E va bene, il futuro sarà
pure elettrico, andremo tutti su mezzi elettrici incapsulati in un
ronzio frigido e corretto. Ma io resto figlio del Novecento, del
traffico che è la colonna sonora di una città e quando sento un
motorino sgassare ancora torno vivo. Perché vivo è quell'insetto
scoppiettante, perché sopra c'è un ragazzino che ha fretta, che va
da qualche parte (e se non sa dove, tanto meglio), insomma respira.
Vive come vivevo io nei miei pomeriggi di premurosa noia. Vive come
torno a esistere sulla mia Vespa, quando do a manetta e mi vengono in
mente tutte le parole per farci articoli e poesie. Anche mi piace il
profumo di quella fretta, mi piace lo smog che è proustiano, si
mescola al sapore di asfalto e di giardini innaffiati e esala
d'estate quella mistura irripetibile che mi è rimasta dentro. Il
rumore di smog sa di semafori e sconosciuti, di piazze e di lampioni,
di autobus e di tram dove la gente non si guarda, di schivate da
torero mirabili sulle strisce e discese precipitose nel metrò,
discese ardite e risalite, e voci, vecchi dischi di Zappa e degli
Stones, sa di quel momento inafferrabile quando non è più giorno e
non è ancora sera ma lo senti, eppure lo senti che qualcosa è
cambiato, nell'aria è scattato, un fremito, un brivido, un bagliore
improvviso diverso nella luce ed è come se la città si
stiracchiasse, si rilassasse un attimo poi passa un motorino, mille
motorini passano e la riscuotono, la costringono a fare il suo
mestiere di città. Non riposarsi mai davvero. Perché c'è sempre un
motorino che, passando, la ricama e sopra c'è qualcuno che non ha
tempo e corre verso i suoi impegni così personali che poi son quelli
di tutti. E, credetemi, dentro l'aria pura e sterilizzata dei motori
elettrici, tutto questo morirà. Moriremo con tutto questo, perché
l'abbiamo dentro, noi ultimi uomini del Novecento che rifiutano
d'invecchiare. E invece invecchiamo perché il tempo non ci aspetta,
i cambiamenti di tutto ci sconfiggono, portano via i nostri sensi,
uccidono i rimpianti. Che mondo sarà, pulito e insipido, quando i
motorini passeranno in un silenzio irreale, guidando da soli, e
nessuno avrà fretta perché gli impegni saranno scaduti prim'ancora
di raggiungerli?
Commenti
Posta un commento