PRONTO, BUONGIORNO E' LA SVEGLIA
Non facciamo confusione:
utero surrogato, bambini figli di due genitori, nessuno dei quali lo
ha concepito, sono una cosa - e possono bene, anzi male, appartenere
all'ideologia della pretesa, dei desideri che, tra mille ricatti e
malizie, diventano diritti; il caso di uno cieco, paralizzato, che
non riesce neppure a respirare da solo, condannato a vivere una notte
perenne, ad avere bisogno di chiunque, è tutt'altra cosa e ha a che
fare con la sua sfera personale e solo con quella. C'è un abisso tra
la nascita, che è un fatto che contempla sempre due esseri, chi dà
alla luce e chi alla luce è dato, e la morte volontaria, che
riguarda solo chi la sceglie, o meglio la accetta, nella sacrosanta
constatazione che tutto è inutile e non ha senso protrarre un
martirio in tutto sprecato. E, se un Dio c'è, sarà pure fatto di
misericordia, e capirà meglio dei sadici devoti l'esasperazione
della disperazione. I giornali in queste ore buttano tutto insieme
nel mucchio del moralismo, ma se abbia il diritto o il dovere di
continuare a respirare uno che ha bisogno di macchine e umani anche
per respirare, è questione personale e insofferente di invasioni
stataliste o religiose (o di religioni stataliste). Il postal market
dei figli, la ridefinizione di paternità senza maternità, l'utero
in leasing, sono tutt'altre faccende, che investono una pluralità di
soggetti e per questo chiedono limiti, definizioni, confronti etici
(e, purtroppo, leggi). Non bariamo, per favore.
Ottimo, e lucido.
RispondiEliminaSul fine vita, però, la legge ci vuole. Perché altrimenti chi aiuta a morire Fabo, Welby e chissà quanti altri,è colpevole di omicidio
In precedenti articoli ho precisato che, mentre il pensiero liberale dice che è lecito tutto ciò che non è formalmente vietato, in Italia vige l'opposto: è lecito solo ciò che è formalmente prescritto. Questa è la tragedia nella tragedia.
EliminaAnche il fine vita può coinvolgere, nel bene e nel male, più persone. Ci possono essere un coniuge, dei figli, o dei nipoti, che non vorrebbero separarsi prematuramente e "lasciar andare" la persona cara, e d'altra parte ci possono anche essere familiari non molto amorevoli(per non dire peggio)che non vedono l'ora di liberarsi di quello che per loro è diventato solo un peso.
RispondiEliminaSon d'accordo che la cosa migliore sarebbe che lo stato si intromettesse il meno possibile in queste faccende, ma se proprio si deve intromettere legalizzando esplicitamente il fine vita, si deve anche tenere conto del fatto che ci saranno sicuramente malati o invalidi(anche meno gravi di Fabo) che desideranno il fine vita in quanto plagiati da un/una coniuge che non vede l'ora di incassare la reversibilità e andarsela a spassare con l'amante, o da figli che considerano i genitori malati solo come una fastidiosa incombenza. Ovviamente malati non amati esistono a prescindere da una legge, ma almeno allo stato attuale non c'è la tentazione di disfarsene "suicidandoli" legalmente!