LA FAVOLA DI ZIO MICHE'
Che carriera, zio Michè. Da contadino con le mani callose e lerce, con voglie callose e lerce, con una famiglia callosa e lercia, è diventato un intellettuale, cioè un ricco. Si concede in esclusive dorate ai talk show. Lo intervistano selve di microfoni, sorta di anchor man in pectore, un Michele Who's Who, e lui per tutti ha una parola, una illuminazione, forse lo candideranno in politica, forse gli daranno qualche Ambrogino, forse entrerà in qualche Isola, forse diverrà conduttore (di coscienze democratiche), forse andrà a scrivere per qualche Marianna o Rebecca con la fiaccola della verità tra le chiappe. Gli hanno messo un paio di occhialini tondi, alla Gramsci, quindi non gli manca niente. Sentenzia prima dei giudici. Valuta le prove (del suo stesso misfatto) e le stronca. Regala le sue mille verità. Anche l'occhietto s'è fatto più furbetto, come se, mentre compiange quelle povere meschine di moglie e figlia (minchia, cugina Sabri!), in realtà se la godesse un mondo lontano dalle due streghe sotto chiave. Ripulito, liftato, più nessuna traccia di sudata terra sulle mani già più diafane. Che ha fatto zio Michè? Niente, ha prima mentito spudoratamente sulla morte della nipote quattordicenne, poi ha ammesso di averla ammazzata, forse mentendo e forse no, poi ha detto d'essersi chiavato il cadavere, poi ha detto che era stata la figlia, poi dal carcere le lettere, sempre alla figlia laida, poi ha ritrattato, forse mentendo o forse no, poi è uscito e sono entrate le altre, poi ha continuato a confondere le acque lerce di una famiglia lercia impegnata in una lercia storia. Ed eccolo qua, pronto e nuovo, con un ruolo da intellettuale. I giornali si fanno sotto. Le tivù non lo mollano. Ma chi l'avrebbe detto, il pedocontadino, schifoso e lercio, alla fine trionfa, lo mette nel culo a tutti e campa felice. Non ha un momento libero, gli tengono l'agenda, ci sono fior di uffici stampa pronti a gestirlo, a sfogliarne gli impegni. Zio Miché va alla grande. Non c'è un cazzo da fare, per farsi strada in questo meraviglioso Paese non è mai troppo tardi, basta strangolare una bambina, preferibilmente sangue del tuo sangue, e poi sodomizzarla da morta prima di scaricare il cadavere in un pozzo. O almeno giurarlo con orgoglio, poi che sia vero o meno conta poco. E i giornalisti, che evidentemente si riconoscono in un soggetto del genere, ti vengono a cercare, ti premiano, ti cooptano. Silenzio, parla Michele. Oggi la vera fiaccola della verità è zio Michè, diffidate delle imitazioni.
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