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IL BRULICARE DELLE FORMICHE

IL BRULICARE DELLE FORMICHE
Io non lo so se davvero 80 cattedratici, vale a dire più o meno la totalità del settore, diano a Monti del criminale con la sua manovra recessiva (ben lungi dal concludersi, peraltro: insisterà fino alla morte. La nostra). Non lo so perché di due cose ho imparato a dubitare fortissimamente: l'informazione e l'economia. Non si sa chi delle due sia la più bugiarda, ma forse è inutile chiederselo visto che sono due aspetti della medesima entità. Menzognera. In compenso, so per certo, anche senza essere un cattedratico, che Monti è stato designato da quell'altro prodigio di Napolitano, a sua volta investito di precise direttive: e sono due uomini sbagliati nel momento sbagliato. Che poi piacciano ad una certa sinistra, non fa specie: sono gente che mangia bio, viaggia ecologico, può permettersi di essere socialmente corretta e ogni tanto le scappa qualche tassa non pagata, ma sempre in modo solidale. Insomma, hanno i soldini per indignarsi.
Chi invece tira la vita coi denti, lo capisce anche senza frequentare le facoltà di Economia che questo robot ci sta annichilendo: mandato, evidentemente, dai centri finanziari dei quali fa parte, ad incidere nel ventre molle di un continente che si scopre tutto gelatinoso. Insomma, io non credo proprio che Monti sia il salvatore della Patria: ma il suo liquidatore. Per la semplicissima ragione che Monti fa parte di quel mondo che ha, come minimo, contribuito ad originare il disastro che oggi ci attanaglia: l'inettitudine e la sconcezza della politica nostrana hanno fatto il resto. Questo “tecnico”, come e più dei “politici” che ha sostituito, è troppo nella sua bolla, troppo separato dal Paese reale per capirlo, per rendersi conto di quello che sta facendo. O meglio, si rende benissimo conto di cosa fa (esegue ordini), ma non può in alcun modo avere scrupoli per le conseguenze, perché il suo mondo è sideralmente lontano: la disperazione di quelli come noi deve sembrargli niente più che un insignificante brulicare di formiche.
Di parole, in questo periodo, ne ho spese anche troppe per gridare il mio trascurabile sconcerto e la mia rassegnazione rabbiosa. Qui voglio solo dire che considero Monti un inetto micidiale, la cui consistenza si verificherà molto presto, e Napolitano, più che uno sconsiderato, un complice; entrambi sono, in un certo senso, più in malafede che stupidi, anche se certe uscite, “L'Italia ha ritrovato l'orgoglio del grande paese”, sono preoccupanti. Non mi sento rispettato da questi due, non mi sento di rispettarli. Mi sento, invece, minacciato. Anche perché mi pare di constatare che le manovre che hanno sparato Monti a distruggerci – leggi “spread” - gli si stanno ritorcendo contro: era un trappolone, per infognarci meglio. Insomma, mi pare che questo Paese, per quanto inverecondo, sia vittima di una macchinazione colossale, ed io alla resa dei conti, che non tarderà a raggiungerci, temo la risorgenza dei terrorismi, lo sbando sociale, le epidemie di suicidi, la follia collettiva. Del resto, già oggi basta guardarsi intorno: questo è un Natale quasi di guerra, di mestizia tremenda, sono feste di dolore e di sfinimento, che covano una esplosione. No, secondo me questa volta davvero l'Italia a riprendersi non ce la fa. Mi prendo tutta la responsabilità di una profezia così apocalittica. I fatti – facilmente – mi daranno ragione.

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