IO COMPRENDO LUCIO MAGRI Lucio Magri, intellettuale e maggiorente comunista dalla vita politica tormentata, è andato a uccidersi in Svizzera, dove c'è una opzione non saprei se più di civiltà o di cinismo, che chiamano suicidio assistito per dire che c'è chi provvede alla tua voglia di farla finita, basta pagare. Non si discute qui l'etica dell'eutanasia e del diritto di decidere su se stessi (che personalmente mi trovano favorevole), quanto del cortocircuito psicologico che può travolgere ciascuno di noi in qualsiasi momento. Magri era malato di noia, di stanchezza, di fine del futuro. Predisposto, sicuramente, come siamo in tanti (e sappiamo riconoscere quei sintomi, e tra noi ci sentiamo solidali oltre ogni steccato mentale), ma condannato al vortice dalla scomparsa della sua compagna, che andandosene gli ha portato via l'unico motivo per alzarsi ancora al mattino. E in questa umanissima resa, il rivoluzionario imbevuto di ideologia lascia il posto ad un uomo so