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I RAZZISTI VIRTUOSI


Fastidio. Non più orrore o sdegno. Fastidio. Il solito imbecille di sinistra a ripetere in loop che lui esiste “per non far vincere le destre” e giù una smorfia, di rigurgito, di fiele. Di orrore. Da individuo che non vota, e che non ha mai votato a destra, da non elettore al quale questa destra statalista e rozza non piace in alcun modo, provo un fastidio indicibile. Tutto si può dire, e molto personalmente ho scritto, sui soggetti candidati di destra, ma il punto è che la smorfia di schifo non è personalizzata, è ideologica, è a prescindere. “Le destre”, plurale, per dire raccolta indifferenziata di spazzatura, robe dissotterrate dai cani, tare mentali da irridere, bersagli che è lecito, è doveroso stravolgere in qualunque modo. Quel delegittimare perfino l'umanità ultima degli antagonisti, di sapore, oh, così nazista. Quell'eterno sentirsi superiori etnicamente, a dispetto dell'ignoranza conclamata di chi è cresciuto a senso unico, a una dimensione, irregimentato (hai voglia, altro che anarchia...), culturalmente inconsistente al netto della spocchia, pavloviano nei gusti e nei pregiudizi. “Le destre”, come qualcosa che non ha diritto di esistere. Mio fastidio. Disprezzo, anche. Compatimento, ma senza pietà. Di destroidi idioti quanti ne volete, di sinistri ottusi, penosi, anche di più. Non ne posso più del cretino giovanile, dell'alcolizzato rivendicativo, del reduce ingiallito, della madama decaduta, dell'ossesso che vede razzisti ovunque tranne che nello specchio, dell'esteta che giudica i gusti e in base ai gusti, dello stronzo gramsciano che bofonchia “le destre” e giù una contrazione ingovernabile, da paralisi subitanea. Non voto e lascio votare, considero, e non lo nego, i grillini dei minus habens, gentaglia patologica senza scusanti, ma trattasi di setta, trasversale, temporanea, operazione a tavolino di un cinismo quello sì rivoltante, volta a raccogliere i lunatici, gli spostati, i paranoidi. Il grillismo è una anomalia fisiologica nelle società e in particolare in quelle in crisi democratica, e ci può stare. Costoro, del resto, sono stati i primi a travolgere di minacce, anche fisiche, quanti diversi da loro, e mi pare giusto ripagarli, con gli interessi, della stessa misura. Ma, sia pure nell'asprezza e spesso nella meschinità del confronto politico, io in 53 anni non ho mai visto lo stesso disprezzo a parti invertite. Odio sì, violenza destroide, anche fascista, sì - contrapposta a identici sentimenti staliniani. Ma quel sovrapprezzo di disumanizzazione, quella riduzione a scoria, l'ho puntualmente ed esclusivamente riscontrata a sinistra, da sinistra. E non cambia, si trasmette nella genetica dell'arroganza e della delegittimazione. Anche “le destre” potrebbero essere tante, un ventaglio che va dal nostalgismo repubblichino a 50 sfumature di liberalismo, ma da sinistra non ci fanno caso, rozzamente le catalogano, le oggettivano in una sola entità improponibile; allora diciamo che “queste destre” suscitano molti motivi di avversione e di imbarazzo, almeno per me, ma “le sinistre” sono poi quelle che, di fronte a due balordi minorenni che dicono – altro modo di fastidio, questo più omicida - “Abbiamo dato fuoco al barbone ma per scherzo, mica volevamo ucciderlo”, trovano politicamente di che riabilitarli, non vogliono che paghino, li mandano a farsi le seghe dal solito prete affarista, “altrimenti diventano delinquenti”. Sono quelle che con la loro stralunata e spesso ipocrita concezione del bene, del sociale, del recupero, hanno edificato danni sociali e strutturali devastanti. Sono anche quelle che distinguono la medesima violenza in crimine, degli altri, e resistenza, la loro. Non mi interessa stabilire categorie nel peggio, dico che, se lo stato del gioco è questo, di motivi per non far vincere “le sinistre”, queste sinistre, ne trovo come minimo altrettanti.

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