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PIACCIA O NON PIACCIA



Piaccia o non piaccia, noi questo libro l'abbiamo fatto. Con rabbia e con amore, nel nostro modo caotico, perché siamo due anime disordinate, incapaci di una vita normale. Eppure il libro è uscito, figlio delle nostre contraddizioni, delle litigate, della baraonda esistenziale che ci avvolge. Piaccia o non piaccia, è riuscito bene: niente cazzate, facciamo sul serio e ne siamo orgogliosi. Chi l'ha letto ha capito. Chi l'ha letto ha apprezzato. Piaccia o non piaccia, l'abbiamo fatto da soli, come due punk, quelli veri: nessuno ci ha obbligato, nessuno ci ha aiutato. E, piaccia o non piaccia, da tre mesi noi lo vendiamo: copia dopo copia, giorno dopo giorno, non ci siamo mai fermati. Piaccia o non piaccia, noi a Roma ci siamo andati: e la sala era piena, ed io non ci credevo e invece venivano, sedevano. Senza mascherina, ma con tanta attenzione. Piaccia o non piaccia, la nostra prima presentazione è stata proprio bella. Elisa d'Ospina non la conoscevo, ho scoperto una donna severa, anche dura, estremamente precisa nelle cose che fa, inflessibilmente libera anche di rifiutare proposte che rifiutare non si possono. Federico (Guglielmi) è stato un amico, ed un signore; ed io sapevo che relatore migliore non avrei saputo cercare, non avrei potuto trovare, e ci siamo divertiti anche a cazzeggiare su faccende che sappiamo solo noi. Daniela prima di cominciare era un po' preoccupata: la sua prima presentazione del suo primo libro: non si finisce mai di rinascere, e se c'è una cosa che mi stupisce di lei, è che mi stupisce: ha un amore per la vita che non ritrovo in nessuno, è tra le pochissime persone che non mi annoiano (magari mi fa incazzare, ma questo va bene per uno come me). Poi ci ha messo la stessa passione che aveva quando il libro si creava. She's one of a kind, è fatta così. Ma sta cambiando, il suo modo viscerale di impattare tutto si sta evolvendo: un libro, anche a questo serve. Quanto a me, mi godevo il momento: pensavo che, sì, la vita è una cosa buffa, davvero fa quello che vuole e non avrei mai immaginato di fare un libro su questi stronzi di influencer, di farlo con la preoccupante "hostess col cappio", di presentarlo con Federico... E se mi agitavo, se parlavo sopra Daniela (che mi ha tirato un libro in testa), se rompevo i coglioni, è solo perché ero felice. Era uno dei rari momenti di felicità. Tra l'altro, da sobrio, del tutto in controllo, perché il tempo non aspetta neanche me e sto imparando ad accettarlo: non è male, in fondo. Insomma io le presentazioni le intendo così, le cose ingessate, formali, promozionali mi soffocano, l'ufficialità mi ammazza; se ci penso, ho speso la vita intera a fuggire dall'ufficialità, dalla normalità imposta. E' andato bene tutto, i nostri errori, il fatto, inquietante, che una buona parte del pubblico fosse composta da freak, maniaci, lunatici, forse cannibali. E' stato bello vedere Daniela firmare impacciata le sue prime copie, spremersi in dediche chilometriche. Quell'atmosfera di silenzio, di empatia di quando una presentazione riesce davvero, diventa altro, e poi il silenzio si rompe e vengono, scattano le foto, ti abbracciano, ti stringono la mano. Piaccia o non piaccia, questo è stato. Piaccia o non piaccia, è stato solo l'inizio. Verremo, vi raggiungeremo ovunque ci vorrete. E ogni occasione sarà diversa, perché un libro è un pretesto, un ponte di parole che si stendono per sconfiggere ogni distanza.



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