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EDDY CILIA - JAMES BROWN NERO E FIERO!




Dovevamo discuterne insieme a San Ginesio, ma il maltempo ci ha fregati. Questo però ve lo posso dire, e ve lo dico volentieri.

Non dev'essere stato facile scrivere un libro come questo: però è facile leggerlo, perché dall'introduzione che si dipana in ipotesi d'irrealtà – la storia fatta con i “se” - ci si ritrova avvinghiati alla storia senza se e senza ma di un protagonista della musica black, e non solo quella, senza tempo. Eddy torna così a un lavoro sulla distanza, benché contenuta, e lo fa in punta di penna, divertendosi e divertendo, ammiccando al lettore quando serve, ma senza mai concedergli lisciate ruffiane; al contrario, lo tiene sempre al guinzaglio del rigore, perché uno come James Brown lo devi capire ascoltandolo, e per capirlo devi conoscere i passaggi di una vita non facile in un Paese non facile in un tempo mai facile. La soluzione, imposta dalle circostanze, è scandire i calendari con le copertine degli album, addentrarsi in quella produzione alluvionale e all'interno di quella sviluppare il discorso critico, quello analitico, le notazioni di costume, le considerazioni culturali, legate al discorso sociale, senza negarsi quella sana dose di gusto che con l'approccio critico va a braccetto, e meno male. Sembra facile, non lo è per niente ma è Eddy che rende facile la fruizione, giungendo ad una semplicità, una levità che è traguardo, non cominciamento. Insomma bisogna avere tanta esperienza alle spalle, e altrettanta competenza, altrimenti con un tipo come James Brown vien fuori un guazzabuglio orrendo. Qui, invece, nel volo di un centinaio di pagine, poche di più, si sorvolano la nascita di un derelitto, la gioventù di un ribelle, la maturità di un immaturo, la vecchiaia, precoce e derapata, di un senatore del funky, del soul, del rhythm and blues. Cilia è impagabile – e implacabile - nell'illustrare ciò che si può solo sentire (I got a feeling...), la pulsazione del beat, che impercettibilmente cambia sempre, da disco a disco, che si declina su spirali di generi contigui e distinti, ma che rimane battito imprescindibile. Per il profano, James Brown è il negro che suda gracchiando “I feel good”, con i fiati a fare da coro, così ce la spassiamo; per chi vuole capire fino in fondo c'è qui un sacerdote nero che lavora come nessuno, tiene la barra tra marosi e tempeste, si perde e si disperde, si ritrova e si lascia andare, non si arrende mai ma soffre quasi sempre e in ogni caso fino alla fine; atroce nella poesia è l'immagine della tintura che si scioglie nel calor bianco di un sole spietato, e cola sulla faccia raggrinzita di un monarca bisbetico, capriccioso, che mai avrebbe ceduto il suo scettro. Avventuroso il racconto degli anni migliori, scanditi a raffiche di singoli pazzeschi (messi al microscopio uno per uno), e rispettoso, sempre, l'approccio che non si nega i fatti e i misfatti salienti, ma non scade mai – Eddy è troppo allergico a certi giochi sporchi – nel gossip acchiappalettori. Piuttosto, e questo è chiaro, il tutto va letto anche in controluce, tra le pieghe delle righe, in un sapiente gioco di rimandi che suggerisce a chi legge percorsi personali: lo stesso titolo, per esempio, non è solo un titolo ad effetto, un modo per riassumere un protagonista, ma racchiude un momento difficile ed esaltante, in senso politico non meno che musicale. Anche questo è, a modo suo, ipertesto, seppure tutto rimane rigorosamente lineare, scritto per la lettura pura, senza coloranti né conservanti. Da fruitore, il piacere è assicurato. Da addetto ai lavori, resta ammirazione per una fatica che non si avverte leggendo ma s'intuisce (i got a feeling...) perché condensare James Brown in 100 pagine, poche di più, alla luce di un catalogo furibondo, dev'essere stata impresa estenuante. Per non farsi mancare niente, correda il lavoro una carrellata dei momenti sonori irrinunciabili del “Padrino”. Un libro che resta, per la bella collana Soul Books che alla black music dedica Volo Libero, perché presto finirai per riprenderlo, per rileggerlo. Così come resta il beat di James Brown, ancora e per sempre il più campionato di tutti i tempi.

(il Faro n. 30)

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