Diverso tempo fa, forse
qualche mese, forse l'anno scorso, sento parlare Bertolaso in
televisione, intervistato da Nicola Porro, e sbotto con mia moglie:
questo è un finto intelligente, non vale niente; dice solo banalità
condite da sciocchezze, insomma è un ottuso con un alto concetto di
sé. Sto traducendo, in casa con tua moglie ti spieghi in modo un po'
più immediato, ma il senso era questo e, quando ho sentito l'uscita
sulla Meloni, tutto ho pensato tranne che fosse una sorpresa. La
frase in sé non è niente di che, ma è perfetta per venire
strumentalizzata e perdere barche di voti. Al netto della
coglionaggine di Bertolaso, uno che appena apre bocca distrugge
peggio di un terremoto, il punto però è un altro e la retorica
femminista con tanto di filosofe da tigì naturalmente non lo coglie.
Siamo d'accordo, d'accordissimo che una con figli può essere
ministro, deputato, sindaco e quant'altro; non mette conto neppure di
precisarlo. Ma una incinta può fare il sindaco di una metropoli, una
capitale, e per di più una capitale disastrata come Roma? Dopo
quanto può rimettersi all'opera, tenuto conto che la maternità è
una faccenda terribilmente delicata e necessita di un periodo
relativamente lungo di decantazione, nell'interesse anzitutto del
nascituro, ma anche della puerpera? Come fa a mandare avanti un
casino come Roma una che sta per partorire, e d'altra parte come può
partorire serenamente una che deve occuparsi di un bordello come
Roma? E fare il sindaco non è come scaldare una eurosedia a
Bruxelles o alla Camera, è un impegno da 25 ore al giorno. Questo è
il punto, al di là delle retoriche femministe e delle frasi
sfasciatutto di Bertolaso. Però non lo punta nessuno, il punto:
tutti se la cavano con l'ovvio, con il vittimismo, con la gonfiatura
di un flatus voci di nessuna rilevanza. Certo, la Meloni ha buon
gioco nel rispondere “sarò sindaco e lavorerò”: però non
precisa in quali tempi e in quali proporzioni. Così è troppo
facile, così si resta al paese dei balocchi. Mentre Roma è se mai
un paese da incubo. Oddio: volendo, tutto di tutto si può fare,
mescolando attività, sforzi e forze: però, di solito, viene male,
molto male e il maschilismo non c'entra perché la dura legge vale
anche per i maschietti. Si chiama etica e qui di genii multitasking in giro se ne vedono pochi e probabilmente la Meloni non è tra questi. Per cui, non venitemi a dire
che “una donna può fare tutto quello che vuole”, perché, su un
piano squisitamente logico, non c'entra con la questione in ballo e
soprattutto perché, semplicemente, non è vero: o meglio, non è
sempre vero, non è perennemente vero. E la retorica del
vittimismo rosa, non lo rende più vero, più reale.
Marco Pannella sta male, e si pubblicano già i coccodrilli. Ricordo un tuo splendido e divertente articolo, all'indomani di una performance di Marco da Santoro: teatro puro.
RispondiEliminaMi piacerebbe leggere un tuo ritratto più completo su questo liberale, da un liberale. Io ricordo solo i diritti civili, Tortora e la lotta sulla giustizia e sulle carceri, articolo 18 e sindacati e partitocrazia e burocrazia, l' assoluta onestà.