno di noi fece una battuta sulla vaselina don Domenico pareva impazzito e non ci riusciva di calmarlo, e nemmeno quello lo capivo. Già il “non desiderare la donna d'altri” per me è sempre stato al limite dell'impossibile, come fai a non desiderare una che appena la vedi già ti attira, un conto startene buono al tuo posto, ma non desiderarla proprio no. Ma insomma fino a lì ci arrivavo, a fatica ma mi ci orientavo. Le cose si complicavano con i concetti di giustizia, tipo la parabola del vignaiolo della Cgil che paga lo stesso ai fannulloni che gli hanno lavorato un'ora e agli altri disgraziati che hanno sgobbato tutto il giorno. Non mi ha mai convinto la spiegazione, io do quel che mi pare a chi mi pare, tu avevi pattuito un

COME NON SCRITTO

Se adesso scrivo un pezzo dove dico che Corona è un impunito cosa risolvo? Niente perché la gente mi dà dal rosicone, del fissato, ridono e non capiscono che il farla franca di un parassita di lusso è una vergogna che si riverbera anche sulle loro vite da niente. Se scrivo che in galera ci stanno 65mila detenuti in condizioni inumane, poveri cristi di ogni colore, esattamente come quando l'innocente Tortora denunciava lo scandalo trent'anni fa, e che un terzo di questi sono in perenne attesa di giudizio e che statisticamente un altro terzo alla fine sarà assolto, cosa risolvo? Niente perché alla gente i numeri non interessano, interessa il vip che è privilegiato, difeso da altri vip che si riconoscono nella sua condizione e magari ne temono gli archivi, le soffiate. Se scrivo che a sbattersi sconciamente per l'ingiustizia in pro di un simile personaggio sono stati i feticisti della giustizia e della legalità, cosa risolvo? Niente perché la pubblica opinione nulla sa e

L'ECO DELLA LUNA

Stefano Caruano, "Angeli Lunatici" La razionalità umana è sopravvalutata, per dire quasi inesistente. Se cercate conferma, vi attende dove la sua latitanza affiora rigogliosa, per esempio in rete, vedi alla voce “capitan Samantha”, finalmente un cartone spaziale italiano, e in base a che? I divoratori di albi a fumetti scomodano avventurosi retroscena scientifici ma le ragioni sono languidamente sentimentali quando non erotiche, di pura immedesimazione o aspirazione, alla “va' dove ti porta il cuore”. Una volta c'era “Orizzonti della scienza e della tecnica” che già alla sigla tramortiva Fantozzi “come una martellata in nuca”, adesso c'è il faidate internettiano dove ognuno pesca la sua convinzione, fa niente se non portano una prova che sia una, se ti accusano di abbeverarti all'immmediato di Wikipedia e non paghi producono fantasmagorie da Wikipedia, uno si firmava “per aspera ad astra” come negli annunci erotico-sentimentali anni Settanta. Non gliela

NOI

Sempre più ci incontriamo, per abbandonarci. Siamo noi, siamo i cattivi pensieri, quelli nati male per vivere male, quelli che si cercano a vicenda, si trovano, si affidano. E poi si perdono. Siamo noi, ci disperiamo l'un l'altro senza guarirci, abbiamo paura di quelli che siamo e che non siamo stati, siamo quelli che guardano gli altri passare e non capiscono come possano reggere al gioco della vita, come possano godersela e per un attimo li invidiano ma dopo inorridiscono perché ad essere come loro non saremmo noi, con tutti i nostri scompensi che ci tengono insieme: vedere le vibrazioni del dolore, ascoltare un filo d'erba crescere. Siamo noi, alcuni stanno male davvero, altri si sentono in dovere di ferirsi, ma nessuna terapia, nessuna psicanalisi, nessuna medicina può fare granché perché noi siamo avvolti da una camicia di forza che ci avvolge, quella dei nostri sensi, i nostri sensi di bambini sbagliati, ce la portiamo addosso, ci soffoca, ci stritola e lo fa da

FARO 23/2015

Con o senza mostarda, con o senza il sole, ma sempre col Faro. Il Faro, ogni sabato in allegato di posta elettronica solo per chi si abbona. Il Faro, quello che su Babysnakes non ci va. Il Faro, tutto dentro

POLVERE DI STELLA

“Dai che se te la giochi fai i bei soldi” diceva tra un bianchino ben ghiacciato e uno schiocco di dita al cameriere il parassita di Dagospia al telefono alla Selvaggia, la Lucarelli coinvolta in uno scandaletto di fotografie gossippare. Ma le cose non stanno proprio così, sono un po' più complicate, la Selvaggia farà forse i bei soldi dal processo che finirà in gossip ma a dirla tutta pare in caduta libera, un “epic fail”, come dice lei, dopo l'altro, ieri pare avesse messo la foto di una sodomia a commento di un fatto di cronaca attribuendola a Repubblica ma non era vero, era una notizia del diavolo, di quelle che terrorizzano Travaglio che la Selvaggia l'ha redenta strappandola a Libero. Con ottimi risultati: nel giro di un mese, un processo con accuse infamanti, una canea per avere attaccato l'AstroSamantha nascente e uno sfondone pornografico. Di colpo tutti si accorgono di cosa sia questa Lucarelli, una gossippara, una bloggettara con forti limiti di prosa e

CHI TENE 'O MARE

Non avevo voglia di tornare a casa, dura poco questo limbo di sere sconfinate e ho voltato la Vespa e l'ho puntata nel quartiere dove ho ancora uno zio. E infatti eccolo, sotto casa, che discute con un paio di coetanei. Mi ha riconosciuto, mi ha preso il braccio con affetto: “Oh Massimo, mi fa piacere, stavo chiacchierando con questi due vecchi, perché siamo tutti vecchi, che vuoi tiriamo l'ora di cena”. Sorrideva, rideva, con le braghe corte, larghe, un rapper decrepito. Questo mio zio non è del tutto vedovo, era appena tornato dall'ospizio dove è ricoverata la moglie, una donna che lui ha adorato, una donna con cui spesso ho litigato perché sconfinava nella prepotenza. Ma una mattina di pochi anni fa si è svegliata e non c'era più, un'ischemia l'aveva cancellata lasciando il guscio vuoto. Li vedevo in giro, lui a spingerla in carrozzina e non avevo coraggio di fermarmi, ma non poteva seguitare così e allora da tre mesi è finita in ospizio. Mio zio va a tr

NESSUNO TOCCHI LAMBRATE

Sono indignato. Hanno collocato il delitto della puttana decapitata a Lambrate e invece via Amadeo a Lambrate non ci sta neanche col binocolo, sta a spanne in zona città Studi, sul viale Argonne, su via Beato Angelico che sarebbe più o meno dove un mio amico redditiero ha la bellissima casa. Sono davvero indignato, giù le mani da Lambrate anche se manco da 31 anni e nel frattempo s'è imbastardito anche lui. Ma non me lo toccate. Io le puttane di Lambrate le conoscevo tutte, quindicenne passavo quasi tutti i pomeriggi, specie d'estate, al bar Franco a sfidarmi a flipper con gli amici e loro, le puttane, scendevano in ciabatte giù dalla pensione Cremona e facevano il tifo. Arrivavano i falliti, gli sposati con le scarpe da pensionati delle poste, un po' sporchi, si sfogavano e loro, materne puttane, sole o pioggia tutto il tempo lì a dare consigli, a consolarli in mezzo ai sibili e alle raffiche del flipper, “nuova partita vinta”. Poi magari se li portavano di sopra e gl

LE FARFALLE MALATE

Questo bisogno di volare nonostante tutto, volare di carta ma far andare il cuore, e le parole, e le dita che disegnano pensieri sulla tastiera. Una corsa dell'anima. Anche se non ho niente da dire, se non voglio dire niente. Questo bisogno mi ha salvato quando volevo uccidermi. Mi salva sempre quando voglio sparirmi. Scrivevo per me, non sospettavo sarebbe arrivato un incantesimo per “condividermi” col mondo o con un solo lettore. Ancora scrivo per me, queste farfalle malate voleranno chissà fin dove, moriranno senza storia, non importa. Io pensavo questo bisogno durasse un giorno, un anno, il tempo di maturare, invece resta, invece cresce in me; è malattia e questo male contiene in sé la cura, che pure mi avvelena. Quante volte ho maledetto il momento in cui sono cascato in questa trappola: mi succede sempre più spesso, e più mi dispero e più non posso uscirne, non ci provo, non voglio. È quello che ho sempre fatto, è un istinto ormai, chissà se significa essere scrittore o

Pino Daniele, strano e magnifico regalo postumo

Pino Daniele, strano e magnifico regalo postumo

SE IL BRAVO CITTADINO VIENE ODIATO

L'assessora sociale Bettini a Firenze, che è di quelle che vivono ben chiuse nell'alienazione del potere locale e delle correnti, ha manifestato il suo dispetto civile con chi ha effigiato il mutante che cagava per la strada: “Altro che foto, dovevano intervenire”. Intervenire come, assessore? Con la forza è escluso, si finisce in fama di repressivi ma fare un dibattito da talk show, aprire un tavolo sindacale con un essere mostruoso che defeca en plen air equivale a suicidio sicuro, nella migliore delle ipotesi a morte sociale, sentite cosa capita a un parente che si è provato ad imporre un minimo di decoro sociale nella provincia di Pavia. È intento in acquisti al centro commerciale quando vede una banda di rom che rubano allegramente: “Che state facendo?” li apostrofa e chiama la sorveglianza al che quelli mollano la refurtiva e si danno a precipitosa fuga, ma neanche tanto. “Adesso quando esco che succede?”, pensa preoccupato il cittadino modello e già la commessa alla

PIU' DEL TEMPO

L'assurdo della vita è che passa. Passa più del tempo trascorso. Magari ero sciocco nel mio pretendermi, ma ce la mettevo tutta ed ero felice in quelle parentesi dall'inferno. La libreria di Roberta a Civitanova. Un teatrino diroccato ad Abbadia. Un auditorium curioso a Gaeta, il palco è profondissimo e digradante, se non stiamo attenti ruzzoliamo giù. Quella notte a un certo punto, non so che mi prende, mi metto a leggere la faccia contro il muro e Paolo si scaglia contro l'altra parete suonando come indemoniato. Due matti parevamo ma la gente usciva sconvolta, gli occhi pieni di lacrime di sollievo, di riconoscenza e di gioia. Una formula uscita così, magari sgangherata, mai provato un beato cazzo, ma adesso la rifanno tutti. L'ultima sigaretta, lo sguardo complice prima di partire e non puoi credere siano passate due ore. Un agriturismo che non vuole arrendersi; un festival “culturale” dove, a venti metri da noi, si sta producendo la pornostar Valentina Nappi. S

SULLA LUNA

Si può fare il giornalista “contro”, per dire bastian contrario, per calcolo vittimistico come Saviano o per allucinazione come Travaglio del quale l'ex sodale Santoro dice: “Non sono d'accordo con la sua idea di porsi frontalmente al potere a prescindere”. Oppure lo puoi fare senza volere, senza essere contro a un bel niente, solo non omogeneo alla marea delle esaltazioni e dei furori della gente comune che oggi “sta in rete” così come si sta sulla luna. Avendo espresso le mie riserve sul fenomeno Samantha, astronauta, astrologa, non si è capito, sono stato fatalmente raggiunto dai soliti commenti diversamente democratici: ha ragione Eco, rosicone, complottista, ti pare che facevano una missione per lanciare un personaggio politico. Sì, mi pare nel senso che queste missioni scientifiche sono 60 anni che le fanno senza saper dimostrare a che servono, una prova di forza insensata tra americani e russi per tutta la guerra fredda, che ha portato solo alla constatazione defini

ASTROSAMANTHA, MISSIONE COMPIUTA

Ma perché fermarsi al populismo di una blogger in fama di spiona, perché non vedere, non capire che tutto quanto sta dietro l'operazione Samantha Cristoforetti ha poco e niente di scientifico e molto, tutto di mercantile e di politico? C'è questa ragazzona, vagamente simile alla Susanna Tuttapanna dei formaggini, che viene sparata su, negli spazi infiniti, a 400 chilometri dentro i misteri delle comete e dei nostri dei antropomorfi, chissà se li trova, se può parlarci per fare rinsavire un poco questo pianeta di pecore matte. Siccome è donna e le donne sono considerate discriminate, il valore aggiunto sale, sale, va oltre il limite delle comete e degli dei antropomorfi. Dicono: ma taci ignorante, la sua è una missione scientifica, gli “importanti esperimenti”, le scoperte sul corpo di Susanna Tuttapanna ci consentiranno passi speriamo da gigante nella conoscenza delle comete e dei nostri dei perennemente incazzati come i farneticanti dei talk show. Ma appena salita, Samant