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QUANDO TORNO QUI


Risultati immagini per VIA CARPI 4 milano
Quando torno qui sono infelice perché sono stato felice. La felicità possibile, quella che non sai di avere. Quella che provi solo da scricciolo e poi ti rimane conficcata dentro, a vita, come una mancanza che si agita. E non posso non tornare sempre, il richiamo della foresta è troppo forte. Oltre il cancello nero io tendo lo sguardo, cerco quel fazzoletto di cortile: eccoci tutti, ecco i nostri fantasmi bambini, non manca nessuno. Giochiamo, rumorosi ma educati, giochiamo senza litigarci, inventando i pomeriggi, volendoci bene come solo i bambini sanno volersene. Un bene assoluto e possessivo, confuso e sicuro. Un bene di vita. Eccoci, saltiamo con l'elastico, ascoltiamo le canzoni dal mangiadischi, ci nascondiamo dietro la siepe, nella luce del giorno che scolora. Protetti dal mondo di fuori, che qui non arriva: questo è il nostro mondo, il nostro regno, solo nostro, e non finirà mai. Fatto di gatti e di giochi, di appuntamenti che si ripetono, fatto di quel crescere violento e impercettibile. Fatto di rapide escursioni nel quartiere, ma appena per il gusto di rientrare, di sentirsi ancora al sicuro. Solo noi, che sappiamo tutto l'uno degli altri. Nel nostro regno nessuno è suddito e nessuno è re. Ci possiamo anche guardare, dopo, dai balconi, ci possiamo parlare. A stento finiamo di mangiare, poi torniamo fuori, sui balconi, come tanti passeri. Un bene di vita. Benedetto l'uomo perché non conosce il suo destino, non sa che oltre il giardino c'è una storia accidentata, terrificante, faticosa, ingrata. C'è un tempo che ci sparpaglierà come schegge di granata, tenute insieme da qualche telefonata. Qualcuno va via prima del tempo, altri affondano lentamente, altri ancora reggono come possono. E una notte il richiamo della foresta ti riporta qui, davanti al cancello nero, e tu osservi i fantasmi di noi e stai male. Tu muori dentro e fuori. Tu muori. Tu cerchi nei citofoni i nostri nomi, ma non ce n'è rimasto più uno. Tu chiami il te stesso bambino e lui viene e ti guarda severo: perché mi hai tradito, perché sei diventato così? Io non ti conosco, io non ti voglio qui. Vattene via. E rimani lì davanti, interdetto, come dopo un pugno devastante. Un bene di vita. Quando torno qui sono felice, perché mi sento infelice.

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