L'ho scritto e lo ripeto,
non mi danno nessun fastidio, anzi, l'afflusso e la mescolanza di
etnie, il mio problema è il come, sono le conseguenze, c'è
arrivato, deo gratias, anche il papa, deve fargli bene l'alta quota
oppure picchiare la testa di tanto in tanto. Il tempo, inoltre, rende
fatalisti e induce ad accettare anche le sciocchezze della
maggioranza (o della minoranza). Non così i sinceri democratici, le
sentinelle della Costituzione, i gendarmi della legalità, dai quali
non ho mai sentito (si fa per dire: il copione è sempre lo stesso)
tanto disprezzo, odio, ferocia come dopo l'aborto dello ius soli;
sfugge a costoro che, se in Parlamento non si è trovato il numero,
forse è perché i parlamentari hanno realizzato che, di questi
tempi, la faccenda non è esattamente prioritaria, anzi è percepita
negativamente, piaccia o non piaccia, dal grosso di chi vota (ne
informa oggi Ilvo Diamanti su Repubblica); e, dal momento che
la politica, come insegna Sartori, si basa sulla competizione
elettorale, cioè nessuno è così scemo da sputare sui voti anziché
attrarli, così la vox populi diventa, sempre volente o nolente,
quella delle Camere, nel senso che le condiziona. La democrazia
rappresentativa, alla fine, funziona così. Per i sinceri
democratici, no: il popolo è sacro, inviolabile, costituzionale solo
fino a che coincide con i propri desiderata. Altrimenti
ritorna plebe, feccia, schiuma da opportunamente rieducare e, gratta
gratta, torna fuori il Lenin o il Gramsci – leggeteli, non citateli
e basta – che riposa in loro, e che giurava sulla necessità
del Partito d'avanguardia, laddove i refrattari, le “cimici
borghesi” (Copyright Gramsci) vanno sanitariamente sterminate.
Si leggono cose enormi: “La sconfitta della ragione, la morte della
civiltà, il Paese nazista (ma perché comunista mai?), ottocentomila
poveri figli privati dei loro diritti elementari”. Mi informo, e
scopro che è vero niente: la legge attuale, funziona benone:
centosessantamila cittadinanze l'anno scorso, duecentomila questo, e
i “diritti fondamentali” assicurati comunque. Poi, si capisce, si
può discutere, spingere, auspicare, perfino rammaricarsi. Ma
concludere che a questo popolaccio di merda farebbe bene una sana
terapia a base di gulag, visto che non la capisce con le buone, è molto
tipico, molto endemico. E un po' fastidioso, viste certe facce,
sentiti certi latrati.
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