Mi mettono così soggezione gli animali. Tanto mi preoccupano che davanti al vetro che ci separa indietreggio, non per paura ma per non incrinare il mistero. Ora che anch'io ne ho tre, ritrovo nei loro sguardi, in tutti gli sguardi, di ogni specie, il brivido di un contatto aleatorio, fatto di tristezza, direi, e di dignità. Per quanto possiamo sforzarci, resteranno segreti fra noi. Torno al Parco Zoo di Falconara, così prezioso per noi. Mi confonde la scimmia che mi scruta curiosa, mi conquista il suricato che si rizza sulle zampe, mi strega il lupo solitario e malinconico, mi terrorizza il puntino selvaggio nella luce gialla degli occhi del leone, mi sconvolge l'immensa testa della tigre, la morte così vicina a me. Poi arrivano gli umani, e tutto va in frantumi. Commenti idioti, schiamazzi, smorfie mostruose e gli animali vanno via, infastiditi, compatenti. Una magnifica lince, venuta a curiosare, mi regala un brivido inestimabile: confusa forse dal mio cappello, mi fissa