Hanno usato la morte
della giovane Fabrizia per dare addosso al ministro Poletti, cioè no
voucher, cioè no jobs act, cioè Cigl, cioè un'altra sinistra più
sinistra è possibile. Poi si sono accorti che la ragazza, nei suoi
post ingenui e idealisti, non condivideva proprio le idee di chi dice
sempre "no" e si sono zittiti, tanto il loro lavoro
l'avevano fatto, la lingua di legno era scattata come sempre. Ma a
cosa è servita la vita di una trentenne con due o tre lauree
costretta ad uscire dall'Italia per lavorare? E non è che nella
mitica Berlino facesse chissà cosa, qualche articoletto, qualche
recensioncina sui ristoranti italiani su un sito locale, poi un
lavoro di segretaria del tutto sottodimensionato rispetto alle sue
competenze. Ma si adeguava, e nei post a proposito del referendum
scriveva: "Occasione persa, peccato". A cosa è servita la
vita di una ragazza ingenua, idealista, coraggiosa, ammazzata da un
folle mentre faceva i regali di Natale al mercatino? A cosa è
servita la sua fatica, a cosa il suo entusiasmo, la voglia di
farcela, la curiosità proiettata fuori da Sulmona? Alle candele, ai
cordogli istituzionali e al cinismo girotondino di chi scioglie la
cantilena del "ci vuole più accoglienza"? Non dite più
che noi italiani non abbiamo avuto vittime: le Fabriza, le Valeria, e
tanti altri sono lì a smentirvi col loro silenzio irreversibile.
E
non dite che è colpa nostra, o del denaro, o di chissà che altro:
le Fabrizia, Valeria e tanti altri non erano ricche, non erano
colonialiste, men che meno razziste, erano ragazze ingenue e
coraggiose che cercavano la vita e la cercavano lontano. E un
balordo, un criminale allevato alla scuola dell'odio mistico le falcia perché è costruito per odiare e lo
avrebbe fatto anche se questo mondo fosse stato un unico, gigantesco
esperimento sociale, come si usa dire. Non mentite, almeno questo a
queste ragazze glielo dovete.
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