PRONTO, BUONGIORNO E' LA SVEGLIA
Ci sono notizie difficili
da commentare, forse perché non sono notizie, almeno per chi
dovrebbe commentarle (io), forse perché lo sono troppo, o forse
troppo poco. Alle corte: l'ex magistrato Ingroia, la barbetta più
proletaria d'Italia, il pm delle cause perse (dopo Ingroia, solo
Woodcock), l'ossesso della legalità, colui che vede mafiosi ovunque,
quello della Guatemala educaciòn, il rivoluzionario civile, il "partigiano della Costituzione", è indagato. Oh bella, e per cosa? Per peculato: si
sarebbe intascato un po' troppa diaria, alla quale non aveva diritto,
e, oltretutto, si sarebbe assegnato 117mila euro quale superdirigente
(stavo per scrivere superboss, naturalmente nel senso britannico)
della società Sicilia e Servizi, che è un carrozzone regionale al
quale l'ha messo il governatore Crocetta dopo l'ultimo dei suoi
fallimenti (suoi di Ingroia). Centodiciassettemila euro a fronte di
un utile complessivo di trentatremila. Ora, io mi dissocio sin d'ora
da facili giochi di parole e ancor più elementari sarcasmi -
"l'occasione fa il pm...", eccetera. La notizia da
commentare, del resto, non è tanto il presunto peculato del
legalitario più legalitario che c'è. Ma il modo in cui egli si
discolpa: profondamente umiliata e offesa da questa barbarie tutta
italiana, "è stupefacente che la notizia sia stata data alle
agenzie appena ho lasciato gli uffici della Procura" (si scopre
sempre qualcosa di nuovo), la controfigura di Stefano Satta Flores
osserva che "come manager della Sicilia e Servizi l'ho salvata
dal fallimento facendole risparmiare 19 milioni solo nel primo anno
d'esercizio, altro che questo premio di risultato meritavo...".
Avete letto bene: l'ex toga più marxista d'Italia, ragiona come
neanche Sergio Marchionne. A questo punto, va cambiato il capo
d'imputazione: Ingroia andrebbe perseguito per perculato, e solo
quello.
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