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LIQUIDARE


Ospitate, programmi televisivi pronti, sponsor: la riabilitazione di Corona è la cronaca di una buffonata annunciata, dovrebbe risponderne anche la disinvolta giudice che gli ha concesso di evadere in quella finta comunità di recupero che è il resort di don Mazzi, finto prete con predilezione per il liquame vip, che si trasforma pur sempre in pioggia dorata. Tre condanne, una settantina di imputazioni, testimonial eccellenti nella stampa da destra a sinistra, da manettara a lassista: cosa nasconde questo tizio, che con tredici anni definitivi esce dopo due e subito produce uno spettacolo porno con due sorelline che si sleccazzano? Sì, dovrebbero rispondere in tanti di questa curiosa riabilitazione, sarebbe bello capire, conoscere le mosse successive di tutti, giudice comprensiva, prete vippaiolo, giornalisti amici, sapere se e in che precisi rapporti sono rimasti col Corona, se persiste qualche interesse a lasciarlo impune, più che libero. Ci sono le querele e c'è il garantismo peloso, cattolico da “non giudicare, tu non c'eri”, c'è il politicamente corretto che è la dittatura peggiore di tutte e impedisce di chiamare e liquidare questi individui come meritano, e noi, che non abbiamo spalle coperte, dobbiamo adeguarci, lavorare di sponda, lasciare capire come la pensiamo, cosa diremmo se davvero potessimo. Ma è difficile perfino trovare le parole per la falsa riabilitazione di un farabutto, un parassita per il quale le condanne non servono, uno che perfino i giornali forcaioli non chiamano “pregiudicato”, si voltano dall'altra parte, diventano possibilisti. Sotto, cova un enorme giro di malaffare, lurido, laido, maleodorante, ignobile comunque lo si voglia vedere: la recita di un ricattatore che la fa franca, ricomincia da dove era stato interrotto, uno spettacolo più sconcio e più intoccabile di prima.

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