Vivendo ho incontrato fin troppi figli di puttana, che mi hanno lasciato almeno l'esperienza con cui riconoscerli a istinto; ma si trova anche non poca brava gente, che ti viene incontro, ti consiglia spassionatamente, lavora come una dannata e non vuole approfittarsi, tutt'altro. Che lavori in banca, faccia l'artigiano, il mediatore o il professionista, io di questa gente ultimamente ne ho intercettata parecchia e mi sono scoperto meno isolato. Ho anche ritrovato quella capacità di entrare in sintonia che mi caratterizzava da ragazzo, e che credevo ormai morta e sepolta. Invece c'è ancora, a quanto pare, quella parte di me che provava piacere nello stare con gli altri, tra gli altri, nello smaltire impegni e appuntamenti condendoli con un caffè o una battuta: dormiva profondamente, ma non si è rinnegata. Forse ho assunto dosi troppo massicce di lestofanti, che mi hanno lasciato diffidente come un gatto di strada (e spietato allo stesso modo, mi sorprendo ad accorgermi, se occorre): ma, allo stesso tempo, recupero una empatia con chi la merita e cerco di combinarla con l'istinto di sopravvivenza che ho dovuto per forza maturare. Si chiama esperienza, immagino, e spalanca prospettive interessanti su questa età. Come un refolo di gioventù perduta, quello che avrei voluto essere allora e solo adesso riesco ad incarnare. Meglio tardi che mai, ma poi perché non pensare che invece forse è meglio adesso, con un'altra consapevolezza, ogni cosa a suo tempo? Certo, avrei potuto risparmiarmi parecchi guai, ma vivere fin da ragazzino col coltello fra i denti non era da me. Ero naturalmente, anzi patologicamente, portato alla fiducia. A mie spese ho dovuto imparare che c'è un Paese canaglia là fuori, ma scopro che quelli che non si rassegnano, che malgrado tutto tirano avanti e se ti stringono la mano non hanno dentro un chiodo, ancora esistono. Che bello se solo si riuscisse a circondarsi esclusivamente di gente così.
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