Esultanza
sparsa, messaggi deliranti sul web e telefonate demenziali in
diretta, perfino gruppi Facebook: grande festa per il negro morto
ammazzato a Fermo, più esattamente, l'autopsia conferma, accoppatosi
da solo dopo avere aggredito un italiano, anzi un fermano che
simpaticamente aveva dato della scimmia alla sua sposa. Per anni mi
sono ostinato nell'illusione di un popolo sconclusionato, il mio, ma
fondamentalmente immune a rigurgiti xenofobi, fatta salva la quota
fisiologica di imbecilli. Bene, mi ero sbagliato. Il razzismo esiste
e come, è una nube tossica, la consolazione di un popolaccio che non
sa essere nazione e prende il peggio del nazionalismo, la
rivendicazione ottusa, la diffidenza sorda, anche Emmanuel e Chiniery
erano venuti a consumarci l'aria, a rubarci il lavoro, loro come Kabobo il picconatore, peccato non li
avessero eliminati prima quelli di Boko Haram in Nigeria, i secondini
del lager in Libia, i trafficanti sul barcone. Fortuna qualcuno ci ha
pensato, è stato lui stesso, la Scimmia 1, al culmine di un accesso
di follia animale, come riferisce la supertestimone che guarda i
gatti e tutti la prendono per l'oracolo santo. Tutti contenti! Tutto a posto! Del morto autoammazzato non si
parla già più, se non per sottolinearne l'attitudine da orango,
sradicare un palo ma poi cascare stecchito, non sapendolo maneggiare.
A questo punto, per coerenza, non resta che sostituire in galera chi
davvero lo merita, la Scimmia 2, bugiarda e violenta nei confronti
della vittima autentica, l'uno di noi che sconta una colpa mai
commessa. Fortuna lo confortano i messaggi, i gruppi su Facebook che
dicono: chi è morto, non è morto nessuno, è morta una merda nera,
mentre l'altra viene qui a rubare il reality show a noi. E io mi ero
sbagliato, atrocemente sbagliato.
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