Nell'immobilità dei calendari è cambiato il mio rapporto con voi, che non so mai se ci siete ma mi piace crederlo, pensarlo. Giorno dopo giorno, anno dopo anno il mio egoismo si è dilatato, sempre più nella bottiglia che lancio sto io stesso con le ammissioni, le disperazioni e mi accorgo che è questo che aspettate per sentirvi meno soli. Io non sono un vincente e non ho un pubblico di vincenti; se ce l'ho, la mia piccola platea è fatta di sconfitti che si ammettono, gente che ogni giorno ricomincia da capo e va a dormire senza essersi conquistata. La vita è così, la vita è anche questo, a certi perdona tutto, ad altri non fa sconti. Voi sapete che capisco, io so bene che capite. Nell'immobilità dei calendari abbiamo imparato a mettere da parte le questioni secondarie, la politica, perché il mondo non è politica, non è lo spettacolo dei potenti ma un mare che abbiamo dentro, è il brivido del freddo della solitudine, è l'ammissione di un'altra estate inutile. No