Una cara amica mi gira un
articolo con un intervento di tale Simonetta Agnello Hornby. Non so
chi sia ma già il nome mi sta sulle palle, verifico la faccia, è da
ebete di lusso, a quel punto non ho neanche bisogno di scorrere il
contenuto ma per scrupolo lo faccio. Cosa sostiene Agnello? In
sostanza che a lei l'attentato a Westminster non le ha scheggiato un
dente, “molto pittoresco”, potrebbe dire come la vecchia di
Montesano, lei si sente very inglese, era a cena con Camilleri, la
vita va avanti. Ecco, puntuale, il solito approccio da bifolchi, da
provinciali che ostentano la loro britannicità, tanto è toccato
agli altri. Il solito cinismo patetico di chi si sente tanto upper
class e quindi è disposta a capire, ma sì, minimizziamo, che sarà
mai, casi isolati, noi scrittori che ceniamo insieme non abbiamo
tempo per l'odio, quello lo lasciamo a Salvini. Neppure una parola di
cordoglio per le vittime (nè una per chiamare i carnefici col loro
nome, anzi non li nominano proprio). Bene, brava. Io invece rivendico
il diritto a odiare chi mi odia, alla paura e al sospetto, alla
rabbia e alla pietà. Insomma alla mia fragile, mediterranea, terrona
umanità. Anche se con Camilleri ci ho passato le mie belle ore, si vede che non mi ha vaccinato, pazienza. Meglio restare allergici a certi erogatori di fuffa come Simonetta. Che ostenta
distacco, understatement, però prima si è preoccupata di verificare
che i figli a Londra stessero bene. I figli, e solo quelli. Gratta la
letterata cosmopolita, e trovi la chioccia da pollaio.
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