L'Italia non si smentisce
mai, è il posto dove se chiedi che ora è ti senti rispondere:
premesso che non sono contro a priori, però è giovedì. La Stazione
Centrale di Milano è un riconosciuto bordello multietnico dove la
cosa migliore che ti può capitare è essere scippato e la peggiore
venire infilzato, come succede a uno sbirro e un militare, finiti
all'ospedale vittime di un maghrebino spacciatore radicalizzato
islamico; la settimana scorsa altri due poliziotti sono stati pestati
duri da un ivoriano pregiudicato che, spedito davanti al giudice, ne
è stato immediatamente rilasciato con la formidabile motivazione: è
insofferente ai controlli. A fronte di una casistica quotidiana, anzi
oraria, che ti fa la Milano progressista e multikulti, sindaco Sala
in testa? Una bella marcia “antirazzista”. Scusate, cosa cazzo
c'entra? Perché la polizia staziona davanti alla stazione, impedendo
tragedie tutti i minuti, arginando un tracimare di disperati
pericolosi e alterati? Davanti alla Centrale, se proprio qualcuno ha
voglia di sgambettare, dovrebbero organizzare un'altra marcia, in
favore della sicurezza decente di chi prende un treno. È un posto
quasi fuori controllo, e, peraltro, tutte le stazioni del continente
sono sorvegliatissime, in conseguenza dell'afflusso abnorme di
clandestini (io continuo a chiamarli così, non so che dirvi) e della
gloriosa politica dell'Unione Europea che da 25 anni il problema
degli sbarchi continua a risolverlo a tavola. Però la Milano
progressista e noglobal non ci sta, e fa una bella marcia
antirazzista: ma quali controlli, quali argini, quali paure, quali
diritti a sopravvivere, si marcia, si canta e il problema è risolto.
Che tempo fa? Premesso che son d'accordo, venerdì pesce.
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