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A MILANO SI SCORRE



La candidatura, fra le altre, di Simona Tagli a Milano nelle liste del centrodestra fa capire perché è ormai puerile confidare nella politica e di conseguenza votare. Non sono tutti così, dite? Non mi interessano le consolazioni di schiuma, mi preme la constatazione di un peggio senza senso: la signora passò agli annali come velina di fianco a un cruciverba – puntualmente riproposto nel santino elettorale (spicca tra gli obiettivi del buongoverno l'"amore" in verticale). Che ne sa di amministrazione e di problemi di una metropoli bene o male europea come Milano? Difatti esordisce col botto: “Meno piste ciclabili, perché il tempo è denaro” auspica la interprete di “Uhmm bellissimo”, e non siamo in un fumetto di Paperopoli e neanche nelle Tragedie in due battute di Achille Campanile, anche se qualcosa di tragico in effetti affiora. In un tempo non lontano sarebbe bastata e avanzata una vaccata simile per darci un taglio alla Tagli. Invece il capolista Parisi non fa una piega, forse è pure d'accordo, e la signora, da qualcuno perfidamente bollata come "Tagli ai tubolari", oggi titolare di una parrucchieria, può serenamente proporsi quale alternativa hard ai soliti politici inetti e insipidi. La morale è che se sei un rottame del gossip e secerni proposte demenziali hai una chance, se invece batti la città nei suoi anfratti problematici e ti smazzi qualche nottata su un astruso Bignami di Diritto degli Enti Locali, sei fottuto. Tutto serve a far cassa, si vede che da quelle parti si son fatti due conti e hanno concluso che l'ex ragazza Coccodè con la sua ciclofobia può spostare voti. Altro che Verdone che voleva asfaltare il Tevere. Alzi la mano chi avrebbe mai immaginato al ritorno in auge di questa valletta di Drive in di trent'anni fa. Scusate, ma questa “politica”, virgolette d'obbligo, consumatevela voi.

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