IL PALAZZO DEL PAPA
PESCARA, CIRCOLO ATERNINO, FESTIVAL DELLE LETTERATURE
E non mi fate parlare di scena indie e altre amenità, che poi mi comprometto. Non c'è niente da fare: io, i pochissimi che davvero apprezzo, mi concedo il lusso di regalarmeli su un palco (ce n'è un altro paio, che “mi mancano”: Umberto Giardini e Giancarlo Onorato). Ieri con me c'era Umberto Palazzo ed è stata una invenzione, una sorpresa nella certezza, un incontro bello, non programmato, non preparato. Non avevamo mai fatto niente insieme, anche se erano anni che ci pensavamo (e spero, conto che non resti un'occasione isolata). Umberto, che ha inframmezzato le mie letture con alcuni brani dal suo nuovo, e stupendo, “Canzoni della notte e della controra”, è stato così sensibile nello stendere un tappeto di suoni felpati eppure aspri, crudi sibili, echi di prospettive che io ho perduto, che custodisco nell'assenza dentro di me. Quei suoni e quei rumori, erano le atmosfere della mia città che non è più, della mia età che cresceva, degli scenari di una periferia crudele ma ancora appassionante e avventurosa. Adesso non c'è più niente. Ma Umberto mi ha regalato refoli, rivestendo le mie parole dei richiami che avrei voluto. Io, sono un po' scontento di me stesso, perché avevo lì alcune persone a cui voglio davvero bene e, malgrado il sostegno di Umberto, non ho dato il meglio. D'accordo, ero stravolto, con 45 di febbre, con la gola in fiamme, venivo da una settimana cupa ed ero pure discretamente incazzato; e possiamo anche metterci la mancanza di uno straccio di leggìo, che mi obbligava a reggere i fogli di brani con una mano e il microfono con l'altra. Non potevo muovermi e invece io ho bisogno di usare il corpo quando leggo. Ma queste, alla fine, sono scuse. Ero io, a non essere in sintonia con me stesso. Pativo interferenze dentro. Spero che a chi ha avuto la pazienza di tenermi compagnia, sia arrivata ugualmente qualche buona emozione. Prometto di rifarmi la prossima volta, magari in un altro teatro. Se una prossima volta ci sarà.
POZZANGHERA
GESSO
QUEST'ABBRACCIO
LA MANO DEL DESTINO
UN ALTRO MONDO
TRAVERSATO IL FIUME
AL MERCATO
QUASI BLU (CHET BAKER)
UN FUTURO TROPPO CORTO
ANDIAMO
COME UN PESCE FELICE
UNA FORMA NEL LETTO
MI VIOLENTA
PIANGIMI
QUARANTENA
Ciao Massimo, siamo in due ad aver traslocato. Ti seguo sempre.
RispondiEliminaandrea
Caro Andrea, qui bisogna ogni volta risorgere dalle nostre ceneri informatiche... Grazie, per il sostegno. Max
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