Pesco
fior da fiore dalla pagina di una giornalista da battaglia che vuol
convertire il mondo a colpi di luoghi comuni del politicamente
corretto: i tossici migliori dei "borghesi", i più
sensibili e fragili, le periferie dense di umanità sconfitta, i
popoli del mondo migliori di noi, privilegiati del sistema
occidentale, sterili e appagati. Piano un momento: noi chi? "Allèi",
come diceva il conte Mascetti. Lei, che parla di scarpe in vetrina e
politiche sociali, di diritti e soprattutto di ometti cattivi che la
fanno soffrire. Mi sbatto da quando avevo 18 anni (14 in realtà,
considerando un liceo durissimo e assorbito con dignità), mi sono
preso una laurea sudando come un matto su libri prestati o
fotocopiati, e se non mi avessero fatto perdere un anno nei soliti
accidenti burocratici, mi trasferivo da Milano a Macerata, ci sarei
arrivato perfino in corso. Tre mesi dopo stavo già a correr dietro a
fatti e misfatti per il Carlino, lavorando in un bilocale da 40
metri, ed eravamo in 4, in un quartiere-ghetto dove tutto era veleno,
passandone di tutti i colori (non so neppure come ci sia arrivato,
ero un incosciente armato di sogni). In un estenuante lampo sono
passati 30 anni, spesi con tutti i doveri e mai un diritto, trascorsi
a constatare la fetenzia del genere umano, nessuno escluso, borghesi,
periferie e popoli del mondo. Non ho mai chiesto niente a nessuno,
non debbo niente a nessuno, sono obbligato a produrre sempre perché non vivo di rendita (questo il mio capitalismo), ho preferito comprimere più le mie
ambizioni che la mia libertà, c'è chi mi ha biecamente sfruttato e
imbrogliato, è andata così, ma non mi si venga a parlare di
privilegi: i privilegiati sono altri, io non ho mai pesato sulla
società e non vivo di parassitismi, non sfrutto nessuno, non ho mai
cercato scorciatoie, non pretendo di essere chi non posso essere, non
incolpo il sistema occidentale se non posso comperarmi lo shopping
settimanale o la femmina crudele che non me la dà. E di poetiche
anime perdute da comprendere, da aiutare, ne ho pieni i coglioni.
Tutte balle, è già difficile vivere e la storia dell'aiuto è
ampiamente esagerata: quelli che ho incontrato io, e non sono pochi,
l'aiuto lo chiedevano, sì: ma per continuare ad essere quelli che
erano. Con l'alibi della società.
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