Quando torno qui sono
infelice perché sono stato felice. La felicità possibile, quella
che non sai di avere. Quella che provi solo da scricciolo e poi ti
rimane conficcata dentro, a vita, come una mancanza che si agita. E
non posso non tornare sempre, il richiamo della foresta è troppo
forte. Oltre il cancello nero io tendo lo sguardo, cerco quel
fazzoletto di cortile: eccoci tutti, ecco i nostri fantasmi bambini,
non manca nessuno. Giochiamo, rumorosi ma educati, giochiamo senza
litigarci, inventando i pomeriggi, volendoci bene come solo i bambini
sanno volersene. Un bene assoluto e possessivo, confuso e sicuro. Un
bene di vita. Eccoci, saltiamo con l'elastico, ascoltiamo le canzoni
dal mangiadischi, ci nascondiamo dietro la siepe, nella luce del
giorno che scolora. Protetti dal mondo di fuori, che qui non arriva:
questo è il nostro mondo, il nostro regno, solo nostro, e non finirà
mai. Fatto di gatti e di giochi, di appuntamenti che si ripetono,
fatto di quel crescere violento e impercettibile. Fatto di rapide
escursioni nel quartiere, ma appena per il gusto di rientrare, di
sentirsi ancora al sicuro. Solo noi, che sappiamo tutto l'uno degli
altri. Nel nostro regno nessuno è suddito e nessuno è re. Ci
possiamo anche guardare, dopo, dai balconi, ci possiamo parlare. A
stento finiamo di mangiare, poi torniamo fuori, sui balconi, come
tanti passeri. Un bene di vita. Benedetto l'uomo perché non conosce
il suo destino, non sa che oltre il giardino c'è una storia
accidentata, terrificante, faticosa, ingrata. C'è un tempo che ci
sparpaglierà come schegge di granata, tenute insieme da qualche
telefonata. Qualcuno va via prima del tempo, altri affondano
lentamente, altri ancora reggono come possono. E una notte il
richiamo della foresta ti riporta qui, davanti al cancello nero, e tu
osservi i fantasmi di noi e stai male. Tu muori dentro e fuori. Tu
muori. Tu cerchi nei citofoni i nostri nomi, ma non ce n'è rimasto
più uno. Tu chiami il te stesso bambino e lui viene e ti guarda
severo: perché mi hai tradito, perché sei diventato così? Io non
ti conosco, io non ti voglio qui. Vattene via. E rimani lì davanti,
interdetto, come dopo un pugno devastante. Un bene di vita. Quando
torno qui sono felice, perché mi sento infelice.
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