Escono di continuo dischi
anche belli, interessanti, che vale la pena di conoscere, e che
tramite internet è più facile oggi intercettare. Escono di
continuo, però non trovo più i dischi da domenica mattina, quelle
canzoni anche serie ma non seriose, quegli album curati, studiati ma
il cui effetto definitivo era regalare leggerezza, a volte lieve,
altrimenti pensante, ma con la pretesa umile di accompagnare. Non
d'imporsi. Ma sì, dico i dischi da domenica mattina, che puoi
mettere su mentre sbrighi faccende accumulate dalla settimana, perdi
amabilmente il tuo tempo, ti fai gli affari tuoi. Quei dischi che in
un attimo diventano parte di te e lo sai, che puoi riascoltare da
capo senza sfinirti, puoi portarteli in viaggio, puoi rimetterli nelle
cuffie per ascolti più approfonditi (e in quel caso scoprirai che
tutta quella brezza era attentamente pensata, calcolata, un mostruoso
lavoro di malizia, di artificio a togliere). E così torno a
rifugiarmi nelle vecchie complicità, le rispolvero e sono sempre
buone per tutti i momenti, loro ci sono sempre. E lo sapevo fin da
ragazzo che finiva così, che non mi avrebbero fregato. Oggi, tutti i
dischi che ascolto pretendono la mia attenzione; vogliono dirmi di
più, vogliono inchiodarmi alla sensibilità di chi li suona, li
canta, non scappo: anche chi si schermisce, come Brunori, “Scrivo
canzoni poco intelligenti che le capisci subito non appena le senti,
canzoni buone per andarci la domenica al mare, buone da mangiare", lo
fa per finta, in realtà vuole fregarmi con la sua ironia amara. Mi
sta benissimo, ma continuo a restare orfano di canzoni della domenica
per davvero, in punta di piedi anche quando sono roboanti, che mi
parlano di quella cosa sdolcinata che è l'amore, e lo fanno in quel
modo sdolcinato e a me piace farmi cullare da quei ritmi pop, così
lievi e inesorabili, mi piace farmi catturare con la sensazione di
restare libero, libero di sbrigare le mie faccende, di girare in
pantaloni del pigiama, affacciarmi al balcone guardandomi la pancia,
tornare dentro, sentirmi vecchio, sentirmi giovane, farmi i cazzi miei.
Zero non ha fatto un disco da domenica mattina, ha fatto un disco serio e anche pesante, e che non avrà successo commerciale. Però, a dispetto delle premesse, per me ha fatto un disco a suo modo splendido, il migliore da un bel po' di tempo a questa parte. E' come se avesse voluto dire: "io me ne frego delle mode, di vendere tanto, a me questo mondo non piace, io sono un'altra cosa"........ un'anima controvento canta, infatti. Tra l'altro, l'ho anche trovato sincero come da un pezzo non lo percepivo. Tu, che secondo me Zero lo conosci e capisci come pochi, che ne pensi ?
RispondiEliminaMarco
Penso che abbia fatto un obbrobrio; lo dico in modo approfondito nell'aggiornamento dell'ebook "Giocare agli indiani".
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