Tutta questa gente soddisfatta delle proprie imprese, nefandezze, vergogne che non prova. Che si complimenta, si congratula a vicenda. Quel sorriso antiproiettile, quel modo di esistere. Li invidio, davvero, mi entrano nel cervello come frecce: io soddisfatto di me non lo sono mai stato, a 54 anni suonati ancora cerco un motivo e non lo trovo, cerco di capire chi sono e non mi trovo. Soddisfatto di che? Cosa lascio io, cosa ho composto perché si disperda al vento? Per chi sono stato io? Perché? Troppi anni, una vita a logorarmi cercando di capire. E uscire fuori con il sorriso anch'io, di cristallo però, che va in pezzi al primo sarcasmo, a una parola, perché questa malattia che chiamano sensibilità, è una camicia di forza dell'anima: l'ho sempre avuta nel sangue, non se ne va, invecchiando peggiora. Io capisco ma non mi faccio capire. Vedo tutto, ma sono invisibile. E sono stufo di fingere, di farmi coraggio, di andare a letto e di alzarmi al mattino. Stufo di essere