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FEDERICO FIUMANI - L'ABISSO



Aveva ragione Federico Fiumani quando mi confidava che il nuovo “L'abisso” era in odore di classico Diaframma. Aveva ragione perché qui non ci sono sperimentalismi, bizzarrie inutili, lui non li prende quegli aerei lì. Qui c'è la sua gioventù che guarda da lontano ed è anche la mia ed è la nostra. Noi, che possiamo ricordare. Che possiamo rimpiangere e poi riderci sopra. Amaramente se vuoi, ma intanto lo facciamo. Ci sono quei ripiegamenti che poi esplodono in fremiti, perché l'età che hai non si rassegna mai, anche quando si constata. Ci sono gli scatti e gli scarti, le accelerazioni punk e le desolazioni del sentimento. C'è la paura di invecchiare, sì, e insieme il sollievo di invecchiare, se Dio vuole è arrivata, quello che dovevo l'ho fatto e da qui in avanti mi amministrerò, il meglio che posso ma senza dovermi più dare le spiegazioni che ho smesso di concedere agli altri. C'è una libertà libertina, di capolinea e di esperienza, che consente di fare, di scrivere, di cantare quello che si vuole e non una nota di meno e non una nota di più. Di cantare bene, sia detto, con una voce che ormai è inconfondibile come un marchio di fabbrica. Insomma, L'abisso non è Siberia, che senso avrebbe?, ma è qualcosa che si ricorda di Siberia, fatto da uno che aveva fatto Siberia. E voi non lo sottovalutate, voi non prendete sotto gamba un maestro della new wave italiana che, dopo avervi spiegato come si faceva ad essere giovani, adesso vi insegna come (prepararsi ad) invecchiare. Sapendo, da qualche parte in fondo all'anima, che non si invecchierà mai davvero: a certi non è concesso, debbono continuare ad essere quello che sentono. E allora voi non sottovalutate uno che ha ancora voglia di farsi male e insieme di medicarsi, e non sceglie le bende della lamentazione, le garze dell'autocompiacimento; usa stilettate di rasoio che strisciano tra imperi del male e la tragedia dell'amore che non può separarsi dall'amore. Non date per scontato uno che può oscillare tra la poesia crudele delle auto di notte e la venerazione acidula per la fica power, quanto a dire spogliarsi nella fragilità e disvelarsi nella brama. Tutto così caldo, così nitido, così avvolgente mentre gli '80 si mescolano ai '60 e i '20 del Duemila li reimpacchettano. Tutto così scoperto, così leale: questo sono io, mi preparo all'abisso, e forse questo sarai tu, insieme a me nel nostro tempo che consuma ma non ci doma ancora. Non sottovalutate, potreste caderci dentro e farvi male, un disco pieno di tagli, di sfregi, del sangue di un morto che non sa fare a meno di vivere. Niente trucchi, niente cazzate. Solo canzoni, e quali canzoni, e scusate se è poco.

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