Dopo l'attentato a
Manchester la gente ha continuato a farsi i fatti suoi come non era
mai successo, a maggior ragione in presenza di una strage che
coinvolge adolescenti e bambini. In quegli specchi deformati ma tutto
sommato fedeli che sono i social network, a parte qualche commiato di
facciata, dominano come ogni giorno le facezie sulle piccole sfighe,
le beghe quotidiane, le flatulenze narcisistiche, e poi
quel bel tipo che ha inventato Twitter ha il coraggio di attribuirsi
l'invenzione di Trump. Il cordoglio retorico e travolgente che si era
avuto per il Bataclan, per il mercato di Berlino, completamente
disatteso a parte le immancabili idiozie testuali – una ha
incolpato la cantante Ariana Grande di chiamarsi così, fomentando il
razzismo – e anche grafiche, questa volta le orecchie di coniglio
listate a lutto, simbolo della popstar, una ragazzetta per
le ragazzine. Se ne deduce una saturazione della paura, una
rassegnazione irreversibile: a chi tocca tocca, inutile perderci
tempo, e a chi non tocca, tocca andare avanti. E così, per la prima
volta, niente perdite di tempo: basta inni pacifisti, addio
concertista di strada che arriva col pianino e intona “Imagine”,
stop alle fiaccole e agli appelli all'amore, scomparse persino la
disperazione, la imprecazione. Tutto già detto, tutto già fatto, la
nausea generale per i rituali che non tengono più. I sacerdoti del
politicamente corretto non hanno neppure bisogno di ribadire le
formule pretesche, “colpa nostra”, “non sappiamo integrarli”,
“anche noi siamo stati migranti”, “niente muri, solo ponti”,
“solo una minoranza di depressi, l'Islam è pace”. Sanno,
sappiamo tutti che i terroristi arrivano, colpiscono, si fanno
saltare anche loro oppure fuggono e dopo un po' li prendono, li
imprigionano e a quel punto, martiri mancati, cominciano con le
rivendicazioni da grand hotel occidentale: la cella è piccola, manca
la palestra, manca la tv satellitare.
Un passo avanti,
indubbiamente, rispetto al “non avrete il mio odio”, “non vi do
la mia paura”: siamo alla catatonia e in questo i terroristi in
combutta col ceto intellettuale spappolato hanno vinto: nessuna
reazione, la accettazione di un destino che non si sa quando arriverà
ma si sa che arriverà e allora a che pro disperarsi, preoccuparsi?
C'è anche la smentita, clamorosa, del populismo umanitario che
predica: tutti figli di un solo pianeta, di un solo continente unito. Talmente unito che i notiziari informano che nessun italiano figura tra le
vittime e tutti si rallegrano, fanno scongiuri e ricominciano a
twittarsi gli affari loro. Nè cordoglio né pietas, né rabbia né
orgoglio, cara Oriana Fallaci.
Certo, ai pochi che
ancora non si rassegnano fa un curioso effetto, se lo guardi dal di
fuori, lo spettacolo di un continente che ai bagni di sangue porge
l'altra marcia, si batte il petto, chissà come debbono riderne di
disprezzo gli aggressori, chissà come debbono giudicare imbelle e
pazza questa gente che più loro pretendono e più concede e poi,
quando salta per aria, trova ogni ragione per incolparsi. Ma, oramai,
anche questa è pura liturgia e ci siamo arrivati appunto con le
formule pelose, ostinandoci a non vedere i figli di rifugiati che ripagano con la morte, a non scuoterci mai, ad
inghiottire ogni bugia, a rilasciare i terroristi “ampiamente
conosciuti” dai servizi di tutti i Paesi, a scarcerare
frettolosamente balordi che subito si radicalizzano, a indebolire i
controlli, a vergognarci di pretendere documenti, a impedirci di
concepire la clandestinità e con essa i suoi rischi, a lasciare
interi quartieri alla mercé del fanatismo estremo, a vergognarci di
sospettare, a non ammettere mai, neppure per sbaglio, che un simile
modo di fronteggiare una guerra è delirante, è un errore capitale.
Il politologo Sartori ha insegnato fino all'ultimo che, se una guerra
viene dichiarata, allora c'è e rimuoverla è irrilevante,
ignorarla non la disinnesca, serve solo a rendere chi la subisce più
vulnerabile; avvertiva anche, Sartori, che per caratterizzare una
guerra come religiosa è sufficiente che una sola delle parti in
causa, l'aggressore, la muova, considerandola santa; far finta di
niente è un problema di chi fa finta di niente, non di chi si trova
metà del lavoro fatto. Ma che fa? Non hanno forse impedito la paura
coniando termini assurdi quali “islamofobia”? Un vescovo ciellino non ha forse detto che i giovani di Manchester “sono stati
puniti per mancanza di senso nella vita”, insomma se la sono meritata per essere andati a un
concerto? La popstar Ariana Grande,
che a caldo aveva annunciato la cancellazione del tour europeo, non
ci ha subito ripensato? La stessa regina della nazione colpita, a poche ore dal
massacro si è recata a un party primaverile vestita di giallo
canarino come niente fosse, spettacolo impensabile in tempo di
guerra, perfettamente sensato in questo tempo di follia in cui le
guerre si chiamano pace e le vittime se la sono cercata, mentre i
carnefici, se li vedi, se li temi come tali, ti inducono a
vergognarti, il totalitarismo benpensante ti fa terra bruciata.
Stragi come queste hanno colpevoli precisi, diretti, ma responsabili
più grandi: l'Obama sconsiderato ma stupidamente osannato, un papa
completamente inadeguato alla situazione, l'Unione Europea che ha
istupidito i suoi membri castrando regolarmente qualsiasi esigenza
reattiva, fino a che non si è capita la ragione: non era resistenza
passiva, era addestramento mirato a reprimere le parole e, dopo di
quelle, i pensieri e infine le sensazioni. Per questo le dietrologie,
i sofisticati e paranoici scenari geopolitici sugli scambi di armi e
di denaro, sui grandi finanziatori e grandi burattinai, lasciano il
tempo che trovano, sono pane per chi gioca di sponda avendo
convinzioni meno confessabili da nutrire. La nostra vera condanna sta
nel ritrovarci un continente che ha perduto qualsiasi senso
dell'autoprotezione: i singoli stati delegano all'Unione, che però
non esiste. Prima che degli attentati, e degli scenari, siamo vittime
della catatonia che ci siamo imposti fino ad assorbirla
fisiologicamente, geneticamente.
Siamo inermi come
dementi, soprattutto in quanto psicologicamente sconfitti, siamo al
di là della libertà da difendere perché ne abbiamo perso la
percezione; accada quel che accada, siamo già sconfitti. Possono
fare una strage di bambini col cappellino da coniglietti, e più ci
diciamo solidali e più lo siamo con chi ci ha annientato: di fronte
a un'ecatombe continuiamo a stordirci di niente, a farci i fatti
nostri, a chi tocca tocca, “il rischio zero non esiste ma anche
questa volta - esulta il ministro della playstation Alfano - nessun
italiano tra le vittime”.
Penosi il Papa, la May, quella vecchia megera della regina, e quell'altro pupazzo orrendo di Mattarella. E' assurdo che a farci la figura del gigante sia uno stramboide come Trump, l'unico che dice "terrorismo islamico" e l'unico a dare la giusta definizione per i terroristi islamici: perdenti. E se dobbiamo aspettare uno che non si capisce se ci è o ci fa...
RispondiEliminaAggiungo che continuo a trovare insopportabile l'escamotage di definire gli stragisti come "europei" giusto perché mamme che avrebbero dovuto abortire li hanno scodellati qui: questo libico. nato nel 1994, qualcuno mi dovrebbe spiegare come si fa a definirlo britannico. Italiano come il campione alla stazione Centrale, che su facebook si esprimeva solo in arabo. Conosco gente nata in Italia da genitori stranieri ha aspettato almeno 25 anni per avere la cittadinanza. Ma questi qui, no: pare che erano qui da prima della rivoluzione francese.
Ah, e tanto per cambiare, non era un emarginato: appena visto su Sky il ben quartierino dove abitava, zona residenziale, case in mattoni rossi... E scartiamo anche le rivendicazioni sociali.
A 'sto giro poi, visto che le crociate le avevano già scomodate, mi è toccato sentir dire che è "colpa del colonialismo britannico". E giustamente si fa saltare in aria, 100 anni dopo, un gruppo di ragazzine per ristabilire giustizia? Secondo certi raffinati di casa nostra, sì.
Se non fosse una tragedia, sentire di guerriero che ha ucciso i crociati sarebbe da rotolarsi dal ridere a vedere i crociati: bambini e ragazzini che più innocui non si può. Poi penso ai corpi martoriati per terra e passa tutta l'ilarità. E nessuno batte ciglio.
Scusa la lunghezza del commento, Max, ma sono veramente veramente stufo di continuare a vedere gente inerme massacrata , e poi pure incolpata perché vivevano, e poi farci ridere in faccia da immondizia umana con la complicità di progressisti da operetta innamorati della loro stupidità. Ma figurati se finisce qua.
vit
Io mi sto convincendo che molti godano per queste stragi, una cosa proprio sessuale.
Eliminaecco, andassero a farsi ammazzare loro. godono loro e godiamo pure noi
Eliminavit
Attendo ogni giorno e apprezzo sempre i tuoi commenti e i tuoi approfondimenti.
RispondiEliminaMa una cosa volevo dirtela: 'sto font che hai scelto per la nuova grafica del blog non si può vedere...sembra tutto un fumetto...bah...
con rispetto parlando, eh.
Tanto per non prendersi troppo sul serio.
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